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Autore: daisy05    23/06/2006    22 recensioni
"Quando penso a tutto ciò che mi è accaduto, non posso togliermi dalla testa che un destino misterioso tessa i fili della nostra vita, con una visione chiara del futuro, in cui i nostri desideri e misteri non hanno spazio."- Matilde Asensi. Hermione, Ron, un volo per New York ed una Toilette difettosa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa prima di iniziare

Piccola premessa prima di iniziare…questa è la mia prima Shot romantica che non a un pizzico di malinconia. Non sono portata per queste cose, credo, visto che non ho affatto un stile brillante…mi sono, però, particolarmente applicata, nella speranza di risollevare il morale ad un’amica che, in questo momento, non se la passa esattamente bene…

 

Cecilia, amore, scrivere commedie non è nelle mie corde…non ci sono proprio portata, tesoro mio, perché credo fondamentalmente di essere una persona un tantino noiosetta…ci ho provato anche stavolta e, anche se non sono esattamente soddisfatta…eccoci qui. E’ per te. Perché spesso non capiamo il motivo delle nostre cadute, ciò che sta dietro ad un rovinoso capitombolo, o dietro la pelle delle nostre mani, incisa dalla forma dei ciottoli su cui siamo crollati…il destino è il più delle volte imperscrutabile. Incomprensibile. E l’uomo non è capace di interpretarlo. A tutto c’è un perché, tesoro, non sono certo io a dovertelo dire…si abbandona una cosa per acquistarne un’altra migliore. Sempre. Non voglio insegnarti cose che già sai…solo ricordartele; perché ogni tanto fa bene ^__-

 

Altra cosa, poi potete andare…Lily, tesoro, avrei voluto dedicarti una bella H/G, ma ultimamente l’ispirazione fa i capricci…conto sul fatto che mi hai sempre detto che il mio Ron non ti dispiace più di tanto…te la dedico più che volentieri, perché oltre ad essere una persona dolcissima- nonché unica donna del ventiduesimo secolo votata al martirio…beta-leggere i prossimi di TS&D…O_o-, ed avermi dedicato, con sommo onore da parte mia, la tua prima Fanfiction, sei anche una persona con la quale è piacevolissimo parlare…ti adoro, piccolina.

 

Per gli altri…perdonatemi se questa Shot non è il massimo. Ed è noiosa. E perché non ho ancora sfornato il nuovo capitolo del mattoncino…no, alt! Per questo dovreste essermi grati ora che ci penso.

 

                                                *The Terminal*                                                           

 “Quando penso a tutto ciò che mi è accaduto, non posso togliermi dalla testa l’idea che un destino misterioso tessa i fili della nostra vita, con una visione chiara del futuro, in cui i nostri desideri e progetti non hanno spazio.” -Matilde Asensi

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La Magic Airlines si presentava come la compagnia di volo più prestigiosa tra quella presenti in territorio inglese.

“Voli per tutte le bacchette!”, recitava lo slogan della società, nata solo qualche anno prima, al solo scopo di soddisfare gli assurdi capricci di un nutrito gruppo di maghi che, quasi per caso, aveva scoperto i piaceri del volo di linea.

Gli aerei della Magic non si differenziavano poi molto da quelli della “British” o della “American”, se non per il fatto che, a bordo, i loro passeggeri potevano usare liberamente la magia, senza il timore di infrangere lo statuto di segretezza, entrato in vigore da qualche mese a quella parte.

Il ministro aveva, infatti, preso la decisione di applicare una severa legge che, di fatto, permetteva le materializzazioni solo in territorio nazionale; procedimento che, come si può facilmente intuire, aveva portato un malcontento generale.

L’abile politico, tuttavia, non sembrava curarsene troppo, sicuro del teorema che vuole un disegno di legge valido solo se accompagnato da vivaci polemiche.

Eveline Murdoch seguì distrattamente l’ennesima intervista al portavoce di Cooke e, sospirando, si portò la tazzina di caffè alle labbra.

Gettò un’occhiata veloce alla sua collega che, a qualche metro da lei, stava ordinando un Croissant, rifilando una gomitata ad una ragazza dai capelli mossi, che dimostrava avere la sua stessa età.

Eveline schioccò la lingua contro il palato, assaporando l’aroma intenso ed inebriante della bevanda che si era appena concessa.

I suoi occhi corsero alla larga vetrata che, proprio dietro il barista, rifletteva la sua immagine; si sistemò il colletto azzurro della divisa e, dopo essersi portata una ciocca di capelli scappata alla sua severa crocchia dietro l’orecchio destro, picchettò le labbra con l’indice, per sfumare leggermente il rossetto.

Rimirò, soddisfatta, l’immagine che lo secchio le rifletteva e, con passo altero, si diresse verso il Container, pronta a ricevere i passeggeri che, quel giorno, avrebbe dovuto accompagnare negli States.

Affondò le lunga dita affusolate nella pochette, cercando a tentoni il distintivo, ma, tra cipria e matite, l’impresa si stava dimostrando ben più ardua del previsto; continuò a camminare, tacchi permettendo, portando, tuttavia, il suo sguardo alla borsetta e non accorgendosi, così, che la sua traiettoria si stava per incrociare con quella di un ragazzo molto alto e dal fisico statuario.

Quando si scontrarono, Eveline dovette mordersi la lingua per masticare un’imprecazione; ne andava del prestigio di un’intera categoria, diamine!

Si massaggiò la caviglia, dolorante, ed alzò gli occhi verso l’uomo con il quale si era scontrata; per poco non gli si mozzò il fiato in gola.

Essendo una Hostess, considerava quasi una deformazione professionale quella di conoscere, quotidianamente, ragazzi attraenti; ma mai, in tutta la sua carriera -per quanto corta potesse essere- aveva incontrato un ragazzo che, pur avendo i capelli rossi, era tanto affascinante.

Rapita dal movimento delle labbra di lui, non fu in grado di assimilare pienamente il suo discorso, limitandosi così ad afferrare la sua mano per rialzarsi e a scrutare, per quanto più tempo la buona educazione le potesse concedere, quei profondi occhi cobalto…occhi che le ricordavano qualcuno, anche se non sapeva esattamente chi.

Il ragazzo sorrise e si congedò, lasciandola così al centro della sala d’aspetto, un tantino stordita, mentre la mente correva agli ultimi articoli pubblicati dal “Settimanale delle Streghe”.

 

                                                   ******************************

Colin Edwards sbadigliò sonoramente, lottando tenacemente con le sue palpebre che, quella mattina, non ne volevano sapere di restarsene aperte.

Un sorriso debole increspò le sue labbra, quando la mente gli suggerì il perché di quello strano fenomeno.

Suo figlio, un cosino di neppure due mesi, aveva pianto per gran parte della notte passata, costringendo lui e sua moglie a passare la notte in bianco.

In tutti i sensi.

Certo, avere un bambino era un cosa fantastica (pannolini e ariette a parte) e tutto il resto, però…era dura per un uomo tanto giovane privarsi di uno dei piaceri migliori della vita.

Scosse la testa e si impose di riacquistare almeno una parvenza di lucidità.

Salutò Joe che, dopo avergli assicurato che aveva controllato tutti i portelloni del jumbo AZ-1515 per N.Y. scese le scalette, spostandosi così sulla pista d’atterraggio.

Colin portò d’istinto le mani sporche di grasso sui pantaloni della tuta da lavoro ma, ricordando i rimproveri della sua compagnia, optò, alla fine, per l’uso di uno strofinaccio consunto.

