“Xavier è uno dei protettori più potenti nel giro della
prostituzione a New Orleans dalla
notte dei tempi. Mi chiedo come faccia a rimanere così in forma dopo tutti
questi anni passati a smerciare puttane e travestiti a destra e a manca…”
sorrise e ammiccò mentre a Mancuso scappava uno sguardo sorpreso e schifato
verso Xavier. Un pappone!! Un mafioso cajun!! Mancuso si rese conto
improvvisamente della portata di quella notizia e per un attimo la fulminò il
pensiero che imbattersi in lui non fosse poi stata questa gran
fortuna.
“Tranquilla, dolcezza” disse la voce ironica dell’uomo,
come leggendole nel pensiero “Non ho intenzione di mangiarti come l’orco
cattivo…non ancora, almeno.”
Mancuso si azzardò a guardarlo sospettosa e ricevette in
cambio un sorriso storto stranamente affascinante. Provava un’istintiva
avversione nei suoi confronti: il suo radar da brava ragazza strillava impazzito
alla vista di quegli abiti costosi e sfacciati, di quell’accento vagamente
straniero con quella erre secca, di quegli occhi grigi adamantini. Pericolo!,
strillavano le cellule di metà cervello. L’altra metà era ancora anestetizzata
dagli eventi impossibili in cui era piombata.
“Hei, tu, non spaventarmi il cucciolo” ammonì Estrela
posando un braccio sulle spalle di Mancuso “Si vede lontano un chilometro che è
una persona ammodo ed è già tanto che non ci abbia sputato addosso come avrebbe
fatto chiunque altro.”
“Ooooh, c’è qui una autentica, originale brava
ragazza…gnam gnam.” ridacchiò Xavier puntando quei curiosi occhi di scaglie di
vetro su Mancuso che non poté fare a meno di arrossire furiosamente sotto quello
sguardo scaltro, prendendosela subito dopo con se stessa per la sua maledetta
timidezza.
“Xavier, vergogna!” strillò Estrela ben calata nella
parte di difensore della virtù “L’hai fatta arrossire. Anzi, l’hai fatta
diventare viola! Oddio, povera cara…ma non è normale arrossire così, sembri a
pois! Xavier, ma guarda, sembra addirittura una reazione
allergica!”
Grazie tante, sibilò Mancuso dentro di sé mentre teneva
lo sguardo ostinatamente puntato a terra e Xavier se ne usciva in una risata
grondante scherno.
“Vedo, vedo…davvero notevole. Erano secoli che non
vedevo una femmina arrossire. Non di imbarazzo, comunque.”
“Sembra quasi che nessuno ti abbia mai fatto un
complimento, gioia” continuò Estrela accorata “E’ strano con quel faccino così
carino che hai…a proposito, com’è che ti chiami?”
“Maria.” rispose la ragazza, odiando selvaggiamente il
suo nome quando Xavier cominciò di nuovo a ridere.
“Oddio.” mormorò Estrela con sincera compassione nella
voce.
“Così non c’è nemmeno gusto, è come sparare sulla croce
rossa.” mormorò Xavier, ma senza acrimonia.
“Ma
gioia, questa è proprio sfortuna bella e buona, insomma, se arrossisci così, con
un faccino così ed un nome così spaventerai tutti gli uomini! Voglio dire chi è
che si prende la briga di sporcare santa Maria, Madonna assunta in cielo , uno
rischia l’anatema divino! Povera cara, i maschi scapperanno tutti a gambe
levate..”
Un
dubbio atroce passò fulmineo nel cervello di Estrela che fissò Mancuso con una
faccia da film dell’orrore.
“Gioia, non mi dirai mica…che
sei…vergine!?!?”
Xavier questa volta scoppiò a ridere rimettendosi a
sedere mentre Jeanne nascose un sorriso dietro la mano.
“Estrela, stavamo parlando di Xavier. Perché non
continui?” chiese Mancuso con voce pacata frenando l’impulso molto poco
cristiano di dare una bastonata in testa a quel petulante
travestito.
“Ah, già! Di Xavier ci sarebbe da parlare per anni se si
dovessero ascoltare le voci. In realtà si sa poco e niente del signor…come hai
detto che è il tuo cognome, Xavier?”
“
LeDuc.” rispose Xavier, rassegnato.
“Ecco. Xavier è cajun, vero. E fin qui non ci piove.
