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Autore: J85    25/10/2011    0 recensioni
L'unica speranza per Hidetoshi Miura, capitano della squadra di calcio dell'Istituto Hattori, di salvare i suo club sono i suoi tre fratelli: il primogenito Shunsuke, il teppista, il terzogenito Hiroshi, lo studioso, ed il quartogenito Atsushi, lo scansafatiche. Riuscirà il riformato "Quartetto Miura" a portare il proprio team alla vittoria del torneo scolastico?
Genere: Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6

“Semifinale”

 

 

 

L’entusiasmo per l’accesso alla semifinale si protrasse anche in casa Miura.

“Questa volta però brutto bastardo ci devi essere anche te!” minacciò scherzosamente Shunsuke con il dito rivolto verso Hidetoshi.

“Tranquillo Shun, quella di oggi era solo un’amichevole e d’ora in avanti m’impegnerò esclusivamente per la mia scuola!”.

“Sai chi sono i nostri prossimi avversari?” chiese Hiroshi.

“È l’Istituto Matsuda di Yokohama” rispose il capitano.

“E sono forti?”.

“L’anno scorso sono arrivati secondi”.

“Ah…”.

“Beh tanto prima o poi avremmo dovuti affrontarli…”

Intanto Atsushi era rimasto un po’ in disparte, rispetto agli altri tre fratelli.

“Ehi tappo! Che cazzo hai da essere così triste?” gli domandò alla sua maniera il fratello più grande.

Il più piccolo si ridestò dai suoi pensieri e gli rispose “Ah no scusa ho la gamba che mi fa ancora un po’ male…”.

“Sperò che per la prossima partita tu sia a posto Atsushi!” disse Hide.

“Ma si capitano tranquillo! Per la semifinale sia il nano che Hiroshi saranno in perfetta forma!” sentenziò il robusto difensore centrale.

I reali pensieri di Atsushi Miura non erano per la sua gamba lievemente infortunata , ma piuttosto per una persona che era stato con lui fin da quando aveva memoria.

 

Istituto Hattori

“Ciao Atsushi-kun! Come sta la tua gamba? Ti fa ancora male?” fu il saluto che Suzuka diede al ragazzo appena lo vide.

“Si tutto bene tranquilla, anzi scusami per…beh insomma per…” cominciò a tentennare il capellone.

“Per il bacio?”.

“Si esatto!”.

“Figurati…era la gioia del momento…”.

Tra i due piombò un silenzioso imbarazzo.

“Senti…” alla fine io giovane si decise a rompere il silenzio “Hai impegni per domenica?”.

“Dunque domenica…no penso di no…ma aspetta domenica hai la partita Atsushi-kun?!”.

“Si lo so…ma il fatto è che ho avuto questi due biglietti omaggio per il nuovo luna park che è arrivato in città…”

“Ma sei scemo Atsushi-kun! Hai la partita ed è la semifinale! Come puoi solo pensare di…”

“Ma io lo faccio perché voglio stare da solo con te!” urlò tutto d’un fiato il ragazzo.

La ragazza rimase immobile con gli occhi spalancati dalla sorpresa.

“…E i biglietti sono validi solo per questa domenica” concluse lui.

Lei lo guardò per un po’ e poi sorrise “Va bene Atsushi-kun!”.

 

Il giorno della partita tutti gli azzurri erano pronti per la grande sfida contro i rivali, provenienti dalla prefettura di Kanagawa. Questi per l’occasione, dato che anche i loro colori sociali erano blu e bianco, come l’Istituto Miyamoto, si erano presentati con la seconda maglia bianca. In effetti però non tutti gli azzurri erano presenti.

“Dov’è cavolo è andato quello stupido!” gridò mister Takahashi, volendo ancora più nervoso dei suoi giocatori.

Il capitano rientrò nello spogliatoio “Ho chiamato a casa e non è lì”.

“Ma a voi non vi ha detto niente?” proseguì la persona più grande lì dentro, rivolgendosi ai tre fratelli Miura presenti.