Almeno resterà pulita ancora per un po’.

Si passò una mano tra i capelli e osservò attentamente una porta scorrevole che portava alla seconda toilette presente sul ZZ-1515; Joe era un novellino del mestiere e, per quanto abile fosse, era meglio dare una controllata anche a quello sportello.

Fece per raggiungere quell’area, quando il suo Walkie-Talkie gracchiò rumorosamente.

“Ehi, Colin! Bisogna fare il pieno di carburante allo ZZ!”, esclamò dall’apparecchio la voce di un suo collega.

Colin sospirò, passandosi una mano sugli occhi.

“Ma non doveva farlo Edwin?”, chiese, portando la bocca accanto alla radiolina.

“Doveva, ma è in malattia…e noi non possiamo farlo. Lo fai tu?”.

Colin sbuffò e lanciò un’occhiata alla Toilette.

Infondo il ragazzo non ha mai sgarrato, ed è qui da sette mesi…andrà bene anche stavolta.

“Arrivo”.

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“Non mi importa se il capo dell’opposizione si dice contrariato dal nuovo disegno di legge. La storia mi darà ragione!”; trattenne a stento un sorrisetto, quando il televisore posto dietro il balcone del bar, divulgò l’ennesima intervista del Capo del governo.

Mescolò con le dita le caramelline presenti in un contenitore di cartone accanto ad una tazzina vuota, sentendosi tornare bambina.

Come se smuovere delle cartine colorate potesse farlo, ragazza…

Sospirò pesantemente, incrociando le braccia al seno e aspettando pazientemente il suo turno al banco.

Lanciò un’occhiata rapida al suo orologio da polso-regalo da parte della nonna, per il diploma-; le 9.00.

Si morse le labbra nervosamente, chiedendosi se avesse fatto la cosa giusta; sin da piccola, aveva amato in modo particolare le Brioche del bar dell’aereoporto ma avrebbe dovuto prevedere che, in tutta probabilità, non era la sola.

Si rimproverò per la sua mancanza, sperando seriamente nella sua buona stella.

Lo sguardo le cadde su un cucchiaino d’argento; il dorso dell’oggetto le rimandò l’immagine di una ragazza abbastanza carina, dai lunghi capelli marroni e dagli espressivi occhi scuri, il naso impercettibilmente aquilino.

Afferrò un lembo di pelle tra pollice ed indice e strinse violentemente; per lo meno, non c’erano ancora rughe.

Si alzò sulla punta dei piedi, nel mero tentativo di capire perché mai l’anziana davanti a lei ci stesse mettendo così tanto tempo, quando si sentì rifilare una potente gomitata al fianco.

“Ahi!”, esclamò, portandosi una mano sulla parte dolorante.

La giovane donna che gliela aveva data- un Hostess pesantemente truccata e con l’aria da snob- la guarda dall’alto in basso.

“Almeno chiedere scusa, eh?!”; sbottò lei, decisamente alterata per la maleducazione dell’altra.

La ragazza incrociò le braccia al petto, assumendo una posa che, presumibilmente, considerava provocatoria.

“E perché mai?”.

“Perché mi hai fatto male. E perché rientra nelle regole di buona educazione.”; si interruppe, scrutandola attentamente. “E, visto che, essendo un’ Hostess, te ne dovresti intendere di regole comportamentali, non dovrei essere certo io a dirtelo.”.

L’Hostess fece per replicare, quando un luccichio di comprensione la attraversò gli occhi.

La fissò, sbigottita.

“Ma lei è…!”; l’altra si scagliò contro di lei, tappandole la bocca.

“S’ì, lo sono…cambia qualcosa…”, si interruppe.

Lo sguardo corse al cartellino della ragazza.

“…Virginia?!”, l’altra scosse la testa e si spostò leggermente, lasciandola raggiungere, così, il banco.

Porse lo scontrino e, immediatamente, le venne servito un cappuccino ed un Croissant caramellato.

Caldo…buono.

Lascio il passo a Virginia e, in men che non si dica, raggiunse un tavolino appartato.

Staccò  un minuscolo pezzo del dolce e, in un silenzio religioso, se lo portò alle labbra.

Adorava le Brioche, sin da quando suo padre- contravvenendo palesemente alle disposizioni della madre- le portava a casa la domenica mattina, fragranti, quando non era che una bambina.

Dopo aver assaporato anche l’ultimo boccone, fissò attentamente indice e pollice, appiccicaticci.

Si gettò un’occhiata attorno; nessuno badava a lei.

Umettò un tovagliolino e, lentamente, si pulì le dita.

Afferrò la tazza bianca e sorseggiò la sua dose quotidiana di caffeina, guardandosi in giro; la sala era percorsa da uomini e donne che, ventiquattrore di pelle nera alla mano e Rayban-o Chanel- agli occhi, controllavano scrupolosamente i loro biglietti d’imbarco.

Portò istintivamente la mano alla borsa, cercando un corpo sottile e liscio.

Lo aveva riposto nel bauletto di pelle già qualche giorno prima, per sicurezza, ma l’imprevisto era sempre in agguato.

Tastò la tasca interna e, dopo qualche manovra,  estrasse il suo pass.

Hermione Jane Granger; ZZ-1515, posto duecentododici.

Appoggiò il mento al palmo della mano; adorava volare.

Sarebbe stato un gran bel viaggio.

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Che merda di viaggio che sarà!

Si passò una mano tra i capelli rosso fiamma e umettò le labbra, incredibilmente screpolate, con un po’ di saliva.

Odio volare.

Affondò le mano nelle tasche dei pantaloni da taglio classico, le maniche della camicia di un bianco immacolato arrotolate appena sopra i gomiti.

Si sciacquò il viso con un po’ d’acqua gelida e, quando uno schizzò raggiunse il colletto, trattenne a stento una risata.

Si sentiva ridicolo, con quei vestiti addosso ma, d’altronde, Molly era stata lapidaria.

“Non ti vorrai far vedere dal tuo nipotino vestito da barbone, vero?!”; la voce della madre gli risuonò nelle orecchie e trattenne a stento un sorrisetto.

Quello che sua madre intendeva per abbigliamento da Barbone corrispondeva, in realtà, ad un paio di Jeans abbinato ad una felpa larga.

Effettivamente, un po’ azzardato per un ragazzo di ventisette anni, ma…miseriaccia, i tempi erano cambiati, no?!

Si massaggiò la gola energicamente, chiedendosi perché mai le pasticche che Madama Chips gli aveva prescritto non avessero ancora fatto il loro dovere.

Non voleva certo che la prima frase detta al suo nipotino- nonché figlioccio- fosse un debole vagito, no?

“Prova, prova…”, gracchiò, ma il suono che fuoriuscì dalla sua bocca non assomigliava affatto alla sua voce.

Era di almeno due ottave più basso, senza contare che era roco.

Sorrise al suo riflesso; era stato un cretino a non prevedere che Ethel gli avrebbe passato il mal di gola.

Valli tu a fermare, gli istinti del momento…, pensò.

Gettò un’occhiata al basso ventre.

Più che altro, vallo a fermare.

Trattenne a stento un sorrisetto d’orgoglio.

Rinfrancato dai ricordi della piacevole notte trascorsa, si asciugò velocemente le mani, deciso a concedersi almeno un succo prima dell’imbarco.