Poi, iniziano le leggende sul suo conto. Pare che abbia attraversato l’Old Man
River come i vecchi pionieri.”
“Niente gommoni, ci tengo a precisarlo” borbottò la voce
di Xavier che si era sdraiato di nuovo sul muretto ad occhi chiusi “Io viaggio
solo rigorosamente via terra.”
“Gioia, andiamo, figurati se uno di classe come te
arriva su un gommone, dai! Pare che sia arrivato dalle campagne nascosto nel
retro di un camion che trasportava pecore…”
“A
dire il vero erano maiali, ma ci siamo divertiti lo stesso.” rettificò Xavier
con la voce ironica suo malgrado.
“Sembra che a quei tempi fosse un ragazzetto alto e
secco che si limitava a rubacchiare in giro negli appartamenti di New Orleans.
Ma, come tutti i ragazzacci, ha dovuto fare i conti con la concorrenza… e si è
beccato una coltellata in pancia durante una discussione con i suoi
compaesani.”
“Preferisco chiamarlo briefing formativo” mormorò Xavier
da sotto il braccio “E la coltellata me la beccai ad un polmone. Tre mesi di
ospedale, poi mi rispedirono a casa con un calcio nel
culo.”
“E
qui, direte voi, è finita la carriera malavitosa del nostro bel Xavier, vero? E
invece no. Perché, a quanto pare, il tizio che lo aveva accoltellato è stato
raccolto con un aspirapolvere dopo che il palazzone dove abitava abusivamente si
è improvvisamente incendiato. Xavier era di nuovo a passeggio per New Orleans,
stavolta con un body guard attaccato alla schiena e due ragazze belle da far
paura attaccate alle braccia.”
“Anneke e Tanja” sospirò Xavier come perso in un bel
ricordo “Le mie prime due bionde: ligie al dovere, sempre obbedienti e
zelanti... Metà della mia fortuna la devo a loro. Mai più trovate dopo due
stakanoviste così.”
“Già. Però, di nuovo, il successo di Xavier dà fastidio
a qualcuno…cos’è stato, quest’altra volta?”
“Arma da fuoco” rispose Xavier, cortesemente “Sul
fianco. Altri tre mesi di ospedale, che Dio li fulmini, e una milza in
meno.”
“Ignoro il destino toccato alla guardia del corpo e alle
due bionde . Però, di nuovo, è andato in fumo, per così dire, anche chi ha tentato di farti fuori…
”
“Ma
è terribile.” mormorò Mancuso e Xavier la guardò a lungo, sorpreso, mentre lei
arrossiva di nuovo.
“Per chi ti dispiace? Per le bionde, per la guardia del
corpo o per i miei nemici?”
Mancuso cercò di riprendersi, anche se gli occhi di
Xavier erano davvero troppo fastidiosi per far finta di non averli
addosso.
“Per gli edifici andati a fuoco” rispose con voce neutra
“Sono favorevole al recupero degli stabili da restaurare…è un peccato che tanta
storia d’America vada perduta così.”
“Oh, ma questa volta era bruciata la macchina, non la
casa” sorrise Xavier e Mancuso notò che lo scintillio del suo sorriso era dovuto
ad un brillante incastrato su un incisivo superiore. Un diamante grosso,
sfacciato e fastidioso, proprio come il suo proprietario, pensò
fuggevolmente.
“Ti
stai rendendo conto che stai confessando di essere un assassino?” mormorò
Jeanne, evitando il suo sguardo “Visto che siamo ad un passo dall’attraversare
“Quindi, ti sei beccato una coltellata, una revolverata
e due esili e ancora hai insistito a fare il malvivente.” chiese Mancuso,
dubbiosa.
“Cos’è, cominci a dubitare della mia innocenza?” domandò
Xavier facendo sfavillare di nuovo il diamante sul dente “E io che credevo di
aver fatto colpo su di te…”
Mancuso arrossì furiosamente s Xavier sghignazzò
piano.
“Fatto colpo è una parola un po’grossa” sentenziò
Mancuso alzando involontariamente la voce “ In realtà, non mi piace giudicare
una persona al primo sguardo e anche se da subito sembravi un perfetto esempio
di stronzo ricoperto di squame di coccodrillo, volevo credere che fosse solo
apparenza. In questo caso, invece, la prima opinione si sta rivelando quella
giusta.”
