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Autore: QueenVLondon    09/10/2011    6 recensioni
Los Angeles. 30 settembre 2011.
Lisa e le sue amiche hanno deciso di trascorre le vacanze sulla costa californiana. La loro vacanza sta ormai giungendo alla fine...
Ma se incontrassero qualcuno che Lisa attende di vedere da tutta la vita?
E se quella persona si rivelasse diversa da quello che lei ha sempre pensato?
Perché in fondo puoi avere una giornata storta anche se ti chiami Robert Pattinson...
Oppure no?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevamo camminato tutto il giorno per le vie di Los Angeles. Erano già le 9:15 p.m. e stavo decisamente morendo di fame.

“Ragazze che ne dite se entriamo lì?”, chiesi alle mie amiche, indicando un locale non proprio tirato a lucido dall'altra parte della strada.

Loro mi guardarono dubbiose, ma visto che non vedevamo niente di meglio in giro, attraversammo la strada e decidemmo di andare lì per mangiare qualcosa.

“Vai avanti tu!”, mi disse Samanta tenendomi aperta la porta d'ingresso del locale.

“Okay”.

Non appena varcai la soglia, rimasi stupita dagli interni. Forse dall'esterno poteva sembrare un pub malmesso, ma dentro era tutt'altro! L'arredamento era elegante, ricercato: sembrava un vecchio locale retrò e tutti erano vestiti in maniera decisamente troppo cool.

Lanciai un'occhiata dubbiosa alle mie amiche, che mi avevano seguita dentro e scossi la testa.

“Ehm...”, mormorai.

“Usciamo!”, esclamò Lucia dando voce ai miei pensieri.

Io e Samanta annuimmo ed insieme uscimmo dal locale a velocità record.

 

“Ragazze, potrei svenire se non metto subito qualcosa sotto i denti!”, dichiarò Lucia dopo una ventina di minuti.

Ma Los Angeles non era una città piena di luoghi dove cibarsi? Dove si trovavano tutti?

“A me è sembrato di vedere Justin Timberlake seduto ad un tavolino poco fa”, ci rivelò a un certo punto Samanta.

“Nooo! Io non l'ho visto!”, esclamò Lucia disperata.

“Dov'era?”, chiesi alla mia amica.

Timberlake non mi piaceva particolarmente, ma se non altro saremmo potute tornare a casa dicendo di aver visto qualcuno!

Possibile che tutte le stars avessero deciso di trascorrere le loro vacanze lontano dalla California proprio l'anno nel quale noi eravamo lì?

“Dietro ad un tizio con la camicia bianca, sulla sinistra”, spiegò la nostra amica.

“Ma perché io non l'ho visto?”, ripeté per l'ennesima volta Lucia.

Sospirai e dissi: “Dai basta Lucia! Se ti può consolare non l'ho visto neanch'io”.

“Okay... Mi consola un po'!”, dichiarò quest'ultima con un sorriso.

“Allora!- dissi per cambiare argomento- Il prossimo locale che vedremo sarà quello in cui ceneremo, d'accordo?”

“Va bene”, concordò Samanta.

“Okay!”, esclamò Lucia.

Almeno su questo eravamo tutte d'accordo!

 

“Che ne dite di quello?”, chiese dopo un paio di minuti Samanta, indicando un pub non troppo lontano da noi.

“Mmm...”, fu il commento di Lucia.

“Non stavi morendo di fame?”, le ricordai con un sorriso.

“Va bene!”, acconsentì lei.

“Dai andiamo!”.

Io e Lucia annuimmo ed entrammo tutte insieme nel locale, che stavolta si rivelò essere davvero molto carino e soprattutto alla mano. Almeno lì le persone non sembravano appena uscite da una rivista di alta moda!

“Siamo in tre”, disse Lucia ad un cameriere molto carino che era venuto ad accoglierci.

Il ragazzo sorrise, dopodiché ci guidò verso un tavolo in fondo al locale e poco dopo tornò con tre menù.

Eravamo talmente affamate che ordinammo la prima cosa che leggemmo: hamburger, patatine fritte e del tè freddo.

