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Autore: SilentWings    03/10/2011    2 recensioni
Fanfiction su Kotetsu T. Kaburagi (Tiger and Bunny)x altro personaggio. Tutti sognano un eroe al proprio fianco...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ok, anche per la sottoscritta è arrivato il momento della fanficion con dedica. Ebbene, questa storia mi è stata ispirata da una persona che mi è molto cara. Una persona che ho conosciuto per puro caso, e che nel giro di pochi mesi, è diventata per me molto importante. Un'amica fantastica, con cui poter ridere, fare ca**ate, ma anche su cui posso sempre contare quando mi sento giù. Mi sembra che per una persona del genere, una fanfiction tra lei e uno dei suoi personaggi preferiti sia come minimo d'obbligo ^^ Ecco a voi quindi la mia Shimizu. Con l'augurio che la nostra amicizia possa continuare in eterno. Ti voglio bene!

Seria e concentrata su quel che stava facendo, Shimizu finì di applicare una sottile linea di kajal alla palpebra inferiore dell'occhio destro. Quando l'operazione fu completata, la ragazza si guardò allo specchio. Prese una spazzola dal ripiano del lavabo e pettinò in fretta i suoi lunghi capelli castani.
Poi scese le scale, buttandosi con noncuranza la tracolla sulla spalla. Si infilò le scarpe e uscì di corsa, chiudendosi la porta di casa alle spalle.
Irritata, Shimizu sbuffò, sistemandosi il ciuffo al lato del viso con un gesto brusco, mentre continuava a camminare a passo sostenuto.
Quella mattina aveva delle commissioni da fare in città, e il primo autobus per Sternbild Central sarebbe passato dì lì a qualche istante. Durante la breve attesa alla fermata, la ragazza estrasse dalla tasca dei jeans il cellulare e vi attaccò le cuffie, premendo il pulsante play del lettore musicale.
Finalmente, con una lentezza esasperante, il mezzo pubblico arrivò, e accostò al marciapiede per permettere ai passeggeri di scendere e salire.
Shimizu entrò e timbrò il biglietto, per poi notare con una punta di nervosismo che tutti i posti a sedere erano già occupati. Rassegnata, appoggiò la schiena contro il palo che serviva da sostegno.
Alla sua sinistra, una ragazzetta di non più di undici anni era assorta nella lettura di un libro decisamente voluminoso.
Alla sua destra, un giovane uomo dai capelli castani, il cui volto tenuto basso era seminascosto da una coppola bianca e verde.
Ad un certo punto, l'autista inchiodò: un piccolo gattino tigrato aveva deciso di attraversare la strada proprio in quel momento.
La ragazza perse l'equilibrio e, sbilanciata dal peso della tracolla, cadde di faccia contro il petto muscoloso dell'uomo col cappello, che, accortosi giusto in tempo di quello che stava accadendo, la afferrò prontamente, evitando così un domino umano che li avrebbe fatti cadere entrambi.
Una volta riaperti gli occhi, Shimizu  cercò di capire cosa avesse fermato l'imminente capitombolo.
E trovò la risposta proprio davanti a sé: due grandi occhi color dell'ambra la stavano fissando, curiosi.
-Ehi, tutto bene?-
-S...sì...- con le guance rosse e che pizzicavano dall'imbarazzo, la giovane cercò di ricomporsi, raddrizzandosi.
Cercando di ostentare noncuranza e di dominare la vergogna di essere caduta a quel modo tra le braccia di un perfetto sconosciuto, si afferrò saldamente al primo sostegno che le sue mani incontrarono.
Quando trovò sufficiente coraggio, cominciò ad osservare l'uomo di sottecchi.
Indossava una camicia verde scuro sotto ad una giacca senza maniche bianca. Al collo, una cravatta nera, dello stesso colore dei pantaloni. Aveva un aspetto estremamente curato, aveva un buon odore di pulito e sembrava essersi sbarbato di fresco, come testimoniava il pizzetto impeccabile.
-Quel pizzetto sembra ispirato alle orecchie di un gatto- pensò la ragazza.
Di colpo si riscosse, ricordandosi dell'esistenza delle buone maniere. Si voltò verso lo sconosciuto, rivolgendogli uno sguardo pieno di timidezza ed imbarazzo. -Mi scusi se le sono piombata addosso. E la ringrazio per avermi evitato la caduta.- E così dicendo chinò lievemente il capo, a mo' di inchino, mantenendo gli occhi rivolti verso il pavimento per alcuni secondi, fino a quando, dopo un brave silenzio, la risatina sommessa del giovane uomo la costrinse ad alzare lo sguardo.
E il cuore di Shimizu perse un battito.
Sul viso del suo salvatore, era comparso il più luminoso e sincero sorriso che avesse mai visto.
-Ti prego! Non c'è bisogno di darmi del lei, non sono mica così vecchio- Con un colpetto spigliato, si sistemò il cappello. -E comunque, non c'è bisogno di scusare né di ringraziarmi. Non è mica colpa tua se hai perso l'equilibrio. Dimmi un po', come ti chiami, gentil fanciulla?- E, scherzando, accennò ad un lieve inchino.
Gli occhi scuri della ragazza si abbassarono di nuovo, leggermente sconcertata da tutta quella confidenza, mentre stringeva più forte il supporto di metallo. -S...Shimizu...-
L'uomo sorrise di nuovo.
-Molto piacere. Io mi chiamo Kotetsu T. Kaburagi. Sono lieto di sapere che in questa città frenetica c'è ancora qualcuno che conosce il galateo. Come segno di rispetto, ti regalo questo.-
E così facendo, Kotetsu si tolse la coppola, calcandola con delicatezza sui capelli castani della ragazza, che dal canto suo arrossì violentemente.