“Gioia, che lingua!” rise Estrela deliziata “Comunque,
Xavier, sembra proprio che te le meriti tutte le cosacce che ti dicono.
Proseguendo con la biografia, uscito dall’ospedale iniziò il suo business. La
sua escalation al successo fu fulminea. Dicono che molto sia merito del suo
fascino…”
Lo
guardò sbattendo le palpebre maliziosa.
“Indubbiamente” borbottò Xavier senza scomporsi
.
“…molti altri dicono che i suoi metodi rozzi e duri sono
molto efficaci. Altri ancora dicono che ha solo avuto la fortuna di beccare il
momento dell’apertura del mercato europeo…”
“Mercato..?” domandò Mancuso dubbiosa ricevendo un paio
di comprensive pacche sulla spalla.
“Bionde. Russe, polacche, ucraine, lituane, lettoni… gli
americani adorano le bionde. Xavier si è fatto i miliardi con le sue ragazze.
Chiaramente, questo non è piaciuto a tutti. I creoli si sono visti fregare una
bella fetta di guadagno e hanno cominciato anche loro a dare un po’ fastidio a
Xavier …”
“Così, ridendo e scherzando, arriviamo alla Beretta PM
12 S2 di cui parlavamo prima.” sospirò Xavier, quasi dispiaciuto, lasciando il
suo pubblico vagamente interdetto.
“Detta così sembra che nemmeno con un millennio di
purgatorio tu possa sperare di andare in Paradiso.” lo avvisò Mancuso,
dubbiosa.
“La
crocerossina ha finalmente finito di provare compassione per me?” sibilò Xavier,
cattivo: guardava Mancuso negli occhi e, dietro lo scintillio di ghiaccio delle
iridi lei vide solo una gelida, desolante durezza “Era ora: non sopporto le
ragazzine romantiche. Io sono un delinquente e so di esserlo. Anzi, sono fiero
di esserlo. Ho rubato per tutta la vita, per fame, per necessità ma anche solo
per divertimento. Ho spacciato droga, ho picchiato persone più o meno innocenti,
ho trattato meglio la spazzatura delle mie donne. Sguazzo nella merda da sempre
e sono orgoglioso di essere uno dei pochi che ha tirato fuori la testa da quella
fogna. Paradiso, Inferno? Francamente, me ne infischio. Ho visto dei posti che
potrebbero sembrare l’Inferno e degli altri che potrebbero sembrare il Paradiso,
e forse preferisco i primi agli ultimi. Giudicatemi come vi pare, gente, ma sia
chiara una cosa: qualsiasi cosa sia questa Soglia di cui parlate, non me ne
frega un cazzo di cercarla o no.”
Tutti intorno tacquero pesantemente: non si sentivano
nemmeno i rumori dei loro respiri. L’unica che sembrava intenzionata a parlare
era Mancuso che però fu sorprendentemente preceduta dalla vocetta esile e
sottile di Jeanne.
“E’
colpa mia” disse la ragazza, senza guardare in faccia nessuno “E’ per me che tu
sei qui, Xavier.”
*
*
*
Xavier alzò su Jeanne uno sguardo a metà tra il sorpreso
e l’irritato; Mancuso non disse niente ma per qualche assurdo motivo si sentì
triste e delusa.
“Cocca, non ci credere” disse duro Xavier all’indirizzo
di Jeanne “Qualsiasi cosa io abbia fatto per te, c’era un tornaconto personale e
quasi sicuramente sporco.”
“Tu
sei morto per me” mormorò lei con indomita dolcezza ed Estrela saltò su come una molla,
elettrizzata, agitandosi come durante una samba infuocata.
“Oddio, oddio, oddio!!” starnazzò “Non ditemi che c’è
sotto un romanzo d’amore tra la giovane e dolce creola e il pappone redento! E’
troppo bello…e io che stavo lì a guardare Beautiful!! Gli fa un baffo ‘sta
storia ai Forrester!! Oh, questo è proprio amore! A come aiuto!, M come
machemmeraviglia, O come…”
“Piantala, Estrela” borbottò Xavier disgustato “Non c’è
niente di niente tra me e Jeanne, se non un patto di mutuo soccorso. Diglielo
anche tu, altrimenti a questo pavone gli parte un embolo.”
