Premesse:
questa fic si
dividerà in due capitoli, un missing moment per capitolo
riguardante precisamente
il 345 questo ed il 346 il prossimo. L'idea è nata dopo la
lettura del solo
345, volevo scriverla e pubblicarla subito dopo l'uscita di quel
capitolo… ma
sono una mosciona ed è finita che ce l'ho fatta ora 8D
meglio perché ho più
carne a cuocere, ho trovato il modo di far combaciare tutto nel cap
successivo
per come si sono messi gli eventi nel manga. Uuultima specificazione
che ci
vuole, in questa fic ci saranno scene da fangirlaggini assurde, non
sono il
tipo che si offende per critiche che sono anzi ben accette, il
più delle volte
trovo da sola il modo in cui tratto i pg altamente OOC, però
qui so di aver
superato me stessa per cui voglio
mettere le mani avanti in un certo senso XD ammettendo che
l'avvertimento
"missing moments" c'è per ciò che la mia mente
ovviamente sviata da
fangirl potrebbe desiderare 8D e se risultano OOC… amen,
dovevo sfogarmi!
P.s:
non ho idea di che
genere mettere… se qualcuno leggesse, si accettano
suggerimenti D:
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"per
quanto riguarda
Mukuro Rokudo…"
L'ultima
battaglia si era
appena conclusa, Daemon Spade era andato in pace, o almeno si sperava,
ed i
Vindice avevano ripreso a parlare dopo aver mostrato ai guardiani di
Vongola e
Simon la verità dietro l'ultima chiave che aveva
definitivamente
suggellato la
situazione di armonia e
pace che si era andata a creare tra le due famiglie.
Solo
per lui, Mukuro
Rokudo, in tutta probabilità
non sarebbe
finita così.
Su
di lui pendeva ancora il
rischio di vedersi negata la libertà di riprendere la
propria vita al fianco di
nuovi amici come stava accadendo a tutti gli altri, non che gli
interessasse
quel punto… a lui sarebbe stata negata ancora una volta la
libertà per quanto
riguardasse qualsiasi cosa, a dire
il
vero.
Sospirò
pesantemente, un
gesto di riflesso a quelle parole che gli provocò una
lancinante fitta allo
sterno, conseguenza dello sforzo estremo cui era stato sottoposto il
suo corpo
dall'illusionista della prima generazione.
Per
quanto riguardava lui…
qualsiasi cosa avessero detto i Vindice per quanto riguardava lui non
avrebbe
di certo costituito niente di sensazionale, niente che avrebbe spezzato
quella
catena di fugaci libertà e reclusioni che era la sua vita,
si ritrovò a pensare
mentre spostava lo sguardo per osservare Bermuda con la coda
dell'occhio,
degnandolo almeno di un minimo d'attenzione, seppur con scarso reale
interesse.
Niente
avrebbe potuto
interessargli davvero, a meno che… no, impossibile, inutile
perfino sperarci.
Che senso aveva?
"riconosciamo
l'impegno che hai mostrato apportando il tuo contributo nella sconfitta
di
Daemon Spade, e inoltre l'effettiva impossibilità del tuo
corpo di sopportare
un internamento allo stato attuale. Per questi motivi da questo momento
sei
libero."
Essenziali
e di poche
parole come era giusto che fosse per i Vindice, senza troppe cerimonie
ed
aggiungere altro gli avevano praticamente ridonato la
libertà, l'uscita da
quell'inferno freddo, quando davvero ci aveva perso ogni speranza e si
preparava ad escogitare chissà che piani per evadere.
Quella
che fu data come una
semplice informazione ebbe il potere di fargli sgranare gli occhi,
sorpreso,
lietamente sorpreso.
Guardò
le figure in nero
andare via senza dire niente, non ebbe nemmeno la forza di parlare
perché non
sapeva davvero cosa avrebbe dovuto dire, ciò che provava in
quel momento era
così vasto, confuso e personale che sarebbe stato
impossibile esprimerlo in
qualche maniera.
Così,
almeno
apparentemente, oltre quello sguardo sorpreso non ebbe alcuna reazione
se non
quella di guardarsi intorno scorgendo le reazioni degli altri, che
probabilmente avrebbero pensato di lui che fosse così strano
ed irremovibile da
non interessarsi nemmeno alla propria sorte, ma poco gli importava.
Vide
Sawada Tsunayoshi
sorridere con quel sorriso che spesso guardandolo, anche attraverso gli
occhi
di Chrome, gli aveva fatto venire voglia di dirgli quanto lo trovasse
idiota,
probabilmente doveva essere felice per lui.
Vide
la ragazza al proprio
fianco piangere, lo stava facendo già da prima per la morte
di Spade, ma adesso
stava chiaramente piangendo per la felicità dato che gli
rivolse un ampio
sorriso, come mai l'aveva vista sorridere prima d'ora, si
trovò a notare.