Dopo essersi chiuso la porta del bagno alle spalle, avanzò lentamente tra la folla, guardandosi in giro senza sapere esattamente il perché.

Sensazioni, ecco.

“Bubi!”; il suo sguardo si spostò su un alano che aveva l’aria di essere alquanto nervoso e che stava letteralmente trascinando la sua padrona, tra un morso alle scarpe e l’altro; stava per raggiungerla per darle una mano, quando si scontrò con un’altra ragazza.

Si massaggiò il collo lentamente, e, dopo qualche istante, si rialzò, recuperando il portafoglio, caduto a terra.

Studiò il volto della giovane donna, colpito dalle fattezze innegabilmente belle della ragazza.

Pronto a fare il Replay, a bordo, amico?, pensò, gettando un’occhiata alla zip dei pantaloni.

Si stampò sulle labbra un sorriso di circostanza e porse la mano all’Hotess.

“Mi perdoni…”; lo sguardo corse al distintivo.

“…Eveline. Ero troppo occupato ad osservare la sua figura per accorgermi che le stavo venendo addosso.”; sorrise accattivante, piacevolmente lusingato dalla smorfia attonita dipinta sul volto di lei.

Studiò per qualche secondo il suo viso, ora contratto in un’espressione di comprensione.

Riconosciuto anche qui, cazzo!

Sorrise falsamente e, dopo averla salutata,  si portò nel locale adibito a mensa.

Ordinò un succo di zucca gelato e, approfittando del servizio, decise di acquistare lì la sua copia del Profeta.

Aprì il giornale e, nel tempo di un battito di ciglia, un sospirò si levò dalle sue labbra.

La prima pagina era farcita dalle dichiarazioni del primo ministro e, all’articolo che occupavo il centro del foglio, seguiva un Reportage di un famoso cronista, che andava denunciando il controllo assolutamente inadeguato che i servizi aeroportuali ponevano nel contrastare l’attività terroristica.

Ron sbuffò ed accartocciò le figure dei due, gettando il quotidiano nel cestino accanto al banco.

Ci mancava solo questa, per volare tranquillo…

Da buon Auror, sapeva che l’attività dei mangiamorte sopravissuti alla caduta di Voldemort si svolgeva soprattutto all’estero; era stato questo il motivo che aveva spinto i suoi superiori ad affidare a lui la giurisdizione locale e ad Harry il controllo del territorio statunitense, ove era ospitata una nutrita comunità magica.

Controspionaggio, lo chiamavano.

Ginny aveva deciso di seguire il compagno all’estero e, dopo sei mesi, aveva scoperto di essere incinta.

Il bambino- un piccoletto che aveva, a detta degli zii Fred e George, gli occhi della mamma ed i capelli del papà- era nato da appena due settimane, ma sua sorella aveva espresso il desiderio di battezzarlo al più presto.

Se i nonni avrebbero raggiunto, per motivi logistici- avete idea di quante ore ci vogliono per fare una torta a forma di culla, eh?!-, la Grande Mela solo tra qualche giorno, Ron, in qualità di padrino, era stato invitato a raggiungere la City al più presto.

Sospirò e si passò una mano tra i capelli.

Lo sguardo si spostò prima sull’orologio a muro, poi sui capelli mossi di una ragazza, che gli dava la schiena, a pochi metri da lui.

Una morsa gli serrò il cuore.

Distolse in fretta gli occhi, imponendo alla sua immaginazione di non correre…lei si sarebbe sposata presto.

Glielo aveva comunicato sua cognata, che aveva avuto la notizia di prima mano dallo sposo stesso.

Il tuo intuito funzionava bene già allora, vecchio mio…, pensò, amaramente.

Tuttavia, il pensare di aver intuito, già anni or sono,  che Vicktor l’avrebbe avuta, non servì affatto a lenire il suo dolore.

Ed il fatto che fosse stato proprio lui a spingerla tra le sue braccia, non servì a migliorare la situazione.

E’ finita! Prima lo accetti, meglio sarò per tutti…per te soprattutto.

Non poté evitare di soffermarsi, però, ancora sulla schiena della sconosciuta.

Non poteva essere lei; a quell’ora, con tutta probabilità, se ne stava a fare le prove per il suo vestito da sposa.

Ingurgitò il resto del succo con foga.

Non era lei.

Nossignore.

Rinfrancato, appoggiò il bicchiere vuoto al ripiano di legno e, dopo essersi ravvivato, per l’ultima volta, i capelli con le dita, raggiunse una poltroncina di plastica, predisponendo anima e corpo a quello che sarebbe stato un pessimo viaggio.

Se non altro per l’immagine di lei e del monociglio in testa.

 

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Hermione si sedette su una seggiolina grigia e si preparò all’imbarco.

Estrasse uno specchietto dalla borsa, terrorizzata dalla possibile presenza di zucchero a velo sulle sue labbra.

Dopo aver constato che era ancora capace di usare correttamente un tovagliolo, Hermione afferrò al volo una rivista di moda- di quelle che si comprano proprio quando si ha l’impellente bisogno di distrarsi- e prese a sfogliarla attentamente, alla ricerca di nuove idee per il suo vestito.

Sembrava che, da qualche tempo, tutto le stesse remando contro, per quel matrimonio.

La sarta si era fratturata il polso, una gelata improvvisa aveva rovinato le composizioni floreali,  l’estetista aveva deciso di prendersi un anno sabbatico, lo chef del ristornate si era sognato, dall’oggi al domani, di darsi esclusivamente alla cucina francese, quando il suo fidanzato aveva espressamente richiesto un pranzo bulgaro…

Hermione sorrise; fidanzato.

Se qualcuno le avesse chiesto come si sentiva in quel periodo, probabilmente avrebbe risposto che versava in uno stato di indifferenza.

Non nel senso che non era felice della scelta che lui aveva preso ma perché, più che altro, tutto le era piombato tra capo e collo nel giro di sei mesi.

Un incontro quasi fortuito, un riscoprirsi a vicenda, un fidanzamento lampo e…eccolà lì, pronta a salpare per la City.

Se la scusa ufficiale del suo viaggio era quella di incontrare una zia di Vicktor che scalpitava per conoscerla (almeno, stando alle parole del suo ragazzo), quella ufficiosa- e decisamente, più vera-, era quella di vedere il bambino della sua migliore amica.

Vicktor non apprezzava la sua amicizia con Harry e Ginny; pensava che il loro legame avrebbe potuto indurla a riallacciare i rapporti anche con…bè, con lui.

Al pensiero di Ron, un’ombra la attraversò il viso; respirò profondamente, tentando di riportare alla mente gli esercizi di Yoga che Ginny le aveva insegnato, in quello che senza ombra di dubbi considerava il periodo più buio della sua vita.

5 anni; tanto era il tempo trascorso dall’ultima volta in cui l’aveva visto.

Si morse le labbra; basta, non era il caso di farsi il dente avvelenato per quello…amava volare, e aveva aspettato per mesi interi quel viaggio, prendendolo come un’occasione per scappare alle assillanti attenzioni del suo ragazzo.

E niente e nessuno, avrebbe potuto rovinarglielo.

Neppure il ragazzo che, seduto schiena contro schiena alla sua, stava facendo tremare anche il suo seggiolino.

Almeno, questo era quello che lei credeva.

 

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Dannati sedili, come diavolo si può pensare che un maschio fatto ci stia?!

Diede un’ultima spallata allo schienale, cercando una posizione che gli desse almeno l’illusione di non essere una sardina.

