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Autore: Steangine    11/11/2011    4 recensioni
L'effetto Doppler è un cambiamento apparente della frequenza o della lunghezza d'onda di un'onda percepita da un osservatore che si trova in movimento rispetto alla sorgente delle onde.
Nella vita bisogna muoversi per comprendere quale sia la vera frequenza che si percepisce. Bastano una porta socchiusa ed una missione inopportuna per capirlo.
[ARK - Kanda x Lavi x Allen]
Abbastanza nonsense, scritta per il puro piacere di slashare qualcosa a tre.
Genere: Comico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Allen Walker, Rabi/Lavi, Yu Kanda
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Titolo: The Doppler Effect

01 # In punta di piedi, vedi la luna

Autrice: Armònia

Manga: D.Gray-Man

Disclaimer: I personaggi appartengono a Katsura Hoshino. Non è mia intenzione utilizzarli a scopo di lucro.

Pairing: ARK - Kanda x Lavi x Allen

Genere: Comico, Erotico

Rating: Arancione

Avvertenze: Slash, What if?, Lime

Note: Volevo scrivere qualcosa di non troppo impegnativo su D.Gray-Man. Ci sono riuscita.

Breve Trama: L'effetto Doppler è un cambiamento apparente della frequenza o della lunghezza d'onda di un'onda percepita da un osservatore che si trova in movimento rispetto alla sorgente delle onde.

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Nella vita bisogna muoversi per comprendere quale sia la vera frequenza che si percepisce. Bastano una porta socchiusa ed una missione inopportuna per capirlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

The Doppler Effect

01 # In punta di piedi, vedi la luna

 

 

 

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Rientrare a notte fonda al quartier generale dopo una lunga missione comportava un'alta preparazione psicologica, soprattutto se il compagno con la quale hai portato a termine la suddetta è Aleister Crowley.

Crowley aveva la masochistica tendenza a deprimersi con la distorsione volontaria dei fatti, accompagnata da una buona dose di goffaggine e resa stabile dalla psicopatia indotta dall'Innocence: un ossimoro vivente.

Bonaccione, timido ed insicuro, con un aulico linguaccio infarcito dell'invero che sembrava sfuggirgli di bocca automaticamente alla fine di ogni frase.

Sadico, crudele e feroce non appena evocava l'Innocence. A questo cambiamento repentino che avveniva nel corso delle battaglie Allen ancora non si era abituato: un attimo prima era lui da solo con la sua Innocence a fronteggiare l'orda improvvisa di Akuma mentre Crowley piagnucolava con vocetta stridula, l'attimo dopo era Crowley stesso ad intimare con cattiveria di non intralciare la sua opera di sterminio.

Allen sentiva di avere il diritto di farsi tentare dalla morbidezza dei divanetti della sala comune, così vicina all'entrata del quartier generale rispetto alla propria camera, tuttavia sapeva di non averne la possibilità.

La notte significava il più delle volte straordinari e se la sezione scientifica era costretta a fare gli straordinari quasi di sicuro Komui tirava fuori dal suo nascondiglio segreto (doveva averne uno, altrimenti non c'era spiegazione per il numero inquietante di Komurin che tirava fuori ogni tanto) chissà quale diabolico aggeggio costruito per facilitare il lavoro di tutti ma che alla fine aumentava il lavoro a tutti.

E nella sala comune di sicuro avrebbe trovato i ragazzi ammassati sui divanetti, impegnati a districarsi tra le scartoffie mentre attendevano che Lenalee portasse loro il caffè di Jerry: ovvio che l'atmosfera che avrebbe trovato lì non sarebbe stata delle migliori per riposare (anzi, avrebbe anche rischiato che la propria bontà lo facesse arrendere a possibili richieste di aiuto da parte degli scienziati).

Allen voleva e doveva riposarsi per potersi permettere di affrontare nuove missioni, dunque la soluzione migliore che elaborò fu sfruttare quella buona dose di noncuranza nei confronti degli altri ereditata dal maestro per non farsi tentare dai pietosi gemiti provenienti dal corridoio che portava nella sala comune e tenere gli occhi aperti fino a che non avesse raggiunto la sua camera - tanto, troppo distante da lui.