“Ci ha solo detto di avviarci…che ci avrebbe raggiunto…” rispose timidamente Hiroshi.

L’allenatore rimase un attimo in contemplazione. “Yusuke sarai te l’attaccante titolare insieme a Takuya!” decise infine.

“Quella mezza sega è un uomo morto!” esclamò a denti stretti e con il pugno chiuso levato Shunsuke.

 

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” urlò la ragazza mentre dei mostri le si avvicinavano minacciosamente.

Poi si voltò verso il compagno che sedeva nel seggiolino accanto al suo “Che hai Atsushi-kun? Non ti spaventa questa casa dell’orrore? Stai pensando alla partita?”.

“Ah no scusami Suzuka-chan…è solo che mi sembra più spaventoso quella che fa la nostra classe durante il festival scolastico…” rispose Atsushi.

“Beh forse ti ci vuole qualcosa di più divertente…” ipotizzò la ragazza.

 

Intanto già al 5’ l’Istituto Matsuda si era reso pericoloso. Il terzino destro Kazuki Kato, nonostante la sua bassa statura, era riuscito ad indirizzare di testa verso il centravanti Tetsuya Yanagisawa. La punta era riuscito a saltare sia Shunsuke Miura che Kenji Maeda. Ma Hiroshi era riuscito a bloccare il tiro scagliatogli contro.

Nella ripresa del gioco, il più grande dei fratelli Miura aveva notato una brutta cicatrice nella guancia sinistra dello stesso Yanagisawa.

“Beh sarà un mezzo teppista come me!” aveva pensato con un ghigno malefico che gli si dipingeva sul volto.

Nel proseguo dell’azione, il capitano Miura si era trovato in posizione di ala destra. Liberandosi di un avversario era riuscito ad andare al cross. Wada era riuscito ad anticipare tutti, colpendo il pallone in sforbiciata. Il portiere avversario Osamu Watanabe, che presentava una particolare pettinatura afro, rispose perfettamente respingendo la sfera con i pugni chiusi. Questa rotolo sulla sinistra dove era accorso Hasegawa, in proiezione offensiva. Il terzino finto di effettuare un contro cross servendo invece vicino a se Jun Endo. Il centrocampista si porta avanti il pallone con il destro, prese la mira e scoccò il tiro. La rasoiata finì abbondantemente fuori.

 

“e questo per te sarebbe più divertente!?” protestò Atsushi, che nel mentre andava su e giù in groppa ad un bianco destriero.

“Ma dai Atsushi-kun la giostra dei cavalli andava assolutamente fatta!” gli rispose più radiante che mai la bella Suzuka, che era situata nell’equino di legno accanto al suo.

“Beh se non altro così riesco a vedere le tue tette che sobbalzano…” disse il giovane mentre con gli occhi seguiva minuziosamente i suoi obbiettivi.

“Pervertito!” gli gridò contro la moretta, mentre si copriva il seno con le mani “Piuttosto sapientone perché la prossima attrazione non la scegli te!”.

“Ok…allora che ne pensi di quello!” propose indicando le alte montagne russe che si intravedevano fra gli alberi mentre la loro giostra era ancora in moto.

 

All’ 11’ Endo aveva cambiato gioco verso l’altra fascia per Sakai. Il terzino, nonostante l’immobilità dei suo compagni di squadra aveva calciato in avanti il pallone.

Akiba era riuscito ad agganciare la sfera ma, una volta messa giù, aveva subito notato che, grazie alla loro tattica 3-4-3, gli avversari non lasciavano alcun spazio di manovra nella zona centrale del campo. Alla fine il mediano tentò un tiraccio di frustrazione che Watanabe bloccò tranquillamente. L’Istituto Hattori cominciava a comprendere cosa volesse dire giocare una semifinale di un torneo nazionale.

