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Autore: Tigre Bianca    28/09/2011    2 recensioni
Modificato il secondo capitolo!
"Vì, appoggiata allo stipite della porta, si guardò intorno divertita, scuotendo la testa. Quando mai aveva accettato quell’incarico? Perché si era lasciata intenerire dai quei cinque pazzi scatenati che le avevano letteralmente sconvolto la vita?"
Non ne so molto sui Naitomea, quasi niente in realtà. Però quest’anno ho cominciato ad ascoltarli e mi sono piaciuti davvero tantissimo, così ho cercato su EFP qualche ff su di loro, ma purtroppo ne ho trovate pochissime! “Come farò ora nei pomeriggi di delirio?” ho pensato. Allora ho deciso di buttarmi e scrivere la mia prima ff, tutta dedicata a loro che mi hanno aiutata tantissimo, con le loro stupende canzoni, ad uscire da un periodo un po’ difficile. Questa storia è un enorme “grazie” ai nostri Fantastici Cinque e un modo per intrattenere tutti gli appassionati della loro musica. Leggete!
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Stand up and fight!
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Vibèke era diventata sempre più nervosa dal momento in cui aveva ricevuto la telefonata di un esaltatissimo Daniel, che le aveva annunciato che presto sarebbero stati colleghi e che la mattina dopo sarebbe passato a prenderla alle 8 in punto.
Conoscendolo, Vì sapeva che poteva prendersela con calma perché non sarebbe arrivato prima delle 9, ma nonostante questo alle 6 e 30 era già in piedi, che cercava freneticamente in giro per la casa qualcosa da mettersi.
Era diventata pressoché isterica quando aveva scoperto che la sua maglietta preferita era sparita. Ormai erano le 7 e 15 e si era messa l’anima in pace e, seduta sul letto, cercava di calmarsi e decidere cosa fare senza impazzire ulteriormente.
Respirò profondamente e si diresse nuovamente verso l’armadio, nel quale sembrava essere scoppiata una bomba. I vestiti erano dappertutto, tranne dove dovevano essere, ma lei con coraggio affrontò quel casino e ne uscì vincitrice, stringendo un paio di skinny jeans neri con dei lacci intrecciati sui polpacci che adorava e un top grigio con le spalline borchiate non eccessivamente scollato. Voleva fare una buona impressione sui suoi datori di lavoro, ma non voleva mascherarsi da “brava ragazza” quindi aveva scelto tra i suoi soliti vestiti quelli meno vistosi ma che comunque esprimevano come sempre la sua personalità. Con un sospiro di sollievo si diresse verso il bagno per lavarsi. Era pronta da più di mezz’ora quando Daniel finalmente suonò il campanello, si infilò di corsa le scarpe e volò alla porta.
Il suo amico l’aspettava in macchina, una vecchia auto usata e scassata che usavo solo in caso di diluvi universali, perché solitamente preferiva sfoggiare la sua Harley Davidson, che era riuscito a portarsi pure in Giappone, non riuscendo a separarsene.
Vì si stupì moltissimo quindi, quando lo vide seduto con aria rassegnata nella macchina e si avvicinò dubbiosa.
“Hey scemo!” disse appioppandogli una pacca sulla spalla mentre si sistemava sul sedile e cercava la cintura. Che non c’era, ovviamente.
“È inutile che la cerchi, non la troverai. Mi serviva per Nilde”
Vibèke preferì non chiedere a cosa poteva servire una cintura di sicurezza ad una moto (perché si, la sua moto aveva un nome da donna di ignota provenienza) e si rassegnò, accoccolandosi sul sedile per mettersi comoda.
“Devi proprio mettere i piedi sul sedile?”
“Uhu siamo di umore nero oggi? Non ti ha mai dato fastidio! E non dirmi che ti sporco la macchina, perché è un tal porcaio che al massimo mi sporco io le scapre!”
Daniel brontolò qualcosa di incomprensibile, mentre sfrecciava  per le strade di Tokyo rispettando un codice stradale inventato da lui medesimo e che coincideva all’incirca con la legge della giungla.
“Daniel, dov’è la tua Nilde?”
Vì vide chiaramente l’amico incupirsi, borbottare qualcosa e accelerare ancora di più.
“Danny, tutto ok? Sta bene, vero?”
“Io… lei… è dal meccanico… un incidente.. non so come sia potuto accadere, davvero, non stavo facendo niente di strano!”
La ragazza incarcò un sopracciglio con fare dubbioso.
“E in cosa consisteva questo non fare nulla di strano?”
“Ho… ho solo tagliato una rotonda, sai… passando per il centro.” Vibèke era allibita e soprattutto terrorizzata, quando realizzò chi era alla giuda della macchina in cui si trovava.
“Come scusa?”
“Massì hai capito. Avevo fretta e sono passato in mezzo. Solo che era pieno di aiuole e non so che altro. E la mia povera Nilde a cominciato a fare rumori strani e poi si è fermata… Davvero non capisco come sia potuto succedere!”
“Un mistero, davvero…”
Ora Vibèke era aggrappata saldamente al sedile, quasi volesse diventarne parte integrante e sperava ardentemente di uscirne viva, raccomandandosi a qualsiasi dio la volesse ascoltare.
“Beh non ci voglio pensare ora. Come stai tu? Nervosa per il tuo primo giorno?”
Daniel si voltò verso l’amica e le sorrise. La conosceva bene e sapeva per esperienza che tendeva ad abbandonarsi a crisi isteriche in situazioni del genere e che non sopportava molto bene lo stress.
Infatti la ragazza, ripresasi dalla paura, si ricordò che cosa l’aspettava e sentì il terrore invaderla.
“Oddioddioddioddio!! Danny! Cosa faccio adesso??”
Lui la ignorò completamente. Stava effettuando un sorpasso particolarmente difficile, ovviamente in contromano e poco prima di una curva a u.
“Danny!! CHE COSA FACCIO ADESSO???” Ripetè lei urlandogli nelle orecchie e scuotendogli una spalla, credendo che non avesse sentito bene il primo urlo.
La macchina sbandò pericolosamente a destra e a sinistra, tirandosi dietro le urla di tutti gli automobilisti presenti prima di ritornare nella giusta corsia.
“Okok calmati adesso. Fai un respiro profondo e tutta quella roba lì.” Disse Daniel concentrato sulla strada, mentre tentava un altro azzardato sorpasso.
“Danny!!”
“Ok! Ho capito, non la sorpasso, va bene!” Finalmente si degnò di rivolgere la sua attenzione all’amica sconvolta e ancora aggrappata al sedile.
“Vì calmati, andrà tutto bene, lo sai.”
“No, non lo so!”
Il ragazzo ignorò completamente il suo intervento e comtinuò a parlare, inserendo contemporaneamente un cd nello stereo dell’auto.
“Dai voglio dire, sei una ragazza fantastica e secondo me sei perfetta per questo genere di lavoro, quindi davvero non devi preoccuparti.”
 
