Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia sono realmente
esistenti ed appartengono a loro stessi, ed io non intendo dare
rappresentazione veritiera ne del loro carattere ne della loro sessualità o
offenderli in alcun modo. E per finire non guadagno nulla da tutto questo, boohya! \o/
Note: Scritta con i prompt: una tazza di caffè rovesciata & sull'autobus, nascosti nell'ultima fila di
sedili del Trick or treat? di maridichallenge.
Non
l’ho scritto nell’introduzione perché se no diventava troppo lungo, ma il lui di cui si parla qui dentro è Jesse Lacey, cantante dei Brand New.
E’
ambientata quando John decide di lasciare la band (oh, drama,
how I love you) :3
La
storia del viaggio è in A Decadence Under the Influence
dei Taking Back Sunday,
canzone che canonicamente (! :D) Adam ha scritto
quando e per la dipartita di John (E, sì, all’epoca, John e Adam
vivevano insieme \o/) mentre il titolo è da Another Word for Desperate degli Straylight Run (questa cosa è meno certa, ma in teoria John la
dovrebbe aver scritta per Adam e, se leggete il
testo, è altamente probabile. I know, amo il mio fandom. PASSIVE-AGGRESSIVE!SONGWRITING FTW).
Non
lo so, io sono terrorizzata perché non sono all’altezza di tutta la bellezza
che emana il mio (i miei?) OTP ;___; ma prima o poi dovevo buttarmi.
Prometto
che man mano prenderò la mano con loro cercherò di far diventare le mie ff più belle.
Per intanto: come to the
Long Island’s drama, we I have cookies!
Conteggio parole: 601
What’s another word
for desperate?
L’aria
era fredda e tagliente nonostante fosse ancora pomeriggio, entrava dal naso e
si fermava nella gola, rendendo difficile ad Adam
anche solo respirare normalmente.
Sentiva
le ginocchia scosse da un leggero tremore e, per quanto cercava di stare fermo,
non ci riusciva.
John
era addormentato con la testa contro il finestrino, i capelli scomposti gli
ricadevano sulla fronte.
Adam sentì un sospiro uscire dalle sue
labbra. Aveva un sapore amaro ed era freddo, esattamente come quella giornata,
esattamente come John.
Si
impose di tenere gli occhi sulla strada.
L’autobus
prese una curva un po’ troppo larga e sobbalzò, ma John non se ne accorse
nemmeno.
Tutto
sembrava andare così maledettamente piano; i secondi che passavano, le miglia
che percorrevano in direzione di New York, tutto era a rallentatore.
Adam sapeva cosa sarebbe successo una
volta che fossero arrivati a casa e, per quanto anche solo l’idea di non avere
più John lo rendesse senza fiato dalla paura, desiderò che quel momento
arrivasse, perché quella non era altro che una tortura.
Avevano
passato il fine settimana lontano da tutti, non avevano fatto che parlare, e
lui era così stanco di vedere John che apriva la bocca solo per ribadire
quanto, nonostante tutto quello che Adam potesse
fare, non sarebbe mai stato abbastanza.
Quanto
lui fosse migliore ed
irraggiungibile.
La
luce che aveva nel suo sguardo, così simile alla sua, ai suoi occhi azzurri
e a quel sorriso che Adam gli avrebbe volentieri cancellato dalla faccia a suon
di pugni, gli fecero capire che lui per John non era stato nient’altro che un
modo per ingannare l’attesa.
Dio,
Adam aveva intuito cosa sarebbe successo nel momento
stesso in cui John si era chiuso la porta di casa dietro di se ed era entrato
in cucina, con quell’espressione colpevole che stava così dannatamente bene sui
lineamenti del suo viso.
Ma,
quando avevano preso l’autobus per tornare a casa, non era cambiato nulla.
Tutte le parole che si erano detti, i lunghi discorsi, erano vuoti e lontani,
tutto era pronto per ricominciare da capo.
Era
come uno di quei vecchi dischi che suonano sempre la stessa canzone.
Alla
prima occasione disponibile, John avrebbe ripetuto le ennesime frasi ed Adam avrebbe assaggiato il sapore delle proprie lacrime
mentre scendevano lungo il suo viso.
Si
morse le labbra e lanciò un’altra occhiata a John. Aveva la bocca socchiusa ed
il suo respiro era leggermente pesante.
Seduta
qualche posto più avanti, una ragazzina muoveva la testa mentre dalle sue
cuffie usciva un leggero eco della musica che stava ascoltando e, appena dietro
l’autista, un signore anziano stava leggendo il giornale. Nessuna delle persone
presenti si era accorta della loro presenza, erano solamente figure lontane.
Se solo Adam avesse trovato le parole giuste, infondo alla sua
gola, per convincerlo a non andare, a non lasciarlo, forse… Ma la verità era
che John e Adam erano ancora più lontani della
distanza che separava quello stupido bus da Long Island.
E
così, l’unica cosa che Adam fu in grado di fare,
nascosti dall’ombra mentre erano seduti sui sedili sporchi di quell’autobus, fu
di prendere la mano di John nella sua e lasciargli un piccolo bacio sulle dita.
Lui
non si accorse nemmeno di quello.
Quella
fu l’ultima volta che vide John per molti anni.
E
quando, entrato in casa, il suo sguardo notò la tazza di caffè che aveva fatto
cadere sulla tovaglia due giorni prima, nel momento in cui John era entrato per
l’ultima volta in una casa che non avrebbe mai più chiamato sua, la macchia
ormai asciutta che copriva la fantasia a fiori ed il manico leggermente
sbeccato, sentì nuovamente gli occhi bruciargli.
Si
chiese se sarebbe mai stato abbastanza.
Probabilmente
no. Non per John, almeno.