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Autore: Elisir86    29/06/2006    2 recensioni
Greg stava seduto su una sedia scomoda nella sacrestia. Non riusciva a ricordarsi perché stava lì, perché era nascosto in quel luogo con la desolazione che gli riempiva il petto.Stringeva con forza le mani lungo i fianchi. Gli occhi marroni che fissavano tristemente una coppa usata per bere il vino.
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Night of thoughts

 

Ore  01.00

Greg stava seduto su una sedia scomoda nella sacrestia.

Non riusciva a ricordarsi perché stava lì, perché era nascosto in quel luogo con la desolazione che gli riempiva il petto.

Stringeva con forza le mani lungo i fianchi. Gli occhi marroni che fissavano tristemente una coppa usata per bere il vino.

Warrick entrò nella stanza silenziosamente. “Greg? Come mai mi hai fatto venire qui?”

Sanders spostò lo sguardo sul collega di colore. L’aveva chiamato circa un’ora fa.

Lo aveva chiamato, ma non sapeva l’esatto motivo.

Forse per tutte le cose appena avvenute.

Forse perché aveva paura di uscire da lì, da solo. Uscire a cercare qualcuno che probabilmente non si ricordava che giorno fosse quello.

Che quella mattina...

La mattina, del 9 settembre 2006, doveva essere speciale per Greg.

“Non credo che ce la farò.”

Ecco, forse era anche quello che gli metteva paura. Il fatto di dover fare... E sicuramente non si sarebbe tirato quelle paranoie mentali se al posto di Brown ci fosse stato il suo migliore amico.

“Di fare cosa? Che c’è da fare in questa chiesa alle una del mattino?”

Già, cosa c’era da fare?

Beh c’era qualcosa da fare, ma non all’una.

Non così presto, ma Greg non riusciva a dormire. A riposarsi per quelle due orette. E allora era andato lì, in quella chiesa.

Così piccola ed accogliente.

Si domandò perché loro non facevano parte della sua vita al di fuori del lavoro.

“Warrick, saresti così gentile, d’aiutarmi ad andare a casa di un mio amico? Ho solo bisogno di un passaggio fino alla stazione dei treni. Abita lì e non so come arrivarci. Non ho soldi in questo momento.”

Brown lo guardò contrariato, “Non hai soldi?!? Esci di casa senza soldi?” ora gli era chiaro il perché Sanders lo avesse chiamato a mezzanotte, buttandolo giù dal letto e lasciando sola Tina.

E non sapeva bene il perché ma si ritrovò in macchina, con il giovane seduto accanto a lui.

La fronte schiacciata contro il finestrino.

I capelli stranamente ben pettinati.

E vestito con lo smoking, cosa assai strana.

Si fermò davanti alla stazione, nessuno dei due aveva parlato per quei dieci minuti, ma non importava.

Lentamente Sanders scese dalla macchina, e con passi annoiati s’avviò verso un condominio grigio.

Improvvisamente un pensiero attraverso la mente di Warrick, si sporse dal finestrino, “Greg!” chiamò, lo vide fermarsi ed aspettare vagamente sorpreso “Non farai mica sciocchezze, vero?”

“Aspettami qui, torno subito.”

Ore  02.00

L’aria calda, estiva, gli colpiva il petto nudo. L’odore di salsedine lo rilassava. E il rumore delle onde del mare lo faceva sorridere.

Nick Stokes stava beatamente sdraiato su una sdraio, una birra nella mano destra. Nessun cercapersone da nessuna parte, nessun Grissom nelle vicinanze, e soprattutto niente lavoro!

Una ragazza bionda gli stava accanto, e con movimenti sensuali si spalmava i un unguento abbronzante sul petto.

Nulla di più bello poteva capitargli.

“Tesoro...” la bionda si voltò con lui con occhi ammiccanti, “Mi spalmi l’olio sulla schiena?”

Perché no? Magari poi avrebbe potuto fare altro...nella loro stanza...o magari lì, in spiaggia...

E senza accorgersene era già con le mani sulla sua schiena perfetta.

Beeb-Beeb

Un suono lontano, inesistente.

Beeb-Beeb

Beeb-Beeb

Perché mai qualcuno avrebbe dovuto rovinare la sua vacanza con il rumore fastidioso del cellulare?

Beeb-Beeb

Beeb-Beeb

Proprio ora che stava con quella bionda e le spalmava l’olio sulla schiena scura.

Beeb-Beeb

Beeb-Beeb

Nick aveva il vago sospetto che il cellulare fosse il suo, ma dove lo aveva lasciato?

Beeb-Beeb

Beeb-Beeb

Lentamente l’immagine della bionda e della spiaggia scomparvero. Aprì lentamente un occhio, mentre con la mano sinistra s’allungava sul letto alla ricerca del telefonino.

Beeb-Beeb

Beeb-Beeb

Chissà da quanto suonava quel maledetto cellulare.

Ci aveva messo tanto a trovarlo, per vari motivi, uno dei quali era che stava dormendo!

Guardò il display Warrick, che voleva a quell’ora?

“Pronto?” forse la sua voce era più dura del dovuto.

“Nick! Finalmente hai risposto!” certo che la voce del suo amico era piuttosto agitata.

