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Autore: Stray cat Eyes     27/10/2011    2 recensioni
Però avrebbe voluto vivere passeggiando tra le sue ciglia, non morirci impigliato dentro.
[Slight shounen-ai]
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Per la serie, evviva la monotonia!
Nah, giuro che non scriverò più di “questo momento”, eh. Mi ha già tirato fuori tre flashfic, direi che è più che abbastanza. XD E fin troppo angst, anche se poi è andato tutto bene. <3













[Oh, kiss me with your eyelashes tonight]





C’è questo momento in cui tutto è un dolore bianco e lancinante e Kotetsu ha così poca lucidità nella mente che, invece di pensare F*ck, sto morendo, sragiona e riflette che gli manca un termine, e gli servirebbe proprio un dizionario – esattamente adesso, esattamente lì, steso com’è tra le braccia della morte – ma magari speriamo di no, eh.
Potendo, se ne farebbe portare uno apposta - apposta per trovare una parola per Barnaby, fatta per lui, creata per lui, plasmata nei suoi occhi – Dio, quanto sono belli, nella forza della disperazione hanno questa luce quasi accecante – una parola che definisca le regole e i parametri del suo respiro, che disegni il suo viso e ne componga il cuore. Una sola parola in grado di evocarlo.
Chissà se esiste.





Ci sono un mucchio di cose belle, a questo mondo, per le quali Kotetsu avrebbe tanto voluto poter vivere un altro po’. C’è la gente, c’è sua figlia, ci sono quei ragazzini sperduti che gli crescono attorno, e c’è Barnaby, con le sue inattese gentilezze.
Ci sono anche i suoi momenti non troppo fantastici di supponenza, c’è quell’attimo di prepotenza, c’è tutta la strada da percorrere ancora – quella che proprioproprio non gli andrebbe di lasciare costruita a metà – e ci sono anche i suoi lati crudeli, perché no, e il suo realismo sempiterno, e i pallini arancioni che gli spuntano sugli occhiali di sera, coi lampioni, e poi ci sono le sue mani e quei dannatissimi anelli che tintinnano – e no, Kotetsu non sarebbe nella posizione più adatta a lamentarsi di anelli – e, alla fine, quelle.
Alla fine perché questa sembrerebbe giustappunto la fine, anche se non è proprio uno splendore, come chiusura di carriera.
E insomma, ci sono Quelle Ciglia e non è vero che lui se n’è accorto adesso, no. In realtà le aveva notate secoli fa, nel suo profilo offuscato dalla luce dei vetri dell’ufficio, una rara domenica mattina alle sette e rotti che chissà che diavolo ci facevano, ancora lì.
Ed è proprio che se n’è innamorato, di quelle ciglia a cui s’aggrappava il sole, nascosto dietro il naso di Barnaby, nel rettangolo della finestra.





... Però avrebbe voluto vivere passeggiando tra le sue ciglia, non morirci impigliato dentro.
Sarebbero state la prima cosa che avrebbe visto di mattina, appena sveglio, o scivolando di notte nel suo letto.
C’è di nuovo che se le è godute troppo poco, ecco cosa.





Un attimo. Entro un attimo non avrà più neanche la forza di guardarlo, Kotetsu lo sa – al diavolo, anche lui deve saperlo, a questo punto – ma è proprio qui, in quest’attimo, in questo scintillio di lacrime che rotolano giù, che Barnaby si scioglie e s’infrange come cristallo in tutta la sua bellezza, con quegli occhi che...
Ah, sì. Manca ancora un termine adatto.
Forse dovrebbe davvero farsi portare quel dizionario. Oppure, ecco – se Saito c’aveva messo un orologio, magari nei resti bruciacchiati della sua armatura c’è anche quello. Una bella signorina virtuale pronta a enumerargli qualità e lunghezze d’onda delle ciglia del signor Brooks junior.





In qualche modo, si è risvegliato soltanto adesso, con le sue braccia intorno alle spalle.
E questo lo stordisce come se il vocabolario gliel’avessero tirato direttamente in testa, ma doveva essere un vocabolario pieno zeppo di parole splendide, perché – sempre in qualche modo – Kotetsu si sente anche felice a un livello seriamente inquantificabile.
Nel frattempo, ha la sensazione che Barnaby stia piangendo sul suo collo; ma forse sono solo i residui delle lacrime di prima, appiccicate alla pelle come qualcosa di dolce – Come fosse per sempre.













Note.
Titolo da Butterfly, di Jason Mraz. Per quanto poco c’entri con l’atmosfera di questa fanfiction, è incredibilmente perfetta per Barnaby. XD
Sottotitolo da Best of you, Foo Fighters, che c’entra ancora meno, ma esprimeva un certo concetto che... nella mia testa c’entra qualcosa, dopotutto. <3
Oggi mi sono permessa un sacco (un sacchissimo) di licenze poetiche, ma lasciate che sia – ho un disperato bisogno di fare di testa mia, in questo momento, visto che il mio cervello è così stanco che sta per fondersi e ho sonno da morire. =_=’’
Grazie per aver letto. <3

  
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