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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    13/10/2011    0 recensioni
[Partecipante al contest "Windy Town" e classificatasi TERZA]
Fuuto è la città del vento, protetta dai Kamen Rider. Ma quando, una notte, Philip, Shotaro e gli altri vengono attirati alla Fuuto Tower da alcuni avvenimenti misteriosi, si ritroveranno davanti a una sorpresa incredibile.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Per Stanotte, Il Vento Non Soffierà


Nick autore: KungFuCharlie sul forum, SHUN DI ANDROMEDA su EFP.


Trama:  Fuuto è la città del vento, protetta dai Kamen Rider. Ma quando, una notte, questi vengono attirati alla Fuuto Tower da alcuni avvenimenti misteriosi, si ritroveranno davanti a una sorpresa incredibile.


Fandom: Kamen Rider W (Double)


Personaggi: Akiko, Ryu, Shotaro, Philip, OC, un po' tutti.


Genere: Malinconico, Sentimentale.


Rating: Verde


Avvertimenti: One-Shot.


Credits: Windy Town (Chris Rea)


Eventuali spoiler: Non so se conta come spoiler ma la fic si colloca temporalmente dopo la fine della serie tv e conta anche qualche riferimento, pur se vago, al film “
Kamen Rider W Forever: A to Z/The Gaia Memories of Fate”.

 

§§§

 

PER STANOTTE, IL VENTO NON SOFFIERÀ

 

Li osservo da tanto, sapete?

 

Ho passato molto tempo a studiare ogni loro gesto o semplicemente ogni loro sorriso, soprattutto da quando sono riusciti a ricomporre quel caotico puzzle che è tutta la loro vita.

 

Buon Dio, nessuno li conosce meglio di me, anzi, nessuno può conoscere questa città meglio di me, so quello che dico, diamine!

 

Vi chiedete perché?

 

Vi posso solo dire che lo scoprirete, se avrete la pazienza di accompagnarmi in questo viaggio: ve lo prometto, non vi ruberò molto tempo, solo una nottata. Potete concedermi questo tempo?

 

In cambio, vi mostrerò qualcosa di bello.

 

Il vento che soffiava su Fuuto, quella notte, era diverso dal solito.

 

Profumato e tiepido, s’infilava in ogni fessura, in ogni stanza, attraverso ogni finestra, avvolgendo ogni cosa: la presenza di una brezza tra gli alti palazzi e i giardini non era una novità ma, in quel particolare momento, sembrava qualcosa di totalmente nuovo, in grado di dare un nuovo impulso vitale a quella città, che al vento era così profondamente legata.

 

Nella sua inarrestabile marcia, quel respiro pulsante trovò infine la sua strada attraverso un piccolo lucernario e sfiorò delicatamente il viso di Philip che, disteso nel suo letto, nell’angolo più remoto dell’agenzia, vicino alla scrivania di Shotaro, interpretò nel dormiveglia come la carezza affettuosa di una mano della quale credeva di aver scordato il tocco.

 

Quel contatto con quelle dita morbide e vellutate gli ricordava la sensazione di una garza soffice sulla pelle, era qualcosa di già vissuto, doveva solo ricordare dove e quando...

 

Un flash improvviso, riesumato dalle profondità del suo inconscio...

 

Un cappello a falde nero...

 

Un viso fasciato...

 

Una mano bendata...

 

“KAA-SAN!” gridò il diciottenne, spalancando gli occhi e sobbalzando, spaventato.

Egli si guardò attorno, frastornato e confuso, e sbatté le palpebre, tremando come un bambino e sentendo le lacrime premere per uscire: non poteva avere semplicemente sognato, ne era certo!

Sua madre era lì!

 

Nervosamente, scostò le coperte, che si erano appiccicate alla sua schiena come una seconda pelle e che lo stavano quasi soffocando, e poggiò i piedi a terra, riprendendo contatto con la realtà che lo circondava tramite il gelo del pavimento in cotto, che gli stringeva i piedi come in una morsa.

 

Doveva calmarsi...

