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Autore: Eternal Fantasy    10/06/2006    2 recensioni
Mettete insieme uno Squall di cattivo umore, un Seifer particolarmente maligno e pazzesche intrusioni da un Final Fantasy all'altro... e otterrete la storia demenziale che state per leggere!
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Final Fantasy Crash

Final Fantasy Crash!

Scritta da Eternal Fantasy

 

 

 

Capitolo 3: La vita è come una rampa di scale…

c’è chi le scende e c’è chi le sale (ma perché a me tocca sempre salirle???)

 

-Se Dio esiste di sicuro mi detesta.-

Questo era l’allegrissimo pensiero che ronzava nella mente di Squall davanti alla Torre ShinRa; non era tanto il pensiero di dover scalare 60 piani, combattendo a ogni passo guardie armate e le diaboliche macchine da sterminio prodotte dalla ShinRa, no. Era la consapevolezza di doverlo fare con al seguito degli individui capitanati da due idioti che, in quel momento, invece di pensare ad una strategia per infiltrarsi nella Torre, non avevano nulla di meglio da fare che contare ripetutamente i piani che la componevano, per controllare se fossero davvero sessanta o ne fosse spuntato uno all’improvviso, o se un altro avesse deciso di sgattaiolare via di nascosto tra una conta e l’altra…

Squall, guardando disgustato Gidan e Cloud immersi all’unisono nell’ennesimo conteggio, non poté fare a meno di chiedersi:

“Possibile che in FF un protagonista biondo e con gli occhi azzurri debba essere per forza anche completamente privo di cervello?” nella sua mente passò l’immagine di Tidus di FF X e la sua espressone si fece ancor più depressa: “Si, evidentemente si.”

Con una venuzza pulsante sulla fronte che minacciava di esplodere da un momento all’altro, afferrò il porcospino umanoide per il bavero e ringhiò: “Allora, appurato che riesci a contare fino a sessanta, anche se solo aiutandoti con le dita, potremmo decidere in che modo entrare là dentro? No, perché tra un po’ diventiamo parte del panorama e i turisti verranno a farci le foto ricordo!”

Un flash lo distrasse: una famigliola si stava facendo scattare una fotografia da Selphie che li ritraeva insieme a Zell, Quina, Vivi e Freija. Nel frattempo, Yuffie ne approfittava per rubare il portafoglio del capofamiglia senza accorgersi che il suo gesto restò immortalato nella foto.

A quel punto, persino il cervello perennemente catalettico di Cloud si rese conto che il ‘collega’ di FFVIII stava definitivamente per perdere il controllo (la nube lampeggiante comparsa sopra la sua testa era un utile indizio); nonostante il biondo avesse un istinto di sopravvivenza pari a quello di un lemming che si butta da una scogliera a picco sull’oceano, trovò l’ispirazione di chiedere al tenebroso pistolero accanto a loro:

“Vincent, hai qualche consiglio su come arrivare lassù in cima vivi?”

“Si: non andarci.”

A Squall parve che questo fosse il consiglio più saggio che fosse mai stato dato; ma il pensiero del suo conto aperto con Seifer glielo fece bocciare: “Spiacente, quest’opzione non è tra quelle disponibili. Altre idee?”

Red XIII si fece avanti: “Passando dall’entrata principale faremmo scattare l’allarme e ci piomberebbe addosso mezzo esercito. Ma c’è una scala d’emergenza sul retro, dovrebbe essere incustodita.”

“Dovrebbe?” mormorò Squall. Fissò in successione Red, il resto del gruppo, l’edificio davanti a loro e infine il biondo lobotomizzato che stringeva ancora per la gola. Lentamente, un sorriso dolcissimo gli comparve sulle labbra:

“Cloud, carissimo… sai pescare?”

A sua difesa, bisogna ammettere che il protagonista di FFVII stavolta non fu l’unico a guardare il comandante dei SeeD con un’espressione da sogliola lessa…

 

Cinque minuti dopo, l’intero gruppo stava salendo le scale sul retro; le orrende prospettive di morte  (irripetibili in questa sede, per non turbare la mente dei lettori più sensibili) minacciate da Squall ebbero il potere di far mantenere miracolosamente il silenzio all’intero, numeroso, confusionario gruppo… beh, escludendo naturalmente lo sferragliare dell’armatura di Steiner, che risuonava come un concerto metal dal vivo. Tuttavia passava completamente inascoltato, rispetto ai fortissimi rumori di battaglia in corso provenienti dai piani principali…

Garnet, spinta dal suo patetico animo umanitario, s’azzardò timidamente a chiedere a Squall: “Signor Leonhart… siete sicuro che mister Strife starà bene?”

Squall le rivolse un sorriso rassicurante quanto quello d’un barracuda: “Sono certo che se la sta cavando *benissimo*.”

Quistis gli scoccò un’occhiata scettica: “Sarò anche una donna, ma di certo so una cosa sulla pesca: l’esca non fa mai una bella fine.”

“Stai mettendo in dubbio la strategia diversiva ideata dal tuo Comandante, SeeD Trepe?”