Il cameriere, che in base al cartellino che portava doveva chiamarsi Peter, tornò dopo una ventina di minuti con le nostre ordinazioni.

“Oddio scotta!”, esclamò Lucia lasciando cadere nel piatto una patatina bollente.

Io e Samanta scoppiammo a ridere di fronte alla sue reazione esagerata e decisi di attendere un attimo prima di iniziare a mangiare.

Fu in quel momento che la porta del locale si aprì e lo vidi.

Indossava un giubbotto nero sopra una t-shirt bianca, dei jeans scuri ed un paio di scarpe da ginnastica nere. Il volto era incorniciato da una folta barba e gli occhi chiari erano celati da un paio di Ray Ban scuri. In testa portava un berretto dei Baltimore Orioles.

Robert Pattinson.

Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata.

“Lisa! Sei rossa come un pomodoro! Che succede?”, mi domandò Samanta in un tono fra il divertito ed il preoccupato.

Sentii a malapena le sue parole, incantata com'ero ad osservarlo.

Robert si chiuse rapidamente la porta alle spalle e si diresse con la stessa velocità verso un paio di ragazzi che lo stavano chiaramente aspettando.

“Ehi! Terra chiama Lisa!”, disse Lucia ridendo.

“Cosa?!”, esclamai ancora incredula.

“Ma che c'è?”, ripeté la mia amica.

Incapace di risponderle, le feci un cenno con la testa nella direzione di Rob, che nel frattempo si era seduto ad un tavolo con i suoi amici. Riconobbi uno dei due: era Sam Bradley.

“Oddio!- esclamò la mia amica non appena lo vide- Ma quello è Rob Pattz!”

“ABBASSA LA VOCE, O TI SENTIRA'!”, le intimai.

L'ultima cosa che avrei voluto era fare una brutta figura davanti a lui.

Feci un profondo respiro e riuscii a calmarmi un po'; ma mi sentivo ancora le guance in fiamme e le mani mi tremavano.

“Lisa! Andiamo!”, disse Lucia. “Dai andiamo a chiedergli una foto!”

Rimasi in silenzio. Probabilmente ero ancora sotto shock.

“LISA!”, mi urlò nell'orecchio la mia amica, che ormai aveva perso la sua già scarsa pazienza.

“Ti ho sentita Lucy! Non sono sorda!”, le risposi sottovoce. “Smettila di gridare!”, ribadii.

“Ragazze, datevi una calmata!”, disse Samanta, che non aveva più parlato dopo la mia rivelazione.

Sia io che Lucia facemmo un altro respiro profondo per cercare di recuperare un minimo di lucidità mentale.

Lanciai di nuovo un'occhiata di soppiatto a Rob.

Stava bevendo una birra e sembrava molto pensieroso, per non dire addirittura cupo. Vidi Sam sussurrargli qualcosa. Lui annuii serio. Si era tolto gli occhiali, ma teneva la testa bassa e portava ancora il cappellino da baseball.

Forse in quel momento andare a chiedergli una foto non era una brillante idea.

Tuttavia...

Quando avrei avuto di nuovo un'occasione simile?

Inoltre, la mia amica si era già alzata e mi stava intimando di fare lo stesso, così decisi di seguirla.

Ad ogni passo il battito del mio cuore accelerava: probabilmente sarei morta d'infarto da un attimo all'altro. Sperai che, se proprio doveva succedere, fosse Rob a tentare di rianimarmi!

Una volta che arrivammo vicino al loro tavolo, Lucia guardò la mia espressione e qualcosa la convinse a prendere la parola per prima.

La mia amica si schiarì la voce e per richiamare l'attenzione dei tre giovani disse: “Ehm, scusate!”

I ragazzi si voltarono istantaneamente verso di noi.

“Ciao Rob, come va?”, chiese la mia amica rivolta all'attore e, senza dargli il tempo di aprire bocca, aggiunse: “Io e la mia amica volevamo una foto con te!”.

Nell'istante esatto in cui Lucia pronunciò quelle parole, avrei voluto scavare una fossa e buttarmici dentro. Non aveva usato esattamente una frase molto cortese: gliel'aveva praticamente intimato, come al solito.