Sapeva che Crowley lo stava seguendo, sentiva i suoi passi accompagnare i propri, creando un ticchettio che si diffondeva simile ad un eco nei corridoi vuoti che stavano percorrendo. Poi ad un certo punto, in un crocevia su cui affacciava una sinistra porta sbarrata in modo grezzo con travi di legno, i due si fermarono il tempo necessario per scambiarsi un saluto di buonanotte: Allen sorrise gentile, Crowley era ritornato a nascondersi dietro il lungo ciuffo bianco e ciò che mostrò fu un timido incurvarsi di labbra prima di stringere al petto il contenitore dell'Innocence e prendere la scalinata per raggiungere Hebraska. L'ultima cosa che Allen sentì non furono i suoi passi, ma il fruscio della divisa che sfiorava il pavimento.

Fu grato del fatto che a strappare l'Innocence incastonata nel quadro era stato Crowley, dunque il merito di aver impedito che le rappresentazioni ad olio prendessero vita per altre notti, seminando il panico in una cittadina francese a nord di Parigi, era suo e di conseguenza toccava a lui andare da Hebraska per affidargli la custodia del frammento.

Allen contava i passi che compiva mentre camminava, prima di giungere in prossimità del corridoio circolare che affacciava sull'esterno, quel percorso tramite il quale sarebbe giunto a destinazione. Testa dritta, nessuna esitazione, la stanchezza chiamava, Timcampi già sonnecchiava sprofondato nel cappuccio della divisa.

Tuttavia fu da lontano che Allen colse quel qualcosa di strano che stuzzicò malevolo la sua curiosità a tal punto da riuscire a fargli scordare parzialmente la sensazione di sonnolenza che pigramente lo aveva colto durante l'arrivo all'home: una porta socchiusa.

Non una qualunque porta socchiusa, ma la porta. La porta che affacciava su una precisa stanza, una stanza alla quale, nel migliore dei casi, avrebbe badato distrattamente se non fosse stato per quella sottile fessura scura ma non totalmente nera.

Dalla stanza di Kanda si poteva vedere la luna. Glielo aveva detto Lavi - chissà come Lavi era finito nella camera di Kanda senza uscirne con qualche ferita grave? Allen non aveva fatto in tempo a chiederglielo, o più probabilmente al tempo di quella discussione non gli era passata per la mente tale domanda.

Anche dalla sua stanza, quella di Allen, si poteva vedere la luna. Ma lui doveva alzarsi sulle punte dei piedi, perchè la finestrella era in alto, era piccola e bloccata da sbarre. Allen doveva alzarsi sulle punte dei piedi perchè era un pelo più basso dei ragazzi della sua età, come gentilmente Lavi e meno gentilmente Kanda gli avevano spesso fatto notare - tuttavia Allen non sapeva con esattezza la sua età, dunque non avrebbe dovuto importargli, ma gli importava perchè gli dava fastidio il loro tono da fratelli maggiori. - Kanda fratello maggiore? Quando mai?! E quel bambinone di Lavi?.

Allen dalla sua stanza poteva vedere la luna e la luna si vedeva anche dalla stanza di Kanda. Ma non era quello il punto.

Il punto era che chiunque nell'ordine avrebbe potuto avere un attimo di distrazione e non accorgersi che la porta non era stata chiusa bene, dunque poco sarebbe bastato perchè questa cigolasse senza riuscire ad aprirsi; quella era l'home, era il rifugio, il luogo dove tutti abbassavano la guardia perchè erano al sicuro.

Kanda no. Lui era sempre all'erta, sempre teso, sempre pronto a scattare al minimo segno di pericolo (per quanto pericolosi potessero essere i finder adirati con lui). Dunque perchè proprio la sua porta era socchiusa?

Camminando verso la stanza, solo in quel momento, si accorse che i suoi passi erano rumorosi, o forse era solo una sua impressione, tuttavia si mise a camminare issandosi sulle punte. Proprio come per vedere la luna - chissà se anche dalla stanza di Kanda bisognava allungare il collo per poter guardare fuori.

