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Autore: spilletta    01/10/2011    9 recensioni
Torniamo all'inizio di Breaking dawn.... Edward e Bella iniziano a scoprire una nuova intimità, per prepararsi alla fatidica prima notte. Dei brevi flash che ripercorrono le tre settimane prima del matrimonio, visti dagli occhi di Edward. La mia prima fanfiction...
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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INTIMITA'

Tre settimane.

Mancavano poco meno di tre settimane al matrimonio. Il tempo era volato, veloce e leggero, accompagnato da una sensazione di pienezza che non mi lasciava un istante. Nel vedere Bella che rinasceva, dopo il taglio netto che aveva dovuto dare alla sua strana relazione con Jacob, avevo permesso alle preoccupazioni di staccarsi da me, come una vecchia pelle da cambiare e gioivo nel sentirmi felice come mai avevo fatto. Forse un po’ baravo, Bella non poteva essere contenta di aver perso un’importante parte di sé come era Jacob Black, ma sapevo anche che lei dipendeva dalle mie emozioni, come io dalle sue, e non volevo aggiungere amarezza ad altra amarezza. Dopotutto aveva scelto me e di questo non potevo che gioire.

Stavo fuggendo da Alice e dai suoi preparativi per il grande evento e per un giorno, un giorno soltanto, avrei portato via anche Bella, come mi aveva pregato insistentemente durante la settimana precedente. Soltanto io e te, aveva detto. Io e lei. Di questo ero un po’ preoccupato, perché il fatto di rimanere completamente soli dava sfogo ad ogni mia fantasia ed il desiderio che catturava entrambe non faceva che acuirsi e dilatarsi in modo spropositato. Ne ero spaventato. Bella invece sembrava non curarsi affatto dell’aspetto pericoloso della nostra vicinanza e questo non mi aiutava affatto. O forse si?

Non era stato difficile convincere Charlie, che aveva soltanto grugnito un malinconico “divertitevi”, senza replicare. Dopotutto fra poco saremmo stati marito e moglie e non aveva appigli per rifiutare a Bella una giornata con il suo futuro sposo.

Respirai a fondo mentre parcheggiavo la macchina nel vialetto di casa Swan. Mi sentivo nervoso, con i sensi all’erta e attento ad ogni cambiamento fino all’inverosimile, come se ci fosse qualcosa di pericoloso in giro. Ma tutto era tranquillo e non avevo motivo di preoccuparmi di altro se non della frenesia di Alice e del malumore di Charlie che mi avrebbe aperto la porta di lì a pochi minuti.

Chissà da dove veniva tutta quell’ansia?

Ecco il capo Swan venire ad aprire la porta, rimuginando pensieri poco carini nei miei confronti. Gli sorrisi apertamente. Charlie rifletteva spesso sull’idea che io fossi probabilmente la persona giusta per Bella, quindi, anche se il suo carattere non gli permetteva di dimostrarlo, sapevo che mi aveva accettato in famiglia e non avrei fatto niente per contrariarlo o dargli un dolore. In fondo stavo per portargli via, in tutti i sensi, la sua unica figlia e mi tormentavo non poco già da solo per tutto quello che la decisione di Bella avrebbe comportato.

Entrai nel soggiorno. Bella scese così velocemente le scale che temetti di doverla riprendere al volo, ma fortunatamente atterrò diritta fra le mie braccia ansiose e la strinsi a me. Finalmente. Quella notte ero stato a caccia e mi era mancata molto. Moltissimo a dire il vero.

“Buongiorno…”

“Giorno… buona caccia?”chiese a bassa voce, alzandosi in punta di piedi per ricevere il mio bacio sulle labbra. Profumava di bagnoschiuma.

“Mmm.. come sempre e tu? Non hai dormito meglio stanotte…“, dissi vedendola assonnata.

“Meglio non direi… – poi si alzò di nuovo per parlarmi vicino all’orecchio, come se ne avessi bisogno- Quando sono sola faccio strani sogni…”.

Non concluse la frase perché Charlie ricomparve in soggiorno guardandoci di sbieco.

“Bè, dove siete diretti?” chiese con apparente noncuranza.

“Pensavo a Blue Lake “ risposi guardando Bella per vedere la sua reazione. Aveva lasciato a me la decisione della meta della giornata e non sapevo se le sarebbe piaciuto.

<< Blue Lake? Ma non è un po’ isolato? >>

I pensieri di Charlie erano alquanto chiari e se avessi potuto sarei arrossito.