Avrei voluto intervenire per aggiungerci almeno un “per favore”, ma prima che potessi farlo lei aggiunse: “Ci vorrà un minuto!”.

A questo punto, avrei voluto sì scavare una buca, ma per gettarci lei!

Rob lanciò un'occhiata ai suoi amici, dopodiché disse: “No, mi dispiace”.

La sua risposta mi lasciò senza fiato.

D'accordo...

Lucia non gli aveva posto la domanda nel modo giusto, ma da quando lui si rifiutava di scattare foto con le fans?

La mia amica non si arrese: “Dai! Ti prego!”

Rob sembrava molto infastidito dalla sua insistenza, ma prima che potesse rispondere, il suo amico Sam gli diede una pacca sulla spalla e disse, rivolgendosi a me: “Per favore ragazze!”.

Annuii e prima che Lucia potesse replicare, mi scusai per entrambe e la trascinai al nostro tavolo.

“Allora?”, ci domandò Samanta.

“Roba da matti!”, esclamò Lucia furiosa. “Ma chi si crede di essere! Una foto maledizione! Ci voleva un secondo! Che bastardo!”

“Dai Lucia smettila!”, le dissi.

“Smettila un cavolo! E' stato maleducatissimo! Non gli costava nulla!”

Samanta che non aveva mai capito la ragione per cui noi due fossimo così interessate ad un attore, si limitò ad ascoltare il nostro scambio di battute.

“Magari c'è un motivo per cui ha agito così!”, affermai cercando in parte di convincere anche me stessa.

“E quale sarebbe?”, mi domandò.

Scossi la testa incapace di trovare una risposta soddisfacente.

“Basta! Per me è morto!”, dichiarò infine riprendendo a mangiare le sue patatine ormai fredde.

Sospirai e la imitai, nonostante avessi completamente perso l'appetito.

Non riuscivo ad immaginare quale potesse essere la ragione del comportamento di Rob...

Forse era solo stufo di essere infastidito da noi fans ogni volta che metteva un piede fuori dall'hotel. Tuttavia, nonostante avessi cercato di difenderlo, non potevo non sentirmi comunque ferita dal suo atteggiamento.

Avevo fantasticato per anni sulla possibilità di incontrarlo al di fuori di eventi come premiere e simili e di certo non era quello il modo in cui avevo immaginato che le cose sarebbero andate. Nella mia mente, lui si sarebbe dimostrato disponibile e sorridente e di certo il Robert Pattinson con cui avevamo appena parlato si era rivelato totalmente diverso.

Ma in fondo, anche a lui era concesso essere di pessimo umore, no?

Tuttavia...

Perché doveva essere proprio la nostra serata?

La mia solita fortuna!

Sospirai per l'ennesima volta e cercai di seguire la conversazione delle mie amiche, che nel frattempo avevano iniziato a parlare di cosa fare il giorno seguente.

Ascoltandola, non potei non invidiare un po' la mia amica.

Lucia era rimasta chiaramente delusa di fronte alla risposta di Rob, ma per lei la storia finiva lì. Dal giorno seguente avrebbe indirizzato i suoi pensieri sul nuovo attore di turno.

Io non ero così. Per me Rob era tutt'altro che una passione passeggera...

Tenevo a lui pur senza avergli mai parlato. Non lo conoscevo, eppure a volte mi sembrava fin troppo familiare.

Ogni cosa che lo riguardava mi interessava. Conoscerlo, parlargli... Non avrei potuto chiedere di più.

Ma, evidentemente, non era destino.

Cercando di trattenere le lacrime, ripresi a mangiare il mio hamburger, evitando di guardare l'uomo dei miei sogni seduto dall'altra parte del locale ormai semivuoto.

“Lisa, ti sta suonando il cellulare!”, mi informò Samanta.

Ero così presa dal cercare di non pensare a lui, da non essermi accorta del suono proveniente dalla mia borsa.

Presi il telefono e risposi. Era mia madre.

