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Autore: Dk86    10/06/2006    14 recensioni
"Ci sono dei giorni in cui alzarsi dal letto sembra la cosa più dura, ma si è costretti a farlo. Vuoi per una noiosa riunione di lavoro, vuoi per un ancor più noioso compito in classe, o semplicemente per una noiosissima giornata in cui non si deve fare nulla, ma ci si sentirebbe colpevoli a rimanere a poltrire sotto le coperte.
Essere svegliati e scaraventati a terra dal proprio letto è invece un’esperienza che non è dato provare a molti. Qualcuno potrebbe pensare che sia praticamente impossibile, e invece no. E’ solo molto, molto improbabile.".
Che succederebbe se Hogwarts diventasse una bella mattina un luogo più assurdo del solito?
E se Harry fosse l'unico in grado di risolvere la situazione?
E se non ne avesse per niente voglia?
Genere: Comico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Luna Lovegood, Neville Paciock
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SEI – QUESTO BELLISSIMO MONDO


Onestamente, Harry si sarebbe aspettato qualcosa di un po’ più spettacolare. Qualcosa che prevedesse fuochi d’artificio, visioni oniriche e/o spaventose, o perlomeno una discreta quantità di esplosioni.
Invece il nucleo della Tempesta Ironica era semplicemente costituito da una grossa sfera di energia dalla superficie cangiante, simile ad una bolla di sapone, che pulsava con lo stesso ritmo della porta dalla quale erano entrati; intorno vi gravitava un anello di pulviscolo multicolore, che rifrangeva i raggi luminosi emessi dal globo sul pavimento, sulle pareti e sul soffitto, creando una danza di minuscole aurore boreali.
I due ragazzi furono improvvisamente schiacciati contro le pareti, mentre una mano invisibile schiacciava i loro petti, tentando di spremere ogni molecola d’aria, nonché un paio di dozzine di alveoli, dai loro polmoni.
Dato che, però, Harry e Luna in quel momento stavano già trattenendo il respiro per lo stupore, il tutto non ebbe grande effetto. D’altronde, essere contattati telepaticamente da una Tempesta Ironica è un’esperienza che stupirebbe chiunque, perfino l’avventuriero più navigato, anche se il messaggio fosse solamente: “Salve a voi, chi siete?”, come effettivamente fu in questo caso.
Luna fu la prima a riprendersi dallo shock. Boccheggiò, tossì un paio di volte, prese un respiro profondo e disse: “Tu… tu sei viva?”.
“Possibile” rispose la Tempesta “Se il pensiero e la capacità di comunicare sono da considerarsi identificative degli esseri viventi, allora noi siamo effettivamente vivi”.
“Ma questo è impossibile!” si lasciò scappar detto Harry.
Il nucleo della Tempesta ebbe uno spasimo, assumendo dei deprimenti toni bruno grigiastro; la pressione sul corpo dei due ragazzi si allentò un poco, permettendo ai due di respirare più agevolmente. “No, è solo molto improbabile” la voce telepatica suonava un po’ infiacchita “Cionondimeno noi esistiamo e siamo vivi”.
“Chi siete voi?” chiese Luna. “Noi siamo gli Improbabili” rispose il nucleo “Noi esistiamo dall’inizio dell’Universo, e fino alla sua fine esisteremo. Noi siamo eterni”.
“State dicendo… che voi siete Dio?” domandò incredulo Harry.
“Molto improbabile” disse la Tempesta, mentre i colori del nucleo turbinavano agitati “Noi, al contrario di Dio, non siamo onniscienti e non siamo noi ad aver creato l’Universo, ma siamo venuti al mondo insieme ad esso”.
“E come mai siete qui?” fece di nuovo Harry.
“Qui? Dove saremmo, noi?” chiesero gli Improbabili, in tono di educata perplessità.
