Overture.
Sonia non
riusciva a vedere niente di quello che succedeva sul ponte. Il lontano crepito
delle fiamme, lo stridere dell’acciaio, le grida di uomini
che probabilmente venivano abbattuti dai proiettili o trafitti dalle spade. La
Comet era una nave giovane. E come quasi tutte le navi
giovani, resisteva difficilmente agli attacchi dell’equipaggio esperto di una
splendida nave come la Coleridge.
Da
qualche parte esplosero gli schianti rimbombanti delle bordate della Coleridge.
La Comet tremò pericolosamente e s’inclinò. Sonia venne
spinta dalla parte opposta della stiva, trascinata via sotto il peso di uno
scatolone.
Si rialzò
immediatamente, cercando nel buio il violento tossire del padre. La sua voce
rauca la chiamò dall’ombra. Sonia trovò la mano ruvida e callosa dell’uomo e
tremò dal terrore quando la voce di suo padre la chiamò di nuovo. Non era il
freddo dell’acqua che penetrava lentamente da una piccola falla, né il sangue
che colava dalle fenditure delle assi non perfettamente congiunte della sua
nave. Ma era lo scrocchio delle ossa già vecchie del
suo giovane padre, la vacuità liquida dei suoi occhi, l’inespressività dello
sguardo di un morente. Sarebbe sopravvissuto a quell’arrembaggio?
- Sonia… Sonia…
-
L’uomo
continuava a chiamare. Morbosamente, quasi. Il volto di bambina di Sonia si
rigò di lacrime silenziose. Era per evitare d’essere
scoperta, per quanto inutile e vano fosse lo sforzo?
Era forse per risparmiare a suo padre un’altra tortura?… non avrebbe
mai voluto che sua figlia, la sua piccola Sonia, piangesse, non quando
aveva davanti una vita probabilmente affatto migliore.
La Comet
s’inclinò di nuovo, la falla s’ingigantì e di sopra le urla aumentavano e il
sangue colava in gocce sottili come quelle di una pioggia estiva. Sonia sentì
che suo padre rotolava via, tossendo sempre più impercettibilmente, e seppe che
a quella notte non sarebbe sopravvissuto.
- Papà! -
chiamò. Ma la sua voce lei stessa non la sentì quasi.
E probabilmente il padre era già parzialmente nel mondo dei morti, non
abbastanza lucido per poter sentire la sua presenza.
Sonia
trovò di nuovo le mani del padre e le strinse nelle sue, piccole e vellutate;
quell’atto istintivo poteva forse trattenerlo dal seguire la via della morte?
Il padre si accasciò sulle ginocchia di Sonia, continuando a ripetere il suo
nome e quello di sua madre. Almeno Sonia suppose che lo fosse.
- Non
andartene via… - mormorò l’uomo.
- No… -
fu solo capace di rispondere Sonia. Non sapeva che cosa dire. Non c’era niente
da dire. Poteva soltanto invocare Dio, se ce n’era uno: ma in quell’inferno le
cui ceneri della Comet sarebbero state sicuramente spazzate via dalla furia
della Coleridge, la mano di un Dio misericordioso era ben lungi
dall’intervenire. - Neanche tu, papà. -
Ormai il
padre non poteva più sentirla. L’amarezza quotidiana di Sonia si era
trasformata da tempo in autentica angoscia. E il momento della separazione dall’unico suo affetto nella
vita sembrava giunto in quel giorno di vento.
Sonia
rabbrividì: urla trionfanti. Non appartenevano al Capitano dal quale Sonia era
solita prendere ordini, tuttavia. La bimba strinse addosso a sé il padre ormai
in delirio, come se con quella stretta potesse scomparire e riapparire altrove,
lontano da lì, da quei pirati.
Ci fu un
momento in cui le parve che tutti i suoni fossero stati risucchiati in un
attimo eterno di immobilità: soltanto il sordo suono
ritmico del suo cuore che batteva all’impazzata rimbombava nella sua testa come
l’eco di un ciclone. Perfino il corpo di suo padre ora rassomigliava più che
altro ad un saccone pieno di sabbia.
