Autrice:
Silvar tales (Deidaradanna93 sul forum)
Titolo:
Le stelle nascoste
Fandom:
Death note
Colore
e numero scelti: verde 9
Personaggi:
Matt, Mello
Rating:
arancione
Genere:
drammatico, introspettivo, malinconico
Avvertimenti:
AU, one-shot, shonen-ai, linguaggio volgare, tematiche forti
Note:
le frasi in verde centrate non mi appartengono.
Sono
tratte dal testo di “Letterbomb”, 2004 ©
Green Day
Le stelle nascoste
“Shh...”
“Non
sto parlando. Sto
solo gemendo, proprio come piace a te”.
Era
come camminare su un abisso
indolore, continuare a mettere il piede destro davanti a quello
sinistro, ricordarsi di essere un uomo, e non uno stupido manichino
gettato a mille allora contro una cementata.
Ma risultava difficile anche solo
respirare, anche solo pronunciare ad alta voce il proprio nome.
Veniva cancellato, schiacciato sotto il
peso di altri appellativi.
“Come
ti chiami?”
“Ma-”
“Puttana!
Ah, non lo
sapevi?”
Odiava
la carta.
Poteva
sembrare stupido, ma Mail odiava la carta.
Soprattutto
carta rettangolare, colorata, improntata da numeri e filigrana.
E ogni
sera la ritrovava nelle tasche dei jeans.
Perdeva
un pezzo di sé, e in cambio ritrovava carta straccia e ovali
numerati.
“Non
cincischiarlo. È un brutto livido, quello”.
“Non
fa niente”, rispose Mail arido, scostando la mano del ragazzo.
Mihael
era sempre stata una persona indifferente, ma di un'indifferenza
invadente e fastidiosa.
Sempre
con quello sguardo da scoglionato impresso in viso, sempre con il
calcolo affondato negli occhi.
Lo
chiamavano Mello, ah sì.
Per quel
cipiglio da ragazzina che aveva, per quei capelli biondi e per quel
corpo, fin troppo magro e debole.
In
realtà, Mihael aveva un problema. Uno di quelli veri,
difficile da
ignorare.
Sembrava
che la carne e i muscoli gli fossero stati strappati a morsi, di sera
in sera, e il suo peso continuava a calare.
Mihael
era debole.
Anche se
possedeva ancora l'apparente dignità per tenersi in piedi,
era
debole.
E un
soffio appena più forte di un respiro, l'avrebbe
inevitabilmente
piegato al suolo.
A volte
lo vedeva, sbirciava nella sua camera, quando lavorava.
Un
ragazzino che quasi spariva sotto le mani di due, tre, quattro
uomini.
Cedevole,
si lasciava toccare, sorrideva provocante, con una forzatura
più che
evidente, ma il fondo dei suoi occhi parlava chiaro: avrebbe voluto
scappare via.
Lottare
con tutte le forze che non possedeva, liberarsi da quelle bestie, e
sparire.
Cancellarsi,
ricominciare da capo.
E invece
continuava a sbattere il mento contro la spalliera del letto,
mettendosi brutalmente in vendita.
Lui
non sa nemmeno che esisti.
Stai
fermo, quando è questione di vita o di morte.
Faresti
meglio a correre, per salvare la tua fottuta vita.
“Ecco un'altra
pagina
staccata”, asserì Mihael statico, adagiato sul
letto.
Mail scosse la testa
alterando quel suo cipiglio grazioso, determinato a non dar corda ai
vaneggiamenti dell'altro.
Era accorso in camera sua,
udendolo chiaramente singhiozzare. Quel posto aveva una
particolarità: o ci s'insultava, o ci si consolava a
vicenda. Con
molti ragazzi preferiva la prima strategia, ma esistevano anche rari
esemplari con cui adottava la seconda. Quella più amichevole
e
bendisposta.