“Ad Hogwarts. E’ un castello, e una scuola di magia” spiegò succintamente Harry.
“Scuola? Castello? Queste parole non hanno alcun significato per noi. Abbiamo semplicemente seguito le tracce di un grande campo di energia. Essa vibra in maniera piacevole, ci nutre, ci sostiene, ci rafforza; e allo stesso tempo ci permette di riposarci, disperdendo l’improbabilità in eccesso”.
“E quanto durerà questo vostro riposo?” chiese Harry, anche se in cuor suo sapeva già la risposta.
“Sette dei vostri anni, se non andiamo errati” risposero gli Improbabili, serafici.
“E non potreste, come dire… andarvene prima?” tentò Harry.
“Possibile, in linea teorica. Molto improbabile, sul piano pratico. Un campo di energia pura di questa intensità è molto difficile da trovare. Comunque sia, non avete ancora risposto alla nostra domanda: chi siete? Nessuno ci ha mai disturbato, durante il nostro riposo!”.
“Noi siamo venuti qui per chiedervi cortesemente di andarvene” disse pacata Luna, prima che Harry avesse il tempo di aprire bocca.
Il nucleo vibrò emettendo un acuto suono tintinnante che era molto probabilmente una risata: “Come ho già detto, è veramente poco probabile che noi decidiamo di andarcene, dato che…”.
“Beh, se non ve ne andrete volontariamente, credo che dovremmo costringervi” lo interruppe Harry, improvvisamente folgorato da un’idea. Era possibile che… No. E appunto perché era qualcosa di impossibile che avrebbe funzionato.
“Non credo davvero che ci possiate riuscire, sul serio…” disse il nucleo, sulla difensiva. La sicurezza dei due umani lo infastidiva parecchio.
“Luna, presto, dì la prima cosa impossibile che ti viene in mente!” mormorò Harry nell’orecchio dell’amica, approfittando dell’attimo di distrazione della tempesta.
“Perché?” chiese Luna. “Credo che l’impossibilità sia l’unica arma per batterlo. Forza, dì la prima frase che ti ronza in testa, basta che sia qualcosa di completamente assurda!”. Luna annuì, si schiarì la voce, e gridò, con tutto il fiato che aveva in corpo: “IL PROFESSOR PITON E’ UN UOMO VERAMENTE GENTILE!”.
Harry non aveva detto alla ragazza di urlare, ma dovette convenire che era una gran bella pensata: il nucleo singhiozzò forte e divenne di un funereo grigio antracite. “Per favore, potreste non fare più…” protestò in tono petulante.
“I DURSLEY SONO I MIGLIORI PARENTI CHE SI POSSANO AVERE!” lo interruppe Harry con voce squillante.
“Vi prego di smetterla, per favore…”.
“GAZZA E’ SIMPATICISSIMO!”.
“MILLICENT BULSTRODE E’ LA PIU’ CARINA DELLA SCUOLA!”.
“ELOISE MIDGEON NON HA NESSUN PROBLEMA DI ACNE!”.
La Tempesta Ironica pulsava febbrilmente, mentre la superficie del nucleo si sgretolava e si riempiva di crepe. “No… no… basta, ve ne preghiamo…” pigolò, ormai ridotto allo stremo.
Luna ed Harry si guardarono negli occhi con aria di intesa, riempirono d’aria i polmoni e gridarono, in un impeto di vittoria: “DRACO MALFOY E’ IL MIO MIGLIORE AMICO!”.
Sdong. Stoccata finale.
Con un grido ultraterreno di rabbia e di sconfitta il nucleo di improbabilità svanì, portandosi dietro l’anello di polvere colorata, lo squalo di marmo, lo sciroppo alla ciliegia, le caffettiere volanti e tutto il corteo di assurdità con il quale aveva riempito Hogwarts.
Una luce sfolgorante esplose al centro della stanza, abbagliando le pupille dei due ragazzi, che furono costretti a chiudere gli occhi per non rimanere accecati. Riuscirono a trovarsi cercando a tentoni, si presero la mano, finché