<< Bè, ci fermiamo nella zona della pesca, nelle vicinanze dell’albergo, pensavo. Lì ci va diversa gente in questa stagione >>, mi affrettai a precisare per mitigare la preoccupazione che avevo visto in lui.

Charlie aprì la bocca per replicare ma fu zittito da Bella, che dette un taglio alla conversazione mentre mi prendeva per mano avviandosi verso la porta.

<< Dai papà, falla finita. Ci vai spesso anche tu, è un bel posto, no? >>

Sorrisi. Charlie non era del tutto convinto ma aveva capito che sarebbe stato inutile replicare. Così sul suo saluto mi lasciai condurre velocemente fuori di casa ed entrammo in macchina.

<< Uff…libera..>>, disse stirandosi braccia e gambe.

Ridacchiai senza commentare. Bella mi guardò di traverso mentre mettevo in moto e lentamente uscivo dal parcheggio.

<< Pensava quello che sto pensando io? >> Chiese, curiosa.

<< Non so quello che stai pensando tu … ma quello che pensava Charlie l’ho visto molto bene..>> replicai con un gioco di parole. << Lui non lo sa che non ha niente da temere in questo senso >>, conclusi.

Fece un timido sorriso ma non disse niente. Sul momento mi sembrò strano ma smisi in fretta di pensarci per la felicità di sapere che saremmo stati insieme tutta una giornata. Non volevo rovinarmela per nessun motivo al mondo.

Arrivammo nella zona del lago in meno di mezzora e fermai la macchina vicino all’albergo. Il parcheggio era pieno di vetture.

<< Ma rimaniamo davvero qui? >>, disse dispiaciuta facendo il broncio. Era adorabile quando mi guardava così ed io amavo quando il suo disappunto si trasformava in gioia. Infatti le feci l’occhiolino, accondiscendente.

<< Bè..ho dovuto mentire a tuo padre, non ti dispiace, vero? Più su c’è un altro lago, piccolo, dove non va mai nessuno. Il posto è adorabile… volevo andare lì, se per te va bene.. >>.

Il suo sorriso si illuminò. Desideravo stare solo con lei in un posto dove avrei potuto essere me stesso il più possibile. Capii che anche Bella lo desiderava.

Inoltre sapevo che il sole si sarebbe fatto vedere presto e non era il caso che ci fossero in giro sguardi indiscreti.

Lasciammo la macchina dov’era e ci avviammo a piedi. Fino a che non ci fummo allontanati abbastanza dal sentiero lasciai che Bella camminasse con le sue gambe, poi la presi sulle spalle e la portai velocemente su per il pendio della montagna, fino al laghetto.

Davanti a noi lo spettacolo era meraviglioso. La superficie rifletteva i pochi raggi del sole e specchiava le cime delle montagne che lo sovrastavano. Dalla parte opposta una terrazza naturale si apriva su di un grandioso panorama e sugli altri lati eravamo circondati da un bosco fitto, a parte la zona dove eravamo, un piccolo prato che terminava diritto nelle fredde acque del lago.

Distesi una coperta nella zona più assolata e mi ci sedetti, mentre Bella, rapita dalla bellezza del luogo non faceva altro che guardarsi intorno.

<< Non ero mai venuta qui. Perché non mi ci hai mai portata? >>

<< Mm.. il tempo non è stato molto.. L’ho scoperto alla fine della scorsa estate, volevo portartici per il tuo compleanno, poi non c’è stato modo di..>>, dissi lanciandole uno sguardo preoccupato << e quest’anno per noi l’estate inizia ora. Con gli esami e Victoria…prima non era possibile >>.

<< Già..>>, assentì sedendosi accanto a me. << E’ perfetto >>.

<< Perfetto per cosa? >>

Bella arrossì e distolse lo sguardo. Cosa aveva voluto dire?

<< Alice ti sta facendo impazzire con i preparativi, eh? >> chiesi per cambiare argomento. A volte non sapere quello che pensava era davvero frustrante, anche perché era sempre talmente imprevedibile che mi rimaneva difficile capire le sue mosse, pur conoscendola molto bene. Anche se, a dire il vero, avevo fatto molti progressi negli ultimi tempi.

Alzò le spalle. << Un po’…ma il più lo fa lei. D’altra parte..le ho data carta bianca, quindi..>>.

<< Quindi? >>

<< Quindi mi va bene tutto >>.

