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Autore: Selenite    08/11/2011    13 recensioni
Mahel è un'allegra ragazza di 16 anni, il cui nome le è stato dato dalla madre, una scrittrice di libri per ragazzi, prendendo ispirazione da un personaggio delle sue stesse storie. Nonostante Mahel odi il suo nome, si ritroverà nell'universo delle fiabe di sua madre, per aiutare il co-protagonista Lagharta alla salvezza del mondo. Sembra una storia fantasy come le altre, ma non lo è... Perchè Lagharta non è un eroe come tutti gli altri. E odia Mahel dal più profondo del suo cuore.
Ho messo rating piuttosto alto, in quanto ci sarà la presenza di alcune scene abbastanza crude. Ringrazio in anticipo per la cortesia che chiunque vorrà riservarmi nel leggere ^^
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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***

Per chi mi ha aspettato fino ad ora.

Per chi magari si è dimenticato di me e di questa piccola storia.
Per chi mi ha aiutato fino ad ora, e a cui dedico tutto il mio affetto. Vi voglio bene.
Grazie <3

***


CAPITOLO 27
Vite intrecciate
 
 
Mahel si fermò, non appena vide Pixel sfiorare con le dita la superficie liscia e fredda del cristallo, mentre Velleda al suo interno rendeva lo sguardo.
Le sembrò che entrambi si rivolgessero uno sguardo servile, disperato. Amorevole.
Era molto tentata nel considerare che quel piccolo essere, anche più basso di lei, fosse molto più di ciò che era portata a pensare. Ma quando sentì la mano di Lagharta sulla sua spalla, e un suo incitamento al silenzio, annuì silenziosamente.
-Stai molto attenta a come ti muovi. E tieni Vie con te- le sussurrò porgendole l'arco, pesante a tal punto che cadde a terra rimbombando sonoramente.
Lagharta trapassò con lo sguardo il volto di Mahel, che sorrideva come a scusarsi. Sentirono entrambi lo sguardo di Pixel posarsi su di loro, anche se voltandosi non videro altro che la stanza deserta, le luci pronte a spengersi.
-Andiamo?- disse una voce davanti loro, che mostrò essere proprio Pixel.
Qualche passo ed entrambi i giovani ebbero la sensazione di qualcosa di distorto avvolgergli, come un pericolo. Una prigione.
“Spero che abbiate con voi tutto il potere che possa servirvi. Perché ce ne sarà bisogno...” sussurrò a sé stesso Pixel, mentre scortava i due alla stanza del suo padrone.
 
Il forte odore di umido iniziò a permeare l'aria, saturandola al punto che Mahel sentì i suoi capelli e la sua pelle bagnati di una sgradevole sensazione.
Lagharta picchiettava ritmicamente sull'allacciatura della spada, contando sul fatto che Saluss rimanesse concentrata su quel suono. Qualsiasi magia stesse per colpirli, se fosse stata sulle linee del loro pensiero non li avrebbe colpiti.
-Mahel...- sussurrò Lagharta alla ragazza, tirandola a sé di un poco.
-Che c'é?- rispose sussurrando Mahel, un po' confusa -Che succede?-
-Rimani attentamente concentrata su questo ticchettio. Non farti distrarre da nessun altro suono tu possa sentire, ok?-
-Perché?- chiese timidamente, non capendo la serietà di quel gesto –Qualcosa non va?-
Lagharta scosse la testa, improvvisamente preoccupato di quella persona davanti a lui –Tu fai come ti dico, per favore-
Mahel arricciò le sopracciglia, finendo con l’annuire, pur non capendo fino in fondo ciò a cui stava per andare incontro.
 
Pixel esitava, davanti a quell’enorme porta di legno intarsiata d’oro.
Aveva già una vaga idea di ciò che lo aspettasse, di ciò che aspettava i suoi ospiti, ma aveva timore che non avrebbero superato quel muro impossibile da abbattere.
Sospirò impercettibilmente, lasciando che gli stipiti della porta si aprissero e mostrassero la stanza all’interno.
Un enorme senso di disgusto lo avvolse improvvisamente, non appena il suo sguardo dorato si posò su quello nero e impenetrabile del suo padrone.
 