 

Sua madre non poteva essere lì.

 

Fumine Sonozaki era morta, di questo era dolorosamente certo, Wakana-neesan glielo aveva confermato, prima di andarsene a sua volta: lui era l’ultimo rimasto della sua famiglia, assieme a Mikku, che dormiva poco più in là, acciambellato sulla sedia di Shotaro.

 

Il ragazzo tese l’orecchio, sperando che il suo urlo non avesse svegliato nessuno: ma dal piano superiore non si udiva volare una mosca.

 

Almeno quello...

 

Ci mancava solo quella: buttarli giù dal letto per una sua paranoia e scatenare il panico solo per una stupidaggine non era proprio l’ideale.

 

Con un sospiro rassegnato, Philip si sdraiò nuovamente tra le coperte, rannicchiandosi in posizione fetale e socchiudendo nuovamente gli occhi per cercare di riprendere sonno: avrebbe parlato agli altri riguardo a quella sensazione, ma solo il giorno seguente, non c’era nulla di urgente, dopotutto.

 

O almeno era quello che pensava lui.

 

Già, perché, malgrado fosse già notte inoltrata, Hidari Shotaro non dormiva affatto.
Certo, ci aveva provato, questo si, eppure non era riuscito a prendere sonno, e quando il vento arrivò anche fino a lui, passando attraverso la finestra spalancata della sua stanza, era assolutamente sveglio.

 

Ma, se per Philip il vento sembrava portare il delicato tocco delle mani di sua madre, per il detective aveva un altro significato e, nel buio della sua camera, gli parve quasi di sentire il penetrante odore di naftalina e tabacco che aveva sempre impregnato i vestiti del suo Boss; anzi, strano a dirsi, sotto i suoi occhi stupefatti, gli era sembrato di vederne la sagoma, voltata di schiena, mentre lo salutava, semplicemente alzando la mano, come era solito fare in vita.

 

Joker non aveva mosso un muscolo, non ricordava neppure di aver respirato: semplicemente era rimasto immobile, troppo scioccato per fare qualunque cosa o anche solo per parlare.

Si riprese solo dopo parecchi minuti, passati a fissare il punto in cui era scomparso quel... fantasma era corretto da dire? E poi schizzò in piedi, indossando distrattamente qualcosa sopra il pigiama prima di uscire in corridoio.

 

Ma lì, trovò un’altra sorpresa inaspettata.

 

Akiko e Terui erano svegli, e sembravano aspettarlo fuori dalla porta: entrambi dovevano essersi cambiati in fretta e furia, a giudicare dagli abiti che indossavano, tutti stropicciati e sporchi dopo la lunga giornata che avevano avuto.

 

Ma qualcosa dentro di loro gli urlava di non perdere tempo.

 

In silenzio, senza dire una parola, i tre scesero le scale e trovarono Philip, in piedi accanto alla porta e già vestito di tutto punto.

 

“L’avete sentito anche voi, vero?” sussurrò il moro con voce bassissima, senza però voltarsi verso gli amici, che annuirono: “Dobbiamo andare,” aveva detto Terui con tono serio, cingendo le spalle di Akiko col proprio braccio, “Qualcuno ci ha chiamato.”.

 

Non sono stato troppo cattivo con loro, vero?

 

Non voglio fargli del male, ma purtroppo il dono più bello che posso far loro è anche il più doloroso, mio malgrado: durerà solo per stanotte, spero che basti e che non lasci ripercussioni sui cuori di questi quattro bambini, già duramente provati.

Però ho organizzato tutto questo per loro e ho intenzione di andare fino in fondo.

 

Fuori in strada non c’era nessuno e il rombo delle due moto era il solo rumore che spezzava la pacifica quiete notturna mentre i potenti fari dei ciclomotori spazzavano via l’oscurità, delineando agli occhi del quartetto le sagome dei palazzi e le distratte ombre che venivano proiettate sui muri.