“E’
vero, Estrela” annuì Jeanne, placidamente “Xavier mi ha solo aiutato. No…ha
provato ad aiutarmi.”
“Ragazzi, se non raccontate com’è tutta la storia potrei
morire di nuovo” boccheggiò Estrela sedendosi di fianco a Jeanne e dimenandosi
come un serpente egiziano “Forza, cocca: sputa il rospo!”
Jeanne sembrò vagamente intimidita dalla carica
esplosiva di Estrela: la guardò di sotto in su, inspirando
profondamente.
“Ecco, io…non so dove cominciare…”
“Ma
dall’inizio, no?” berciò con sicurezza il travestito.
“Estrela, falla continuare.” la rimproverò Mancuso
attenta e seria.
“Allora, io…sono nata a New Orleans” continuò Jeanne
guardandosi intorno “E’ tutta la vita che abito proprio qui, nel cuore del vieux
carré. Certo, per una bambina non è il massimo vivere qui…c’è tanta delinquenza,
tanti pericoli dietro ogni angolo.”
“Eppure tu sei riuscita a rimanerne fuori” decretò
Estrela , pacifica “Dovresti essere fiera di te.”
“E
tu come fai a dirlo?” la punzecchiò Xavier a bassa voce.
“Tesoro, ho l’occhio clinico, io. Ti dirò di più:
nonostante l’abbigliamento equivoco e la gente con cui bazzicava, non è affatto
una puttana. O, almeno, non ancora. Magari qualcuno voleva che lo
diventasse…?”
Jeanne e Xavier si scambiarono uno sguardo
sorpreso.
“Sì, più o meno è così che è andata” disse Xavier
incoraggiando Jeanne con un cenno del capo.
“Ho
conosciuto un ragazzo, l’anno scorso” disse Jeanne lentamente “Un amico di mio
cugino. Mamma non voleva che lo frequentassi, ovviamente: ero troppo giovane e
lui non era proprio uno stinco di santo. Anzi: andava in giro con della gente
parecchio brutta. Ma io ero così innamorata…”
“Ragazzine.” sospirò Xavier, così piano che solo Mancuso
lo sentì.
“Una sera mamma ci scoprì insieme e andò fuori di testa
dalla rabbia. Marcel, allora, mi disse che dovevamo scappare via insieme…Per
sposarci. Così ha detto…mio padre sarebbe stato quasi contento, ci avrei
scommesso: ha quattro figlie femmine ed è senza lavoro… vuol dire problemi qui a
New Orleans, sapete. Così, sono scappata con Marcel. Lui mi nascose qui vicino e
mi disse che, visto che sarei presto stata sua moglie, potevamo anche cominciare
a conoscerci meglio e abitare insieme. Nella sua casa c’era già una ragazza,
Mina, credo che si chiamasse, che però sparì dopo qualche giorno. Così, mi
ritrovai chiusa in casa giorno e notte con Marcel che non mi faceva uscire
nemmeno per fare la spesa, ad aspettare che fosse tutto pronto per il
matrimonio.”
La
ragazza si interruppe e deglutì penosamente.
“Rimasi incinta” proseguì ad occhi bassi e con un filo
di voce “Credevo che a quel punto Marcel mi avrebbe sposata alla svelta, e
invece chiamò un dottore e in pochi minuti il bambino non c’era più. Io non
capivo…proprio non capivo perché Marcel facesse così. Si cominciò a comportare
male, mi offendeva, mi picchiava. E se gli chiedevo perché lui diceva: mi annoi.
Poi, un bel giorno, arrivò con una nuova ragazza, un’altra “cugina”. Ancora più
giovane di me e molto, molto bella. Allora mi ricordai di Mina al mio arrivo, ma
era troppo tardi, ormai. Avrei voluto tornare a casa, dalla mia mamma, ero
sicura che mi avrebbe ripreso con sé. Ma Marcel e i suoi amici mi portarono in
casa di un certo Jospin che non fece nemmeno finta di volermi sposare. Allora,
come se uscissi da un sogno, cominciai a guardarmi in giro, vidi le ragazze…e
capii. Quando anche Jospin si stuferà di me, mi dissi, so cosa mi succederà. Non avevo più tempo
da perdere, dovevo trovare qualcuno che mi facesse uscire da quel giro . Alla
fine seppi da chi andare a chiedere aiuto.”
