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Autore: Maiko    07/10/2011    1 recensioni
E la gente rideva e rideva, si divertiva, gioiva, faceva passare il tempo.
Solo passare il tempo.
E le bambole continuavano a muoversi negli anni, finché non si rompevano; allora venivano buttate e altre prendevano il loro posto.

[Matera, cinquecento anni prima di D.Gray-Man, la creazione delle bambole e la fine della città.]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Avevano bisogno di vivere, gli umani, ecco perchè avevano creato la società.
Avevano bisogno di credere, gli umani, ecco perchè il concetto di Dio si era evoluto.
Avevano bisogno di gioire, gli umani, ecco perchè 
le avevano create.





Fu strano pensare allo scorrere del tempo, che soltanto pochi secoli prima ogni cosa era.. diversa.
Di solito, le città vicine comunicano tra loro e hanno la stessa fede o le stesse invenzioni.
Matera era diversa.

Musica, canti, balli.
Alle persone non bastava più la sola fede e le sole proprie forze, e per questo costruirono le bambole.

Pareva quasi che la città si fosse costruita un guscio di perfezione, una cupola dalla quale nulla entrava ma nemmeno usciva, spontaneamente.
C'era il sole, e le bambole dilettavano gli umani.
Pioveva, e loro ballavano sotto la pioggia in un insieme di movimenti aggraziati.

Perchè loro non erano niente. Erano oggetti, esseri artificiali; bambole, appunto. E la gente voleva gioire, voleva che Matera si distinguesse da qualunque altra città, volevano essere felici.
E chi voleva che la felicità terminasse? Chi mai vorrebbe rendere qualcuno triste così, senza un motivo?
Ma nessuno si preoccupava delle bambole, perchè erano tali, perchè non erano niente.

E la gente rideva e rideva, si divertiva, gioiva, faceva passare il tempo.
Solo passare il tempo.
E le bambole continuavano a muoversi negli anni, finchè non si rompevano; allora venivano buttate e altre predevano il loro posto.
Un circolo, qualcosa che non aveva fine ma a cui nessuno si opponeva, perchè agli umani andava bene, e le bambole erano niente.

Sorridevano, i passatempi, ma non erano felici.
Cantavano e ballavano, ma non perchè volessero veramente farlo.
Semplicemente lo facevano, perchè a loro dopotutto andava bene, perchè erano macchine e nient'altro, e poi da macchine sarebbero passati a rifiuti e poi a polvere.

La gente costruiva pezzi per le bambole, altre volte li trovava in giro, in posti impensabili, e li vendeva al miglior offerente, così, come se nulla fosse.
E poi venne trovato qualcosa, un gran bel pezzo, dopotutto, peraltro il costruttore lo aveva comprato per niente. E funzionava tanto bene.
Così, nessuno si accorse di nulla.

La bambola ballava insieme alle altre bambole, cantava per dilettare le persone.

All'inizio fu tutto normale, le bambole si rompevano e venivano sostituite; a nessuno interessava - si forse i costruttori storcevano il naso, dopotutto erano loro creazioni, ma tanto poi ce ne sarebbero state di nuove.
Man mano che il tempo passava, però, benchè nessuno ci facesse caso, la bambola aveva cominciato a considerare le altre bambole come sorelle.

Ogni qual volta una di loro si rompeva, sentiva stringere da qualche parte, nel petto, dove non vi era nulla se non ferraglia.
Però continuava a ballare e cantare, si affezionava sempre più ad ognuna delle sue simili, anche a quelle nuove.

Ogni qual volta una di loro moriva, sentiva stringere da qualche parte, nel petto, dove non doveva esservi nulla.
Ma non smetteva di svolgere il suo lavoro, di continuare a dilettare gli umani, la ragione per cui era stata creata.

Ogni qual volta una di loro moriva, sentiva stringere da qualche parte, nel petto, dove c'era l'Innocence.
Ma nessuno si accrogeva di lei, del suo essere diversa.

Ogni qual volta una di loro moriva, sentiva stringere il cuore.



Eppure nessuno si accorse che lei non si rompeva mai.



Matera era la città che si differenziava da tutte, non per fede o società, ma per le sue invenzioni.
Ma ben presto una crisi la colpì, e la gente fu costretta a trasferirsi.
Alcuni vollero restare, e allora le bambole furono lasciate a loro stesse, e si ruppero.
Però quella bambola continuava a danzare e a cantare, a dilettare gli umani, la ragione per cui era stata costruita.
Ma ancora nessuno si chiese perchè non si rompesse.

Poi la crisi non lasciò più spazio a nulla.
Ci furono le guerre, e la gente abbandonò la città.
Ci furono carestie e pesti, e la città morì.
E nessuno potè più chiedersi perchè quella bambola ancora non si fosse rotta.

Non cantava, nè ballava, nè dilettava gli umani, perchè loro non c'erano più e lei non aveva più ragione di esistere.
Però chissà perchè, lei non si rompeva.
La città si era costruita un guscio, una cupola dalla quale niente entrava e niente usciva, spontaneamente.
E la bambola continuò a vagare per secoli tra le strade della città fantasma.


Aveva bisogno di essere amata, Lala, ecco perchè aveva incontrato Gsor.










 

NdMaiko:
Ok, so di avere una long in corso e di dover recensire delle fanfiction, ma non ho praticamente voglia di fare nulla, l'artistico mi ha portato via ogni fantasia o ispirazione, al momento. La sola cosa che mi è venuta in mente è questa oneshot, buttata lì per lì questa notte, ma poi l'idea ha cominciato a piacermi (sebbene di base fosse un po' diversa).
Mi scuso per non stare aggiornando o recensendo nulla, ma proprio non mi va nemmeno di leggere - cosa che invece faccio quando non sono ispirata a nulla.
Maiko.
  
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