 

Scivolavano veloci, l’una dietro l’altra lungo le strade pulite e deserte, mentre le luci lontane della grande torre le guidavano con sicurezza verso il loro obiettivo.

 

La Fuuto Tower non era mai stata così bella prima di allora, agli occhi del detective e dei suoi compagni, così illuminata: spiccava come un faro nella notte, e loro si sentivano attratti come le falene dalla luce.

 

Era lì che quella voce misteriosa li aveva indirizzati, senza alcun dubbio.

 

Con una leggera pressione sui freni, i due piloti fermarono le moto, mentre i rispettivi compagni, stretti a loro, osservavano con un misto di curiosità e inquietudine la massiccia costruzione dinanzi ai loro occhi, con le menti proiettate ai ricordi pressanti e ancora incredibilmente vivi degli avvenimenti che li avevano visti dolorosamente protagonisti: per Akiko, voleva dire ricordare la paura folle, e il suo pianto disperato, per Ryu, per Shotaro e soprattutto per Philip, la cui fragilità l’aveva messo in pericolo; e per il giovanissimo Sonozaki, voleva dire riesumare il ricordo di una donna gentile e il desiderio prepotente di riavere accanto sua madre, anche a costo di gettare ciecamente alle ortiche ogni cosa.

 

Consci della presenza di tali rimorsi e rimpianti, Hidari e Terui non dissero nulla, ma si limitarono a stringersi vicino ai due ragazzi, facendo sentir loro che entrambi erano lì.

 

“Dobbiamo salire?” chiese a un certo punto il poliziotto, dopo parecchi minuti di silenzio ma senza allontanarsi dalle spalle della fidanzata; Philip annuì stringendo con la mano libera quella della ragazza e aumentando la presa, con l’altra, su quella di Shotaro, che nascondeva parte del viso sotto il borsalino candido: “È per questo che siamo stati chiamati qui.” replicò il ragazzino con un filo di voce appena udibile.

 

“Ma come facciamo?” chiese Akiko, stringendosi nella giacca per un'improvvisa folata di vento; fu un momento, e la ragazza sentì come se fosse stata folgorata da un'improvvisa illuminazione: in fin dei conti, era cominciato tutto con il vento.

 

Anche Philip sembrava essere giunto alla stessa medesima conclusione della sua amica, perché entrambi, con un movimento esattamente speculare, chiusero gli occhi e si portarono uno di fianco all'altro, con le mani giunte al petto.

 

Sapevo di fare affidamento sull'intuito di questi due ragazzini. Tra i quattro, sono i più sensibili alla mia presenza e alla mia influenza ed ero certo che almeno uno di loro ci sarebbe arrivato. Ora, state un momento in silenzio, per favore... E' il momento più delicato di tutti. Addormentiamo i guardiani, diamo loro un sonno pacifico fino all'alba almeno... E ora, guardate.

 

Accel e Joker fissarono i più giovani con un misto di curiosità e stupore sul volto, non capivano cosa stessero combinando ed erano confusi; ma si fidavano di loro, quanto di sé stessi, e se si stavano comportando così stranamente... Beh, una ragione doveva esserci, senza alcun dubbio.

 

E poi, accadde.

 

Ryu e Shotaro alzarono un attimo lo sguardo al cielo e videro distintamente una fievole luce dorata avvolgere l'intera Torre e svanire in un attimo, ma era rimasta abbastanza a lungo visibile perché entrambi si convincessero che non era stata un'allucinazione, che era successo davvero: poi, udirono chiaramente uno scatto metallico e la pesante cancellata in ferro, con un cigolio sinistro, scivolò sui propri cardini, spalancandosi.

 

Stupefatti, si avvicinarono ad Akiko e Philip, che avevano riaperto gli occhi e sciolto le mani, che andarono subito a cercare quelle dei compagni: “Il cancello è aperto.” annunciò Sonozaki, sorrideva con autentico sollievo e quasi allegria, “Andiamo, forza. Ci stanno aspettando!” esclamò la ragazza, trascinando due sconvolti Hidari e Ryu attraverso il cortile fino al porticato che contornava l'ingresso.