- Tutti
morti, - sentenziò un uomo, da lontano, una voce stridula, acuta e ancora
assetata di sangue.
-
Potrebbe esserne rimasto qualcuno nella stiva, - suggerì un secondo pirata.
-
Bruciamola, allora! - latrò il primo pirata, e la sua esortazione fu seguita da
una serie di alte grida trionfanti. - E vedrete che non resterà nessuno! -
- No, -
intervenne un uomo dal tono di voce completamente diverso da quello degli
altri. Pareva più giovane, o forse soltanto più calmo, più rilassato. - Apriamo
la stiva. Possono esservi rimasti solo dei codardi che
meritano di essere trafitti da una spada nel cranio. Capitano? -
Ci furono
dei passi. Sopra, sul ponte insanguinato e ingombro di cadaveri umani squartati
crudelmente, com’era nello stile dei pirati della Coleridge, il Capitano annuì.
Un sorriso soddisfatto gli aveva stirato le labbra attraversate da una
disgustosa, lunga cicatrice.
Sonia
cessò perfino di piangere. Si avvicinavano alla botola. Vedeva le loro ombre
riflettersi nella luce che filtrava dalla grata. Adesso nei suoi occhi c’era
solo il terrore più puro, che aveva diradato perfino la nebbia della
disperazione. Si guardò rapidamente intorno: non c’erano vie di fuga. La falla
imbarcava lentamente acqua, ed era impossibile passarvi attraverso in quei
pochi secondi. L’unica uscita in quel momento l’avevano
spalancata i pirati della Coleridge.
Una
vampata di luce inondò la stiva, era la luce del
tramonto dei Caraibi. Il sole che all’orizzonte si tuffava nelle profondità
marine dipinse un rettangolo arancione sulla stiva, illuminando agli occhi del
pirata la bambina dagli abiti miseri e su suo padre, dall’aspetto ancora più
dimesso.
- Due
prigionieri, Gabrièl - constatò
il pirata, facendo cenno ai suoi compari di venire a dare un’occhiata, - nient’altro
che due miserabili. -
- Hanno
più l’aspetto di due mozzi, - lo contraddisse il giovane pirata dalla voce
calma, al quale il primo filibustiere era rivolto, - Che sono qui da molto
tempo, probabilmente. -
Una rozza
manata strappò il padre di Sonia dalle braccia della bimba. Fortunatamente per
lui non era in grado di comprendere, di percepire niente, come fosse stato in
coma.
- E tra l’altro questo è anche un imbecille, - ghignò un
pirata gobbo e deformato come un vecchio.
- Lasciatelo, vi prego! Lasciatelo andare! - implorò Sonia, gli occhi grigio scuri affogati di lacrime.
- Nessun
tesoro… nessuna preda interessante, - commentò acidamente il pirata che poco
prima aveva identificato, a ragione, Sonia e suo padre come due mozzi. - Erano
completamente dei falliti. -
- Lasciatelo! Vi ho detto di lasciarlo! -
gridò Sonia con tono più risoluto, per quanto le fosse possibile, e i pirati si
volsero con aria divertita e un po’ disgustata verso di lei. A Sonia non
interessava. Fissò l’uomo simile a un cadavere che uno
di quei pirati reggeva sospeso in aria, l’uomo malato, con la bava alla bocca e
l’espressione serena, ormai quasi morto. Quello era suo padre! E loro dovevano lasciarlo andare!
Un
violento schiaffo calò sulla pelle liscia del viso di Sonia.
- Quello
rassomigliava grottescamente a un ordine, signorina
Mozzo. -
Sonia
alzò la testa, terrorizzata. Su di lei troneggiava l’imponente figura di un
uomo alto e robusto vestito molto meglio del resto della sua ciurma, a parte
forse del pirata dall’aria tranquilla. La sua scimitarra era lustra di sangue e
la sua pistola fumava ancora dopo la carneficina.