“Ho bisogno di te. Non so cosa sia capitato, ma Greg ha preso la macchina.”

Sanders aveva preso la macchina? E allora? Era abbastanza grande per poter fare ciò che voleva, no?

“Urlava che doveva fermarla...”

“Fermare chi?” finalmente aveva deciso di parlare, “Che cazzo ne so, io! Vieni alla stazione dei treni subito!”

Tum.

Tum.

Tum.

Gli aveva buttato giù!

Guardò arrabbiato l’orologio, le due e dieci.

L’unica sera disponibile per dormire, e Warrick lo aveva svegliato cazzo!

E ora chi riusciva ad addormentarsi?

Beh, tanto che c’era poteva andare a fare un salto alla stazione, tanto era una cosa che facevano tutti... Non di prima mattina però!

S’alzò di malavoglia e andò alla ricerca di pantaloni puliti.

Ore  03.00

Warrick Brown stava seduto sul marciapiede della stazione dei treni. Le mani stringevano un cellulare con forza.

Subito? Subito? SUBITO?

Aveva chiamato Nick mezz’ora prima –probabilmente svegliandolo- e lui gli aveva detto che arrivava subito!

Ma non c’era nessuno che lui ritenesse uguale al suo collega in quella stupida e squallida stazione!

Una macchina blu si sfrecciò di fronte.

“Era ora!” Nick parcheggiò proprio di fronte al collega di colore.

“Guarda che me ne vado, se vuoi!” era arrabbiato, ma Warrick non gliene fregava un bel niente! Anche lui era stato svegliato per cosa poi? Per essere abbandonato alla stazione dei treni, a piedi!

Salì sulla macchina nera dell’amico.

“Andiamo.” Ordinò, ma Nick non accese il motore, Brown si voltò verso di lui, “Andiamo?!?”

“Dove?”

A quella domanda Warrick trattenne il fiato.

Non sapeva dove andare. Non sapeva proprio. Ma lui doveva riavere la propria macchina.

La macchina che Greg gli aveva rubato.

Improvvisamente il cellulare di Warrick suonò. Non rispose, fu Nick a prendere la chiamata.

“Si?” ora sembrava meno arrabbiato.

“COSA?” e nel giro di pochi secondi la macchina ripartì velocemente. Il cellulare dell’uomo di colore che stava ancora aperto sul sedile posteriore. “Che giornata di m...” esclamò fermandosi al semaforo rosso, su incrocio completamente vuoto.

Ore  04.00

Greg lo aveva chiamato per avvisarlo dove stava la sua macchina.

Stava all’autostazione.

La rabbia che prepotente riempiva il petto di entrambi, scemò quando videro il loro collega buttato su un marciapiede sporchissimo. Le mani tra i capelli, e gli occhi pieni di malinconia.

Era come Warrick lo aveva trovato in sacrestia.

Perso in una personale paura.

Qualcosa che non avevano mai visto nello sguardo del giovane. L’insicurezza di fare qualcosa di sbagliato, e la sicurezza che era andato tutto a quel paese.

Greg alzò gli occhi scuri sui due colleghi.

“Scusami...” mormorò, abbassando il capo.

A quanto sembrava nemmeno lei aveva capito che quella doveva essere la mattinata più bella della sua vita.

“Cosa non va?” Nick si era seduto accanto a lui, e Warrick lo seguì.

Che cosa dire ora? Loro non erano amici, loro non avevano fatto parte della sua vita privata.

Dire che la sua vita era andata a puttane solo perché lui erano incapaci di non farsi paranoie.

Non poteva di certo dire, che tutto era cambiato da quando il suo amico se ne era andato per sempre.

E di sicuro non avrebbe osato parlare di lei.

Greg ci pensò su a lungo su cosa non andava oltre a tutto quello, optò per una frase incerta e molto, molto vaga: “Ha preso l’autobus.”

Ore  05.00

Nick parcheggiò davanti alla piccola chiesa.

Cosa ci faceva Greg vestito così elegantemente, con i capelli stranamente pettinati, in un luogo come quello, proprio non lo capiva.

Sapeva che Sanders non era molto religioso, e che preferiva starsene sdraiato sull’erba che andare a messa.

E allora perché quel sabato mattina aveva insistito per andare lì?

Warrick scese dalla propria macchina per raggiungere Stokes. “Ma cosa sta capitando?” mormorò, Brown lanciò uno sguardo preoccupato al giovane che lentamente, annoiato e stanco entrava nella chiesa.

Sul portone vi stava un foglio stampato.

Una foto, due nomi.

Ma non riusciva a distinguere i due volti.

Solo quando Greg scomparve nel buio dell’edificio, deciso di ritornare ognuno nella propria casa.

Nick accese il motore per poi spegnerlo di botto.

Warrick si fermò sul marciapiede.

Una ragazza vestita completamente di bianco stava correndo nella loro direzione.

Aveva l’abito un po’ rovinato e stropicciato.

I capelli neri spettinati.

Non gli degnò di uno sguardo e con velocità entrò nella chiesa.

Da fuori i due colleghi poterono sentire solo la sua esclamazione allegra con una nota dolcezza.

“Scusate il ritardo, ora possiamo sposarci Greg!”

 

Fine

  
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