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Autore: Miss Mysty    23/10/2011    3 recensioni
Brevi shots in cui i personaggi scoprono delle verità, dalle più banali alle più eclatanti.
81: “Non è molto gentile da parte tua, Hiro-san.”
82: “Kamijou-san? Kusama-san? Va tutto bene lì dentro?”
[Raccolta | Traduzione | Cross-over con Sekaiichi Hatsukoi]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction è una traduzione che io sto effettuando con il permesso dell’autrice, Miss Mysty.
Qui potete trovare la sua risposta alla mia richiesta;
Qui il link al capitolo originale;
Qui il link all’account dell’autrice.






A collection of Truths


di

Miss Mysty



Misaki’s First Truth.





“Oi, chibi-tan! Puoi portare questi documenti a Takano della sezione Emerald?” Isaka reggeva una manila tra le mani, così piena che sembrava sul punto di scoppiare. Misaki aveva appena finito di aiutare Aikawa, e sapeva che Usagi era a casa che aspettava il suo ritorno. Però Isaka aveva quell’aria disperata, e da quando lui era capace di dire di no a chicchessia?

“Nessun problema, Isaka-san!” Sorrise e gli prese la cartellina. Ma mentre si affrettava a raccattare tutto dal pavimento, dopo averla fatta cadere, Isaka sgattaiolò via. Lui sì che poteva fare quel che voleva quando voleva.
Misaki si voltò a cercare Aikawa con lo sguardo, ma la donna era impegnata sia col computer che al telefono, perciò il ragazzo si congedò a mezza voce e sgusciò fuori dalla stanza.

C’era già un uomo nell’ascensore, e Misaki si tenne a distanza, un po’ nervoso. Non conosceva poi così tante persone alla Marukawa, al di fuori di chi aveva a che fare con Usagi. Però lui e lo sconosciuto sembravano diretti allo stesso piano, così non riuscì ad arginare la propria curiosità.

“Lei lavora nell’Emerald?” domandò. L’altro lo guardò con aria diffidente, e Misaki s’inchinò. “Sono Misaki Takahashi. Do una mano nel dipartimento di letteratura. Piacere.”

Il silenzio si trascinò mentre l’ascensore faceva bip nel fermarsi ad un piano – non il loro, comunque. “Ritsu Onodera. Sono uno degli editor dell’Emerald.”

“Forte!” Misaki gli si fece più vicino, quasi senza accorgersene – Ritsu se ne accorse, invece. “Significa che ha la possibilità di leggere un sacco di manga prima ancora della loro pubblicazione, giusto?”

“Shoujo manga,” corresse Ritsu, come se per Misaki potesse fare una qualche differenza. Le porte si aprirono, e quando sentì gridare Ritsu quasi fece un balzo.

“Va tutto bene?” chiese Misaki, sporgendosi a sbirciare fuori dell’ascensore. Era piuttosto restio a uscirne.

“Takano-san starà di nuovo litigando con quelli del reparto vendite.” Adocchiò l’enorme busta tra le braccia del ragazzo. “Se quella è per noi, posso prenderla io.”

Una delle voci iniziò a sbraitare ‘idiota’ a ripetizione, e Misaki sobbalzò. “No! Voglio dire, desideravo tanto visitare gli altri dipartimenti.”

“Accomodati pure.” Ritsu scrollò le spalle e gli fece strada.

Un uomo gli passò accanto di corsa, perciò Misaki non fece subito caso all’ufficio. Poi Ritsu si allontanò, e quando lui si voltò a cercarlo, si ritrovò faccia a faccia con un’esplosione di pareti rosa e decorazioni floreali. Lanciò un urlo, letteralmente. Aveva sentito parlare dell’Emerald come del ‘dipartimento delle fanciulle’, ma vederlo di persona era terrificante.

“Ehi, datti una calmata!” gli ingiunse un uomo, poggiando i piedi sulla propria scrivania. Si accese una sigaretta, tutto nervoso, per poi infilarsela tra le labbra.

“Takano-san, è soltanto un assistente,” intervenne Ritsu.

Takano spostò lo sguardo da Ritsu a lui, e Misaki sussultò. “Avrei, ehm, dei documenti da parte di Isaka-san,” gli disse. Takano non si mosse, perciò Misaki si costrinse a raggiungerlo e a depositargli la cartellina sulla scrivania.

“Ovviamente non poteva prendersi il disturbo di arrivare lui fin quassù,” borbottò Takano, facendosi scivolare la busta più vicino per aprirla. Sollevò lo sguardo su Misaki, e Misaki se la diede a gambe.

“Non prendertela,” gli disse uno degli editor quando il ragazzo gli passò accanto. “Lui è dolce solo con Ricchan.”

Ritsu fece finta di niente, ma il rossore sulle sue guance era assai palese. Mentre raggiungeva l’ascensore, Misaki decise che, se non avesse incontrato un uomo eterosessuale al più presto, allora il mondo si stava sul serio prendendo gioco di lui.














N.d.T.
Per quelle poche anime che ancora non lo sapessero – ma suppongo fossi io, l’unica ad esserne ancora all’oscuro XD –, la manila altro non è che un portadocumenti, di formato prettamente americano, che può essere sia rigido, quindi una cartellina vera e propria, sia una busta, come nel caso di questa fanfiction.
Nel testo ho usato la parola “cartellina” un po’ a sproposito, ma mi serviva un sinonimo per la “busta”, ecco tutto. XD
Poi.

Piccola nota inutile sugli editors:
Ho preferito lasciare il termine così com’era (senza neppure aggiungere la s per il plurale, ma quella è una scelta mia), perché mi sembrava la soluzione migliore. La parola editor ha la sua immediatezza, soprattutto con chi già conosce il mondo di Junjou e, più in generale, dei manga, anche per via della sua somiglianza con l’italiano; e comunque, l’editor non è semplicemente l’editore, che in italiano comprende anche un significato quasi completamente diverso.
Un editor è, né più né meno, colui che cura e/o corregge un testo (in questo caso, le “bozze” dei manga – evitiamo il linguaggio tecnico, che è meglio XD), non qualcuno che effettivamente lo pubblica.
A ben vedere, la traduzione ideale sarebbe stata “curatore” o qualcosa del genere, ma non mi piaceva più di tanto; ecco perché ho optato per il termine originale.
Così almeno la comprensione è immediata, o quanto meno istintiva, e io non mi innervosisco troppo per mancanza di scorrevolezza nella traduzione. XD

Ciò detto, vorrei ringraziare i lettori, le gentilissime persone che hanno lasciato un commento e anche chi ci (me e l’autrice) supporta dall’ombra, ovvero i famigerati Seguiti. Grazie a tutti, e spero continuerete a seguirci! ^^

  
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