“Xavier?” domandò Mancuso ispirata e Jeanne annuì, senza
alzare gli occhi da terra.
“Poteva mandarmi via a calci. Poteva obbligarmi a
lavorare per lui. Poteva dire tutto a Marcel e Jospin.”
Lanciò uno sguardo all’uomo pieno di una luce
indescrivibile.
“Ma
non l’ha fatto.” aggiunse sottovoce, in tono definitivo.
“Ah, per favore” si disgustò Xavier, irritato “Detta
così sembro il buon samaritano. Volevo solo rispedirla da sua madre per togliere
un po’ di forza lavoro alla concorrenza.”
“Ha
detto che mi avrebbe aiutato” proseguì Jeanne, imperterrita “Mi ha dato i soldi
e un giorno mi è venuto a prendere e mi ha portato in una casa con tante ragazze
bionde che mi hanno tenuta nascosta.”
“Il
paradiso dell’americano medio” borbottò Estrela, poco convinta “E poi, che è
successo, querida?”
“Marcel…mi ha trovata.” rispose Jeanne, distogliendo lo
sguardo: con l’ultima frase recuperò la sua originale espressione impaurita che
si era progressivamente ammorbidita man mano che parlava e si irrigidì di
colpo.
“Mi
è venuto a prendere ieri sera e ha detto che se non andavo con lui faceva del
male alle ragazze. Sono andata. L’ho supplicato di lasciarmi andare, che non gli
avrei dato noia…l’ho pregato anche di riprendermi con lui. Ero disperata. Ma
Marcel mi ha vestita così e mi ha detto che da stasera ero una
puttana.”
Gli
occhi dolenti le si riempirono improvvisamente di lacrime: sia Estrela che
Mancuso le si avvicinarono silenziosamente e la abbracciarono
titubanti.
Jeanne sembrò stranamente più rilassata: lanciò uno
sguardo verso Xavier prima di fare un sorriso stentato verso Mancuso “Xavier non
doveva venire all’incontro stasera. E’ venuto per me perché sa cosa fanno alle
ragazze che vogliono scappare.”
“Perché, cosa fanno?” domandò Mancuso senza volerlo
sapere, in realtà.
Jeanne attese a lungo prima di parlare: stava a capo
chino e persino Xavier la guardava con compassione.
“Fanno male” mormorò infine la giovane “Infatti, mi
hanno portato dietro il vicolo di quei palazzoni, Marcel, Jospin e i suoi amici.
Hanno detto che dovevano “iniziarmi” al mestiere. Ho gridato tanto, ma nessuno
sente…nessuno ascolta.”
La
sua voce era così flebile e dolce che sembrava un alito di vento. Mancuso
sentiva il magone che le cresceva nel petto e, alzando gli occhi, trovò lo
sguardo di Xavier posato su di lei, duro e insondabile come cemento
armato.
“Non so perché sono morta. Forse non volevano uccidermi.
Io invece alla fine quasi lo speravo” continuò Jeanne “Però sapevo che c’era
Xavier dalla mia parte e che tutto sarebbe andato a
posto.”
Sorrise di nuovo e di nuovo con una dolcezza da spezzare
il cuore.
“E
invece non ho messo a posto niente” ribatté Xavier con una voce insolitamente
amara “Sono solo riuscito a farmi ammazzare come un pivello qualsiasi. Che roba.
Ecco cosa ci si guadagna a fare il buon samaritano.”
“Non dire così. Tu mi hai
salvato.”
“Cocca, svegliati: a causa mia ti hanno ammazzato. Se
non avessi tentato di fare l’eroe presuntuoso magari a quest’ora saresti ancora
viva.”
“Viva…e nelle mani di Marcel. No, grazie.”
Jeanne abbassò il capo, segnalando chiaramente che
riteneva conclusa la conversazione. Estrela la teneva per le spalle senza avere
il coraggio di aprire bocca, una volta tanto.
“Comunque, adesso sei qui ed è qui anche Xavier” mormorò
incerta Mancuso, dopo un bel po’ di silenziosa riflessione “Quello dove vivevate
è un ben strano ambiente dove ci sta di tutto: dall’aberrazione più
raccapricciante al più commovente atto di eroismo. O, forse, gli atti di
eroismo, seppure piccolissimi, valgono tanto come quelli più grossi, perché sono
molto più sofferti e rari?”