Orribile.
Appena entrò nella stanza, Lagharta cercò di non respirare con il naso, per via del fortissimo odore di zolfo e di altri composti chimici dall’odore ripugnante. Ma non appena vide la persona davanti a lui, l’unica parola che trovò per definirlo fu orribile.
Grasso, quanto più avesse visto di qualsiasi persona al mondo, le mani tozze e unticce, come il volto e probabilmente il resto del corpo vestito di stoffe pregiate e pietre preziose. I capelli acconciati in modo scialbo e disordinato, di un nero sporco, e occhi gialli come quelli di un animale.
Era seduto su un trono rialzato da terra, a cui si accedeva tramite una scalinata di una decina di scalini. Lontano da loro almeno una decina di metri, il trono era incorniciato da drappi di stoffe rilucenti di magia, che Lagharta pensò fossero incantate da qualche tipo strano di incantesimo. Il disgusto lo avvolse.
Quando poi provò a controllare lo stato di Mahel a quello spettacolo disgustoso, spalancò gli occhi per la sorpresa anche se, dopotutto, non poteva aspettarsi niente di diverso da lei…
 
Guardava Pixel.
E Pixel, dal canto suo, rendeva lo sguardo alla principessina.
Avevano così tante domande l’una per l’altro, così tante risposte a metà nella loro testa che non poterono fare altro che guardarsi.
Lo sguardo di Mahel si faceva sempre più penoso, dolce, preoccupato. Sospettava che in Pixel ci fosse molto di più di ciò che la tenera creatura mostrasse loro, percepiva il suo dolore nascosto e sperava che il suo sguardo, che aveva riportato la luce negli occhi di Lagharta e Alvexia, potesse aprire quel lucchetto del cuore che tentava disperatamente di tenere sigillato.
Ma la voce stridula dell’uomo davanti a sé, che ancora non aveva notato, la distolse da quella conversazione silenziosa con Pixel, mentre quest’ultimo abbassava lo sguardo a terra. Mortificato per la prova a cui sarebbe stata sottoposta la ragazza con lo sguardo così dolce…
 
-Pixel chi sono questi due stranieri?-
Mahel si voltò per la prima volta verso di lui ed il suo sguardo cercò di non tradire un certo disgusto. Lagharta continuò a picchiettare sulla spada, abbastanza convinto che Mahel si fosse scordata di concentrarsi su quel suono.
L’uomo davanti loro si alzò, irritato per non avere ancora avuto una risposta –Pixel, ti ho fatto una domanda!-
Pixel alzò lo sguardo, fiero, cercando di tenere un atteggiamento servile –Mi scusi padrone, sono imperdonabile- si inchinò accompagnando le mani un gesto ampio e teatrale verso Mahel e Lagharta –Questo ragazzo è l’eletto della spada sacra Saluss- gli occhi guizzarono al suo padrone, che sorrise maligno sotto l’apparenza di un volto cordiale –Mentre questa signorina…- le parole gli mancarono. Ebbe paura a pronunciarle, di mettere in pericolo quella fanciulla dagli occhi sinceri –Questa…é la divina Mahel, erede di Vie-
A sentire quelle parole, sia Mahel che Lagharta si voltarono verso Pixel. Nessuno di loro aveva parlato di Vie presentandosi davanti a lui…eppure aveva capito ugualmente.
-Dannazione- esclamò tra i denti il guerriero, sperando che quella creatura preziosa quale era Mahel non brillasse agli occhi di quel mostro davanti a loro come un trofeo da ottenere assolutamente. Purtroppo, voltandosi verso quell’uomo, non poté che vedere con orrore quanto la sua preoccupazione fosse necessaria in quel frangente.
 
-La Mahel della Leggenda! Che onore- esclamò il padrone del tempio, sottolineando la parola “onore” con forse troppa veemenza rispetto al necessario –Non pensavo che sarebbe mai arrivata per Gaia l’ora della salvezza…-
Mahel arretrò di un passo, inorridita, sentendo il doppio-senso di quelle parole –Non penso di meritare queste lusinghe- un passo indietro, che il signore del Tempio prese come una sfida.
Subito quell’uomo si stagliò in piedi, mostrandosi sì grasso ma alto più di Lagharta. Percorse gli scalini con una velocità incredibile per un uomo della sua stazza e subito si inginocchiò a Mahel, prendendole la mano e baciandogliela sul dorso –Una ragazza così bella…avrei dovuto accorgermene subito che eri molto più di ciò che sembravi…-
Mahel vide e sentì odori che mai avrebbe creduto capaci di esistere. Ma prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, i suoi occhi guizzarono su Lagharta e la bloccarono da qualsiasi azione…
 
Era rigido. Lo sguardo era furente, i suoi occhi scintillavano dalla rabbia che provava.
Le nocche delle mani erano bianche, tanto forte era la presa che effettuava sul manico della spada e anche Saluss era uscita, non sentendo più il suono ritmico rimbalzare sulla pietra. E anche lei strinse gli occhi in fessure, non appena vide il gesto che l’uomo stava compiendo verso Mahel.
-Come si permette…?- furono le sole parole, in un sibilo, che Lagharta ebbe la forza di dire in quel momento, abbracciando la poca calma che aveva in corpo.
-Che cosa vuoi, tu, ragazzo?- chiese il signore del Tempio, alzandosi in piedi e superando il guerriero di molti centimetri –Qualcosa non va?-
Mahel capiva dallo sguardo di Lagharta che la cosa sarebbe degenerata se non avesse fatto qualcosa. Quindi si avvicinò al guerriero e gli afferrò la manica della maglia, guardandolo con occhi supplichevoli –Lagharta…ti prego…- sibilò con un filo di voce –Smettila…-
Lagharta si tuffò negli occhi smeraldo della ragazza e si calmò all’istante.
 