“Lisa!”, disse non appena sentì la mia voce.

“Ciao mamma!”, le risposi cercando di apparire allegra, nonostante il mio umore fosse di tutt'altro genere.

“Tutto bene, tesoro? Come sta andando la vacanza?”

“Benissimo, grazie!”, in fondo se mi avesse chiamata cinque minuti prima sarebbe stato vero.

“Mi f-fa p...”.

“Mamma non ti sento! Resta in linea!”, dissi e dopo aver fatto un cenno alle mie amiche uscii dal locale.

“Mamma ci sei ancora?”, le chiesi una volta fuori.

“Sì, tesoro!”

“La California è stupenda! Ci stiamo divertendo molto!”

“Meraviglioso! Incontrato qualche ragazzo carino?”, mi domandò poi.

“Ehm... Non esattamente...”, risposi restando sul vago.

Alle sue parole “ragazzo carino” la mia mente non poté non divagare su Rob. Così, visto che non me la sentivo di raccontarle quei particolari in quel momento, cambiai argomento raccontandole i nostri progetti per la giornata seguente.

Restammo al telefono per un altro paio di minuti, dopodiché la salutai e riattaccai.

Stavo riponendo il cellulare in tasca quando mi voltai e lo vidi di nuovo.

Stavolta era da solo: evidentemente i suoi amici erano rimasti dentro. Stava fumando una sigaretta, un vizio che avrei decisamente voluto che non avesse.

Non sembrava essersi accorto della mia presenza.

Per un attimo accarezzai l'idea di dirgli qualcosa, magari anche di scusarmi di nuovo per il comportamento di Lucia, ma non ero certa che avrei ottenuto il risultato sperato. Così sospirai e feci per rientrare nel locale.

“Ehi!”, disse Rob.

Sentii immediatamente le guance in fiamme, ma in fondo cosa mi faceva pensare che si stesse rivolgendo a me?

Magari stava parlando anche lui al telefono...

“Ehi, scusa?”, ripeté.

Mi voltai sperando di non fare la figura della scema.

Ma così non fu. Impossibile, ma Robert Pattinson si stava davvero rivolgendo a me.

Rimasi lì a fissarlo, incapace di aprire bocca.

Lui sorrise di fronte al mio imbarazzo, gettò a terra la sigaretta e la spense con il piede.

“Senti mi dispiace per prima... Sono stato decisamente maleducato”, mi disse.

Le sue parole mi lasciarono spiazzata.

“N-no, non c'è problema! Davvero!”, dichiarai con un filo di voce.

Si stava davvero scusando con me?

“No, non è vero”, replicò convinto.

“Okay... Ma non saremmo dovute venire al tuo tavolo! Mi dispiace! Eri con i tuoi amici, non è stato giusto”, affermai con più decisione.

Era stata talmente tanta l'emozione dell'incontrarlo per caso, che avevo lasciato che quel sentimento prendesse il sopravvento sulla mia razionalità.

Non avevo pensato così tanto a quello che lui avrebbe provato di fronte alla nostra richiesta.

Era stata Lucia a parlare, ma in fondo anch'io volevo quella foto. La colpa era mia quanto sua, non era giusto negarlo.

“La tua amica è stata un pochino...”, disse senza concludere la frase.

In effetti scegliere un aggettivo per descriverla era tutt'altro che semplice!

“Non voleva infastidirti, è solo fatta così”, aggiunsi.

Dovevo comunque difendere la mia amica.

“Beh, se vuoi puoi chiamarla così scattiamo questa foto”, aggiunse poi Rob.

Rimasi in silenzio a fissarlo per un attimo.

Il suo sorriso era cordiale, sembrava disponibile e, per un attimo, accarezzai davvero l'idea di andare dentro a chiamare Lucia per scattare la foto che desideravo da anni.

Ma, qualcosa nello sguardo dell'attore mi fermò.

Si stava dimostrando gentile e sebbene fossi certa che lo fosse davvero, sentivo che scattare quella foto per lui sarebbe stato davvero uno sforzo. Così scossi la testa, sapendo che forse un giorno me ne sarei anche potuta pentire.