 

Raito spinse la porta, che s'aprì senza alcun rumore, e i quattro si ritrovarono nell'atrio buio e deserto: era tutto tranquillo e non c'era alcun segno di vita da nessuna parte.

 

“Philip, sei sicu-” provò a dire Shotaro, ma subito il diciottenne lo prevenne, facendogli segno di stare zitto: “Dobbiamo salire ancora, fino all'osservatorio panoramico.” spiegò, guardandosi attorno alla ricerca di un passaggio.

 

Poi vide le scale.

 

“Ma rischiamo di farci prendere dai guardiani notturni.” notò Joker a voce bassissima; Akiko però scosse la testa, cercando di sistemarsi alla bell'e meglio i capelli disastrati: “Non preoccuparti, Shotaro-kun,” lo rassicurò allegramente, “Fuuto-sama ha detto che andrà tutto bene. Dobbiamo solo salire e raggiungerli.”.

 

Hidari fece per chiedere all'amica chi diavolo fosse questo Fuuto-sama, ma non ebbe il tempo neppure di aprire bocca che già Sonozaki era schizzato via come una molla, trascinandosi dietro la coetanea e spingendo di conseguenza anche lui e Terui a seguirli a ruota.

 

“Che diavolo gli è saltato in testa...?” ansimò il detective mentre s'inerpicava su per le scale alle calcagna del suo partner: aveva il sentore che anche loro avessero visto qualcosa di simile a ciò che era apparso dinanzi a lui, in camera poco prima, ma non voleva ricordarlo, benché il cuore gli urlasse che tutto fosse collegato: non voleva illudersi, questa era la verità.

 

Non voleva illudersi che potesse esistere la possibilità di rivedere il Boss, potergli parlare e chiedergli scusa, e poi venire miseramente smentito.

 

Spostò rapidamente lo sguardo sulla figura di Akiko, in testa a tutti, che incitava Ryu a correre più veloce, e non poté che sentire il rimorso attanagliargli le viscere: non aveva detto nulla della sua visione anche per lei, che era la figlia di Soukichi Narumi.

 

Già era stato difficile, a suo tempo, darle la notizia della morte del padre, rivangare quel ricordo non avrebbe portato altro che dolore.

 

“Shotaro-kun! Muoviti! Non dormire in piedi o non arriveremo più!”

 

La vocetta penetrante dell'amica lo fece sobbalzare, riportandolo alla realtà, sotto forma di ciabatta verde smeraldo dritta sulla sua fronte: “Ahia!” si lamentò Joker, prima di venire afferrato dalla mano sottile del suo aibou, “Shotarou, il vento ci ha dato un'altra possibilità.” gli sussurrò il ragazzino, guidandolo con sicurezza su per le scale.

 

E infine, col fiato mozzo e sudati, i quattro amici raggiunsero l'osservatorio panoramico, ma anche quel luogo era deserto, esattamente come il resto della Torre.

 

Però la vista che si osservava da lassù era qualcosa di meraviglioso.

 

Dalle enormi vetrate si vedeva Fuuto, pulsante di vita e luci che splendevano nella notte, così intensamente da mozzare il fiato, come migliaia di piccole stelle nel cielo: potevano sentirlo da lassù, il respiro della loro città; e se chiudevano gli occhi, la loro mente poteva portarli in ogni angolo, e si ritrovarono, in pochi istanti, a viaggiare come fantasmi iridescenti per le vie del centro città, ancora piene di persone malgrado l'ora tarda, tenendosi per mano mentre fluttuavano nell'aria.

 

Guardavano tutto dall'alto, sfiorando le girandole che, a centinaia, affollavano i parchi e i balconi dei palazzi, facendole ruotare come se loro stessi fossero diventati il vento che abbraccia e protegge la città, come se fossero diventati loro stessi il soffio pulsante che rende viva Fuuto.

 

Provavano una commozione incredibile nell'abbracciare in un attimo quel luogo così caro a tutti loro, che aveva significato grandi perdite ma anche grandi conquiste.