Come un mare tiepido che ti abbraccia e ti rilassa, dandoti tranquillità…
 
La presa sulla spada si fece improvvisamente più leggera, gli occhi si addolcirono, il volto intero si rilassò: era il potere degli occhi di Mahel.
Ma incontrando lo sguardo del signore del Tempio riprese la sua voce seria e impertinente, contando sul fatto che Mahel gli avrebbe dato manforte a quella piccola scenetta che li avrebbe distratti da qualsiasi incanto egli avesse preparato loro.
 
-Lei ha baciato direttamente la mano della divina Mahel. Con quale impertinenza ha osato fare una cosa simile?- chiese Lagharta, aspettandosi una reazione che non arrivò.
Lo sguardo del signore del Tempio rimase impassibile –E allora?-
L’irritazione di Lagharta superò i livelli di guardia, ma la mano di Mahel ancora ben piantata alla sua manica lo tenne tranquillo quanto bastava a non sfoderare la spada –Hai osato baciare le mani di un’entità divina…eppure conosci bene la tua posizione…-
Mahel osservava senza capire. Che fosse qualcosa di collegato a quello strano saluto del baciare i capelli?
Il signore del Tempio non rispose, si limitò a fare spallucce e fare un ghigno maligno -È soltanto una donna…-
 
La furia gli si accese negli occhi.
Non importava che la mano di quella ragazza gli tenesse ben salda la manica, poco importava di fronte a quell’affermazione sacrilega.
Nessuno, tanto meno quell’essere davanti ai suoi occhi, poteva permettersi di bestemmiare in modo così plateale nei confronti della divinità assoluta, quale era Vie.
Parlare della sua natura femminea in termini così offensivi era una bestemmia nei confronti della stessa religione che permeava Gaia. Persino in quelli del suo stesso potere.
Eppure, per quanto la sua collera fosse probabilmente indicata in quel contesto, anche Lagharta era un uomo. E, come tale, non aveva il diritto di fare giustizia alla Dea.
 
-Eletto di Saluss, fermo!- lo fermò la voce autorevole di Pixel, portando anche il signore del Tempio a voltarsi verso di lui –Non è suo diritto, fare ciò che ha intenzione di fare-
Fu un secondo.
La mano di Lagharta aveva già impugnato la spada e l’aveva già portata al collo grasso e flaccido di quell’uomo davanti ai suoi occhi. E ne prese coscienza.
Il guerriero impallidì di fronte alla consapevolezza di cosa avesse scatenato, di fronte alle conseguenze di quel gesto impulsivo. Per quanto orribile, disgustoso e arrogante, quell’uomo valeva tanto quanto una sacerdotessa di Vie e, quindi, il suo gesto era considerato più sacrilego delle parole di pochi secondi prima.
Il signore del Tempio rise di gusto, e ponendo una mano davanti a lui, spedì Lagharta lontano, all’altro capo della stanza. La spada gli sfuggì di mano, quando la testa sbatté contro la parete dura e fredda, e roteò lontano, lasciandolo scoperto.
-Io posso dire e pensare ciò che mi aggrada- iniziò lascivo il signore del Tempio, prendendo Mahel per un polso e lasciando che le sfuggisse un gemito di dolore –Tu, al contrario, non puoi dire o fare niente che la Dea non ti ordini esplicitamente di fare-
Una smorfia apparve sul volto del guerriero, che stava cercando di tirarsi in piedi faticosamente, Saluss che gli era ai capelli, preoccupata. Mahel emise un altro gemito, stavolta preoccupata per la piega di quella situazione.
-Tu sta zitta, stupida- impose cattivo, torcendo il polso della ragazza finché lei non si inginocchiò a terra –Voi donne siete così fragili…- sottolineò con la voce la parola fragili -…non capisco come possiate reputarvi responsabili di un potere così grande…-
Il signore del tempio si lasciò scivolare a terra, alzando il volto di Mahel con due dita e sorridendole lascivo –Non sei bella come la Principessa dell’Acqua, ma…neanche tu sei poi così male…- le sue mani presero a toccare posti che non avrebbero dovuto, mentre un Lagharta frastornato ed una Mahel in preda al panico non seppero fermarlo.
 