Merlino, era già sudato nel terminal, in che condizioni sarebbe arrivato a New York?!

Con un’altra manovra estrasse dalla tasca posteriore il suo biglietto.

Ronald Bilius Weasley, ZZ-1515, posto duecentoquindici.

Sbuffò; fosse stato almeno vicino all’oblò…invece quello non era altro che un posto in mezzo.

Si passò una mano sugli occhi, crollando per l’ennesima volta sul seggiolino.

“La vuole smettere di agitarsi tanto?!”, sbottò una voce acidula, alle sue spalle.

L’istinto fu quello di girarsi, ma, nel timore di perdere di loquacità nel farlo, incrociò la braccia al petto, facendo pressione, volutamente provocatorio, sulla propria sedia.

“Scusami, non ho sentito bene…puoi ripetere?”, gracchiò, chiaramente divertito.

Un piacevole diversivo per il viaggio…

“Allora dovrebbe lavarsi le orecchie, la mattina, invece di fare il bagno nel profumo…”.

Uhu, colpito, Weasley…

“Ma non mi dire…allora, forse, non sei la classica zitella acida che sembri essere, se ti sei accorta del profumo…”.

 

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Zitella a me??!!

“A parte il fatto che mi sto per sposare…”; fu istintivo portarsi le braccia al seno. “…zitella è un modo di dire antiquato. E retrogrado. E tipico di maschio egoista e sfaticato.”.

Tipico da maschio in generale…

“…e, anche se fossi Single, almeno non devo costringermi a fare le vasche in un profumo, per portarmi a letto una donna.”.

I vantaggi dell’essere donna…

“Credimi, dolcezza, non è piacevole neppure per noi perdere tempo davanti allo specchio, tra dopo-barba e cremine varie…ma, del resto, è colpa vostra…se solo ce la deste con meno cerimonie, non dovremmo applicarci tanto, e l’aria comune sarebbe preservata dal profumo di Acqua di Giò.”.

DESTE SENZA MENO CERIMONIE??!!

 

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Guardala ora come si incazza…, pensò, reprimendo a fatica una risata.

Se c’era una cosa che amava fare, era quella di provocare le persone; poco importava se fosse sua madre, o la sua nuova fiamma, o uno dei suoi fratelli, o il suo capo.

Sua madre gli voleva troppo bene, per strapazzarlo come avrebbe voluto, le sue fiamme, troppo impegnate ad idolatrare la sue veste di “Salvatore del mondo”, i suoi fratelli troppo divertiti ed il suo capo frenato dal rimproverarlo per via della sue indubbie capacità.

Stronzo collaudato; ecco com’era diventato da quando lei l’aveva lasciato.

Perché, proprio lui, sempre così generoso ed accomodante- bè, almeno lo era diventato dopo la caduta di Voldemort- aveva pagato una debolezza con quella che considerava la cosa più preziosa della sua esistenza: lei.

Che senso aveva fare il bravo ragazzo, se l’unica persona per la quale valeva la pena farlo, sarebbe convolata a nozze con Vicky da lì a qualche settimana?

“Mi dica, non è che sente nostalgia di casa?”.

Eccome, baby, se la sento…peccato che casa mia, ora, sia usurpata da un analfabeta bulgaro.

“Non per farmi gli affari suoi, sa…ma conosco un tipo alla cooperazione per gli affari magici che sarebbe disposto a prestarle una Giratempo per tornare alla sua caverna.”.

Boccheggiò, piacevolmente sorpreso dalla sua risposta.

Hai capito…non solo risponde, ma mi dà pure del troglodita!

“Sai, se mi ci accompagni, posso anche accettarla come proposta.”, esclamò, gesticolando.

E faresti bene ad accettarla anche tu…avresti solo di che guadagnato.

 

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“Oh, lo farei più che volentieri, se non mi dovessi sposare tra qualche settimana…sa, sono sempre stata una votata al martirio e, decisamente, accompagnarla potrebbe solleticare questa mia predisposizione.”.

Colpito ed affondato, bello, a questa non puoi rispondere.

“Sindrome da crocerossina la chiamano.”.

Qualcosa di molto simile ad un guizzo d’orgoglio le sconquassò il petto, ma si rimproverò immediatamente…che senso aveva gioire nel destabilizzare un perfetto sconosciuto?

Fosse stato Ron, allora sì che avrebbe avuto un senso.

Ma quello non era Ron; non aveva ancora trovato il coraggio di girarsi per vedere il suo interlocutore in viso- l’anonimato smuove ogni freno che la buona educazione porrebbe- ma la voce era completamente diversa da quella di Ron…

 

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“Crocerossina, eh? Bè, allora la tua etica professionale ti impone di soccorrermi, giusto?”; sorrise “Bè, sappi che soffro di Mal d’aria…bisognerà tenermi impegnato.”.

Con questa, è meglio che esponi bandiera bianca, cara…

“Oh, stia certo che mi premurerò di segnalare personalmente il suo caso ad un’Hostess che, ne sono certa, sarà molto più disponibile di me.”.

Raccolse le sue riviste ed il bauletto di pelle, sollevandosi rapidamente dalla sua sedia.

“A mai più rivederci, spero.”.

“Ma non si vergogna a pugnalarmi così, al cuore?”, se ne uscì lui, chiaramente galvanizzato da quella che considerava una sua ennesima vittoria sul piano linguistico.

“Oh, non si preoccupi…il suo ego spropositato saprà suggerirle sicuramente una cura migliore di quella che le potrei offrire io.”.

Detto questo, la sconosciuta se ne andò, accompagnata dal rumore di tacchi.

Weasley, il viaggio non potrebbe iniziare meglio, ora…

 

                                                      *****************************

Il viaggio non potrebbe iniziare peggio, cavolo!

Hermione affondò pigramente nel morbido sedile che le era stato assegnato, lo sguardo fisso sulle unghie.

Ennesimo motivo di dispute con Vicktor…

Essendo da sempre al centro dell’attenzione dei media, Vicktor le aveva più volte ripetuto che avrebbe dovuto riporre un po’ più di attenzione alla cura del suo corpo, ma lei si era sempre rifiutata di ascoltarlo.

Quell’uomo l’aveva già cambiata troppo e, a voler essere completamente sincera con se stessa, la cosa non le piaceva affatto.

Lui aveva tanti difetti, che spaziavano dall’ironia pungente all’ostinazione, ma mai, in due anni che erano stati insieme, aveva tentato di cambiarla,

Ti amava così per come eri., si disse, mordendosi immediatamente dopo le labbra.

Se davvero fosse stato così, non avrebbe fatto quello che aveva fatto.

L’illudersi non fa parte delle tua abitudini, ‘Mione…

 

                                                         ******************************

Ron si stiracchiò lentamente, sentendosi, dopo neppure qualche secondo che era seduto, già costretto da quella scomoda posizione.

Lo sguardo si spostò sui suoi compagni di viaggio; alla sua destra, sedeva un Arabo vestito elegantemente mentre, alla sua sinistra, un’anziana dall’accento irlandese, impegnata ad ascoltare un cd di musica celtica.

Gli occhi gli caddero sull’oblò sporco, posto accanto all’anziana donna e, quando realizzò che da lì a poco, la visione del vuoto si sarebbe sostituita a quella dell’asfalto, si sentì mancare l’aria.

Odiava volare; la consapevolezza che non era lui alla guida di quel danno elitottero era il vero motivo di tanto timore.