La ciurma
rise.
- Vi prego… - singhiozzò Sonia, chinandosi a terra più che poté, -
Lasciatelo… -
Il
Capitano fece cenno al pirata che sorreggeva il padre della bambina, e questi
si avvicinò, strattonando con aria beffarda il corpo inerte dell’uomo malato.
Il Capitano si esibì in un’acerba imitazione delle suppliche di Sonia, e la
ciurma rise ancora di più. Dopodiché si chinò verso la bambina, costringendola
ad alzare la testa.
- Non è
il caso di piangere, - disse il Capitano con un falso tono rassicurante che non
servì a lenire la disperazione di Sonia. - Che cosa
puoi fare per lui, ormai? -
- Io… non
lo… non lo so… Vi prego… Non fategli del male… -
- Soffrirà giusto un po’, vedrai… -
- No! No,
vi scongiuro… farò qualsiasi cosa! Vi prego! -
- Oh,
dubito che tu abbia qualcosa di interessante con il
quale poter contrattare con noi, non pensi anche tu? -
Ad un
altro cenno del Capitano della Coleridge, due pirati trotterellarono con occhi
malvagi verso Sonia. Uno di loro la tenne ferma al suo posto, stringendole i
polsi e schiacciandola quasi a terra, l’altro la costrinse a tenere la testa
ben sollevata, in modo che potesse assistere alla sorte che suo padre stava
andando ad incontrare.
Sonia non
poteva tenere gli occhi aperti, non dopo aver incontrato lo sguardo candido di
suo padre, quello sguardo ignaro, o forse del tutto consapevole che quella era
l’ultima occhiata che poteva dare a sua figlia.
- Per
prima cosa… la lingua. - disse lentamente il Capitano.
- No! Non fatelo! - gridò Sonia, un grido
da sputare le viscere, un grido completamente fiori di sé, che fece vibrare violentemente l’aria ed alimentò la malvagità dei
pirati che avevano ormai colmato la stiva. Alla luce del tramonto dei Caraibi,
a Jhonathan Livingstone fu tagliata la lingua.
I pirati
sollevarono anche una volta la testa di Sonia su quel collo moscio, incapace di
tenersi dritto.
Sul
pavimento gocciolava sangue rosso, caldo, vivo.
- Le
mani. - proseguì il Capitano.
- Per favore! Per favore!! Vi supplico, vi scongiuro! Lasciatelo stare! -
Ma le
suppliche e gli scongiuri furono vani. Le mani di Jhonathan si sganciarono
lentamente dai polsi a causa della ruggine che avvolgeva il rudimentale
coltello del torturatore. Sonia vide una mano deforme ed indistinguibile di suo
padre rotolarle in grembo. - No! No!
Adesso basta, in nome di Dio!! Che muoia, piuttosto!
- arrivò a gridare Sonia. Non ce la faceva, non resisteva.
Stava per vomitare, stava per svenire. Non poteva
sopportarlo.
- Lo ha
detto lei, - sorrise il Capitano con un sorriso innocente. La ciurma rise a
squarciagola. Il torturatore imbrattato di sangue rideva più di tutti, ma
sembrava contemporaneamente anche un po’ deluso. - Avvicinalo. -
Sonia si
trovò ad un millimetro dal corpo amputato di suo padre.
- Lei lo
ha condannato! - rise il Capitano della Coleridge, - Che venga
tranciato in due e che entrambe le sue metà le caschino addosso! Che il sangue di suo padre la imbratti del tutto! Non
uscirete di qui sino a quando il corpo di questa figlia degenere non sarà
completamente rosso! -
- No… no…
- Sonia non riusciva più a gridare. Aveva finito le lacrime,
aveva finito la voglia di vivere, la voglia di combattere invano.
- Sì, sì,
- contraddisse il Capitano, - Pare proprio di sì. -