“Non importa”.

Lui rimase perplesso di fronte al mio rifiuto. Le parti si erano invertite. Ora che mi stava offrendo ciò che volevo, io lo stavo rifiutando.

“Sei sicura?”, mi chiese guardandomi negli occhi ed accennando ad un mezzo sorriso.

“Sì”, risposi convinta.

“Okay”.

Stavo per salutarlo e rientrare quando prese il pacchetto delle sigarette e se ne accese una. Era almeno la seconda in cinque minuti.

“Sai, dovresti smettere!”, gli consigliai incapace di trattenermi e pentendomi immediatamente della mia affermazione.

Era quello che pensavo, ma forse ero stata inopportuna a dirglielo. Pregai che la mia affermazione non lo irritasse, ma sorprendentemente lui scoppiò a ridere.

“Hai ragione!”, esclamò. “Ci ho già provato, ma a quanto pare non ho molta forza di volontà”, aggiunse imbarazzato passandosi una mano fra i capelli.

“Beh, per quello che vale, io penso che tu ce l'abbia”.

Rob non replicò, limitandosi a sorridere.

“Okay, dovrei rientrare...”, aggiunsi controvoglia, ricordandomi che le mie amiche probabilmente si stavano chiedendo che fine avessi fatto.

“Va bene”.

“Okay”, dissi e mi voltai verso la porta d'ingresso.

“Grazie, ehm...? Non so il tuo nome!”, disse Rob mentre stavo aprendo la porta.

Mi voltai nuovamente verso di lui e gli risposi con un sorriso: “ E' Lisa”.

“Lisa”, ripeté lui con un sorriso.

Quante volte avevo sognato di sentirgli pronunciare il mio nome?

“Beh, grazie Lisa”, disse e mi sembrò sincero.

“Grazie a te”.

Stavo per rientrare, quando un'idea folle mi balenò nella mente e, per quanto ci stessi provando, non potei scacciarla.

“Rob?”, dissi voltandomi di nuovo e guardandolo.

“Sì?”, domandò lui, gettando a terra la sigaretta.

“Posso abbracciarti?”, gli chiesi, mentre il mio cuore batteva all'impazzata.

Lui sembrò soppesare le mie parole per un momento, dopodiché annuì e si avvicinò a me.

“Promettimi solo che non cercherai di saltarmi addosso”, disse imbarazzato, ma serio.

“Lo prometto”, dissi con un sorriso.

“Va bene”.

Così mi avvicinai a mia volta a lui ed avvolsi le mie braccia intorno a lui, come avevo desiderato di fare da anni.

Feci molta attenzione a non stringerlo eccessivamente. Non volevo che fraintendesse le mie intenzioni. Non volevo niente da lui.

Desideravo soltanto che per una volta potesse capire, sentire quanto tenessi a lui e quanto era importante per me.

In fondo, era tutto ciò che avevo sempre voluto.

Quando mi staccai da lui, sorrisi e senza aggiungere altro, aprii la porta ed entrai nel locale.

Non so che espressione potessi avere, ma quando raggiunsi il mio tavolo, le mie amiche non mi chiesero nulla.

Ero felice che non sapessero quello che era successo fuori. Il fatto che solo io e lui ne fossimo a conoscenza, lo rendeva speciale.

Almeno per me era così.

Samanta sbadigliò e ci propose di andarcene.

Io e Lucia annuimmo e, dopo aver afferrato le nostre borse, ci alzammo e ci avviammo verso l'uscita.

Ma prima di varcare quella soglia, non potei non lanciare un'occhiata in direzione del tavolo dove prima era seduto Rob.

A quanto pare era rientrato anche lui e stava scherzando e ridendo con Sam.

Quando lo vidi, sorrisi a mia volta felice di vedere che il suo umore era migliorato.

Lui alzò la testa e si voltò verso di noi proprio nel momento in cui stavo seguendo le mie amiche fuori dal locale. Mi vide e mi sorrise quasi impercettibilmente, sorrisi a mia volta ed uscii, felice come non ero mai stata prima di allora.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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