Una volta entrato nella
stanza malandata, l'aveva trovato immobile, seminudo, disteso sul
letto sfatto e con gli occhi spalancati.
Nemmeno una lacrima, né
secca né intrappolata sull'iride.
Del resto, conoscendo
Mihael, avrebbe trovato ben strano il contrario.
Gli prese una mano,
stringendola come per rubarle il poco calore che racchiudeva.
Racconta, gli aveva
detto.
Ma non aveva più sentito
nulla di vocale uscire da quelle labbra tirate, solo sospiri e
piccoli colpi di tosse, come se Mihael provasse a tornare in vita una
seconda volta.
Dopo un po', aveva tirato su
con il naso, aveva mugolato qualcosa di incomprensibile, e si era
stampato in faccia un altro dei suoi rarissimi sorrisi finti, che
tutto volevano dire come nulla.
“Ecco un'altra pagina
buttata nel cesso”, aveva ricalcato, insistendo su quei
discorsi
incomprensibili.
Mail l'aveva guardato con
aria di sufficienza, sbuffando e scuotendo nuovamente la testa come
un cavallo, arricciando le labbra in segno di stizza.
Che modi di fare da troia
che aveva.
Se si trattasse poi di
deformazione professionale o di talento innato, Mihael non avrebbe
saputo dirlo.
Quella sera, seduto su
quell'odioso letto arrugginito di quella stanza ammuffita, il ragazzo
biondo decise di appellarsi a tutta la pazienza di cui poteva
disporre, per illustrare a Mail le sue fantasie.
“Pensa a tutte le nostre
vite come un libro, e ai nostri giorni come le pagine. C'è
chi può
leggerti sfogliandoti, o c'è chi lo fa strappando tutte le
pagine,
una ad una, di giorno in giorno”.
Mail si fermò un attimo a
pensare, benché inizialmente avesse snobbato l'azzardata
metafora
dell'altro, coprendola con il fumo di una sigaretta.
Il secondo tipo di lettore
assomigliava con una crudeltà raffinata al puttaniere che
ogni
giorno li sviliva, rubando loro una pagina.
Di giorno in giorno loro
diventavano sempre più magri, Mihael perdeva chili e Mail
perdeva
ore.
“Pensa, Mail. La cosa
infida è che anche l'uomo che strappa le pagine arriva alla
fine del
libro, ma poi, quel libro non può più essere
letto da nessun altro,
e diventa buono solo per far fuoco”.
C'era qualcosa di
odiosamente meccanico nelle parole di Mihael.
Qualcosa di paurosamente
veritiero.
Non
è finita fino a quando non sei sotto terra.
Non
è finita fino a quando non è troppo tardi.
Passeggiavano
per un viale
alberato, uno dei tanti di quella città.
Le
querce che lo
contornavano erano alte e imponenti, e perdevano coriandoli rossi.
Il
cielo autunnale era
fervido, vivo e pungente. Di un azzurro marino, quasi rosato di
corallo.
Mail
aveva avuto la sfiziosa
idea di tramutare quegli opachi ritagli di cellulosa in due stecche
di zucchero filato.
Fece
ritorno alla loro
panchina, soddisfatto e mezzo sorridente, con i due batuffoli bianchi
avvinghiati ai bastoncini di sostegno.
E
con sua somma sorpresa
assisté ad un fatto più unico che raro: un Mihael
che mangiava.
Mangiava
sul serio, con
tutte le azioni di contorno che si portava appresso un atto simile.
Masticava
compiaciuto,
attaccava la lana dolce sul palato, deglutiva e poi strappava altro
cotone.
Una
meraviglia.
Mail
lo guardava attonito,
come se avesse appena visto un girino correre la maratona in
pantaloncini da podista.
Non
aveva mai pensato che
quello scheletro biondo potesse avere un appetito.
Per
un attimo, solo per un
attimo spensierato e denso di aria autunnale, Mail sperò che
il
ragazzo avesse abbandonato una volta per tutte le pagine vitali dei
libri e i suoi problemi con l'anoressia.