Sospirò e chiuse gli occhi, imponendo di mantenere il sangue freddo.

Era un Auror, porca miseria, un Auror che, per lo più, aveva comportato alla caduta di Voldemort…che cos’era un volo di qualche ora, a confronto?

Dopo essersi assicurato che i suoi compagni di viaggio fossero troppo impegnati per vedere cosa stava facendo, puntò le ginocchia al sedile davanti al suo, cercando una posizione migliore di quella assunta sino a quel momento.

“Mi scusi, ma potrebbe, cortesemente, spostare le sue ginocchia da lì?!Sta affondando nella mia schiena…”, sbottò una voce davanti a lui.

Si ridestò immediatamente ed un sorriso gli balenò in viso.

“Tu?!Quando si dice il destino!”, esclamò, ora decisamente sollevato alla prospettiva di trascorrere qualche ora con quel curioso individuo.

                                                   ***************************

Lui?!

Si battè una mano sulla fronte.

Peggio di così non poteva andare!

Fece per alzarsi in piedi, ma le cinture di sicurezza glielo impedirono.

Chiamò a gran voce una Hostess.

“Sì?”, chiese l’altra, zuccherina.

“Sarebbe possibile cambiare posto, signorina? Non…non mi sento a mio agio, qui.”; i suoi vicini le lanciarono un’occhiataccia, mentre l’altra inarcò un sopracciglio.

“Non si sente a suo agio?”.

Una voce alle sue spalle intervenne.

“E’ per via del mio indubbio fascino…la mette in soggezione.”, esclamò lo sconosciuto, con una punta d’ironia.

Ma guarda te che razza si stron-.

La ragazza sorrise.

“Bè, probabilmente, fossi al posto della Miss, mi sentirei anche io in soggezione…”, mormorò, sbattendo le ciglia.

Perfetto! Ci mancava solo l’ Hostess che ci sta…

 

                                                          ****************************

Sorrise.

Weasley in buca, Weasley in buca, Weasley in buca…

“Ecco, glielo dica anche lei alla signorina acidità-è-il-mio-secondo-nome che cosa si perde a non avermi ancora degnato di uno sguardo…”.

“Oh, bella questa! Mi perdoni se non ho ancora solleticato adeguatamente la sua vanità…no grazie, non ci tengo proprio a vederla in viso.”.

 “Bè, ragazza, sei tu che ci perdi, non io!”, mormorò, facendo l’occhiolino alla Hostess.

La ragazza si sciolse in un sorriso a trentadue denti e si voltò verso la ragazza.

“Anche perché lui è famoso, è…”; Ron la zittì.

“Shhh! E l’anonimato, dove lo mettiamo?!”.

E poi non mi va che lei si trattenga solo perché sta parlando con Ron-fredda-Voldie-Weasley…

La ragazza sorrise, mentre quella seduta davanti a lui sbuffò.

“Non mi taglierò certo le vene se mi sarò privata del piacere di conoscere un V.I.P. tanto pieno di sé come lei…”.

“Ma come?! Solo i giocatori di Quidditch sono pieni di sé…”; si morse le labbra.

E cazzo se è vero! Dannato bulgaro che mi hai fregato la ragazza!

“E questa da dove l’ha imparata, dal “Settimanale delle Streghe”?”; a quella parola, il volto della Hostess si illuminò di comprensione.

“Ma anche lei è…!”, esclamò, indicando il sedile difronte al suo.

“Ma non mi dire, un altro viso noto?”, chiese Ron.

“Non dica nulla, la prego, se lui vuole nascondermi la sua identità, non vedo perché non dovrei farlo anche io…”, mormorò la sconosciuta.

“Non devi far altro che voltarti, se sei tanto curiosa…”, ribattè lui, più divertito che mai.

Si sporse in avanti, portando le labbra dinanzi alla fessura che separava un sedile dall’altro.

“La verità è che questo gioco diverte anche te, piccola…giocare all’Indovina Chi, intendo.”; si ritrasse, stordito dal profumo delicato di lei, che sapeva di Lavanda.

L’ Hostess li lasciò soli, chiedendosi come diavolo potessero due persone che avevano salvato il mondo, non riconoscersi anche su un mezzo in cui, per forza di cose, il mondo era così piccolo.

 

                                                         **************************

Hermione frugò nella sua borsa, alla ricerca delle pastiglie per il Mal d’aria che Poppy le aveva prescritto, solo qualche giorno prima.

“Che fai?”, le chiese una voce gracchiante e decisamente bassa che, ormai, aveva imparato a conoscere.

“Verrebbe da dirle che sto tentando disperatamente di ignorarla, ma la cruda realtà è che cerco le pastiglie per il Mal d’Aria.”.

Lo sconosciuto scoppiò a ridere.

“Lo sapevo! Lo sapevo che avevi una fottuta paura di volare…tipico di voi femmine, se non avete un principe azzurro al vostro fianco, dovete ricorrere alle medicine.”.

Ma chi è questo, la Cooman in incognito?

“Posto che sto seriamente pensando di rifilarle un Crucio se non la smette di fare il maschilista, guardi che gran parte dei miei ex erano dei giocatori di Quidditch…sarei stata proprio messa male se avessi avuto paura di volare.”.

Guarda te se mi devo vergognare di aver paura di una scopa…ex, poi…due, sai che schiera!

“Posto che avresti serie difficoltà a rifilare un Crucio proprio a me…direi che smetterò di essere maschilista solo quando tu cesserai di essere femminista. E poi, perdonami, non ci vedo proprio nulla di male nel fatto che voi ragazze abbiate un bisogno estremo di noi.”; Hermione sorrise ed alzò gli occhi al cielo.

“Più che altro siete voi ad avere bisogno di noi…basta, mi voglio godere la partenza senza avere la sua voce che mi gracchia nelle orecchie.”.

“Certo, come no…infieriamo su questo povero ragazzo, che si è buscato un mal di gola pazzesco…”.

“Le serve una pastiglia?”.

“Ma che è, giri con un pronto soccorso in quella borsetta? Comunque no, grazie, una cara amica me ne ha dato una scatola.”.

“Ah, immagino sarà una delle sue tante amichette, vero?”.

“Colgo una leggera punta di invidia…già stanca della monogamia, Miss?”.

“Si figuri…”.

E’ la Cooman in incognito; ora lo so.

Silenzio.

“E comunque no, non è una delle mie “amichette”…è un’infermiera che conosco da quando ero ragazzo.”.

“Bene, buon per lei.”.

Silenzio.

Appoggiò il gomito al bracciolo, godendosi la partenza.

L’aereo prese velocità.

“Sicuro che non le serve una pastiglia?”.

“Ma per chi mi hai preso?! Ho trascorso metà della mia vita a penzolare da un manico di scopa, a tre metri d’altezza.”.

Silenzio.

5 minuti dopo…

“Non è che c’è l’hai ancora, quella pastiglia per il mal d’aria?”; sorrise e si congratulò con se stessa per essere stata tanto previdente.

Estrasse la capsula da contenitore e, portando il braccio dietro, gliela passò.

“Ok, ora vado in bagno…riesci a trattenere i tuoi istinti e a non corrermi dietro?!”; Hermione scoppiò a ridere.

“Basta solo un goccio d’acqua, mi raccomando, se no la nausea aumenta.”.

Lo sentì alzarsi e l’istinto si girarsi per vederlo almeno di schiena fu grande ma, si trattenne.

Tipo interessante…

 

                                                         ***********************

Simpatica…acidina, ma simpatica.