 

Quando riaprirono gli occhi, erano di nuovo nella Torre, con le orecchie che fischiavano e i cuori che battevano forsennatamente all'unisono, le loro dita erano ancora saldamente intrecciate mentre il viso, rivolto verso la vetrata, era lo specchio delle emozioni profonde che avevano provato in quel viaggio, durato appena un battito di ciglia ma che avevano percepito come lungo e senza fine.

 

Non dissero nulla, si limitarono a guardare al di là del vetro, perdendosi con lo sguardo nell'osservare la loro città con orgoglio; e poi, di nuovo quel vento tiepido tanto somigliante a una carezza, che già li aveva svegliati, sfiorò i loro visi prima di far volare via il bianco cappello di Shotaro, che volteggiò in aria per qualche istante; il detective, preso di sorpresa, cercò di afferrarlo al volo, ma quello non toccò mai terra e anzi, nell'oscurità era comparsa una fioca luminescenza argentata dalle fattezze umane, le cui dita ne agguantarono la falda mentre tante altre sagome splendenti affiancavano la prima.

I quattro ragazzi sobbalzarono: anche se gli occhi non li avevano riconosciuti ancora, non valeva lo stesso per i loro cuori, che avevano istintivamente capito quale fosse l'identità di coloro che stavano per comparire.

 

“Shotarou, il modo in cui indossi questo cappello è la prova che sei diventato un vero uomo.”

 

Furono queste parole, pronunciate da una voce familiare, a colpire Hidari come nemmeno un scarica elettrica da 10000 V avrebbe potuto fare: con gli occhi sbarrati, il detective riconobbe Soukichi Narumi.

 

“T-Tou-san...?” balbettò Akiko a sua volta, con gli occhi umidi e la voce rotta.

 

Ma il loro stupore non era nulla al confronto della gioia di Ryu, che li aveva lasciati lì per correre ad abbracciare la sorellina e la madre: entrambe stavano accanto a suo padre, a pochi passi di distanza da Skull.

 

Philip invece, era rimasto imbambolato, stretto nel suo spolverino color pastello, mentre la medesima mano che l'aveva accarezzato nel sonno aveva preso forma dinanzi a lui, avvolta da morbide garze candide.

 

“S-Shroud...?” bisbigliò il diciottenne, coi battiti del cuore che gli rimbombavano nelle orecchie mentre al suo fianco comparivano anche le due sorelle, emergendo dal buio, splendenti come fari: il contatto con le loro mani era caldo e morbido sulle guance pallide e scarne del ragazzino, non sapeva cosa dire né cosa fare, riusciva solamente a stare fermo in quel punto, mentre le tre donne lo abbracciavano come quando era bambino, c'era quella sensazione di calore nei suoi ricordi.

 

“Wakana-neesan... Saeko-neesan...” riuscì infine a sussurrare lui, quando un'altra mano, più massiccia e callosa andò a scompigliargli i corti ciuffi neri.

 

La famiglia Sonozaki si era riunita.

 

Hidari era sconvolto: tutte le persone che per loro avevano significato tanto, che avevano perso nel modo peggiore, erano tornate da loro; per quanto tempo non lo sapevano ma non importava, perché l'averle di nuovo accanto era così bello da impedire alla ragione di riprendere il controllo e lasciare al cuore il comando del corpo.

 

Il Boss, i genitori di Philip, quelli di Terui...

 

Malinconicamente, il suo sguardo si spostò per tutta la grande sala, dovunque trovava solo famiglie riunite e, per quanto la cosa non potesse che renderlo felice, soprattutto vedendo la gioia dei propri amici, sentiva che c'era qualcosa di sbagliato, soprattutto pensando al luogo dove si trovavano, vegliati a breve distanza dalla figura colorata di Fuuto-kun.

 

“Sembri cresciuto, Hidari Shotaro. Senza dubbio, hai mantenuto la tua promessa di proteggere questa città che ho tanto amato.”.

