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Autore: Blue Flower    19/10/2011    1 recensioni
Voi che avete voluto vivere, vivrete per mezzo di altri.
Voi che avete voluto il terreno sotto i piedi, non sarete più capaci di volare.
Voi che avete voluto sentire il sangue scorrere nelle vene, ne sarete dipendenti.
Da oggi in poi siete gli Originali, i Dannati in Terra.

Da dove vengono gli Originari? Qual è la vera storia di questi vampiri millenari costantemente avvolti nel mistero? In questa vicenda, scopriremo un nuovo, importante membro della famiglia di vampiri più potente al mondo. Verremo a contatto con la parte umana di Klaus, di Elijah e di sicuro non mancheranno i fascinosi fratelli Salvatore, ancora umani in una Firenze rinascimentale e in seguito vampiri nella più che conosciuta cittadina di Mystic Falls.
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elijah, Klaus, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Francesca’s POV

 

 Era l’agosto del 1352.
Sentivo un caldo insopportabile sotto il pesante e ampio vestito di mussola verde che portavo. Ed ero in viaggio. Di nuovo. La nostra vecchia casa in Francia era già diventata troppo sospetta: la gente iniziava a domandarsi perché nessuno la nostra famiglia non invecchiasse, perché i segni del tempo sembravano non scalfirci minimamente.
Così eravamo tornati in Italia, la patria nella quale eravamo caduti… in un certo senso la nostra più intima origine terrena.
Vedevo la campagna toscana sommergere il panorama notturno, quasi a voler abbracciare la nostra carrozza che correva velocemente alla volta della città nella quale avremmo passato gli anni successivi.
Guardai i miei fratelli: Elijah e Niklaus.
Nonostante la loro somiglianza fisica, erano molto diversi caratterialmente e ogni volta che io e Nik, afflitti da anni di solitudine, ci presentavamo al mondo come moglie e marito e non come fratello e sorella, vedevo nostro fratello storcere il naso. Lui riteneva i nostri giochi di Potere qualcosa di estremamente stupido e effimero, di certo non degno di essere ricordato.
Il punto è che, per quasi quattromila anni, l’unica cosa alla quale mi ero interessata veramente era appunto il Potere. Non mi importava che per averlo avrei dovuto uccidere qualcuno, scavalcare persone o usarle: mi importava solo di me stessa.
Ripensandoci, ero terribile. Ma quelli erano gli anni con meno rimorsi, senza alcun rimpianto e nei quali potevo saziare la mia sete in qualsiasi modo possibile.

 

La carrozza si fermò.
Qualcuno era sulla nostra stessa strada: riuscivo a sentirne il pulsare ritmico del cuore, il sangue che scorreva nelle vene, il respiro quieto… E altri cavalli. “E’ un’altra carrozza” osservai ad alta voce, rivolgendomi ai miei fratelli. “Sì, e ora tocca a te… Non ci hanno ancora visti: ti va di fare il nostro giochetto?” domandò ammiccante Niklaus. Io annuii e scesi dalla carrozza. Lui si stese inerme sul terreno brullo, mentre io già correvo verso il veicolo ancora in movimento.
“Aiuto! Aiuto!” urlai, fino a quando qualcuno mi sentì e arrestò la carrozza. Era un uomo con pancia prominente e il fiato che puzzava di birra. “Signorina, voi cosa ci fate su una strada deserta a quest’ora della notte?” “Oh, io e mio marito stavamo tornando verso casa, quando dei briganti lo hanno assalito! Vi prego, aiutateci. E’ steso lì per terra” indicai Nik, che fingeva perfettamente di essere morto. Non riuscivo neanche a percepire il movimento del petto che si sarebbe dovuto alzare e abbassare ritmicamente.
Il signore si avvicinò a mio fratello, cercando di sentire il battito cardiaco. Di sicuro non si aspettava che il morto lo agguantasse e gli perforasse il collo.
Bevemmo tutti e due, uno a sinistra e uno a destra. Il suo sangue non era dei migliori ma di sicuro era meglio di niente. Elijah si rifiutò di scendere: pensava di dare nell’occhio.
“Signor Lombardi? Cosa succede là fuori?” era la voce di un ragazzo dalla spiccata cadenza fiorentina.
Scappammo velocemente dietro agli alberi, in modo che il garzone che stava scendendo non ci potesse vedere. Mi pulii il sangue dalle labbra con il fazzoletto da taschino di mio fratello e poi, coperta dall’oscurità che avevo attirato a me, osservai silenziosamente il garzone.
Rimasi stupita quando vidi che non era vestito da umile ragazzo fiorentino, ma con un ampio mantello rosso e pregiati stivali di pelle. Aveva i capelli biondo scuro e due magnetici occhi verdi, vivi e accesi.