Ma
evidentemente chiedeva
troppo.
Entrambi
guardarono con aria
truce un uomo avvicinarsi, probabilmente riconoscendo
nell'inconfondibile viso di Mihael il Mello che diventava tutte le
sere.
Se
lo portò di nuovo via
con sé, rinchiudendolo per tutto il tempo che desiderava in
un
qualche schifoso buco della città.
Non
un'ora, macché. Mihael
era suo per quanto voleva, bastava solo pagare il doppio, il triplo,
il quadruplo, ed ecco che avrebbe divorato due, tre, quattro pagine
alla volta.
Mail
guardò statico i
filamenti appiccicosi gettati sul selciato, e venire assaggiati da
due o tre piccioni grassi e tondi.
Avrebbe
desiderato che tutto
andasse in frantumi, che ogni cosa si sgretolasse, persino la
pavimentazione su cui appoggiava i piedi.
Non
bastavano dei bocconi di
zucchero, per far sì che si sfamasse a dovere il fuoco
avrebbe
dovuto pasteggiare con l'intera città.
Inglobare
palazzi,
marciapiedi, strade, lampioni, e la gente stessa.
La
città brucia, non è un problema mio.
Non
è finita fino a quando non è troppo tardi.
“Sai,
è un libro
bellissimo quello che sto leggendo, Mihael.
Parla
della tua vita. Sì,
qualcuno lo potrà reputare brutto, o noioso.
Qualcun
altro potrà
gettarlo via ancor prima di leggerlo.
Ma
c'è anche qualcuno che
lo sta riscrivendo.
Ti
piace come cosa?
Mi
è sembrata un'idea
conveniente, ecco perché sono deciso a finirlo”.
Mail
sedeva a gambe
incrociate sul suo letto sfatto, grigio e intriso di fumo.
Nulla
era cambiato.
Le
strade erano ancor piene
di smog, e il mondo di parassiti.
“C'è
qualcosa che non hai
tenuto da conto.
È
vero che qualcuno
strappava le pagine della tua vita, ogni giorno, senza pietà.
Con
l'ignoranza di un
bambino capriccioso.
Ma
non hai mai saputo che,
prima che venissero strappate, io le ho lette tutte quelle pagine,
senza perdermene una.
Solo
io, è vero.
Ti
dovrai accontentare”.
Tirava
su con il naso,
continuando a far scorrere la penna a sfera su quel pezzo di foglio,
stropicciato e bruciacchiato agli angoli.
Quella
forse era la prima
sera che usciva.
Poteva
essere anche
l'ultima, a dire il vero.
Poteva
benissimo essere
stato visto abbandonare la postazione di lavoro.
Si
aspettava con noncuranza
una pallottola in testa da un momento all'altro, proprio com'era
successo con Mihael.
Tanto,
se non
l'ammazzavano moriva da sé, quel mucchietto d'ossa e
cartilagini.
Me
lo lascio alle spalle.
Beh,
ha detto che non riesce a vivere in questa città.
Arrivò
fino al fiume,
lasciando correre il foglietto nell'acqua paludosa.
Presto
si sciolse, e
scomparve nel moto placido dei gorghi, volteggiando un po' per poi
tornare a galla, scherzoso.
“Mi
sono innamorato di
te... troppo. Tardi”.
Ti lascio questa notte.
Ed
eccomi
con la mia sec... terza fan-fiction su Death Note (e, ovviamente, su
Matt e Mello, trattandosi della patita qui presente).