La linea del collo era aggraziata e sottile, la pelle morbida come la seta.
Le spalle erano piccole, come si doveva ad una donna, le braccia lunghe e affusolate come le dita della mano. Il punto vita marcato, la linea del seno non troppo abbondante, bensì di forma perfetta. E le gambe erano lunghe, magre, toniche.
E poi c’era il volto.
Non era bellissima, in verità, più la guardava e più trovava dei difetti che nel volto della Principessa dell’Acqua non aveva scorto, però era carina. I capelli erano scompigliati, lunghissimi come quelli di una Dea, gli occhi incredibilmente brillanti, le labbra piene e rosee, morbidissime al tocco. Le guance erano appena velate di imbarazzo, ma non era dovuto a lui. Per lui aveva riservato quel ghigno di terrore e paura, disgusto. Lo aveva cercato di ignorare, come in passato. Ma lo aveva scorto ugualmente…e lo aveva irritato.
Perciò quello schiaffo di rabbia aveva colpito la guancia di Mahel all’improvviso…
 
Era doloroso. Niente a che vedere con lo schiaffo di Emerald, quello lo aveva colpito all’orgoglio. Questo era solo un dolore fisico, tangibile.
I suoi occhi improvvisamente bruciarono. Ma non voleva piangere.
Il suo sguardo, fiero, gli occhi seri e determinati, incrociarono gli occhi scialbi e cattivi del signore del Tempio. Fece una cosa che non aveva mai fatto.
-Toglimi le mani di dosso!-
 
Si allontanò di un passo da lui, con aria di superiorità. Non le aveva mai visto quegli occhi.
Di solito così gentile, così comprensiva…adesso furiosa.
-Non osare toccarmi, lurido uomo- disse sprezzante, le labbra contorte in una smorfia cattiva che non le si addiceva –Mi disgusti-
Il signore del Tempio restituì lo sguardo, ridendo –Non farmi ridere, donna-
-Lagharta- chiamò a gran voce Mahel, cercando di nascondere la sua paura per quel comportamento inusuale –Fermalo. Subito!-
Un sorriso contorto apparve sul volto del guerriero, che fu subito accanto a lei. La spada tratta davanti a lui, appena davanti il collo del signore –Non ti avvicinare-
A quelle parole, il signore del Tempio scoppiò in risa gutturali. Lagharta e Mahel lo guardarono confusi, senza capire il perché di quella reazione.
Quando Mahel guardò verso Pixel, lo vide a sguardo basso. E capì.
-Siamo in trappola, Lagharta…-
 
Qualcosa la avvolse. Una luce, azzurrina e fredda.
Un gelido peso la schiacciava, si sentiva umida.
Lagharta le era vicino ma non riusciva a toccarlo. Sentiva le braccia e le gambe pesanti. Si sforzava, ma i suoi occhi vedevano appannati, non riusciva a respirare. Era bloccata, come immobile, vicino a quei occhi blu così preoccupati…
Il suo sguardo vagò nella stanza, incrociò gli occhi di tutti.
Quelli terrorizzati del guerriero e della piccola Saluss, davanti a lei.
Quello spocchioso e altezzoso del signore del Tempio, che si accorgeva adesso aveva tra le mani una staffa di legno con una pietra rossa brillante e luminosa.
E poi c’era lo sguardo colpevole di Pixel. La guardava, aspettandosi probabilmente di essere incolpato. Ma non fu così.
Mahel gli sorrise, dolce. Come a volergli dire di non preoccuparsi. Con fatica portò la mano a quello che, ormai, aveva capito essere il cristallo nel quale la Principessa dell’Acqua era imprigionata. Le sue labbra si mossero come a dirgli qualcosa.
“Troverò il modo di salvarvi. Troverò il modo di liberare te e la Principessa dell’Acqua. Te lo prometto…”
 
Prima di perdere completamente l’ossigeno…prima di morire, pensò sconsolata, vide qualcosa che la spaventò a morte.
Nonostante il suo destino segnato, come quello della Principessa dell’Acqua, gli occhi di Pixel divennero rabbiosi. Terrificanti.
-Non ti permetterò di farle del male. La salverò. Non ho potuto con Velleda, ma giuro sulla mia vita che la salverò!-



***

Mi spiace di essere sparita. Ma non è stato un bel periodo. E non sarò presente come prima.
Ho attraversato un blocco creativo incredibilmente lungo e complesso, e non so quanto sarò presente d'ora in avanti.
Scriverò sicuramente, ma non potrò più rispondere a tutti voi come prima. Mi spiace tanto...
Però sappiate che leggo tutti i vostri commenti e ognuno prende un posticino speciale, nel mio cuore. Grazie.
Vi chiedo scusa...vi chiedo scusa immensamente.
Tenterò ogni volta di spendere almeno due paroline per voi, a piè di pagina. E chiunque volesse mi contatti in privato, posso dare a chiunque lo desideri il mio contatto msn.

Grazie per avermi sostenuto. Vi ringrazio dal più profondo del mio cuore <3

  
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