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Autore: Faye_92    09/11/2011    1 recensioni
Sette ragazzi, i migliori sicari sulla piazza, vengono contattati da un misterioso committente che decide di sottoporli ad una serie di prove prima di decidere a chi commissionare l' omicidio di un grosso pescecane della finanza.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 3






(POV. FEDERICA)



Acapulco, Messico.



Appena scesa dall' aereo vengo assalita dall' afa, fantastico proprio quello che ci voleva dopo un giorno di volo.
C' è un motivo se odio il Messico e direi che si può riassumere in una parola, anzi no facciamo due: caldo afoso.
Individuo le mie valige scorrere sul nastro trasportatore, le afferro e mi dirigo verso l' uscita trascinandomele dietro; mi ritrovo a rimpiangere il fatto di non aver portato meno roba,ma non sapendo quanto mi sarei dovuta fermare ho pensato fosse il caso di essere previdente.
Individuo un uomo dal classico aspetto messicano che è appoggiato a una Jeep Cherokee, stringe un cartello con su scritto "Midnight" e nient' altro, è il cognome che ho usato per prenotare il volo quindi lui deve essere il contatto.
- La señorita Federica? - domanda scrutandomi incerto. Suppongo che non abbia poi tutti i torti, conciata in questo modo non sembro proprio una sicaria, ma la gonna corta ed i tacchi fanno parte della copertura.
- Exacto, estoy -  garantisco aprendo leggermente la giacca di lino che ho indossato per nascondere la pistola e permettendogli di vederla. Annuisce serio prima di aprirmi la portiera, lo guardo scocciata. Non capisco questo comportamento degli uomini, è vero sono una donna ma non sono invalida sono perfettamente in grado di aprire da sola la dannata portiera, comunque decido di non dire nulla e mi sistemo sul sedile del passeggero.
Durante il viaggio l' uomo mi rivolge la parola più volte, ma rispondo solo a monosillabi, non mi piacciono le chiacchiere inutili e poi trovo fastidioso il dover parlare in spagnolo; non ho mai avuto problemi con le lingue,fin da piccola, ma lo spagnolo mi è sempre stato particolarmente ostico anche se non ne ho mai compreso il motivo.
Finalmente dopo un' ora di viaggio giungiamo a destinazione, scendo dalla macchina prima di dare la possibilità all' autista di aprirmi nuovamente la portiera e do un' occhiata in giro. C' è un giardino immenso, una grande piscina occupa gran parte dello spazio antistante l' atrio, è la classica casa da ricco imprenditore o da ricco malavitoso;tra le due ipotesi scommetterei il mio braccio sinistro sulla seconda. Perchè non il destro? Semplice, perchè quello mi serve per sparare.
Pragmatica? Forse, ma il pragmatismo è buono, ti mantiene in vita.
Il messicano mi invita a seguirlo e mi conduce in un salotto carico di oggetti che hanno tutta l' aria di essere piuttosto antichi e decorazioni in oro massiccio; non mi piace è roba tipica da neo arricchiti, in una parola? Pacchiano.
- El Señor vendrá pronto,por favor, espera aquí señorita - mi dice prima di rivolgermi un cenno del capo ed uscire dalla stanza.
Mi siedo sul divano in pelle nera e mi preparo ad aspettare, di tutto quello che ho visto dentro questo salone, il divano è l' unica cosa che mi piace.
Mentre rifletto su quale potrebbe essere l' incarico, sento una serie di passi lungo il corridoio, mi tiro su immediatamente facendo volare la mano sulla pistola, ma senza sfoderarla. In fin dei conti nessuno mi ha ancora minacciata e potrei sembrare alquanto scortese se estraessi la pistola e la puntassi contro la prima persona che mi capita a tiro.
La porta si apre esattamente due secondi dopo, fanno il loro ingresso due ragazzi, sono due biondi ed uno dei due lo conosco.
- Evan - saluto alzandomi in piedi e andandogli incontro.
- Federica - imita i miei movimenti rivolgendomi un sorriso amichevole che tuttavia non si estende agli occhi che rimangono freddi come il ghiaccio della Siberia.
- Anche tu qui per il lavoro? - domanda curioso
- Così sembra - replico scuotendo la testa e lasciando che i capelli mi ricadano sulle spalle.
- E cosi tu dovresti essere una collega? - domanda l' altro ragazzo guardandomi con un misto di sarcasmo ed incredulità.
- Già, problemi? - lo aggredisco per niente contenta del tono che ha usato.