 

E all'improvviso, come se qualcuno, forse lo stesso che aveva reso possibile quel miracoloso incontro, avesse voluto coronarlo degnamente, la voce di Kirihiko Sudo lo riscosse dai suoi pensieri cupi; e alzato lo sguardo, il detective vide il suo rivale, ritto accanto al pupazzo che lo stesso aveva ideato.

 

Neanche lui mancava all'appello e i due si ritrovarono, uno di fronte all'altro, guardandosi fisso negli occhi, ma senza alcuna ostilità negli sguardi: Sudo era esattamente come Hidari l'aveva visto l'ultima volta, con quel ghigno indecifrabile dipinto sul volto abbronzato e l'immancabile foulard, che ricordava la bandiera del Giappone.

 

“Grazie per tutto quello che avete fatto.”

 

Kirihiko disse solo questo ma al detective bastò per capire.

 

E si sentì orgoglioso.

 

“Shotarou...”

 

In un attimo, Joker si ritrovò al centro della sala, con accanto Philip, Akiko e Ryu, erano circondati da quei visi sorridenti e soddisfatti: sentivano che tutte le sofferenze che avevano provato durante tutte le loro battaglie non erano nulla a confronto di quelle espressioni allegre e piene di sentimento.

 

“Benvenuti, ragazzi miei. O forse dovrei dire ben ritrovati?”

 

Ma le sorprese ancora non erano finite e, davanti a loro, si era materializzata un'altra figura, questa volta del tutto sconosciuta ai quattro ma sembrava che invece gli altri la conoscessero bene.

 

Era un uomo anziano, o almeno ne aveva le sembianze, e indossava una buffa tunica color arcobaleno, che gli copriva anche i piedi, tanto era lunga; il viso era pieno di rughe, ma era così luminoso e florido che l'età apparente del nuovo arrivato sembrava quasi impossibile.

 

Con le braccia spalancate, strinse a sé i quattro ragazzi: anche il suo odore era insolito ma tremendamente familiare, come se...

 

“Lei è Fuuto-sama...?” chiese debolmente Hidari: “Lei è il vento che ci ha salvato quel giorno...” affermò il detective: ricordava quel miscuglio di profumi, di erba tagliata, di ramen bollente, di fiori e di mare che gli aveva riempito le narici mentre precipitavano nel vuoto durante lo scontro contro Eternal, quando una forte brezza li aveva salvati da morte certa, dando loro la forza necessaria per riuscire nell'impresa di vincere quel tremendo avversario.

 

“Io sono il Vento di Fuuto.” rispose lui con semplicità: “Io veglio su questa città da sempre, e sono estremamente fiero di voi bambini.” aggiunse con espressione affettuosa, mentre accarezzava i capelli di Akiko, “Non potevo lasciarvi morire in quel modo, Philip-kun,” notò l'uomo, voltandosi verso il più giovane del gruppo, che lo fissava con stupore, “Tutti quelli che vivono a Fuuto sono come figli per me, anche se non ci sono nati e vi si sono trasferiti, anche chi era in cerca di vendetta, per me, è come se fosse il più prezioso dei tesori.”.

 

Ryu annuì, senza dire una parola, ben conscio che quello fosse il suo caso.

 

“Fuuto è strana, accoglie chiunque e si mostra forte, incredibilmente forte e piena di vita, è in grado di conquistare chiunque. Ma quando invece si trova nei pasticci non sa più come cavarsela e tocca a me riportare la tranquillità.” proseguì il Vento, rivolgendo a ciascuno di loro un sorriso: “Voi mi avete aiutato tanto, avete fatto vostra la missione di cui mi ero fatto carico molto tempo fa. Siete più simili a me di quanto mai avrei pensato fosse possibile, sapete?”.

 

Le sue parole confusero forse ancora di più Shotaro e compagni.

 

“Quello che Fuuto-sama vuole dire è che apprezza gli sforzi che avete fatto fino a ora, perché riconosce il vostro comportamento come totalmente disinteressato,” intervenne Ryubee, rompendo il silenzio per avvicinarsi al figlio: “E per questo ha voluto premiarvi.”.