“Dico solo che lanciare Cloud nell’atrio principale per attirare le guardie in modo da poter salire le scale secondarie indisturbati, *forse* non è stato un gesto molto altruistico…”

“Ah, no? A me sembra che evitare a tutti voi altri la scocciatura di combattere (che poi certi individui ne siano capaci è tutto un altro paio di maniche) sia stato più che generoso!”

*Gocciolina* di Quistis davanti a quest’interpretazione molto opinabile dei fatti. Dopo questa amena interruzione, il gruppo riprese la marcia, scandita da…

…la musichetta dei Puffi che improvvisamente riempì il pianerottolo.

“Rinoa, stiamo commettendo una violazione clandestina di proprietà privata; ti dispiacerebbe SPEGNERE IL CELLULARE???”

“Sei cattivo, Squalluccio! Così non posso ricevere i messaggini… sto aspettando da una settimana la conferma per l’appuntamento al mio salone di bellezza preferito…” disse passandosi con un gesto che voleva sembrare seducente (ma risultava soltanto patetico) la mano in quel nido di gazze che erano i suoi capelli… no, si corresse Squall, le gazze assumevano architetti new age migliori. La cozza (mi scuso con la classe dei molluschi per il paragone NdA) estrasse il cellulare rigorosamente rosa coi pizzi (O.o;;) e guardò il display: “Oh, guarda Squallino, la chiamata è da parte del tuo papà!”

A quelle parole Squall si voltò di scatto come un serpente a sonagli che scopre di preferire il rock, afferrò l’obbrobrio caramelloso e lo scaraventò a terra, stritolandolo sotto il tacco dello stivale.

(Con grande dispiacere devo informare i gentili lettori che la frase precedente era riferita al cellulare, e non a Rinoa. Condoglianze. NdA)

Improvvisamente, la porta che dava sul 54° piano si spalancò e un Cloud con i capelli persino più ritti in testa del solito si spatasciò per terra ai suoi piedi. Alzò tremante lo sguardo di uno che ha visto la luce in fondo al tunnel un po’ troppo da vicino:

“Oddio! Quelli hanno cercato di uccidermi!” rantolò.

“Credimi; è una reazione naturale in chiunque ti incontri.” Ribatté candidamente Squall.

Gidan si fece avanti a sua volta: “Però non è giusto che mentre noi ce ne stiamo qui a scalare miliardi di gradini, lui possa imbucarsi negli ascensori… e frugare negli uffici con tutte quelle cose interessanti da rubare…!”

“Altri interessi nella vita no, vero?” =___=

Il ragazzo-scimmia s’imbronciò: “Perché? Nelle stanze si trovano sempre scrigni o casse con oggetti preziosi che non chiedono altro che essere rubati! Mi accontenterei anche di un armadio, o un guardaroba… quelli dei Turks, per esempio! Mi ci vedete in uno di quegli sciccosi completi blu?”

Tutti lo guardarono fisso in un silenzio assoluto; poi….

“HAHAHAHAHAHAHAHA!!!!” X-DDDDDDDD (assordante risata corale)

“Vi ignorerò solo perché so di esservi superiore.” ù__u ribatté piccato il ladro.

“Ti serve un metro, amico!!!” X-DDD rise fino alle lacrime Irvine, dal suo metro e ottantasette di statura rispetto al metro e sessanta (scarso) di Gidan.

(*CENSURISSIMA* NdGidan)

Squall scrollò il capo, rassegnato: “Gidan. Come faccio a non insultarti? Certe volte non vorrei, davvero. Ma poi dici stronzate e mi sento l’obbligo morale di mandarti a cagare.”

Con il genere di fortuna che si vede solo nei brutti film, l’arrivo intempestivo di Cloud aveva però rivelato al servizio di sicurezza del palazzo la presenza degli altri visitatori abusivi. Quindi l’intero gruppo di sedicenti eroi si ritrovò a fronteggiare loro malgrado una nuova ondata di soldati ShinRa.

Ma chi provoca il Behemoth... si becca le corna. E i poveri Soldier lo scoprirono subito: quell’accozzaglia di pagliacci che sembravano usciti da un ospedale per malattie mentali riversarono addosso ai poveracci sottopagati gli attacchi più disparati, dalle magie alle evocazioni, senza contare le botte da orbi inferte con spade, gunblade, lance, pugni, fruste, artigli, fucili, bastoni, flauti (O.o) e chi più ne ha più ne metta… seppure in quella confusione i colpi finissero tanto sui nemici quanto sugli alleati (=___=).

Alla fine le guardie decisero che lo stipendio da fame che ricevevano non valeva la pena di subire un tale trattamento, neanche ammortizzato dalla loro assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Così semplicemente tagliarono la corda lasciando ai nostri valorosi (è una presa per il culo? NdSquall) il campo libero. Vincitori e ammaccati, i nostri cominciarono esultanti -e col fiatone- la parte finale della scalata che li avrebbe condotti all’ufficio del Presidente ShinRa.