“Stai per caso dicendo che tutti e tre potremmo varcare
Mancuso sollevò su di lei uno sguardo limpido e
fermo.
“Esattamente. Io non sono un’esperta in teologia e
francamente non mi raccapezzo proprio in questa storia assurda. Ma, se proprio
lo devo fare, ammetto che per me vi meritate tutti il Paradiso. Qualsiasi cosa
esso sia.”
“Com’è che siamo ancora qui, allora?” sorrise acidamente
Xavier con un sorriso storto “Se quello che dici è vero, perché non stiamo
facendo un bel coro gospel accompagnati dall’arpa, svolazzando con le nostre
alucce nuove di zecca?”
La
rivelazione arrivò come un sospiro di vento che la attraversò tutta con gentile
fermezza. Mancuso chiuse la bocca e la risposta le arrivò immediatamente, così
semplice e palese che non si prese nemmeno la briga di tradurla a parole. Girò
semplicemente lo sguardo verso Jeanne, che era rimasta ad ansimare con gli occhi
sgranati dietro le spalle di Estrela. Le sorrise, incoraggiante, ed allungò una
mano. Gli sguardi di Estrela e Xavier si posarono su di lei, ancora incapaci di
capire.
“Jeanne” sospirò Mancuso con fermezza “Tu lo sai perché
non avete ancora varcato
*
*
*
Jeanne era rimasta come radicata al suolo, la faccia
spaventata e le mani strette forte in mezzo al petto come una improbabile
illustrazione di Cappuccetto Rosso in mezzo al bosco. Xavier ed Estrela la
fissarono a lungo, a metà tra l’incuriosito e il
corrucciato.
“Bè?” si spazientì Estrela, sbuffando “Qualcuno ci
spiega che sta succedendo?”
Mancuso si rivolse solo a Jeanne con voce franca e
diretta.
“Mama Dubois dice che è stato un baka, uno spirito
maligno, a provocare la vostra morte. E’ molto, molto preoccupata, perchè pensa
che questo spirito sia ancora in giro e che vi impedisca di varcare
“Certo!” grugnì Xavier, decisamente ironico “Questo
spiegherebbe un sacco di cose: un bello spirito maligno e troviamo le risposte a
tutte le domande! Gesù, che stronzate mi tocca sentire anche da
morto.”
“E
tu puoi davvero aiutarci?” domandò poco convinta Estrela.
Mancuso meditò a lungo sulla
risposta.
“Io
credo di sì” rispose infine, abbassando il capo “Sono un poliziotto e capire la
dinamica degli avvenimenti è il mio mestiere.”
“Un
poliziotto che farnetica di spiriti maligni” ringhiò Xavier, cattivo “Oh, sì,
davvero rassicurante!”
“Io
non credo che ci sia un baka da queste parti” proseguì Mancuso imperterrita
“Anzi, non credo che ci sia mai stato un baka.”
“E
allora…?” provò Estrela, ma Mancuso la interruppe.
“E
allora, non è negli spiriti maligni che dobbiamo riporre la nostra fiducia, ma
nelle persone.”
“Diamine, non sapevo che gli adepti hare krishna
venissero a rompere i coglioni anche nell’aldilà.” berciò annoiato
Xavier.
“Quello che c’è stato, e che c’è ancora, è una ragazza
tanto infelice, tanto arrabbiata, tanto spaventata… E tanto forte, a modo
suo.”
Jeanne smise quasi di respirare, i grandi occhi scuri
spalancati e atterriti.
“Da
qualche parte, qui intorno, oltre il velo della vita reale, c’è una madre che
piange la sua bambina” disse sottovoce Mancuso, scegliendo con cura le parole
“La ragazza è morta nella più tragica delle maniere, da vittima innocente, senza
poter dire a nessuno che la colpa non è sua…”
“E
che le dispiace.” sfiatò Jeanne, con gli occhi pieni di
lacrime.
“E
che le dispiace” sorrise Mancuso, col cuore stretto in una morsa penosa “Ma la
ragazza non sa che la sua mamma tutte queste cose le sa
già.”
Jeanne non riuscì a parlare: continuava a fissare
Mancuso con una faccetta supplice che spezzava il cuore. Con gesti molto
tranquilli, la poliziotta si avvicinò alla giovane per poi posarle con
delicatezza la mani sulle spalle.