 

“Raito, siamo orgogliosi di voi.” aggiunse Shroud.

 

“P-Per quanto resterete?” chiese Cyclone, puntando sulle sorelle i suoi grandi occhi scuri con espressione interrogativa.

 

“C'è ancora tempo.” esordì la madre di Terui, cingendo con le braccia le spalle del figlio: “Per stanotte, il Vento non soffierà.”.

 

E così dicendo, ella spinse in avanti Accel accanto ad Akiko, facendo arrossire entrambi dall'imbarazzo di trovarsi improvvisamente così vicini: “Ti ho mai raccontato come fece tuo padre a conquistarmi?” chiese la donna con un sorriso malizioso mentre faceva intrecciare le mani dei due ragazzi tra loro, “Mamma, non mi pare il momento...” la rimproverò debolmente Ryu, ma lei non sembrava averlo sentito, “Tuo padre e io frequentavamo lo stesso karaoke, sai? E quando, una sera, lui e alcuni suoi amici scelsero una particolare canzone da cantare, anche io ero lì. Mi fermai ad ascoltarla, lui mi vide e mi invitò a ballare con lui. È stato così romantico.” sospirò lei con voce sognante.

 

Con un paio di saltelli, il piccolo FrogPod raggiunse i piedi della donna e, balzatole in braccio, dalla sua bocca all'improvviso, alcune note, suonate inconfondibilmente da una chitarra, presero a diffondersi nella sala intanto che il cerchio attorno a Ryu e Akiko si allargava.

 

Driving home from the highland line

We done some gigs on the Clyde and the Tyne...

 

E mentre la musica assorbiva tutti, solo Shotaro si era staccato dal gruppo, avvicinandosi alla vetrata: con la coda dell'occhio poteva vedere i suoi due amici intenti a ballare, abbracciati stretti stretti e circondati dall'affetto dei loro cari, sentiva che era giusto così, quel momento di tranquillità se lo meritavano.

 

Restò qualche istante a fissare le luci della città sotto di lui, conosceva quella canzone, ricordava che anche il Boss la ascoltava spesso sul vecchio giradischi nell'angolo dello studio...

 

And on the bus there is a friend of mine

We go way back to the scene of the crime

We sit up front and share a cigarette

And try to remember what we tried to forget

 

“Ricordare ciò che si è tentato di dimenticare è sempre difficile,” esclamò una voce alle sue spalle: “Ma anche questo vuol dire crescere, Shotarou. Lo sai vero?”.

 

Hidari non si voltò, sapeva benissimo di chi si trattava.

 

“Ho tentato di dimenticare quella notte, ma non ci sono riuscito.” ammise in un sussurro il ragazzo, mentre Soukichi gli si avvicinava: “He say do you remember? He say do you recall? I say yeah I remember, oh, I remember it all” cantava Skull a bassa voce, in perfetta armonia con il FrogPod, “Non va dimenticato nulla, neppure la più piccola cosa.” sembrava rimproverarlo.

 

Shotaro non riuscì a guardarlo negli occhi.

 

“Puoi lasciarti tutto alle spalle, ma devi sempre ricordare il tuo passato, anche se è doloroso.” aggiunse Narumi, mettendosi accanto a lui: “Perché è lui a plasmare il tuo presente e il tuo futuro.”.

 

We come so far and we move so fast

Making hay see it all go past

Round the world and round again

 

“Quel disco deve essersi consumato a furia di ascoltarlo, non è vero, Boss?” disse Joker; l'uomo annuì: “Ma è una canzone che può ancora insegnare tanto, che può ancora insegnarti tanto.” precisò, “Ti rappresenta particolarmente, ragazzino.”.

 

“Non sono più un bambino.” borbottò Hidari.