Occhi vivi…
Ogni tanto, mi mancava essere propriamente viva… Soprattutto quando vedevo ragazzi pieni di spirito proprio come quello. Immaginai il sapore del suo sangue sulla lingua e questo quasi bastò a farmi saltare la copertura. “Damon! Vieni subito fuori!” dalla carrozza uscì un altro ragazzo ben vestito… avrà avuto circa due anni in più di quello con gli occhi verdi, anche se ciò che mi stupì a quel punto non fu il mantello, bensì il suo viso.
Era perfetto, fin troppo per un ragazzo umano. E i suoi occhi erano di un azzurro così chiaro che faceva quasi paura: occhi di ghiaccio, più chiari dei miei. Mi venne voglia di mettere le mani nei folti capelli scuri di quel ragazzo e poi di morderlo e prosciugarlo fino all’ultima goccia di sangue.

 
“E’ ora di fare la parte dei buoni samaritani”, mi sussurrò mentalmente Nicola.
Io annuii e piombammo al di fuori dell’oscurità.
“Bontà divina, cos’è successo a quest’uomo?” domandai fingendomi terrorizzata, da brava dama dell’epoca. “E’ il nostro cocchiere, il signor Lombardi… qualcosa lo ha assalito” disse il ragazzo con gli occhi verdi. “Oh, quindi non sapete come tornare a casa?” quando pronunciai quella frase, mi accorsi che occhi di ghiaccio mi stava fissando in maniera strana.
Certo, era ovvio che con il mio aspetto attirassi l’attenzione, anche perché al tempo le donne non avevano molto tempo per badare alla loro immagine. Avevo capelli castani mossi come un mare in tempesta, occhi azzurri e un fisico che le “ragazze” di diciott’anni - tutte ormai maritate e con almeno due figli- non potevano neanche fantasticare di possedere.
Ma il modo in cui mi osservava, mi scrutava l’anima, mi mise quasi in imbarazzo.
“Dove siete diretti?” domandò Niklaus. “A Firenze” rispose occhi di ghiaccio continuando a perforarmi l’anima con lo sguardo. “Perfetto. Vi potremmo accompagnare noi… Ci stiamo trasferendo lì perché nostro padre ci ha lasciato un feudo” esclamai cercando di non interessarmi al ragazzo che ancora mi guardava. Ma qualcosa mi spingeva a guardare anche lui, come se fossi stata obbligata da qualcosa con più Potere di me.
“Permettete di presentarci. Io sono Nicola Sannino e questa è mia…” “…sorella” conclusi io, dando ragione per una volta ad Elijah. “Il mio nome è Francesca” strinsi la mano a tutti e due. Quando toccai la pelle di occhi di ghiaccio, ebbi una scossa.
L’attimo durò un’eternità.
Poi mi riavvicinai a Nik, mentre loro si presentavano. A parlare fu proprio occhi di ghiaccio. “Il mio nome è Damon Salvatore e questo è mio fratello, Stefan Salvatore. E’ una vera fortuna che ci siamo incontrati… Il nostro feudo è vicino al nostro e stavamo tornando verso Firenze proprio perché ve lo avremmo dovuto mostrare l’indomani” li guardai sorpresa. “Così giovani vi occupate degli affari di famiglia?” “Sì” rispose Damon. “Nostro padre vuole responsabilizzarci e ormai è troppo stanco e vecchio per lavorare” “Che gesto nobile…” osservai io con una voce mista tra la falsità e la compassione.
“Saremmo lieti di riaccompagnarvi in città, se solo ce lo permetterete” esclamò Niklaus pieno di un entusiasmo teatrale.

Damon.
Damon Salvatore.

Mi accorsi solo dopo qualche secondo di averlo fissato per troppo tempo.
Mi voltai con indifferenza e feci ondeggiare l’ampia gonna verde bosco verso la nostra carrozza.
“Ora se ci voleste seguire…” ma era troppo tardi, e me ne sarei accorta solo in seguito.
Qualcosa, qualcosa nel mio cuore millenario, nelle mie ali ormai inesistenti, scattò con quel semplice contatto visivo. 

  
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