<< Proprio tutto? Non devi temere di darle un dispiacere se..>>

Mi zittì mettendomi un dito sulla bocca. Era caldo come un tizzone ardente e temetti che le mie labbra andassero a fuoco.

<< Smettila…te l’ho già detto, va bene così. Io mi fido di Alice e poi…non è così importante >>.

Senza volerlo persi il sorriso. Non ero ancora riuscito a capire se la sua repulsione per il matrimonio era reale o se era soltanto dettata dalla paura. Mi sentii, nuovamente e irragionevolmente, rifiutato. Ma non avevo il diritto di provare quelle emozioni, perché mi dicevo che contava solo quello che voleva lei. E lei voleva me, anche con il matrimonio e tutto il resto.

<< Ehi..tutto bene? Ti ho fatto diventare triste…>>, disse guardandomi bene in faccia, preoccupata.

Scossi la testa. << No, no, tutto bene scusa >>

<< Cosa c’è? >>

<< Bella…lo so che te l’ho già detto ma io... io non voglio costringerti a sposarmi, se non vuoi. Il matrimonio dovrebbe essere una cosa che si aspetta con gioia… sei davvero sicura?>>

Mi prese per le spalle e mi costrinse a sdraiarmi. Era sopra di me e il suo profumo mi avvolgeva come una coperta calda. La sua mano indugiava sul mio viso.

<< Che sciocco che sei…Quante volte devo dirtelo, certo che sono sicura. Non devi far caso alle mie ansie..sai come sono. Io voglio sposarti. Con tutto il cuore, se sposarti significa dimostrarti che ti amo al di sopra di tutto. Più che altro voglio essere tua. Tutta tua e in ogni modo possibile. Ti basta questo come rassicurazione? >>

Un’emozione violenta mi colpì improvvisa allo stomaco e le presi il volto tra le mani, immobilizzandolo.

<< Ti amo così tanto…lo sento in ogni parte di me >>, le mormorai prima di baciarla.

Il contatto con la sua bocca mi provocò come sempre miriadi di sensazioni diverse e il mio corpo reagì irrigidendosi immediatamente; impaurito fui costretto subito ad allontanare la fonte del mio piacere. Troppo presto; anzi, ultimamente sempre prima, come se avvertissi a pelle il pericolo che si nascondeva dietro il desiderio di lei che cresceva ogni giorno di più. Inoltre, pensare a quello che avrei tentato di fare, su sua richiesta, non appena sposati non mi aiutava a rilassarmi ma faceva aumentare ancora di più la preoccupazione su ciò che sarebbe potuto accadere.

<< Edward…>>, mormorò dispiaciuta.

La feci rotolare di fianco, accanto a me; non riuscivo a sentirmela così vicino, così a contatto, o meglio, avevo una paura pazzesca perché desideravo troppo quel contatto per me proibito. In fondo, non eravamo mai andati al di là di un semplice bacio e di qualche abbraccio e cambiare abitudini mi spaventava, non sapendo come il mio corpo avrebbe reagito a qualcosa di più ravvicinato ed eccitante.

Rimanemmo per un po’ distesi a guardare il cielo. Bella si stupiva sempre quando osservava la mia pelle esposta al sole e anche in quel momento se ne stava persa nella contemplazione del mio viso che brillava.

<< Non mi abituerò mai alla tua bellezza…>>.

<< E’ tutta colpa della luce..>>, mormorai scherzandoci su.

Sorrise e iniziò lentamente a far scorrere le dita sul mio braccio, fermandosi ogni qual volta i miei occhi si chiudevano o quando percepiva una mia difficoltà. L’adoravo quando si occupava in quel modo di me, attenta alle mie reazioni, troppo spesso esagerate. Esagerate per gli umani, s’intende. Il problema maggiore era che io non conoscevo neanche quale dovessero essere le mie reazioni normali da vampiro, in fatto di sesso, tanto che avrei dovuto fare le cose con così tanta calma e cautela che avrei fatto meglio, probabilmente, a concedermi qualche passo in più per prepararmi. Ma continuavo a rigettare questa ipotesi, non sapendo bene come spiegare a Bella tutto quello che provavo.

Ma cosa fare? Tutto in me arrivava in modo tremendamente più forte e dirompente, ogni sensazione, ogni emozione, qualsiasi tocco e carezza che ricevevo erano decine e decine di volte amplificati rispetto a ciò che anche lei poteva provare. Questo lo sapevo perché ero un acuto osservatore, ma anche perché ne avevo parlato con i miei fratelli, che avevano avuto modo di confrontare la stessa cosa avendola vissuta da uomini e da vampiri.