L’estremo difensore fece ripartire subito l’azione servendo Kato sulla destra. Il terzino aveva servito in avanti verso un altro piccoletto, l’ala destra Takashi Kimura. Quest’ultimo, per evitare l’anticipo tentato da Hasegawa, aveva dato di prima all’abbronzato centrocampista Kota Harada. La sua specialità era servire i propri compagni sempre al momento giusto. Ed infatti passò la palla in avanti, superando con il passaggio alto anche Shunsuke, e servendo Yanagisawa tutto solo davanti ad Hiroshi. L’attaccante purtroppo si allungò male il pallone, defilandosi, per questo il suo tiro fu respinto dall’estremo difensore in calcio d’angolo.

L’Hattori stava giocando la sua peggior partita, offrendo una prestazione davvero confusionaria del suo gioco. Il mister Takahashi stava assistendo impotente all’esclusione dal gioco del suo capitano e delle sue due punte.

Al 24’ Endo era riuscito a servire Takuya Wada, defilatosi sulla sinistra. Il numero 11, rientrando con la palla sul destro aveva messo in mezzo. Purtroppo Nishiwaki, a cui era indirizzato il cross, fu anticipato di testa da Harada. Il pallone però stava terminando la sua parabola nuovamente verso Jun Endo. Il centrocampista riuscì a colpirlo di contro balzo ma la conclusione finì anch’essa alta. Ed il suo rammarico per le occasioni sprecate crebbe.

La partita stava proseguendo stancamente verso l’intervallo.

Al 33’ ci fu l’ultima occasione per gli azzurri.

Kato riuscì ad anticipare in scivolata Wada. Il pallone andò nuovamente tra i piedi di Endo. Il giovane, come a volerlo rifiutare, lo calciò subito di prima verso Sakai. Il terzino destro lo diede centralmente in direzione di Maeda, che per l’occasione si trovava in una posizione da regista di centrocampo. Anche il centrale, notando le marcature perfette degli avversari, tentò la fortuna dalla grande distanza, notando anche il portiere leggermente fuori dai pali. Ma la palla finì la sua corsa poco sopra la traversa.

Quest’ultima conclusione sembrò quasi una resa da parte dell’Istituto Hattori, che non vedeva l’ora di rientrate negli spogliatoi.

 

“Questo si che è interessante!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” esclamò Atsushi mentre il treno delle montagne russe si apprestava a scendere in picchiata verso il basso.

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” fu nuovamente l’urlo da parte di Suzuka Ikeda.

“WWWWWWWWWWOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” gridava il giovane con la ragazzina attaccata con una stretta di ferro al suo braccio.

“Ma perché mi sono lasciata convincere!” si disperò lei.

 

Nello spogliatoio dell’Hattori tutti i presenti erano silenziosi ed alquanto demoralizzati.

Takahashi fu informato che ancora non c’erano novità riguardo il suo calciatore disperso, il quale aveva spento perfino il cellulare. Squadrò nuovamente i suoi giocatori e si decise infine a parlare.

“Bene ragazzi! Certo andare a riposo sullo 0-0 contro l’Istituto Matsuda è già una grande conquista certo. Già solo il fatto di esserci presentati qua per la nostra scuola è il migliore risultato di sempre, per quanto riguarda il club di calcio se non altro. Ma io penso che, se già siamo entrati nella storia, perché non restarci con un grande risultato! Insomma fino a poco tempo fa rischiavamo addirittura di non parteciparci nemmeno a questo torneo! Ora abbiamo l’occasione che a molto giovani calciatori nemmeno capiterà mai!” e fece un attimo di silenzio, notando l’interesse riaccendersi negli occhi dei suoi uomini “Nel primo tempo ci hanno annientati, viene siete accorti no? Bene nel secondo tempo dobbiamo tornare a giocare come sappiamo! In fondo non abbiamo nulla da perdere anzi abbiamo molto da guadagnarci! Se loro vi marcano stretti voi cercate di stare sempre in movimento, non dategli alcun punto di riferimento, fate come quello stronzo di Atsushi!”. E su quest’ultime parole i giovani scoppiarono a ridere, chi più chi meno.

