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Autore: Maura85    06/07/2006    5 recensioni
Dopo un anno, ritorna Kisala, spericolata figlia di Sesshomaru e Rin. Ritorna demone completo, ritorna più distruttiva e folle che mai. Al suo fianco vecchie e nuove conoscenze, di fronte a lei nuove avventure, ed alle sue spalle l'intramontabile, oscura ombra di un padre che ancora non approva lo stile di vita della figlia...
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno a tutti ^^
Sono tornata. Io e Kisala, siamo qui. Dopo un anno.
Mi pare incredibile. Eppure è così.
Ho riletto la vecchia storia, l'altro giorno. L'ho riletta, e ho desiderato tornare a tuffarmi in compagnia di Kisala e gli altri.
Spero di non deludervi, di non annoiarvi, di non incitarvi a violenza nei confronti della mia persona.
Ma ora... leggiamo ^^




CAPITOLO PRIMO

La donna crollò a terra, esausta. Corvini capelli ricaddero in avanti, quando, chinando penosamente il capo, tentò di rialzarsi, a fatica. Sangue intrise il suo corpetto; la vista, annebbiata dal dolore, dalla perdita, dalla fatica, smise di esserle utile. Annaspò, indifesa.
“Dimmi, umana: com’è la morte?” sghignazzò la creatura spettrale, quel maledetto essere demoniaco suo avversario, fluttuando attorno a lei beffardo.
Lei ghignò. Un sorriso orribile, il ritratto di una donna pronta a farsi ammazzare, pur di vincere. “Scopriamolo assieme, vuoi?”
Con le sue ultime forze, strinse il pugnale magico, balzandogli addosso. Le parve quasi di intravedere un lampo di miracolosa luce, mentre, trafitta dalle zanne di lui, si concesse un ultimo respiro.
Dopo pochi attimi, due spiriti s’innalzarono, nell’irreale buio di una notte priva di stelle. Umano e demone, divisi dalla lotta ed uniti nella notte, tentarono di ascendere dal cielo; ma furono come risucchiati, costretti al ritorno: spalancando le spettrali bocche in un urlo muto, precipitarono verso quella macchia verde che aveva visto il loro mortale duello. Il pugnale magico brillò, assorbendoli in sé.
Poi, se gli dei vollero, vi fu infine un quieto silenzio.

“Lo disapprovo.”
“Non ne dubitavo.”
“E dunque perché me lo hai chiesto?”
“Ahi, ahi, non ci siamo!” impudente come sempre, lei gli agitò un dito davanti al volto, sgridandolo bonariamente. Lui provò l’irrefrenabile istinto di staccarglielo a morsi, quel dito. “Non te lo sto chiedendo. Te lo sto comunicando.”
Sesshomaru ringhiò.
Non gli capitava spesso di perdere il controllo della propria fredda espressione, e di abbandonarsi in un sordo, pericoloso ringhio. Eppure quella disgraziata pareva una diplomata a pieni voti dell’Accademia Facciamo Infuriare il Principe dei Demoni.
Era una creatura austera, Sesshomaru. Alto, con una lunga chioma bianca ed un volto dai lineamenti affilati ed eleganti. Un demone, uno dei più potenti e temibili. Eterno, invincibile. Una creatura che, agli occhi di un banale essere umano, sarebbe potuta apparire come l’esempio di una vita appagata di ogni desiderio. Eppure, proprio come quegli inutili umani che egli amava tanto disprezzare, Sesshomaru aveva molti problemi a cui badare. Primo tra tutti, la testa calda di sua figlia. Kisala.
Lei gli fece la linguaccia.
Era tornata al castello con una notizia. Una notizia che aveva presentato come lieta, anzi, come meravigliosa. Ma che lo aveva fatto andare su tutte le furie. Strano, eh?
“Mamma dice che potrei farla qui, in giardino.” allungò il collo, spiando l’esterno del maniero. I lunghi capelli, bianchi e splendidi come quelli di lui, scivolarono, carezzandole la schiena. Nata come mezzo demone dall’amore del Principe dei Demoni per l’umana Rin, ora Kisala era uno spettro completo, dagli indisponenti occhiacci neri e lunga, elegante coda argentata.
“Dopo avermi sepolto!” ringhiò Sesshomaru, sbattendo una mano dai lunghi artigli sulla superficie d’un povero mobile. “Perché dovrete ammazzarmi, prima di fare una cosa simile!”
Kisala fece spallucce. “Se proprio insisti…”

Makau tenne il Medaglione tra le mani; lo rigirò, facendo sì che i raggi del sole pomeridiano lo illuminassero al meglio, lanciando bagliori dorati sul verde dell’erba attorno a lui.
“Ah, sei qui!” Rin, la dolce e premurosa madre di Kisala, gli rivolse un tenero sorriso, sedendo nel giardino, accanto a lui. Era una donna materna, con grandi occhi neri e guance perennemente arrossate. “Credevo fossi a dare manforte a Kisala.”
Makau sorrise, scuotendo il capo. Si era tagliato da poco i capelli, ed ora una disordinata zazzera color fuoco incorniciava i suoi sempre verdi occhi, brillanti di una vitalità che, chissà poi perché, solo gli umani riescono ad emanare.
“Preferisco lasciare a Kisala l’onore dell’Annuncio.” ammise. E non aggiunse altre cose di non minor importanza, come: e preferisco non essere sgozzato da Sesshomaru. O smembrato. O linciato. O…
“Hai sempre con te quell’affare.” notò Rin, distogliendolo dalla meditazione circa i duecentoventisei sanguinosi modi in cui il Principe dei Demone avrebbe potuto farlo fuori. “Credevo che avesse perso efficacia.”
“Infatti.” annuì, riponendo finalmente il Medaglione del Sole nella logora saccoccia che portava sempre con sé. Circa quattro anni prima quell’oggetto, peggiore incubo di tutti i demoni, era stato la sua maledizione: una maledizione impossibile da sfilare dal collo sino al giorno della sua morte. Ma dopo averlo sfruttato per salvare Kisala, quasi morendo con lei e causandone la trasformazione in spettro completo, esso era divenuto un vecchio ferro inutile, che, placidamente, si era lasciato staccare dal suo padrone. Makau lo aveva stretto molte volte tra le mani, cercando la volontà per sforzare il proprio braccio in un lancio che lo avrebbe diviso per sempre dal Medaglione; eppure gli era sempre mancato il coraggio. “E’ pur sempre una parte di me.” sorrise a Rin, la quale annuì, comprensiva.
“Ora però smettila di pensare al passato!” gli suggerì, facendogli l’occhiolino. “Sbaglio, o stai per sposarti?”
Vari rumori comprendenti urla disumane, clangore di spade e distruzione di costosi mobili interruppe la tranquilla conversazione.
“Se la mia futura sposa sopravviverà, sì.” confermò il giovane, causando l’ilarità della futura suocera.
“In effetti, sì: dovrei chiedervi un favore.” Rin abbassò appena il capo, non sostenendo il suo sguardo.
“Ah.” lui attese che lei raccontasse il resto, ma la vide esitare. E fu una cosa che non lo tranquillizzò.
“Non vi piacerà.” ammise Rin.
“L’avevo immaginato.”






Non so quanti del vecchio 'Circolo Kisala' ancora bazzicano per questa sezione... in ogni caso, un bacio a chi è giunto sino a qui, vecchio o nuovo che sia! ^^
Come facevo un tempo, vi invito ancora a lasciarmi commenti e consigli: che questa storia, come ha fatto quella vecchia, cresca sì grazie a chi la scrive, ma soprattutto grazie a chi la legge.
  
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