Ron affondò le mani nelle tasche dei pantaloni e sospirò rumorosamente, appoggiandosi alla parete di plastica.

Aspettò pazientemente il suo turno e, quando finalmente il turista tedesco stipato nella toilette si decise ad uscire, Ron si gettò nello stanzino.

Ma quanto cavolo sono piccole ‘ste cose?!

Sospirò e abbassando la testa quel poco che bastava per evitare l’urto col soffitto, si lavò le mani, per poi raccoglierle a coppa e portarle alla bocca.

Ingurgitò la pillola e, rinfrancato dall’idea che, da lì a poco, la nausea lo avrebbe abbandonato, spinse la maniglia contro il portellone, per aprirlo.

Ma che caz-

Spinse ancora, ma la sottile maniglia di ferro sembrava non volerne sapere di scattare, azionando così il portellone a scorrimento.

Merda.

 

                                                            ***********************

Hermione sbuffò e sbirciò dall’orologio da polso della sua vicina,m troppo impegnata in una conversazione importante per accorgersi di lei.

Le 10.15; Mister Simpatia era rinchiuso in bagno da più di venti minuti.

Si morse le labbra, chiedendosi se fosse il caso di raggiungerlo, per vedere se aveva bisogno di una mano.

Ma andiamo, non lo conosci neppure, Hermione! Già hai abbastanza problemi per la testa…

Si passò una mano sugli occhi, inspirando a pieni polmoni il profumo che il suo polso emanava.

10.20; perché preoccuparsi?

Infondo, che poteva mai essere successo?

Cosa ci vorrà mai a prendere una pastiglia?

Si passò una mano tra i capelli, spostandosi la riga.

Ma è anche vero che è un maschio, ‘Mione…capacissimo di annegare in un bicchier d’acqua.

10.23.

Al diavolo, vado a vedere che succede!

 

                                                              *******************

Fanculo, l’aereo e sta cazzo di porta!

Si asciugò un rivolo di sudore che gli stava colando lungo la tempia.

E menomale che ho messo il deodorante…

Si frugò nelle tasche, alla ricerca di qualcosa che lo potesse salvare da quella stanza soffocante.

Ci mancava solo la clausto-cosa…

Sbuffò.

A mali estremi, estremi rimedi…mal che vada corrompo Percy al ministero, per salvarmi dalla gattabuia.

Si portò al limite della stanza e si accarezzò la spalla.

A noi due, buco.

Prese la rincorsa e caricò con tutte le sue forze; la serratura finalmente scattò e la prima cosa che udì quando mise il naso fuori, fu uno strillo.

“AHI!”; non fece in tempo a vedere chi avesse colpito con la sua spallata, che quello- o, meglio, quella- gli crollò addosso, spingendolo in bagno ed urtando, inavvertitamente, l’interruttore della luce, lasciandoli in un buco caldo ed, ora, completamente buio.

“MERLINO CHE MALE!”, piagnucolò una voce femminile familiare.

“TU?!”, sbottò Ron.

« IO!!!», ribattè Hermione.

“Bene, complimenti vivissimi, dolcezza, ora per colpa tua siamo chiusi qua dentro!”, brontolò Ron, accasciandosi contro la parete.

“Colpa mia?!”, esclamò Hermione, furente, incrociando le braccia al petto e preparandosi a dare battaglia.

“Se non fosse stato per te, ora saremmo fuori!”.

“Se non fosse stato per me tu saresti restato qui per non so quanto!”, ruggì lei, passando dal Lei al Tu.

“Cazzate! Avevo buttato giù la porta con una spallata!”.

“Che razza di cretino…IO ho azionato dall’esterno la serratura, non la tua dannata spallata!”.

Ron boccheggiò.

Hermione sorrise al buio.

“Colpito nell’orgoglio masculo, eh?!”.

Ron vide rosso; orgoglio masculo, lo stesso orgoglio che aveva calpestato davanti a lei, invano, lo stesso orgoglio ferito nel vederla all’altare con il monociglio.

“Senti, tesoro, non venirmi a parlare di orgoglio, perché di questi tempi non lo accetto proprio!”, esclamò lui, puntando il dito in aria, verso la fonte di quel suono.

“La verità fa male, eh?!”, continuò imperterrita lei.

“Senti, davvero, finiscila…non puoi capire.”.

“Povera vittima incompresa lui…buffo, è la stessa identica cosa che mi ha detto il mio ex quando l’ho mollato. Mi chiedo se ve le passiate a vicenda queste battute.”.

“Passarcele a vicenda? Piuttosto siete voi donne che ripetete sempre le stesse cose, e ci costringete a darvi sempre le stesse risposte!”.

Hermione scoppiò a ridere sarcasticamente.

“Certo, come no! Gira e rigira, la colpa è sempre nostra, vero?!”.

“Se lo vuoi proprio sapere, sì!”; Ron si morse le labbra e, pur non riuscendo a vedere al di là ella punta del suo naso, aggrottò le sopracciglia, torvo.

Quella conversazione aveva portato a galla dei polverosi ricordi.

 

                                                         *******************

Estate del 2000; stavano ormai insieme da due anni.

Due anni che avrebbe potuto, senza ombra di dubbio, indicare come meravigliosi; certo, costellati da discussioni più o meno aspre, ma…in un rapporto tutto questo era routine, no?

Quella sera, avrebbero festeggiato il loro anniversario; aveva trascorso gran parte della mattinata con Ginny, per negozi, e, per l’occasione, si era addirittura decisa a prenotare una seduta da Jean-Claude, il mago del capello.

Sapeva che il loro rapporto sarebbe arrivato ad una svolta, quella sera; lo percepiva nell’aria, nei tanti piccoli gesti di gentilezza che Ron le riservava, dalla rosa rossa sul guanciale, prima di addormentarsi, alla tazza di caffè alla vaniglia che le portava al letto, bollente, come piaceva a lei.

Fu con cuore leggero che, dunque, quel calo pomeriggio si era diretta dal parrucchiere, con lo stato d’animo che una ragazza prova quando sa che, da lì a qualche ora, potrebbe portare all’anulare un anello con diamante incorporato.

Erano giovani, certo, ma il loro rapporto era più che navigato; aspettare sarebbe stato solo un errore, probabilmente.

Si era preparata tutto, dall’espressione da stamparsi in faccia quando lui le avrebbe detto che la voleva sposare, alla frase con cui accettare; quello a cui, invece, non era preparata, era la scena che gli si parò davanti agli occhi.

Ron, in divisa che, seduto ad un caffè metropolitano, scherzava con una sconosciuta, accarezzandole, di quando in quando, la guancia e solleticando con le proprie labbra quelle di lei.

Spiazzata, Hermione si era stropicciata più volte gli occhi, chiedendosi se quel rosso che vedeva oltre il vetro fosse davvero Ron e se quelle labbra che si appoggiavano su quelle carnose della ragazza, fossero davvero le stesse che lambivano la sua bocca ogni sera.

Non seppe mai, esattamente, per quanto tempo rimase là, immobile, in mezzo al marciapiede; ricordava con chiarezza solo che, dopo qualche minuto-o qualche ora, o qualche secondo- aveva tamburellato con il pugno sul vetro.

 

                                                           ***********************

Aveva sollevato gli occhi dal volto di Emily e gli si era quasi mozzato il respiro in gola nel vedere chi, all’esterno, aveva tentato di attirare la sua attenzione.

