Quo vadis, domine?
C’è
un momento ben preciso, a metà tra una spinta e l’altra, quando i mugugni di
Logan si fanno sconnessi e privi di un significato coerente e nella sua voce si
inizia a scorgere il tremore che accompagna le sue membra, e tutto quel calore,
tutto quel piacere che gli incendia il corpo s’infrange contro ciò che resta della sua coscienza come un onda di un mare in
tempesta, c’è quel momento in cui Kurt è certo di riuscire a cogliere
perfettamente l’intensità di quello che c’è tra loro, l’immensità di quel
sentimento. La vede nel lampo bianco che gli offusca gli occhi e la sente nel
precipitare sconnesso sul fondo splendente dell’abbandono, il sangue che romba
ancora nel petto e il silenzio rotto solo dall’ultimo, perfetto ansito che arriva
all’udito.
E quando tutto termina, e tutto ciò che resta
è l’intreccio dei loro corpi e sperma caldo sulle lenzuola, capisce anche che tutto
è talmente fragile e labile che potrebbe anche morirne.
Dita
callose che s’intrecciano le une alle altre, con tutta la forza della
disperazione.
E
Kurt si chiede se riuscirà mai a trovare la forza di tornare a pregare, un
giorno, per qualcosa così.
Mumble.
[Come sapranno anche i sassi, a un certo
punto Kurt era entrato in seminario. Salvo poi uscirne]