-Oh, ma io... non posso, non posso proprio accettare.-
Con un gesto delicato, lui la zittì. -Silenzio. Tienilo tu.-
Con un timido sorriso, Shimizu ringraziò, scusandosi per l'improvvisa interruzione della conversazione: ormai era arrivata alla sua fermata.
Frastornata, scese dall'autobus, lanciando un'ultima, fugace occhiata a quelle iridi dorate che la fissavano.
Sistemandosi il cappello, allungò il passo.
E per il resto  della giornata non pensò più a quello strano tizio.
Verso sera, la ragazza decise che era finalmente ora di tornare a casa.
Il suo itinerario prevedeva il passaggio attraverso una delle zone più degradate di Sternbild.
Non senza una certa apprensione, imboccò una stretta stradina, piena di lattine ed immondizie sparse a terra, e contornata da edifici fatiscenti, che parevano pronti a crollare al minimo alito di vento.
Le pareti di cemento erano coperte di crepe gigantesche, e i vetri di diverse finestre sembravano essere stati distrutti a sassate.
Ad un certo punto, Shimizu sentì un flebile richiamo d'aiuto.
Un tizio dell'apparente età di quarantacinque anni, se ne stava semidisteso a terra, con la schiena appoggiata ad un muro.
Preoccupata, la giovane si avvicinò all'uomo. -Signore, si sente bene? Ha bisogno d'aiuto?- e così facendo si inginocchiò al suo fianco.
Con uno scatto fulmineo, l'estraneo la attirò a sé e le puntò una pistola alla tempia.
Con incredibile nitidezza, forse dovuta all'eccesso di adrenalina del momento, Shimizu sentì il freddo acciaio della canna dell'arma sfiorarle la pelle nei pressi della vena giugulare.
Bloccandola con un braccio, il delinquente cominciò a parlarle, con misurata calma. -Ed ora, signorina, estrai tutte le cose di valore dalla tua borsa e appoggiale qui, accanto a me. Non urlare. Non cercare di scappare. Solamente esegui i miei ordini ed avrai salva la vita. Forse.-
Con una risata sadica, l'uomo cominciò a sfiorare il grilletto, mentre la ragazza estraeva con mani tremanti il cellulare, il portafoglio ed un piccolo portamonete di cuoio e li appoggiava a terra.
Poi chiuse gli occhi, piangendo in silenzio e preparandosi al peggio... quando sentì un forte strattone, seguito da un urlo lacerante.
Una specie di robot gigante bianco e verde stava tenendo il malvivente sollevato a mezz' aria, impedendogli la fuga.
La cybernetica apparizione sembrò ammiccare a Shimizu. -Sorridi! Sei su Hero TV!-
La giovane, cercando di dominare lo shock, riconobbe subito quel personaggio: Wild Tiger, eroe di Hero TV. Il suo mito da sempre.
In quel momento, il suono sempre più vicino delle sirene e dei bagliori blu intermittenti le segnalarono il prossimo arrivo degli agenti di polizia, che avrebbero prelevato il malvivente direttamente dalle mani di Tiger per un periodo di riflessione in carcere.
Wild Tiger si avvicinò a Shimizu. -Tutto bene?-
Con l'improvvisa certezza di aver già sentito da qualche parte quella voce, lei riuscì solo ad annuire, ancora tremando di spavento.
Forse intenerito da tutto quel timore, l'eroe prese in braccio la ragazza. -Vieni. Voglio mostrarti una cosa.- E così dicendo spiccò un balzo. Shimizu, colta di sprovvista, gridò di sorpresa sentendo la sensazione del vuoto sotto di sé. Chiuse gli occhi.
Quando li riaprì, notò con sommo stupore che si trovavano sulla cima dell'edificio più alto di Sternbild. Sulla città stava ormai calando la notte, e le innumerevoli luci provenienti dai lampioni e dalle finestre, sembravano portare sulla terra un piccolo pezzo di firmamento. Su una città il cui nome le calzava a pennello. [1]
Rapita da quella splendida visione, la ragazza restò in silenzio, immobile, persa nella contemplazione.
Poi, come ricordandosi della presenza di Tiger, si voltò a guardarlo. -G...grazie per avermi salvata.- disse con un lieve inchino del capo.
L'eroe sembrò meditare. Poi, lentamente, si tolse la maschera.
Shimizu sgranò gli occhi, non riuscendo a controllare la sorpresa.
Quello che sedeva davanti a lei, era lo stesso uomo che le aveva evitato la caduta sull'autobus, quella stessa mattina.
-K...Kotetsu?!-
Lui sogghignò -Proprio io, in carne e ossa. Questa divisa mi dona, vero?-
-B...beh, io... non avrei mai immaginato...- riuscì solo a balbettare la ragazza.
Senza dire altro, Kotetsu le si avvicinò e le prese il mento, facendo incatenare i loro sguardi per un istante.
Poi, senza preavviso, fece affondare le labbra in quelle della ragazza, che sentì tutto il sangue del suo corpo affluirle sulle guance, mentre aveva la sensazione che il cuore le stesse scoppiando in gola.
Quando l'uomo la lasciò andare, la guardò con dolcezza.
-Da quando ti ho vista, stamattina, così esile e delicata, ho intuito subito che avresti avuto bisogno di un angelo custode. Non ho potuto fare a meno di provare subito qualcosa per te. Per quei tuoi meravigliosi occhi scuri. Quindi... vorresti che questo angelo fossi io?-
Lei non rispose subito. Passò invece un braccio attorno al collo di Kotetsu, per baciarlo di nuovo con passione.
E per poi sussurrare tra lacrime di emozione, il suo "sì".


Fin

NOTE
[1] per chi non conoscesse il tedesco, il nome della città, Sternbild, significa "costellazione".
  
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