”Si ricomincia” informò un accompagnatore.

“Bene gente è la nostra grande occasione, cerchiamo di onorarla al meglio delle nostre possibilità!” concluse l’allenatore.

 

Già al nuovo calcio d’inizio, battuto stavolta dagli azzurri, s’intuiva che le cose erano decisamente cambiate rispetto al primo tempo.

Al 49’ Kenichi Sakai aveva allargato il gioco sulla destra verso il capitano Hide, ormai sempre più convinto che gli spazi se li doveva creare sulle fasce. Poi arrivò finalmente la grande giocata. Un doppio passo che sbilanciò completamente il suo marcatore e gli permise di avanzare lateralmente. Era il momento per il cross che il ragazzo rapidamente eseguì. Ma Harada riuscì a spazzare via al volo alla bene e meglio. Poi arrivò il fischio dell’arbitro.

Tutti e 22 i giocatori in campo rivolsero il proprio sguardo verso il direttore di gara, che prontamente indicò il dischetto del rigore.

I ragazzi dell’Istituto Hattori esultarono come se già l’avessero realizzato quel penalty, mentre quelli dell’Istituto Matsuda circondarono l’uomo in nero per avere dei chiarimenti sul suo giudizio. Ma quest’ultimo fu irrevocabile, aveva infatti visto un fallo di Masuda, altro centrocampista dei blu, ai danni di Nishiwaki. Tutti a questo punto si aspettavano Hidetoshi Miura come incaricato del tiro. Però il giovane, già con il pallone tra le mani, si avvicinò invece a Yusuke Sasaki.

“Batti te?”.

“Cosa?”.

“Batti te!”.

“Cosa?! Ma perché io capitano?”.

“Perché questo è il tuo momento Yusuke!”.

E detto questo gli consegnò la palla tra le mani.

La punta di riserva stava ancora fissando la sfera di cuoio, quando l’arbitro lo esortò a stringere i tempi di preparazione. Alla fine il neo titolare si decise e la posizionò sopra il segnale circolare fatto con il gesso sull’erba. Lo stesso Takahashi in panchina era rimasto alquanto stupido dalla scelta del suo capitano. Sasaki attese il fischio di ripresa del gioco per iniziare la sua ricorsa, concludendola poco dopo con il tiro. Watanabe indovinò l’angolo giusto, ma riuscì appena a sfiorare il pallone con la punta della dita.

L’Hattori era incredibilmente passato in vantaggio 1-0. Tutta la panchina esplose appena videro la sfera insaccarsi. Anche lo stesso Hiroshi si fece trasportare dalla gioia.

“Forza ragazzi ora questo vantaggio bisogna difenderlo con le unghie e con i denti!” urlò Hidetoshi ai suoi compagni mentre ancora stavano festeggiando.

 

Intanto, dall’alto della ruota panoramica, anche Atsushi sentì in lontananza il boato dello stadio. Ovviamente però non poteva intuire per cosa fosse rivolto.

“Uau! Atsushi-kun vieni a vedere quanto siamo in alto!” gli disse la ragazza che lo accompagnava, mentre guardava in basso dal vetro della cabina e, allo stesso tempo, cercava l’altro alla cieca con una mano.

“Ah…senti Suzuka-chan…” tentò d’iniziare lui.

Lei si volto preoccupata.

“Senti…è vero che il prossimo mese ti trasferirai a Kyoto?”.

Il suo viso si rabbuiò “Si è vero”.

“E pensi che ti mancherà qualcosa di qua?” gli chiese visibilmente imbarazzato il ragazzo.

“Te che ne dici…” gli rispose sibillina la moretta mentre andò a stringergli le mani con le sue.

Poi finalmente i due si baciarono.

 

Nel mentre l’Hattori resisteva all’assalto furibondo del Matsuda. Per qualche minuti anche in inferiorità numerica, dato che Akiba era uscito momentaneamente dal campo per un dolore alla gamba.