Un passo. Due passi. Tre passi. Era faticoso camminare a quel modo stando attento a non inciampare nella sua stessa giacca di una, forse due, taglie più grossa; spendeva più energia per concentrarsi che per muoversi probabilmente.

- ...nh, Yu. -

Era stato così attento a non provocare troppo rumore lui stesso che non aveva percepito fin da subito il cigolio quasi muto che spirava dalla fessura tra porta e muro. A renderlo più attento riguardo eventuali suoni era stato quel verso soffocato di una voce che gli parve familiare.

- Taci. -

Kanda.

Allen era davanti allo spiraglio e lui nel buio poteva vedere: doveva dire grazie al Conte che gli aveva portato via Mana, lasciandolo così in balia dei debiti e dei maltrattamenti (psicologici, si spera involontari) del suo maestro Cross Marian. Insomma, per risparmiare quei pochi soldi che Allen riusciva a salvare dagli sperperamenti in donne facili e alcolici, era costretto lui stesso a fare a meno del benessere della luce.

Si sporse in avanti, riappoggiò tutto il peso del corpo sulla pianta dei piedi, ma da dove si trovava ciò che riusciva a scorgere era soltanto il capezzale del letto ed un rigonfiamento sotto il lenzuolo che si stava muovendo.

Un respiro, due respiri. Affannati e pesanti.

Allen mise l'indice destro nel colletto della camicia ed allentò il nodo che formava il fiocco rosso; il cigolio era sempre più forte, ma non così forte da poterlo sentire senza fermarsi, senza origliare.

No, origliare no. L'orgoglio di Allen sostituì quella parola con preoccupazione. Sì, perchè se Kanda aveva lasciato la porta della stanza socchiusa doveva per forza essere accaduto qualcosa di grave.

Un gemito più forte ed Allen riconobbe la voce di Lavi.

Sentiva caldo, il caldo che spesso provava quando le pareti della locanda scelta dal maestro per pernottare non erano abbastanza spesse per impedire alla sua calda voce di raggiungere le sue orecchie durante la notte. Il maestro gli diceva sempre di girare alla larga la notte, non lo voleva tra i piedi, quindi avrebbe dovuto andarsene via.

Invece si alzò sulle punte dei piedi, non voleva constatare se Lavi avesse avuto ragione, se dalla stanza di Kanda si vedeva la luna.

Dalla stanza di Kanda la luna si vedeva benissimo. Ma anche senza quella Allen avrebbe potuto vederli - doveva ringraziare il Conte e il loop di eventi che aveva scatenato nella sua vita.

Kanda su Lavi.

Kanda dentro Lavi.

Ma quel preciso particolare non poteva vederlo così come avrebbe potuto vedere la luna.

Quello lo aveva immaginato, così come gli sarebbe stato più facile fare nella sua stanza, dove per vedere la luna -quando possibile- doveva stare in punta di piedi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

About The Doppler Effect

 

Forse sono pigra io, o forse non c'è niente da dire su questo capitolo. Spero sia stato comprensibile, perchè rivedendolo ho notato di aver adottato un metodo narrativo che non so da dove sia uscito. Ah sì! Secondo me il Conte è alla base di ogni guaio di Allen, poichè facendogli incontrare Cross ha minato la sua autostima in quanto essere umano meritevole di colpi di fortuna.

Solo un'ultima cosa che mi sento in dovere di precisare: questa storia è una sottospecie di sorella (se non di sangue) dei filler, nel senso che è assurdamente ambientata tra l'incontro con Crowley e il viaggio alla ricerca di Cross Marian. Il motivo? Perchè Allen è ancora carino, perchè non mi andava di inserire tutti i problemi di Quattordicesimo e compari (perchè alla fine li avrei inseriti anche se non avessi voluto) e perchè lo dico io. Punto.

Alla fine ho scritto le note finali. E anche tante. Non ho voglia di tornare su a correggere però.

   
 
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