Bella continuava a torturami con le sue dita. Una tortura deliziosa. Arrivò fino alla fine del braccio, dove iniziava la camicia, mi guardò di sottecchi poi infilò la mano sotto la stoffa, sfiorando la spalla. Rabbrividii. Il suo tocco leggero mi arrivò fin dentro le ossa e mi sentii come percorso da una forte scarica elettrica.

Le presi la mano dolcemente.

<< Bella…>>, sussurrai ad occhi chiusi, per farle capire di fermarsi.

Senza dire niente, approfittò della mia mano nella sua per portarsela al viso e avvicinò le mie dita alle sue labbra, baciandole una ad una. Aprii gli occhi sorpreso. Non lo aveva mai fatto.

Le sue guance erano colorate di rosso acceso ed evitava il mio sguardo, persa anche lei in chissà quali sensazioni. Avrei voluto tanto carezzarla, ma non sapevo dove sarei potuto arrivare prima di non riuscire più a fermarmi. Non era il caso di rischiare, avevamo deciso, anzi, era stata Bella a decidere, quando io avevo provato a rinunciare alle mie pretese.

Il mio dito indice scivolò ignaro nella sua bocca e non riuscii a trattenere un gemito. Stupore? Desiderio? Tant’è che Bella spalancò gli occhi, lasciandomi subito la mano.

<< Scusa…>>, mormorò dispiaciuta.

Cercai di sorriderle, ancora confuso e dissi a me stesso che poteva essere il momento giusto per farle capire come mi sentivo. No, forse era meglio di no.

Le sfiorai il volto con una carezza, incerto. Dovevo cambiare discorso.

<< Ti va di fare un giro? Potremmo salire sull’albero più alto… >>

<< Mmm… meglio di no…se mi faccio male Alice mi ammazza >>.

Risi. Non era probabile che si facesse male insieme a me, ma Bella era talmente sbadata che effettivamente neanche io potevo controllare ogni suo movimento.

<< Hai fame, vuoi mangiare? >>

Scosse la testa. << No. Voglio solo stare qui distesa con te… chiedo troppo? >>

A questa semplice richiesta mi si allargò il cuore e la presi nuovamente tra le braccia. Il suo cuore batteva forte ma regolare e immaginai si stesse rilassando. Meglio così.

<< Hai freddo? >>

<< Edward…la vuoi piantare di preoccuparti per me? Sto benissimo. Con questo sole poi…tu sei l’antidoto perfetto all’afa…>>, disse sicura di sé e le sue parole accesero un’idea nella mia mente. Pensavo da tempo a dove saremmo potuti andare per la luna di miele ma non era facile trovare il posto adatto ad una coppia come la nostra. La frase di Bella mi fece ricordare che conoscevo invece il luogo ideale dove né folla, né freddo, né altro avrebbero potuto intromettersi tra noi. Dovevo solo ricordarmi di parlarne con Carlisle ed Esme.

<< Che pensi? >> chiese vedendomi assorto.

<< Mmm…ad una sorpresa che ora non posso dirti… >>.

<< Immagino che sia per il..matrimonio..>>

<< Indovinato, quasi..- non resistetti e conclusi la frase - Per la luna di miele..>>.

<< Aah..>>, sussurrò arrossendo un poco. << Immagino che non saprò niente fino a che non saremo arrivati..>>.

Le feci un grande sorriso, pregustando l’idea che avevo avuto e che non era niente male.

<< Indovinato >>, le risposi stringendola un po’ di più a me.

Bella si sciolse dal mio abbraccio e si alzò, mettendosi a sedere con le gambe incrociate. Non mi guardava negli occhi ma mi sfiorava lentamente il braccio con le dita. Sembrava…imbarazzata.

<< Senti…a proposito..>>.

<< Dimmi >>.

La sua mano iniziò a giocare con i bottoni della mia camicia e ogni volta che le dita sfioravano la pelle, pur attraverso la stoffa, riuscivo a malapena a concentrarmi su di lei. Mi sentivo totalmente in balia di desideri potenti che mi scuotevano dentro e mi dilaniavano nell’incertezza.

Un bottone si aprì e scoprii improvviso il piacere della sua mano bollente sulla mia pelle nuda. La fermai di nuovo, ma Bella mi guardò seria, concentrata, quasi determinata a non darmela vinta. Che voleva fare?

