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Autore: Artemisia Delle Selve    22/10/2011    0 recensioni
Ciao a tutti, è la mia prima volta che pubblico qualcosa qui.
Quello che leggerete non è altro che un piccolo excursus su un personaggio che ruolo.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie a tutti e buona lettura ^^
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il distintivo e la pistola giacevano sul mobile all'ingresso.

La doppia mandata con cui avevo escluso il mondo dall'appartamento mi avrebbe preservato  dall'utilizzo dell'arma.

Le serrande non portavano aria nuova rendendo il clima rarefatto e lasciando affiorare un odore di chiuso.

Ora non era importante. Vento e sole non sarebbero state d'aiuto nè d'intralcio. Mi avvicinai alla finestra della cucina.  Un ordine impeccabile, neanche fosse nuova ed immacolata. Amo l'ordine. Aprii appena la finestra e dal piccolo davanzale raccolsi un barattolo di vetro.

Impossibile bloccare un ghigno.

Lasciando la finestra aperta a ricambiare l'aria chiusi la porta del corridoio dietro di me, entrando nello studio. 

Mi sedetti, e con un gesto  buttai a terra i libri che giacevano sulla scrivania.  

Aprii lo stipetto che giaceva ai piedi della scrivania, poco sotto i cassetti che non arrivavano a toccar terra. 

Il vasetto trasparente mostrava il veloce battere le ali d'una farfalla, avvicinatasi  ammaliata dal profumo  della  marmellato  che avevo posto sul fondo.

La polvere colorata che sporca le dita provoca in me una lieve scossa, un brivido che attraversa la spina dorsale in tutta la sua lunghezza ed arriva alla sommità del collo. Inizio ad ondeggiare il capo cercando di sciogliere i muscoli del trapezio, fino a sentire le giunture delle clavicole rilasciare uno schicchiolio. Più sciolto impugno l'ago, non uno qualsiasi uno da ricamo, piccolo lucentee, non sempre facile da trovare specie. Nel Massachusetts spesso dovevo accontentarmi di quelli numero 5, troppo lunghi e rozzi tanto da rovinare le mie creature. Basta esercitare una piccola pressione sul piccolo torace col pollice e con l'indice.

Così la farfalla si stordisce, smette di battere le ali e non si rischia di perdere  le scaglie colorate.

Senza quel colore sarebbero nude ed inutili, prive della loro identità. Un pezzo inutile per la mia collezione.

Il sole illumina solo per un attimo il metallo, prima che il grigio si sporchi di una goccia  impercettibile di sangue, per poi affondare nel corpo ancora in movimento. Neppure un secondo d'esitazione. 

Una morte veloce.

Il piccolo sistema circolare della farfalla smette di pulsare.

Diretta.

Silenziosa.

Le ali si fermano senza perdere la patina cangiante che le adorna. L'indice con la sua pressione invita l'ago ad inchiodarla alla base di velluto verde. 

 

 In quel momento mi allontano guardando la mia utlima preda. Un sorriso soddisfatto mentre la morte dalle mie dita passava a quella macchia di colore. L'ennesima vittima mietuta dalla natura. Un Dio dalle piccole razzie.

  
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