“Ma codesto messere non poteva locarsi l’ufficio al pianterreno?” sbottò Steiner, a cui il sudore cominciava ad arrugginire l’armatura.

“Che pretendi, i tipi ricchi e potenti da fare schifo se non stanno più in alto di tutti gli altri non si sentono realizzati!” commentò acido Barrett, altrettanto ansimante. Entrambi avevano da tempo perso la loro battaglia con la dieta.

“Basta lamentarsi, siamo quasi arrivati!” li richiamò all’ordine il comandante dei SeeD.

“Ma Squallino, io sono staaaancaaaaa!” piagnucolò gemendo come una sirena antinebbia Rinoa; se Rufus avesse avuto ancora qualche dubbio sul fatto che stessero arrivando, beh, la voce stridula e frantuma-nervi della strega era meglio di qualunque citofono. “Squalluccio, ma come fai a non sentire la fatica?” insistette lei, con la bava alla bocca nell’osservare i muscoli allenati del ragazzo.

“Semplice, ripeto mentalmente il mio solito training autogeno: ‘devo farla pagare a Seifer’. Funziona a meraviglia.”

“Wow!! La poliedricità dei tuoi pensieri mi sconvolge!!” ironizzò Amarant.

“Pensa per te, che tu nel cervello hai un omino dalla pettinatura afro che fuma canne e ascolta Bob Marley!!”

 

All’ultimo piano, davanti a loro si ergeva la massiccia porta dell’ufficio presidenziale, estrema barriera che li divideva dal loro obiettivo.

“È chiusa a chiave!” fu la lamentosa conclusione di Rinoa.

Tutti fissarono la sgallettata come se fosse una rapa parlante vestita d’azzurro; ci erano andati vicini, solo che lei era meno intelligente di così.

Mossa a compassione, Tifa cercò di farle comprendere la situazione (mission impossible!): “Vedi, è ovvio che sia chiusa a chiave. Di certo è anche una porta blindata a prova di proiettile; e dietro di essa probabilmente ci aspettano i Turks, muniti di chissà quali armi terribili e pronti ad un combattimento all’ultimo sangue!”

Rinoa le rivolse uno sguardo di vacua incomprensione: “Vuoi dire che forse potremmo essere in pericolo?”

Tifa, posta di fronte all’evidenza dell’encefalogramma irrimediabilmente piatto della forma umanoide che aveva davanti, ammutolì.

Yuffie le suggerì: “Potremmo venderla a Don Corneo, scommetto che non se ne accorgerebbe neppure… e noi ci faremmo un bel gruzzolo!” e la ninja si perse con aria sognante nei suoi sogni di ricchezza.

Tifa decise di ignorarle entrambe e chiese: “Allora, come entriamo?”

“Potremmo usare Cloud come ariete per sfondare la porta, e poi come scudo umano per parare la prima raffica…” meditò Squall.

“Ehi! Non è giusto, perché sempre io?” frignò il suddetto, sedendosi a terra e battendo i piedi come un bambino dell’asilo che fa i capricci “Fate fare tutto a me, uffa, ma stavolta no, sono stufo! No no no, non gioco più! Usate Barrett, lui è pure più largo di me!”

Il gigantesco capo di Avalanche lo fissò con aria imbufalita: “Stai forse insinuando che sono grasso?”

Cloud lo fissò con occhi sgranati come piattini da caffé, e corse a nascondersi dietro le gambe di Squall; il SeeD gli rivolse uno sguardo disgustato e con un calcio lo rispedì al punto di partenza:

“Ti sei cacciato nella merda fino al collo, ora per favore sguazzaci da solo!!!”

Per evitare l’imminente massacro del suo quasi-fidanzato (che gusti >.<), Aeris (Ah, c’era anche lei? Me n’ero dimenticata; di sicuro volontariamente. NdA) placò Barrett passandogli da brava fioraia un mazzo dei fiori che coltivava nella sua chiesa -stranamente somiglianti a papaveri dell’oppio O.o;;;;- e consolò il biondino infilandogli un ciucciotto di plastica rosa in bocca.

Risolta questa faccenda, rimaneva quella di sbarazzarsi della porta.

“Lasciate fare a me. Ho io la soluzione a tutti i problemi.” Intervenne deciso Cid Highwind, esibendo un ghigno poco rassicurante sul viso e… un grosso candelotto di dinamite in mano! “Come diceva la mia vecchia mamma, *chi l’ha duro la vince*!”

Vincent gli scoccò un’occhiata in tralice: “Sei sicuro che il proverbio fosse proprio così?”

Il ghigno di Cid divenne più ampio: “Guarda e impara, vampiraccio!” accese la miccia con la sigaretta che aveva immancabilmente tra le labbra e gettò la carica esplosiva contro l’ostacolo.

“AL RIPARO!”

Tutti si tuffarono dietro i mobili dell’anticamera appena in tempo, giusto un attimo prima dell’esplosione.

“Forse dovevo metterci una miccia più lunga.” Fu l’unico commento del pilota alle occhiatacce lanciategli dagli altri.

Ora, la via per lo scontro finale era aperta.

 

  
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