Inaspettatamente, si è classificata prima su cinque
concorrenti al contest "A
Green Day's song for a story" indetto da Tallu_chan,
che ringrazio davvero moltissimo per il lavoro eccellente e preciso che
ha svolto, e per l'esauriente giudizio che ha stilato. Lo potete
leggere qui di seguito, assieme al bellissimo banner (e pensare che
quell'immagine è stata anche sul mio desktop per un po' di
tempo, prima che mia madre si divertisse ad appiccicare i post-it
canzonatori sui tre incriminati), dicevo, assieme al bellissimo banner
con i Green Day "al di qua" (o al di là) della recinzione, e
che qualcuno dice che sia uno sfondo perfetto per la track numero
diciotto di 21st
Century Breakdown.
La colonna sonora di questa storiella pseudo-melanconica era
proprio Letterbomb,
canzone del celeberrimo album America
Idiot che ho sempre amato tantissimo. Il testo non
è stato facile da trasporre, devo ammetterlo. E infatti ho
poi scandagliato l'intera canzone, cercando con la lente
d'ingrandimento quelle poche frasi che potevano andare a braccetto con
la mia idea. Ancora una volta ringrazio Tallu_chan anche per avere
indetto un contest sui Green Day (che ci voleva proprio, diciamolo) che
da sempre sono i miei preferiti. Di recente ho tornato ad ascoltare i
vecchi album, capolavori come Dookie, o Nimrod non
andrebbero dimenticati sotto i riflettori di quelli nuovi.
Concludo, perché ora bisogna proprio che mi metta a cucire
le nuvolette dell'Akatsuki, e che dia una rimessa a posto al mio
cosplay di Mello (Lucca Comics è alle porte,
signori).
Già, e visto che tra nove giorni dovrò calarmi
nei panni del biondino cioccolatoso, questa vittoria - ripeto,
inaspettata - mi incentiva ancora di più.
PRIMA CLASSIFICATA: Deidaradanna93 (Silvar tales su Efp)
-Uso e attinenza alla canzone: 5/5
-Uso e attinenza ai prompts: 9/10
-Grammatica: 9/10
-Originalità: 5/5
-Caratterizzazione dei personaggi: 8.5/10
-Giudizio personale: 5/5
Totale: 41.5/45
Inizio dicendo che l’utilizzo della canzone è stato perfetto, davvero! L’hai adattata benissimo alla storia, dall’inizio alla fine.
Il modo in cui hai usato i prompts mi ha colpito parecchio, soprattutto “libro”, non mi sarei mai aspettata una cosa del genere e mi ha lasciato a bocca aperta, complimenti! Un po’ meno usato è stato il secondo prompt, “innamorato”, ma che ho trovato comunque abbastanza ben inserito nel contesto –anche se viene svelato solo nelle ultime righe avevo intuito che Matt aveva una certa attrazione verso Mello.
Ho trovato qualche errore di punteggiatura, più qualche altro errore che ha fatto scendere il punteggio. Te ne riporto un paio:
-E con sua somma gioia assisté; ecco, io avrei scritto assistette, è una forma più corretta.
-disteso sul letto sfatto e con occhi; qui sarebbe meglio se tu avessi aggiunto gli fra con e occhi, la frase sarebbe scorsa meglio.
La caratterizzazione l’ho trovata buona per Matt, mentre Mello mi è sembrato piuttosto OOC. Se l’avessi segnalato avresti avuto il punteggio pieno perché, a parte questo, ho trovato la caratterizzazione dei personaggi veramente ottima.
Bhè… dire solo che la storia mi è piaciuta sarebbe riduttivo, ma altrimenti non saprei come dirlo. Mi ha tenuta attaccata allo schermo del PC e alla fine mi ha fatto scappare anche una lacrimuccia.
Hai trattato molto bene un tema delicato come questo ed in modo anche originale –non ho mai letto nulla di simile- quindi ti rifaccio di nuovo i miei complimenti, anche perché non saprei cos’altro dire. Un meritato primo posto!
Ultimo
pensiero? Ah sì.
Adoro
l'autunno.
Venerdì
21 ottobre 2011 - 9 giorni a Lucca comics and games.
A
presto ♥