Quasi
come se vedere la
gioia degli altri rivolta a lui gli avesse dato la spinta, concesse
anche al
proprio animo di avere una qualche reazione meglio definita.
Sollevò
lo sguardo al cielo
sopra di loro, limpidissimo dalla visuale splendida che offriva
l'isola, ed un
sorriso spontaneo quanto sereno gli
animò il volto per la prima volta dopo forse interi anni.
Quel
cielo, da adesso in
poi avrebbe potuto rimirarlo ogni volta che avesse voluto.
chiuse
gli occhi beandosi a
quel pensiero, godendosi
la piacevole e
nostalgica sensazione del lieve vento sollevato dalla brezza estiva che
gli
toccava la pelle e gli sollevava qualche ciuffo di capelli che andava a
solleticargli gli occhi.
Nonostante
si trovasse in
mezzo ad un numeroso gruppo di persone intente a far casino, Mukuro
sentiva di
star vivendo finalmente la pace… finché un
familiare sibilio sferzò l'aria e
gli fece spalancare gli occhi giusto in tempo per vedere un oggetto
facilmente
identificabile piantarsi nel terreno ad un centimetro dal proprio
orecchio.
Hibari
Kyouya, che fino a
quel momento se ne era stato in disparte disinteressato a tutto
ciò che gli
accadeva intorno, era tornato a farsi avanti non appena aveva capito
che in
tutta quella faccenda ne era uscito Mukuro Rokudo libero, nel suo corpo.
Chrome
gridò spaventata ed
allarmata, ma con un solo sguardo l'illusionista la intimò a
restare calma.
Se
conosceva Kyouya Hibari,
e credeva di conoscerlo davvero bene, quello non era stato un colpo
mancato,
era andato esattamente a segno visto che voleva essere soltanto un modo
per
attirare l'attenzione.
Il
disciplinare sapeva che
in quello stato non avrebbe potuto scansare il tonfa, così
si era limitato a
lanciarglielo vicino, anche se forse un po' troppo vicino, per farsi
notare a
modo suo.
"oya…
ti ho detto che
sarei stato volentieri il tuo opponente ogni qualvolta lo avessi
voluto, ma
come vedi ora…"
Lasciò
la frase in sospeso,
lasciando intendere che era ovvio che avesse bisogno del tempo per
riprendersi
dato che al momento soffriva perfino a respirare.
Dal
canto suo Hibari sembrò
non farci nemmeno caso al fatto che avesse parlato dato che, con un
sorrisetto
sadico dei suoi fieramente mostrato in volto, gli si
avvicinò fino a chinarsi
su di lui e sollevarlo senza troppe cerimonie.
Un
altro grido, stavolta
più giustificato, uscì dalle labbra di Chrome ed
anche Tsuna vi si unì
all'unisono, entrambi preoccupati dai modi del tutto privi di tatto e
dalle
intenzioni probabilmente ostili del guardiano della nuvola, che si era
caricato
Mukuro su una spalla tenendoselo appeso in una posa che doveva causare
chiaramente maggiore dolore al guardiano della nebbia, vista
l'espressione
contorta che assunse.
Tuttavia
non oppose alcuna
resistenza, fisicamente ovviamente non avrebbe nemmeno potuto, ma non
replicò
nemmeno verbalmente.
Forse
Mukuro nella propria mente
già sapeva senza dover chiedere ciò che Hibari
esplicitò agli altri
fulminandoli con uno sguardo che intimò subito futuro boss e
guardiana a non
osare fare domande o provare a fermarlo.
Il
rumore dell'arrivo
improvviso dell'elicottero avrebbe comunque coperto ogni protesta se
anche ci
fosse stata, ed il guardiano della nuvola rimase impassibile a guardare
verso
il cielo mentre aspettava che la scaletta gettata da Kusanabe arrivasse
alla
sua altezza.
Una
volta che l'ebbe
afferrata, vi salì sopra aumentando la presa sulla vita di
Mukuro stretto a sé,
ci mancava solo che cadesse rendendo quel corpo ormai quasi
irrecuperabile,
lasciò che il suo sottoposto lo sollevasse e in pochi minuti
sparì nel cielo
sotto lo sguardo attonito di tutti i presenti e di Chrome, che non
avrebbe
rivisto Mukuro per l'intera settimana.
"se
mandi ancora il
tuo amico a provare ad imboccarmi, giuro che lo faccio fuori. Ho
già la forza
necessaria per qualche illusione di infimo livello che per lui
basterebbe."
"ma
quanto parli… non
stavi morendo? E Tetsu non è un amico."
Era
il mattino del secondo
giorno di libertà di Mukuro quando Hibari si fece vedere per
la prima volta da
quando lo aveva preso di forza e trascinato con l'elicottero in una
stanza
privata di un ospedale poco fuori Namimori.