- Ti consiglio di non commettere l' errore di considerarla una donna come tante altre - interviene una voce che conosco benissimo.
Rico ha appena fatto il suo ingresso insieme a Damon e ad altri due che non conosco, ma a giudicare dalla descrizione che mi ha fatto mio padre l' altro moro sembra proprio Julian.
- E così lei è la ragazza di cui parlavi - commenta il biondo scrutandomi con ancora un pizzico di sarcasmo nello sguardo.
- Esatto - conferma quello che potrei definire come un mezzo incrocio tra mio fratello ed il mio migliore amico.
- Non ho mai sentito Rico parlare di un' altra donna come parla di te - commenta il tipo afroamericano scrutandomi attentamente, più incuriosito che ostile.
- Ovvero? - domando perplessa.
- Pericolosa. Parla di te come se fossi pericolosa - replica scrutandomi negli occhi come a voler leggermi dentro.
Sento qualcuno emettere una risata di educata incredulità, ma non  mi giro a controllare di chi si tratti. Devo mantenere il contatto visivo, se lo interrompessi sarebbe come un atto di sottomissione ed io non ho intenzione di sottomettermi proprio a nessuno, non in questa vita almeno.
Continuiamo a guardarci per un paio di minuti.
- Bè, ti aspetti forse che mi dichiari pericolosa? - domando ironica continuando a guardarlo con aria di sfida.
- Lo sei? - domanda a sua volta.
- Prega di non doverlo scoprire mai - replico sorridendo.
Lo vedo abbozzare un sorriso divertito prima di estrarre la pistola e puntarmela contro; nello stesso istante estraggo la mia e gliela punto sotto il mento, da quella distanza e con quell' angolazione basterebbe un colpo per spaccargli il cranio.
- Coraggio abbassa quella pistola mr macho, non vorrai mica imbrattare questo bel pavimento pulito con i pezzi del tuo fottuto cervello - lo esorto e per dimostrargli che faccio sul serio arretro il cane; non è necessario,ma fa sempre un bell' effetto drammatico.
Lo osservo incredula mentre rinfodera la pistola e scoppia a ridere.
- La ragazza ha le palle, mi piace - dichiara mentre il suo sorriso si allarga ancora di più  e subito dopo scoppia a ridere nuovamente.
Un gioioso sociopatico. Sono cirondata da un branco di fottuti pazzi, grandioso, veramente grandioso.
- Niente male, l' ultima volta che ci siamo incontrati non eri così veloce nell' estrarre - commenta Rico rivolgendomi un sorriso orgoglioso, è il tipo di sorriso che un maestro rivolgerebbe ad un' allieva particolarmente promettente e forse è proprio così, in fin dei conti tutto quello che so l' ho imparato grazie a lui e a mio padre.
- Diciamo che è stato un anno particolarmente impegnativo - replico scrollando le spalle con aria disinvolta.
- Spiacente di dover interrompere quella che ne sono certo sarebbe una commovente rimpatriata tra vecchi amici, ma abbiamo un committente che ci aspetta dillà - ci fa notare il biondo con l' aria da marines; la mia impressione di prima è confermata, quel ragazzo mi sta allegramente sulle palle e ciò che è peggio è che sembra trovare dannatamente divertente la mia irritazione.
- Edward ha ragione, sarà il caso di andare - conviene Evan aprendo la porta e facendoci cenno di uscire.
Mi avvio contro voglia verso l' uscita, basta il fatto che sia stato quell' Edward a suggerirlo per farmi passare la voglia di incontrare il nostro misterioso committente.
Aspetto che siano usciti tutti, rimaniamo io e Rico, non sono voluta uscire prima degli altri perchè non mi fidavo a dargli le spalle, ma diavolo ero abbastanza sicura che Rico non mi avrebbe sparato alle spalle. Ovviamente la mia sicurezza non derivava dal fatto che fossimo amici, ma semplicemente dal fatto che avrebbe ritenuto altamente sleale sparare ad un avversario quando era di spalle. Aveva un saldo codice morale per essere un sicario.
Lascio quindi che sia lui a chiudere la fila e mi appresto a  seguire gli altri. Non vedo l' ora di scoprire di chi si tratta.










Spazio autrice:

Ecco un altro capitolo dal punto di vista della nostra unica protagonista femminile, mi sono sforzata per farla apparire volutamente molto tosta, in fin dei conti fa un lavoro da uomini e deve dimostrarsi per forza più cattiva e brava di tutti gli altri. Spero che vi sia piaciuto. Al prossimo capitolo.
Baci,
        Cissa92


  
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