“La
ragazza deve lasciare andare l’odio che le bolle dentro” mormorò sottovoce “La
ragazza deve lasciare che le cose vadano come devono andare. La vendetta, la
rabbia, la disperazione…ora non hanno più senso. Lei deve pensare solo a varcare
quella Soglia. Il resto non è più sua competenza. Ora che so tutto, a queste
cose ci penserò io.”
Nel
silenzio ovattato che seguì quelle parole, tutti poterono udire il singhiozzo
spezzato che uscì dalla gola di Jeanne, doloroso e profondo come se le si stesse
spezzando il cuore in quel momento stesso. Lucenti e tiepide lacrime
cominciarono a scorrere sul suo visetto da bambina.
“Me
lo prometti?” mormorò con voce rotta e sottile.
“Te
lo prometto” rispose Mancuso solennemente: Jeanne iniziò a piangere con forza
affondando il viso sulla spalla di Mancuso che la strinse con delicatezza, come
se temesse di spezzarla. La ragazza pianse a lungo, immersa nel silenzio irreale
di quel marciapiede notturno, sotto lo sguardo attento e pieno di compassione di
Estrela e quello duro e insondabile di Xavier. Un leggero accenno di brezza,
timido e tiepido, prese a soffiare dolcemente: profumava di foglie e di sassi
bagnati ed era avvolgente come una calda coperta invernale. Lo sguardo di Xavier
si spostò su Mancuso e la ragazza, nonostante la confusione, lo shock e la pena
che provava, non poté fare a meno
di pensare che era proprio una fortuna che quel tizio così strano, così
pericoloso e così seccamente disilluso fosse fuori dalla sua portata. Fortuna
per il suo cuore, ovviamente: quel dannato pappone cajun vestito come un modello
e dagli occhi seri come il tempo, con nemmeno tanto impegno, sarebbe riuscito a spezzarlo in almeno
mille maniere diverse, avendone la possibilità. Qualcosa di quel pensiero
dovette trasparire dagli occhi di Mancuso, perché a Xavier sfuggì un debole
sorriso, così debole che increspò appena le sue labbra pallide, ma che illuminò
di una luce fragile e struggente i suoi occhi di scaglie di vetro. Oh, sì, pensò
Mancuso con un brivido: quel sorriso avrebbe decisamente frantumato il suo
cuore, sicuro al cento per cento. O forse no…?
Diamine, pensò
Mancuso mentre qualcosa di affilato e freddo penetrava di prepotenza sotto al
sua salda e coriacea corazza, era da dire
che la mia famosa calamita per uomini
sbagliati funzionasse anche sui morti!
La
brezza divenne vento, un vento caldo che agitava i capelli e incollava gli abiti
addosso. Jeanne si staccò da Mancuso e la guardò in faccia: aveva gli occhi
pesti e la faccia congestionata, ma sorrise.
“Grazie.” disse semplicemente mentre il vento iniziava
ad ululare con rabbia.
Mancuso avrebbe voluto dire qualcosa, ma il vento era
troppo forte: le chiuse la bocca e le sferzò negli occhi, facendoli lacrimare…la
spinse con decisione all’indietro e Mancuso riuscì a malapena a vedere Estrela
che si allontanava, svolazzante come una farfalla nel suo vestito
giallo.
“Hei, Maria!” la sentì strillare, ma da lontano, da
lontanissimo…
Sollevò una mano per salutarla e incontrò, per ultimo,
lo sguardo di Xavier. Ma solo per un attimo, prima che il vento la portasse via,
definitivamente.
Oh,
bè…
Un
altro tempo, un altro luogo, pensò con una punta di malinconia, mentre veniva
trascinata con forza all’indietro e riportata nel mondo
reale.
NOTE DELL'AUTRICE:
Romina, mon amour...ho corretto il nome dello stilista, cospargendomi il capo di cenere e pentendomi amaramente della mia dabbenaggine. Spero che, con questo, tu riesca a perdonarmi, o mia meravigliosa musa!! Tornando a noi...Estrela è estremamente deliziata dal tuo commento e ti manda a dire che "gioia, quando vuoi bere una tequila in compagnia, chiamami!". Stessa cosa dice Mendez, ma lui accompagna il tutto con un sorrisetto satanico che mi convince poco...Vedi tu! Intanto, beccati un centinaio di bacini e bacetti dalla sottoscritta!