Gli
era stato detto che si
riprendeva in fretta ed infatti in un solo giorno di riposo e cure
aveva già
iniziato a soffrire di meno, almeno respirava senza problemi e si
muoveva
appena, anche se non riusciva a farlo troppo né aveva
abbastanza forza da poter
reggere pesi.
Ciò
che Hibari trovava però
sorprendente era come diavolo facesse a riprendersi così
bene e sopportare le
cure senza mangiare affatto.
Per
tutto il giorno
precedente infatti aveva mandato il suo sottoposto, Kusakabe, ad
occuparsi di
ogni suo pasto dato che Mukuro aveva bisogno di essere aiutato e
rifiutava
che le infermiere
gli si avvicinassero
per più del dovuto.
Ovviamente
non lo aveva
permesso neanche a Kusakabe che, poverino, si era dovuto subire pure
parecchie
minacce di morte ed una gelatina sputata addosso quando aveva osato
infilargliela in bocca con più forza.
"non
sarai venuto ad
imboccarmi di persona, spero."
"come
se potessi
abbassarmi a tanto."
"bene, perché sarebbe
stato troppo ridicolo."
A
quel primo veloce scambio
di battute seguì il calare del silenzio, durante il quale
Mukuro si
lasciò cadere nuovamente rilassato con la
schiena sui cuscini rialzati del
letto e
il disciplinare sembrò perso in qualche suo pensiero,
d'altronde non che
fossero poi abituati a parlare molto
durante i loro incontri.
Fu
sostenendo quel silenzio
che Hibari prese ad avvicinarglisi
come
se fosse stato colto da un lampo di genio, sfoggiando un ghignetto
inquietantemente sadico che presagiva sicuramente poco di buono, come
se stesse
pregustando il momento in cui avrebbe colpito nel peggiore dei modi, se
non
fosse per il fatto che piuttosto che i soliti tonfa il ragazzo
sfoggiava un
paio di bacchette e la vaschetta del pranzo che aveva preso dal
mobiletto di
fianco al letto di Mukuro.
"oya?
Aspetta, ma che
diav-"
Hibari
era di certo più
veloce e forte, nonché violento, di Kusakabe e le
infermiere, e questo
l'illusionista lo sapeva bene, ma ciò nonostante non
riuscì a scansare, a causa
dello stato di debolezza in cui ancora si trovava, il "colpo"
dell'avversario in seguito al quale si ritrovò la bocca
piena di carne e
verdure.
"deve
essere umiliante
rendersi conto di aver bisogno di venir imboccato da me, non
è così?"
Contraddittoriamente
a quanto
affermato appena poco prima, il guardiano della nuvola sembrava essere
giunto
alla conclusione di un ragionamento dei suoi, secondo il quale non
sarebbe
stato umiliante per lui mettersi ad imboccare il suo peggior nemico
rispetto a
quando doveva esserlo per chi piuttosto riceveva il servizio. Dal fatto che il guardiano
della nebbia non
replicò se non guardandolo accigliato mentre ancora
masticava, reputò di averne
ricevuto conferma, così che mise a placare anche i
sorrisetti dei suoi che gli
stavano nascendo in volto, mostrando la solita espressione impassibile
per non
mostrare nemmeno di trarne soddisfazione, mentre con un nuovo veloce
movimento
gli portò alla bocca un altro boccone facendo scontrare con
tanta forza le
bacchette contro la bocca dell'altro che gli colpì
dolorosamente il palato.
"potresti
almeno farlo
più decentemente?"
"certo
che no, non
sono mica la tua badante."
"ti
stai divertendo…
vero?"
"chissà."
Con
uno sbuffo
l'illusionista lasciò cadere le ennesime lamentele, anche
non volendolo sarebbe
stato costretto comunque a dover tacere dal fatto di avere la bocca
piena per
mano del disciplinare che continuava imperterrito ad imboccarlo con
quell'espressione impassibile sul volto, come se stesse facendo la cosa
più
naturale di questo mondo.
Tanto
valeva non mostrarsi
totalmente sconfitto e lasciarlo fare come se fosse anche nelle sue
intenzioni,
in futuro avrebbe potuto rinfacciargli in suo sfavore il fatto di
avergli fatto
volontariamente da badante e nel frattempo ci guadagnava che finalmente
poteva
riempire lo stomaco.
"come
mai mi hai
portato qui? Non ero un pericolo per la tua cara città?"
Tornò
a parlare soltanto
quando ebbe finito di mangiare, dopo aver consumato il resto del pasto
in
silenzio e l'altro si era alzato per buttare
le vaschette ormai vuote, lui fermo al suo posto lo
osservava
chiedendosi il perché di tutto quel degradante lavoro
proprio da parte sua e
proprio per lui.