“Niente più squame, niente più capelli assurdi, Neville è ritornato al suo peso forma… e non avrei mai immaginato che il Frisbee Zannuto potesse essere lei, professor Silente!” esclamò Hermione, passando in rassegna i due ragazzi e l’anziano preside, alla scrupolosa ricerca di qualche anomalia superstite.
“E’ terribile quando si vorrebbe essere disperatamente lanciati e non c’è nessuno nei dintorni che abbia voglia di giocare! Un’esperienza che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico… beh, a lui forse sì!” concesse Silente con aria divertita “Comunque sia, devo ringraziarvi per avere risolto questa situazione… diciamo pure piuttosto improbabile!”.
“Oh, non ringrazi noi!” intervenne Neville, mentre Hermione stava già assumendo una posa orgogliosa “Sono stati Harry e Luna, sicuramente!”.
“Per fortuna hanno capito che l’unica forza più potente dell’improbabilità è l’impossibilità!” esclamò Hermione, un po’ delusa dal fatto di non essere stata riconosciuta come contributo valido alla risoluzione del problema.
“Chissà perché non sono ancora tornati… Non saranno mica svenuti o peggio?” domandò Ron, l’aria improvvisamente preoccupata.
“Non sia sciocco, signor Weasley!” lo rassicurò Silente, con aria stranamente gioviale “Sono sicuro che Harry e la signorina Lovegood ci raggiungeranno subito… D’altronde, hanno diritto a riposarsi un po’, dopo quello che hanno dovuto affrontare!”.





si ritrovarono uno sopra l’altra in un angusto sgabuzzino per le scope.
“Oh…” esclamò Luna, arrossendo leggermente.
Harry, imbarazzatissimo a sua volta, si affrettò ad alzarsi. “Allora, è finita?” chiese poi. “Credo… credo di sì…” rispose la ragazza, appoggiando una mano al pomello della porta e accennando a voler uscire.
“Aspetta un attimo…” Harry la fermò, appoggiando la sua mano sopra quella di lei “C’è una cosa che devo dirti, prima di…”.
“E non puoi dirmela fuori?” si informò Luna, sinceramente incuriosita.
Harry si passò una mano sulla bocca: “Beh, sì, in effetti potrei, ma…”. “Ma se non lo facessi ora” pensò “Poi non credo che ne avrei più il coraggio…”.
Il silenzio cadde sui due, mentre Luna aspettava paziente che Harry parlasse, e il ragazzo cercava disperatamente di raccogliere tutte le parole adatte ad esprimere al meglio ciò che voleva dire, senza però riuscire a trovare nulla che lo soddisfacesse. Alla fine decise che continuare a pensarci non sarebbe servito che a peggiorare le cose, quindi si decise ad aprire la bocca. “Ecco, quello che volevo dirti è…” balbettò in tono insicuro “Quando ti ho conosciuta, credevo che tu fossi semplicemente una ragazza un po’ svitata, ma poi… poi ti ho osservato meglio. Ti ho vista combattere al Ministero, e ti ho vista lottare oggi. Sei stata la prima persona con la quale sono riuscito a parlare liberamente di Sirius dopo la sua morte… ma solo oggi ho compreso quanto io e te siamo simili. Credo… credo che tu mi piaccia molto, Luna”.
La ragazza sbatté un paio di volte le palpebre, ma sostenne lo sguardo di lui: “Se quella che stai dicendo è una cosa impossibile, posso ricordarti che la Tempesta Ironica se ne è già andata?” rispose poi, in tono assolutamente normale, come se si aspettasse una dichiarazione del genere.
Harry sorrise: quella ragazza non finiva mai di stupirlo… e non avrebbe mai finito di farlo. “Credo di non aver mai detto una cosa tanto probabile in vita mia…” disse.
Il volto di Luna si allargò in un’espressione di gioia. “Ho cambiato idea, sai? Non ho nessuna fretta di uscire da qui…”.
“Già” convenne Harry, mentre avvicinava il suo viso a quello della ragazza “Neanch’io. Nessunissima fretta”.




FINE
  
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