 

Oh everytime, everytime

Every time that cold wind blows

Every time I hear that sound

Late night trains shunting down by the river

I remember windy town

 

Skull si avvicinò al vetro, poggiandovi sopra una mano come a voler afferrare Fuuto e nasconderla agli occhi del mondo: “Quando mi trasferii a Osaka, quando nacque Akiko... Ogni volta che sentivo il vento soffiare mi sembrava come se mi stesse rimproverando per qualcosa e volevo tornare indietro. Non fraintendermi, amavo la mia famiglia, la amo ancora adesso,” precisò lui, voltando un attimo lo sguardo verso la figlia, che ancora ballava abbracciata a Terui, “Ma Fuuto-sama ha ragione, questa città conquista chiunque ed è difficile riuscire a starle lontano, non puoi dimenticarla semplicemente andandotene.”.

 

Non se n'erano ancora accorti, ma il cielo fuori da lì aveva cominciato a schiarirsi.

 

“Oyassan, lei mi ha insegnato ad amare la mia città e a difenderla a ogni costo. Per questo ho accettato di diventare un Kamen Rider, di essere la parte sinistra di W; sono nato e cresciuto insieme ai venti che soffiano e non potrei immaginarmi una vita diversa. E credo che anche per lei sia lo stesso. Io personalmente non potrei pensare di vivere da un'altra parte piuttosto che qui.”.

 

“Non mi ero sbagliato, Shotarou, sei proprio cresciuto.”.

 

E intanto che sorgeva l'alba e pian piano quei fantasmi evanescenti scomparivano, Hidari poté giurare di aver visto le labbra del suo Boss incurvarsi in un sorriso orgoglioso.

 

Prima di svanire del tutto mentre il primo raggio di sole della giornata filtrava attraverso il vetro.

 

§§§

 

Shotaro scese silenziosamente le scale che portavano al piano inferiore e aprì la piccola porta a scomparsa, sbucando infine nell'agenzia inondata di sole.

Cercando di fare il meno chiasso possibile, per evitare che Philip si svegliasse, il detective si avvicinò in punta di piedi al giradischi sotto la finestra e si accucciò nel piccolo spazio tra il muro e la scrivania, frugando nel cesto sotto lo stereo.

 

Trionfante, il giovane tirò fuori un vecchio vinile, esaminandolo alla luce del sole e ripulendolo dalla polvere con la manica della giacca.

 

Con cura, tolse il disco dalla sua custodia protettiva e lo posizionò con attenzione sulla piastra, sistemandovi poi sopra la puntina.

 

E mentre la musica che già avevano ascoltato quella notte cominciava a uscire dalle casse con un fruscio di sottofondo, il detective si affacciò alla piccola finestrella, da cui si vedeva un lembo di cielo: socchiuse gli occhi, ascoltando il vento che gli sussurrava all'orecchio con la voce di Fuuto-sama.

 

I remember windy town...

 

§§§

 

TERZA CLASSIFICATA

 

“Per stanotte, il vento non soffierà” di KungFuCharlie

Lessico e grammatica: 9/10
Stile: 8/10
Originalità: 9/10
Gradimento personale: 8/10
Punti atmosfera:
-Punti vento: 5/5
-Punti città: 3/5
Utilizzo della canzone (facoltativo): 3/3
Totale: 45/53
PREMIO “VENTO”

A parte un piccolo errore di grammatica (forse una svista?) e qualche difettino di forma, è una storia scorrevole e scritta bene, semplice e che ti permette di seguirne il filo nonostante l'alto numero di personaggi che partecipano :-) Una storia dolce, nostalgica e tranquilla, in cui i ricordi prendono vita; ”Windy town” fa da padrona di casa, intervenendo come “colonna sonora” di una parte della storia ma soprattutto, per quanto riguarda il testo, come “morale”. In questo modo ti sei guadagnata tutti e tre i punti canzone, e, mentre la città è considerata un po' “en passant”, il vento è un altro dei padroni di casa, al punto che qui viene rappresentato come personaggio in carne e ossa ed è il vero protagonista della storia.
Che dire? Hai centrato appieno lo spirito del contest e ti assegno il “PREMIO VENTO” :-) Brava!

   
 
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