<< Lasciami la mano, per favore…>>, disse in un sussurro, ma con voce ferma.

<< Pensavo che fossimo d’accordo…non mi sembra il caso..>>, risposi anch’io seriamente.

<< Non preoccuparti… non è come pensi… è solo che, credo che..>>

<< Credi che? >> La incoraggiai, sentendola incespicare nelle parole.

<< Che, insomma… non pensi che dovremmo conoscerci meglio in quel senso? Non sarebbe più facile, per te, se provassimo qualche…ehm.. mossa? >>

Qualche mossa? Questa Bella mi era totalmente sconosciuta e rimasi per un attimo a bocca aperta, meditando le sue parole. Effettivamente, ci avevo appena pensato. Ma sentirlo dire da lei faceva tutto un altro effetto. Conoscerla meglio…. E’ vero, conoscevo il suo cuore, la sua mente, anche se i pensieri mi restavano oscuri sapevo come era fatta e potevo prevedere, a volte, cosa avrebbe detto; conoscevo i suoi modi di fare, i suoi gusti, ciò che le faceva piacere e ciò che odiava ma…. non conoscevo il suo corpo. E questo non mi avrebbe aiutato per ciò che avevo promesso di fare. Per fare l’amore con lei.

<< Bella…>>, mormorai insicuro. Non sapevo cosa dirle.

<< Non hai sempre fatto così con me? Un po’ alla volta…. Se ci abituassimo ad una maggiore…intimità…potresti provarti, conoscere le tue reazioni..no? >>

<< Ma.. >>, cosa potevo obbiettare sapendo che aveva ragione? Ero soltanto molto spaventato. Molto, molto spaventato.

 << So che per voi è tutto più…forte. Aiutami a capire… aiutami a conoscerti >>.

Sospirai. Stavo per capitolare ancora. Lottavo sempre per impedire a certi desideri di prendere il sopravvento sulla ragione ma in verità, volevo con tutto me stesso lasciarmi andare. Lasciarmi andare almeno un po’. Ma…avrei saputo controllarmi pur nel sopraggiungere del piacere?

Le lasciai la mano.

<< Dimmi la verità…ne hai parlato con Alice? >>

<< Bè… in effetti si… ma l’idea è venuta a me. Ti scoccia che l’abbia fatto? >>

<< No, no, Alice in fondo vede tutto… chissà se…>>, dissi a me stesso, immaginando che mia sorella avrebbe forse potuto vedere come sarebbe andata tra noi. Ma non avrei mai osato chiederle di fare una cosa simile.

<< Lei ha detto che avevo ragione e che sarebbe stato meglio fare le cose per.. gradi… >>.

Mi alzai anch’io a sedere e le sfiorai il volto con una carezza.

<< Cosa intendi..per gradi? Cosa vorresti fare? >>

Arrossì violentemente.

<< Non so..vediamo…impariamo >>.

La guardai negli occhi. Il suo sguardo non era di supplica bensì ci lessi un fermo proposito e un insostenibile desiderio. Chissà cosa leggeva lei nel mio? I miei occhi dovevano essere neri come la pece, era come se il cuore che non avevo pompasse più sangue nelle vene e sentii un leggero formicolio alle dita, mentre l’accarezzavo.

Ok. Decisi che valeva la pena provare.

Le presi il volto tra le mani e la baciai. Non appena approfondii il bacio la mia mente si offuscò, rapita dal sapore della sua bocca, che non bruciava più in gola come i primi tempi, ma accendeva un altro tipo di fuoco in tutto il mio corpo. Era difficile. Bella non si muoveva, non si faceva avanti ma sembrava pazientare e aspettare le mie mosse. Aveva capito. Mi sbottonai la camicia con un gesto rapido e le misi le mani sulle mie spalle, invitandola a togliermela. Mi sarei fatto accarezzare, potevo riuscirci. Era questo che lei voleva, ed anch’io.

Un gemito roco mi uscì di bocca quando mise le palme calde a contatto col mio petto e mi lasciai spingere verso terra quasi privo di forze. Aprii gli occhi. Bella mi guardava con una strana espressione, ma non riuscii a chiederle niente, privo di voce. Iniziò a percorrermi lentamente, titubante, prima con due dita, poi con la mano aperta. Cercavo di resistere alla tentazione di afferrarla e lasciare che il mostro che era in me prendesse il sopravvento. Era un mostro pieno di desiderio, un desiderio duplice, un desiderio pericoloso. Provai a mettere a tacere la sete che si era improvvisamente scatenata in me, prepotente. Perché si era risvegliata?