The pouring rain sticks my hair to my face
An empty gaze is all I have left
The stars that once led my way
Have dimmed, the sky turned grey
The path once so clear faded away


“Una canzone depressa non mi sembra la cosa migliore in questo momento…”
Danny la guardò malissimo. Ascoltavano generi musicali diversi e per questo spesso litigavano furiosamente.
“Non che non sia una canzone bellissima!” Si affrettò ad aggiungere la ragazza che non voleva innervosire l’amico già depresso a causa della mancanza della moto.
“Ma sai ‘le stelle che una volta guidavano la mia strada si sono oscurate, il cielo è diventato grigio…’ non è il genere di canzone che ti tira sul il morale, no?”
“Tu ascolta, poi mi dirai.” Rispose lui enigmatico.

Blessed are the days when life is intent and clear
No falter or doubt, I know the way
There are the days I hope
I have never stepped on this road
The spark I once had seems to have died


Vibèke non era molto convinta, ma si mise comunque in ascolto, sistemandosi meglio sul sedile e abbracciandosi le ginocchia.

Stand up and fight!
Stand up and look into the light
Pushing the clouds away

Stand up and fight!
Stand up and see the sky turn bright
Fight for a better day


 
Forse Daniel aveva ragione, quella canzone metteva energia, faceva venire voglia di alzarsi e combattere davvero.

What a relief it would be to end this all
How easy to fly the white flag and give up
But would I run today
Just to die another day
Give up now, and every fight has been in vain

Stand up and fight!
Stand up and look into the light
Pushing the clouds away


Vì sentiva l’energia che cominciava a scorrerle nelle vene, mentre il ritmo della canzone si faceva sempre più incalzante. Di cosa poteva avere paura? Nulla avrebbe potuto fermarla.
 
Get up! You've made it this far
No loser you are!
One more time! One more try!

The pouring rain sticks my hair to my face...

Stand up and fight!
Stand up and look into the light
Pushing the clouds away
 
Potrà sembrare stupido a chiunque non abbia mai provato una sensazione simile, ma è incredibile come le canzoni possano influire sul nostro umore. Una canzone triste ci farà ricordare i momenti difficili della nostra vita, o le cose che ci stanno andando storte facendoci rivivere quei momenti. Una canzone allegra ci comunicherà quella spensieratezza e gioia che ci farà ballare per la stanza sotto gli occhi allibiti di chiunque ci veda.
Questa canzone aveva ricordato a Vibèke che poteva farcela, che non doveva arrendersi prima di aver combattutto fino all’ultimo, anche se si trattava solo di un colloquio di lavoro, perché quella era l’opportunità che stava aspettando e non poteva perderla.
Guardò Daniel e gli sorrise. Era pronta. 
 
Stand up and fight!
Stand up and look into the light!
Pushing the clouds away,
Stand up and fight!
Stand up and see the sky turn bright!
Fight for a better day!
Stand up and fight!
Stand up and fight!



Salve! Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo e nemmeno dopo anni e anni come mi aspettavo! Che dire? La canzone Daniel fa sentire a Vibèke è "Stand up and fight" dei Turisas e effettivamente me l'ha fatta ascoltare il mio migliore amico che è praticamente il Daniel reale. E che ringrazio, a proposito, perché mi è sempre vicino anche quando sono insopportabile (come oggi XD).
La canzone del capitolo scorso era "Don't stop beliving" dei Journey e quella del secondo capitolo era "Keep holding on" di Avril Lavigne.
Mi sono accorta solo adesso che non l'avevo scritto... -.-'
Se non vedete la foto (cosa molto probabile perché purtroppo il mio pc mi odia...) cliccateci sopra, è la mitica Nilde!
Detto ciò vi saluto, il prossimo capitolo spero sarà tra due settimane, ma non ci giurerei!!
Baci! 
  
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