prologo

“Gabrielle Labelle,giovane archeologa francese,fin da piccola era rimasta affascinata dalla cultura del popolo egiziano,dal modo in cui seppellivano i loro morti,e da quel senso di eternità che da sempre li aveva circondati. Il suo sogno era quello di diventare un’egittologa esperta,ma aveva a malapena 29 anni. Non si diede mai per vinta,ed era la migliore tra le studentessa della sua università,tanto che ottenne una doppia laurea,frequentando anche un corso serale. Sapeva parlare 15 lingue,e 4 lingue morte,tra cui ovviamente l’egiziano. Chissà perché le interessava tanto l’Egitto.. forse per quel senso di mistero che lo circondava,per il fatto che più di 3000 anni avanti Cristo,un popolo privo di conoscenze tecnologiche era riuscito a creare tranelli ed enigmi che impedivano agli uomini di oltrepassare la camera funebre del faraone.” Era il lontano 14 luglio del 1989 e Gabrielle aveva puntato sun un antico relitto leggendario egiziano, il capo della figlia di Akhenaton,un relitto risalente al 1340 a.C. circa di cui si sapeva davvero poco. Anzi,non si sapeva nemmeno se esistesse. Si diceva che il Faraone Akhenaton,inventore del monoteismo in Egitto,fosse l’unico faraone ‘non terrestre’ e così anche sua figlia,per questo si diceva che sul capo avesse assurdi poteri magici di cui nessuno era alla conoscenza,si pensava fosse la ‘radiotrasmittente’ con gli alieni. In quel periodo il cantante statunitense Michael Jackson,ormai trentenne,se ne stava a casa sua a preparare le valige per il suo primo viaggio in Egitto. Era stato invitato ad inaugurare gli scavi diretti dalla nostra giovanissima protagonista,come ospite d’onore,si sarebbe trattenuto lì per circa tre giorni. Ma qualcosa andò storto...