<< Fermati..fermati ti prego >>, la supplicai.

Bella si allontanò e mi osservò dispiaciuta.

<< Non va... bene? >>

Scossi la testa, incapace di parlare. Dovevo riuscirci. Volevo riuscirci.

Respirai aria pulita, cercando di rilassarmi. Poi le ripresi la mano e cominciai a guidarla sul mio corpo, dal collo alle spalle fino a giungere al torace. Se ero io a muoverle la mano mi sentivo più tranquillo. Il mostro era di nuovo sparito e la sete sembrava un brutto ricordo. Era passata.

Avvicinò il viso e mi baciò dolcemente sulle labbra. Il suo profumo adesso sembrava innocuo, almeno per la parte meno nobile di me, anche se mi stava procurando un piacere indescrivibile, piacere che aumentò quando si spinse a baciarmi ovunque, le guance, la fronte, il naso, la mascella. Sapevo che avrebbero dovuto essere gesti abbastanza innocui ma per me erano piccole esplosioni nucleari che non sapevo come descriverle.

<< Bella… aspetta … >>, rantolai, senza ritegno.

Mi guardò con quei suoi occhi profondi, sorridendo. Sembrava estasiata e non volli fare niente per toglierle quel sorriso. Annuii, quasi ad incoraggiarla.

<< Chiudi gli occhi >>, disse e si avvicinò di nuovo, sfiorandomi con un bacio la base del collo. A quel punto reagii d’impulso e afferrandola fui sopra di lei, mentre la baciavo in un modo che non avevo mai fatto. Quando la mente si ricollegò col corpo mi staccai immediatamente e la guardai con rimprovero. Ma lei non aveva fatto niente di male…. dovevo solo rifarmela con me.

<< Scusa… ma non devi… non posso più di così... Ti ho fatto…male? >>

<< Ma no! Che è successo di sbagliato? >>

Mi misi a sedere raggomitolandomi e afferrando le gambe piegate con le braccia.

<< Niente… è solo che devo andarci piano >>.

Non rispose, forse aspettando che continuassi a parlare. Anche il suo respiro era agitato e mi impediva di rilassarmi e di smaltire l’enorme desiderio che mi aveva confuso i sensi.

<< Hai ragione tu… però devo fare le cose con calma- mi girai a guardarla- Non so descriverti ciò che provo, è così forte… ogni tocco, ogni bacio che mi dai mi sconquassa dentro... Ogni volta che mi sfiori è come se arrivassi fino al centro del mio corpo, come se facessi vibrare una corda tesa fino allo spasimo… Tu sei l’archetto che fa cantare il mio corpo. Non so come spiegartelo…mi capisci? >>

<< Si…e non ho intenzione di forzarti, non voglio farti star male. Faremo con calma… come vuoi tu >>, rispose carezzandomi la schiena. Aprii le braccia e l’accolsi e la cullai, troppo felice di essere riuscito a spiegarle in poche parole tutto quello che la sua vicinanza faceva nascere in me.

<< Era questo che volevi fare oggi? Per questo motivo volevi stare sola con me? >>

<< Mm…anche per questo..>>.

<< Ecco perché ero nervoso…me lo sentivo..>>, ridacchiai.

<< E’ stato così…brutto? >>

Le carezzai i capelli. << E’ stato terribile… >>, dissi serio, scherzando… ovviamente.<< Sei una piccola tentatrice, un’adorabile tentatrice…>>.

<< Si… ma spero di tentarti nel modo giusto..>>

<< Non sai quanto sei brava >>, le risposi. No, sicuramente non se ne rendeva conto.

Sfiorò con le labbra la mia spalla, facendo lentamente risalire poi la bocca fino al collo.

<< Non vuoi..toccarmi? >>

Rabbrividii. No, era troppo.

<< Non credo sia una buona idea… il problema sono io, non tu..>>.

Stette un attimo sovrappensiero, soppesando le mie parole, poi strinse gli occhi annuendo.

<< Ok >>

<< Ok? Cedi così facilmente? >>

<< Bè…hai ragione.. Io non ho il tuo controllo >>.

Risi.

Quel giorno la mia camicia rimase sul prato fino a che il sole non calò dietro le montagne.

  
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