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Autore: Fiamma Von Grossberg    05/10/2011    2 recensioni
In una domenica "da coma" una (ex) combattente un po' in là con gli anni ritrova una vecchia foto...
Genere: Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James, Jessie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Red “R” Stands For Resistance

 

 

Domenica, giorno preposto alle grandi pulizie.

Lei, dall'alto dei suoi 87 anni (classe 1924), lo faceva sempre in modo impeccabile, senza l'ausilio di nessuno.

E spolverava tutto, anche i libri della sua personalissima biblioteca.

 

Ecco, manca solo uno. “Quaderni dal carcere”, di Antonio Gramsci.

Ma chissà per quale arcano motivo, l'opera monumentale dell'intellettuale comunista cade pr terra e si apre, accompagnata dalla rassegnazione generale della sua padrona che maledice le proprie mani, per così dire, di pastafrolla.

 

Mentre lei si china, non senza qualche difficoltà, per raccogliere il volume prediletto, nota che dallo stesso fa capolino l'angolo di una vecchissima fotografia in bianco e nero, che immediatamente attira la sua attenzione.

Difatti, manco fosse Usain Bolt alle Olimpiadi di Pechino 2008, afferra all'istante il dagherrotipo, e subito la mente le si affolla di ricordi.

 

Ricordi tragici e dolorosi, ma anche lieti e felici.

 

Ricordi della Seconda Guerra Mondiale nella sua città: Firenze.

Specialmente dall'anno di grazia 1944. Dio sa quante ne ha passate, nei terribili momenti della guerra civile. Ma tanto lei non ci crede. Non ci ha mai creduto.

Sì, perchè lei era nientemeno che una partigiana delle Brigate Garibaldi, di cui conservava ancora il basco con la stella e il fazzoletto con impresse le due lettere “B” e “G”.

 

Nome di battaglia: Jessie.

In onore di una donna poco nota del panorama risorgimentale italiano, ma pur sempre grande combattente e amica di Mazzini e Garibaldi: Jessie White Mario, deceduta nel 1906 proprio a Firenze.

 

Studiandone le vicende, aveva notato molte similitudini tra sé stessa e la garibaldina. Innanzitutto, come in quest'ultima, sotto l'aspetto gentile, albergava in lei una forza incredibile, un'indole polemica e passionale, nonché una certa vena autoritaria ed intollerante.

 

In secondo luogo, l'odio ormai consolidato per i Savoia: la Mario aveva svolto una conferenza -celebrata nel 1858 dal New York Herald- in cui si scagliò durissima contro la monarchia piemontese.

 

E infine, come la britannica infermiera dei garibaldini sempre più popolare tra le truppe per resistenza fisica ed ottimismo decise di abbracciare con convinzione ed orgoglio gli ideali e le battaglie risorgimentali della nostra Patria, dedicando la sua vita alla causa dell'unificazione italiana e gettandosi in prima persona nell'agone della lotta, l'omonima fiorentina ne aveva seguito idealmente le orme, interpretando, come tanti, la Resistenza come “secondo Risorgimento”, o comunque come mezzo per completare la rivoluzione mancata del 1861.

 

La fiorentina non aveva potuto sfilare per le vie della città il 7 Luglio 1944 perchè era tassativamente vietato alle donne accompagnare in trionfo gli uomini.

 

Comunque aveva avuto modo ugualmente di sapere della cacciata definitiva dei Tedeschi -leggendolo sul giornale il giorno successivo- e, soprattutto, di vedere i soldati Americani, quei famosi “Alleati” che appena un mese prima erano sbarcati in Normandia, quei famosi Americani, la cui stessa Costituzione sancisce per loro il diritto “alla Vita, alla Libertà e alla Ricerca della Felicità”- immutati dal 1776. L'America, con l'obiettivo di “andare verso Ovest”, metafora del non voler mai arrendersi.

 

La fotografia, ormai logorata dal tempo, ritraeva infatti la partigiana Jessie -con gli immancabili basco, fazzoletto e mitra a bandoliera- insieme a uno di questi marines Americani con zaino, soprabito, fucile ed elmetto con scritto “U.S.”, United States.

 

Si tenevano le mani e facevano entrambi il segno di vittoria.

In alto a destra del soldato -James, questo il suo nome- stava la scritta “Florence” e sotto “July 1944”. Ciò voleva dire che la foto era stata scattata a liberazione avvenuta.

 

Il marine e la partigiana, con gli occhi pieni di speranza, l'animo ancora rivolto al passatoma con lo sguardo ormai proiettato verso il futuro.

 

Da una parte la libertà, dall'altra la democrazia. Uniti per combattere un comune nemico e per poter costruire un mondo migliore.

 

Un sogno destinato a infrangersi con la Guerra Fredda.

 

Già.

 

In compenso lui se n'è andato a guerra finita. È ritornato nei nativi States.

Lei no.

Ha scelto di restare nella sua natia Firenze, città a tutt'oggi universalmente riconosciuta come luogo di grande valore.

E non solo artistico.


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This fanfiction is dedicated to

Oriana Fallaci

(Firenze 29/06/1929 – Firenze 15/09/2006)

 

“Quello che avevo da dire l'ho detto. La rabbia e l'orgoglio me l'hanno ordinato. La coscienza pulita e l'età me l'hanno consentito. Ma ora devo rimettermi a lavorare, non voglio essere disturbata. Punto e basta.” O. F.

 

Fonti per la Liberazione di Firenze e per le figure di Jessie White Mario ed Oriana Fallaci:

http://www.zoomedia.it/Firenze/storia/1900/liberazione/cronologia.html

http://www.instoria.it/home/jessie_white_mario.htm
http://it.wikiquote.org/wiki/Oriana_Fallaci

 

 

 

 

  
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