Non.Ti.Amo.Più, aveva letto, sulle labbra di Hermione.

Oh, cazzo!

Si era alzato rapidamente, rovesciando metà granita sui pantaloni della divisa e si era lanciato fuori dalla porta d’ingresso del locale.

“Hermione!”, aveva gridato più volte, invano, ripetendogli che lei non poteva assolutamente capire, che c’era un malinteso.

Certo, non era proprio così…vero, l’aveva baciata; vero, era stato un coglione patentato a cedere alle sue provocazioni; vero, l’aveva tradita…ma poi, alla fine, si poteva definire un bacio tradimento?

Non c’era stato verso di convincerla ad ascoltarlo, a dargli una nuova possibilità; Hermione era partita, e con lei, anche il suo cuore.

 

                                                           *************************

 

Silenzio.

“Hai…hai idea di dove si trovi il rubinetto?”; Ron si ridestò all’improvviso.

“Sì…aspetta, ti aiuto…”, disse, calmo, cercando a tentoni una qualsiasi parte del corpo della sconosciuta.

“Fa un male cane…”, mormorò lei.

“E dopo dite che siamo noi uomini quelli piagnucoloni…”, disse lui, afferrandole un braccio ed aiutandola ad alzarsi.

“Esattamente come voi dite che le donna non si toccano neppure con un fiore!”; Fece una pausa “Guarda qua, è un miracolo se non mi hai fatto fuori il setto nasale!”.

Ron rise debolmente.

“Sono un Auror, rompere la gente è il mio mestiere.”, spiegò, prendendole il volto tra le mani e girando la manopola dell’acqua.

“Anche io sono un Auror…eppure ero convinta che il mio lavoro consistesse nel salvarla la gente.”; Ron sorrise e, raccogliendo un po’ d’acqua, accarezzò il naso di lei.

Leggermente adunco, ma…è una favola.

“Dì un po’, Limonata, ce l’hai un cerotto nella tua borsa da Mary Poppins?”, chiese.

“E’ un bauletto, non la caverna della meraviglie, mister Panna Montata.”.

 

                                                           *******************

“Quanto tempo credi sia passato?”, gli chiese lui; Hermione raccolse le gambe al petto.

“Qualche ora…al massimo tre ore.”, buttò lì.

Udì dei movimenti inconsulti e comprese che lo sconosciuto si stava slacciando i primi bottoni della camicia.

“Uhm, e io che pensavo che uno come te fosse un’autentica fabbrica di trovate per sedurre una donna…mi sembra un po’ vecchiotta quella del spogliarsi con Non-chalanche.”.

Lui rise debolmente.

“E’ che quando sono in palla, gli ingranaggi si bloccano…claustoritobico”, aggiunse, come se questo bastasse a spiegare tutto.

“Aha…ed io che pensavo che per fermarsi gli ingranaggi, prima, dovessero esistere…signor claustoritobico.”.

 

                                                          ************************

Sfotte pure…

“Ma che spiritosa, Limonata…senti un po’, sappi che è stato il tuo ragazzo a passarmi il trucchetto. Se ne intende di cose antiquate.”

Pesante, questa, Weasley…

“Ti sprechi nelle battutine, eh?!”.

“Dì piuttosto che tu non sei capace di ribattere perché il mio profumo ti ha dato alla testa, baby…”.

“Vorrei ben vedere! Per quanto te ne sei messo, sarebbe impossibile non impazzire, a forza di restarsene in apnea.”.

 

                                                           *************************

Ron si accarezzò il collo lentamente, la schiena a pezzi ed il sedere a terra…in tutti i sensi.

La temperatura si era notevolmente abbassata, forse per via del fatto che, quasi sicuramente, il fuso orario li aveva portati a viaggiare di notte.

Strinse gli occhi, nel tentativo di delineare la fisionomia della ragazza con la quale, da ore, stava dividendo un metro quadrato per un metro quadrato.

“Senti…”; il mal di gola era notevolmente peggiorato nelle ultime ore, portando la sua voce ad un basso sibilo gracchiante. “…cosa intendevi col dire che tutti gli uomini sono uguali?”.

Silenzio.

“Volevo dire….perché dici che il tuo ex…ti va di raccontare?”; si morse il labbro inferiore, screpolato “Tanto, non abbiamo niente da fare…”, aggiunse, temendo di essere stato un tantino indiscreto.

Sospiro.

“La storia più ovvia e vecchia del mondo…”, esordì lei. “Eravamo felici, Voldemort era appena caduto ed avevamo combattuto in prima linea per ottenere questo. Avevamo aspettato interi anni prima di rivelarci i nostri sentimenti e tutto mi sembrava così perfetto…”; Ron portò l’indice alle labbra e prese a mordersi la corta unghia.

“Perfezione è sinonimo di irrealtà.”, soffiò.

“A vent’anni perfezione è solo lo stato per cui hai combattuto tenacemente da quando eri uno scricciolo…la favola in cui credi di meritarti il ruolo da protagonista.”.

“Poi?”.

“Il solito; ad un passo dalle…bè, dalle nozze, lo becco insieme ad un’altra. Il mondo mi crolla addosso.”.

E, in quel momento, lei non poteva sapere che il mondo era crollato addosso pure a lui.

 

                                                       ***************************

Si frizionò energicamente le braccia, cercando un po’ di calore.

Come se il freddo dipendesse dalla temperatura…

Si sentiva come svuotata; non aveva mai parlato a nessuno del suo rapporto con Ron, né, tantomeno, della rocambolesca fine che aveva avuto.

“Lui cosa ti disse?”, gracchiò il ragazzo, strappandola ai suoi pensieri.

“Tentò di spiegarsi, com’era prevedibile, m io non gli volli dare ascolto.”.

Silenzio.

“Forse avresti dovuto…”, obbiettò il ragazzo.

“Tu non puoi capire…sai quando aspetti una cosa con tutta l’anima, vivi, quasi, per vedere il tuo sogno realizzarsi? Io avevo solo un sogno: lui. E lui lo sapeva.”; una lacrima si fece strada, prepotentemente, tra le ciglia.

“Sin da quando avevo quindici anni mi svegliavo con il cuore gonfio di speranza per poi riaddormentarmi, dopo un’intesa giornata di studio, con il cuore diviso tra fiducia e rassegnazione. 9 anni trascorsi a farsi film, a sognare ad occhi aperti…a poter credere che davvero, per noi, ci potesse essere un futuro. E lui spazza via tutte le tue aspettative per farsela con la prima che passa.”.

“Forse non era una cosa seria. Forse non voleva davvero farlo. Forse non era che il primo bacio.”, continuò l’altro, ora più accalorato.

Hermione si prese la testa tra le mani, tentando di ricacciare i lacrimoni che minacciavano di scivolarle sulle guance.

“Si può tradire anche con un solo bacio.”.

“Ma no, cazzo! Ecco come siete voi donne, saltate alle conclusioni più affrettate…è soltanto attrazione fisica! Lo dicono anche quegli stupidi giornaletti che leggete che il concetto di tradimento per un maschio e ben diverso da quello che c’è per una donna!”.

Scoppiò a ridere sarcasticamente.

“Oh, su, spiegati…vediamo come riesci a salvarmi la categoria.”.

“Il fatto che una persona baci un’altra, non significa che ne è innamorato ma che, semplicemente, prova attrazione nei suoi confronti, tutto qui.”.