Al 64’ Sakai mise il pallone in calcio d’angolo, con una provvidenziale scivolata su Yanagisawa. A battere il corner andò l’ala sinistra Takahiro Saito, con i suoi capelli scuri con qualche ciuffo biondo. La parabola del calcio d’angolo discese precisa sulla testa di Masahiro Ueno, collega d’attacco di Tetsuya Yanagisawa. Il ragazzo però non tentò la conclusione ma fece sponda per un suo compagno, rimasto tutto solo in mezzo all’area dell’Hattori. Si trattava del “nanetto terribile” Kazuki Kato che, forse non pensando di trovare sui suoi piedi un’occasione così facile, colpì il pallone con il corpo troppo all’indietro e mandò la sfera a schiantarsi contro la traversa.

Cinque minuti dopo, i blu erano nuovamente all’attacco. Harada aveva fornito un altro splendido assist a Yanagisawa. Su di lui si era arrangiato con notevole furbizia Maeda, che l’arbitro grazia. Nonostante questo al Matsuda era stata appena fischiata una punizione da posizione davvero invitante. A batterla si presentò lo specialista Kota Harada. Hiroshi sistemò come gli era stato insegnato la barriera dirigendoli dal palo. Dopo il fischio dell’arbitro il tiro partì.

Hidetoshi aveva studiato approfonditamente il modo di calciare le punizioni da parte del centrocampista dei blu. Egli cercava sempre la parabola migliore, imprimendo molto effetto alla palla. Per questo cercò di saltare più in alto possibile, tentando di sfiorare appena con la fronte la sfera. Ci riuscì. Ed il pallone, smorzato in maniera evidente dal capitano degli azzurri, finì docilmente tra le mani del suo fratello quasi coetaneo.

Quegli ultimi 10 minuti non passavano mai. Tutti e undici gli azzurri erano rintanati nella propria frazione di campo per respingere qualsiasi attacco avversario, nell’attesa di un triplice fischio che sembrava non arrivare mai.

All’80 Yanagisawa tentò l’ultimo scatto sull’ennesimo assist di Harada. La difesa azzurra si era fatta trovare colpevolmente scoperta. Shunsuke Miura non sarebbe mai riuscito a riprendere il centravanti del Matsuda, le uniche speranze erano riposte su Maeda. Il numero 6 partì alla rincorsa e, in un attimo, gli fu alle spalle. Allo stesso tempo però i due erano anche entrati in area di rigore. Il difensore si buttò sperando solamente nella buona riuscita del suo tackle. Il piede sinistro toccò la palla piena che terminò in fallo laterale. Successivamente ci fu anche un contatto tra le tue gambe e la punta volò a terra, ma questo non contava. L’unica cosa che contò davvero fu i fischi dell’arbitro che decretavano la fine dell’incontro.

L’Hattori era nella storia.

 

“Grazie per essere venuti! Vi aspettiamo nuovamente al NOAH PARK!” disse la signorina dal vestito succinto alla coppia di ragazzi, dandogli anche un depliant pubblicitario in omaggio.

“È stata davvero una giornata stupenda eh?” esclamò Suzuka puntando i suoi occhioni sul giovane alla sua destra.

“Mmh…” mugugnò lui, con le mani incrociate dietro la testa.

“Che cos’hai Atsushi-kun? Sei preoccupato per la partita?”.

“No sono preoccupato di noi due…saremo così distanti d’ora in poi…”.

“Che scemo! E secondo te a cosa servono i cellulari?!” gli sorrise lei, rasserenando un po’ anche lo stesso capellone.

Arrivati davanti a casa Ikeda, i due si salutarono nuovamente con un nuovo bacio e Atsushi si diresse sconsolato verso la sua abitazione.

Una volta giunto alla soglia del cancello, alzando il capo notò subito la luce accesa del salotto. Sapeva cosa gli sarebbe toccato quella sera, dunque emise un forte sospiro ed entrò.

 

  
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