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Autore: Levineisabitch_    08/11/2011    5 recensioni
Una ragazza che ama sfottere e passare le lezioni a fumare sulle sue panchine.
Perchè la vita è una merda, questa è la sua giustificazione: ma se non dovesse più bastare?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNO
-La vita è una merda, sa?- 
-Uscire dalla classe non ti farà zittire, vero?-
-Per niente. La vita è una merda e lo è anche lei, proff.- sorrise.
La professoressa sbuffò, sapeva che non c’era molto da fare, quella ragazza era un caso perso. Non era mai stata bocciata, tutti si chiedevano il perché. Le piaceva studiare a dire il vero, ma non riusciva ad evitare quel comportamento. I professori oramai avevano lasciato perdere. Molti avevano perso addirittura interesse per l’insegnamento, vedendo che non riuscivano a far ravvedere quella ragazza. E lei ci godeva in un modo assurdo.
I compagni ridevano, come sempre, non stavano mai attenti alle spiegazione poi nelle verifiche erano fottuti.
Lei no, oh no, lei no.
-Vai fuori.- sillabò la professoressa.
-Se dico di no?- la sfidò.
-Se dici di no ti mando in presidenza.- quella professoressa era lì da poco, di sicuro. Sapeva che buttarla fuori dalla porta non avrebbe provocato nessuna reazione in lei, ma ignorava che una visita alla preside avrebbe fatto lo stesso effetto.
La studentessa inarcò il sopracciglio.
-Perché andare dalla preside mi farà diventare una santarellina, certo.- prolungò la “e” di certo così da far trasudare sarcasmo da tutti i pori.
Risatina della classe.
Uscì comunque, almeno poteva farsi un giro: percorse le quattro rampe di scale a saltelli e arrivò al bar.
-Il solito.- oramai, lì al bar, era diventata onnipresente.
-Certo. Quando la smetterai di fare così? Non ti capisco.-  gli disse il ragazzo dall’altra parte del bancone, era suo amico, certo, ma non così tanto per dirle cosa doveva e non doveva fare.
-Mai, amico. Hai mai provato a comportarti come me, una volta, nella tua vita? Guarda, non c’è nemmeno bisogno che rispondi, posso tentare di indovinare. La risposta è no? Come pensavo.-  chiamava tutti “amico” perché sapeva che era una cosa molto irritante.
-Eccoti il tuo cappuccino.- fu l’unica replica del barman.
Peccato, si sarebbe divertita a litigare con lui e a sfotterlo.
Decise di passare le altre cinque ore della giornata fuori a fumare e poi magari sarebbe rientrata a prendere le sue cose. O magari no. D’altronde lo zaino non le serviva e fare i compiti nemmeno.
Stava giusto andando in cortile quando scivolò sul terreno bagnato e cadde. Si fece male, ma nulla di serio, così continuò per la sua strada. Andò al suo posto preferito, le panchine dietro gli alberi.
Nessuno sapeva della loro esistenza, le aveva fatte portare lì lei ed erano ben nascoste. Erano un po’ il suo nascondiglio segreto, la sua tana.
Si mise a fumare la solita Camel canticchiando Cry Me A River che in fondo era la canzone che amava di più.
La sua vita faceva schifo, nessuno le aveva mai chiesto “come stai?” e lei non l’aveva mai permesso a nessuno.
Non voleva che qualcuno entrasse nella sua vita, stava bene così, sola.
La scuola poi, la reputava inutile. Le piaceva studiare, ma non aveva bisogno di qualcuno che la bacchettasse, se lo faceva male.

NOTE AUTRICE.
Allooora, eccomi reduce da una storia che parla di omicidi (?) con questa qua che è decisamente diversa.
Vorrei sapere cosa ne pensate, perchè se fa schifo evito di continuarla,eh.
Su twitter sono @__how se volete u__u
Bhe, nulla, alla prossima (forse).
   
 
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