"non
sei a Namimori,
infatti. Non sei ancora degno di metterci piede, l'ospedale
è in una città poco
lontana."
"oh, ecco spiegato. E…"
Era
chiaramente sul punto
di aggiungere molte domande, chiedere spiegazioni, quando Hibari lo
interruppe,
anticipandolo con le risposte prima ancora di ricevere ogni domanda,
d'altronde
era piuttosto prevedibile cosa dovesse turbare la mente dell'avversario.
"non
farti strane
idee, non ti ho portato con me per aiutarti,
sei sotto la mia custodia perché ora che sei libero ho il
dovere di correggerti. e
soprattutto devo
assicurarmi che ti riprendi al meglio il prima possibile per tornare un
valido
avversario ed ottenere la mia vendetta su di te."
La
prima cosa che passò per
la mente di Mukuro ad ascoltare quella spiegazione fu chiedersi se l
avesse mai
sentito parlare così tanto, seriamente iniziava a dubitare
che Hibari Kyouya fosse
capace di mettere troppe parole assieme in una sola volta.
Per
lo meno era stato
esaustivo, anche se alcune cose ancora non gli erano ancora
perfettamente
chiare…
"sotto
la tua
custodia? E per scelta di chi avresti un simile dovere?"
"mia."
"nell'interesse di chi dovresti correggermi…?"
"Namimori."
"ed
ovviamente anche
il fatto che dai per scontato che io sia disposto a combatterti ancora
deriva
da…"
"quella è stata una tua offerta. In ogni caso, ti avrei
attaccato lo
stesso appena saresti tornato ad essere una preda degna di nota."
"giusto…"
quel dialogo poteva
avere del surreale,
chiunque li avesse visti probabilmente non avrebbe saputo se scoppiare
a ridere
o restarne sconcertato, e a dire il vero quella era la stessa
condizione in cui
si trovò Mukuro dopo che Hibari ebbe risposto alle sue
domande con un tono
d'ovvietà spiazzante.
"e
in tutto questo che
ruolo abbiamo io e la mia libertà di scelta? Non sono
più un carcerato ormai, chi
ti dice che non appena starò bene uscirò da
questo ospedale senza degnarmi di
concederti nemmeno la rivincita cui tanto aspiri?"
"vorrà dire che vigilerò su di te ventiquattro
ore su ventiquattro." Ancora
una volta, l'alzata di spalle con cui il guardiano della nuvola
dichiarò di
volerlo praticamente privare ancora di ogni libertà fu un
dettaglio impressionante
per il guardiano della nebbia che non sapeva più come fare a
prenderlo
seriamente.
Davvero
credeva che gli
avrebbe lasciato mettere in pratica un piano simile? Eppure fino ad
allora non
gli era mai sembrato così stupido…
"quei
tizi strani ti
avranno ritenuto degno di tornare in giro ad infastidire gli altri, ma
io non
mi fido di te, non ti lascerò libero di turbare la quiete di
Namimori."
"oya..
parli dando
tanta importanza ad una piccola cittadina con un uomo che ambisce al
mondo, che
cosa inutile."
l'occhiata che ricevette in risposta al posto delle parole stavolta fu
tanto
eloquente da bastare perché Mukuro la smettesse di provare a
mentire sulle sue
intenzioni di restare nelle vicinanze prima ancora di iniziare sul
serio. A quanto
pareva allora non era davvero così stupido, meglio, non
sarebbe stato
divertente avere un carceriere facile da fregare, se proprio la nuova
sfida che
dovevano intraprendere era quella.
"un'altra
cosa,
allora. Perché correggermi e non farmi direttamente fuori?
Qual è il
piano?"
"perché
non sei un
erbivoro eliminabile qualunque, sei una preda purtroppo unica e sarebbe
un
peccato toglierti di mezzo prima di aver riottenuto ogni mia vittoria
su di
te."
"kufufu~ così mi offendi
però, davvero credi di
potermi trasformare in un disciplinato cittadino degno di Namimori?"
il silenzio che seguì da parte del presidente del comitato
disciplinare stava
evidentemente a significare che acconsentiva a quella visione di un
futuro Mukuro,
che fece inevitabilmente scoppiare a ridere il diretto interessato.
Forse
si era sentito
offeso, anche se non sembrava dato che la sue espressione come al
solito non
cambiò di una virgola,
molto più
probabilmente aveva semplicemente appurato di aver parlato fin troppo
ed fosse
giunto il momento di smetterla di dilungarsi in una conversazione con
l'illusionista, in ogni caso Hibari lasciò il suo posto
dalla sedia al fianco
del letto e si diresse alla porta.
"da
domani vedi di
mangiare da solo. Devi fare in fretta, Mukuro, non vedo l'ora di
morderti a morte,
dopodiché provvederemo alla tua morale."
Si
voltò una sola volta,
prima di uscire, senza ammettere repliche.