“Tutto qui? Bene, ora parlo io. Anche il fatto di provare attrazione per una donna e dare sfogo a quella stessa attrazione è ammettere che quella persona è, almeno sul piano fisico, uguale a quella con cui stai. E fa male, ti rode nell’orgoglio, Cristo.”.

Silenzio.

“E secondo te, vale la pena mettere da parte l’orgoglio se sai che quello che hai ripudiato è l’amore della tua vita?”, sussurrò l’altro “A volte, quando si tocca con mano il buio, si scopre che non fa poi così tanta paura come credevamo.”.

 

                                                      *************************

Non sapeva cosa lo spingeva a parlare così, a tentare di ricucire i pezzi; forse il fatto che quella storia fosse tanto simile alla sua, forse il gorgoglio prodotto dai singhiozzi di lei, ricacciati rabbiosamente in gola, forse il fatto che quella che aveva davanti gli sembrava una donna coi ficchi e i controfiocchi.

“E tu come fai a sapere che quello era l’amore della mia vita?”; inspirò profondamente.

“Perché, probabilmente, anche tu lo eri per lui. Perché, nella tua voce, c’è ancora traccia di un sentimento così forte; perché quando si provano certe cose, così intense, devono per forza di cose essere ricambiate.”; si umettò le labbra.

“E perché una che è ad un passo dal matrimonio, non piange per un suo ex, se l’ha davvero dimenticato.”.

“Come posso dargli fiducia, me lo spieghi?”.

“Non sono bravo in queste cose. L’unica cosa che so, è che quando il cuore indica una strada, è quella giusta, in genere. Spesso non siamo che delle pedine di un gioco, Limonata. Non sta a noi capire il come o il perché…il nostro unico compito è vivere la vita; con tutti i pro e i contro.”.

Si avvicinò a lei e le afferrò una mano, intrecciando le proprie dita in quelle affusolate della ragazza.

Prese a percorrere con le labbra quella pelle, tanto sconosciuta quanto conosciuta.

Sensazioni sepolte nelle pieghe del tempo riscoprirono la luce ed il suo cuore mancò qualche battito.

Seta e lavanda fuse insieme…

La bocca risalì il collo per andare ad accarezzare la mandibola, in un’incontro fuggevole tra pelle screpolata e pelle idratata.

 

                                                         **************************

Che diavolo stai facendo, Hermione?

Si lasciò accarezzare il collo, percependo sulle sue pelle un tocco travolgente ed inebriante.

Quanto il suo profumo…

Portò le mani al collo di lui, sfiorando i corti capelli alla base della nuca e agevolando l’affondo al suo collo.

Perché si stava facendo fare tutto questo?

Le dita corsero ad accarezzare le labbra dell’altro, percorrendo lentamente la parte inferiore della sua bocca, leggermente umida.

Le sue labbra…sono così simile a quelle di…

Trattenne a fatica un singhiozzo, ricacciando le lacrime in gola.

Se solo fosse lui…ma sarebbe poi così sbagliato, lasciarsi andare nell’illusione che quello che sto accarezzando è Ron?

Il cuore le batteva all’impazzata, il respiro minacciava di soffocarla, mentre le dita di lui, callose, risalivano le guance; percepì una fronte appoggiarsi sulla sua ed un aroma di sciroppo penetrò nelle sue narici.

Dio benedica il Mal di Gola…

 

                                                  **********************

Accarezzò con i pollici gli zigomi di lei, godendosi appieno la sensazione che i suoi polpastrelli, ruvidi, gli regalavano sfregando contro la sue pelle liscia.

Ed avvenne.

Le sue labbra andarono ad accarezzare quelle morbide di lei, e, mentre le gambe attorniavano il bacino della ragazza, la punta della sua lingua prese a lambire dolcemente il confine tra l’uno e l’altro; un confine labile, che, un lieve gemito, fu capace di spezzare.

Due anime si incontrarono in quel bacio, nato come dolce e trasformatosi, strada facendo, in un contatto esigente e prepotente; per scoprire, per una, l’altro…per riscoprire, per l’altro, l’unica.

Un cuore spezzato riconosce sempre la sua metà.

 

                                                   ***********************

“Signorina…signorina!”; una voce squillante strappò Hermione alle braccia di Morfeo e, quando schiuse gli occhi, il suo sguardo si posò sul volto gentile di un’ Hostess.

“Siamo a terra, Miss. Tutti gli altri passeggeri sono già scesi…”; Hermione si stropicciò gli occhi, cercando, con la mano, l’uomo con il quale aveva trascorso la notte, ma di lui non c’era traccia.

“Mi scusi, ma…l’uomo che era qui?”; la ragazza si accarezzò il mento.

“Si è raccomandato di svegliarla solo quando se ne sarebbe andato e di dirle di fare la cosa giusta.”.

Hermione recuperò i bagagli in fretta e furia e, con la morte nel cuore- perché, poi? Non era che uno sconosciuto, diamine!- scese dall’aereo, per recuperare il resto delle sue cose.

Arrivata al nastro di scorrimento, si guardò in giro, inspirando profondamente per captare, eventualmente, il profumo di lui.

Affranta, afferrò al volo le valige e si portò sulla scala mobile…cosa le stava succedendo?

Poteva essersi innamorata di un perfetto sconosciuto, dopo aver passato solo qualche ora in sua compagnia?

Se solo non fosse stato così dannatamente simile a lui…la verità era che lei si era lasciata andare ai ricordi e aveva identificato in quella figura tanto brillante quella di Ron.

All’improvviso un profumo intenso ma al contempo delicato attraversò le sue narici; Hermione rialzò in fretta gli occhi ed una morsa dolorosa le serrò il cuore quando il suo sguardo si incatenò con quello di un ragazzo che stava salendo sulla scala opposta a quella in cui si trovava lei, che, mani affondante nelle tasche dei pantaloni e camicia stropicciata addosso la osservava, divertito.

“Ron…”, esalò, quando i loro gomiti si sfiorarono.

“Fa la cosa giusta, amore mio…”, mormorò lui, la voce gracchiante e bassa.

Quando il parallelismo tra loro due venne a mancare, Hermione si voltò repentinamente e sorrise.

“Ti amo”, lesse il labiale Ron; e “Ti amo”, lesse il labiale Hermione.

                                                 ******************************

Ok, sono distrutta perché è una Shot esageratamente lunga. E lo sarete anche voi, immagino. Allora, Special Thanks to...Bubi, perchè è ormai il mio Dio. E la diretta interessata, se mai leggerà, si rassegni a comprare babuccie nuove, che già è un miracolo se ha il naso ancora a posto. ^____-

Ah, e a Jack & Sus & Naty, che concorrono a tenere alto il livello di sarcasmo che ho in corpo. E alla mia gemellina, a cui penso sempre, è che ha i piedini maciullati, oramai. E  a Tabita, che si è sciroppata questo in anteprima- correte a leggervi la sua storia, “Saggezza Felina” uno dei lavori più originali che abbia mai letto-. Ragazzi, vi devo proprio lasciare, primo perché tra un po’ inizia “Enigma” -me adorava Augias già nei suoi interventi sulla Repubblica, immaginate ora, alla guida di quel programma *v*- e perché ieri ho preso una medicina che mi ha peggiorato tutti i sintomi…vedremo se le cose andranno un po’ meglio *daisy & uncino pregano ç.ç*…quasi mi vergogno a chiedervi un commento per questa cretinata, ma, se ne avete il tempo e la voglia…mi fate contenta. Baciotti!                                                                                    daisy05

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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