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Autore: echelon1985    11/11/2011    4 recensioni
[SEGUITO DI EARTHQUAKE]
"Come si misura la distanza tra due persone?
Centimetri? Metri? O sorrisi mancati e parole non dette?"

Il tempo spesso è crudele. Scalfisce e cambia anche le cose più forti.
[Pairing:Jeph/Quinn (ovviamente) … con qualche sorpresina xD]
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Bert McCracken, Dan Whitesides, Jeph Howard, Quinn Allman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora gente, questa storia (dopo un'attesa infinita) si chiude.
Ci é voluto tanto per trovare il coraggio di scrivere questo
capitolo, perché sono legata a questa storia e perché chi mi
conosce riconoscerà una gran parte di me nelle parole.
Una parte di me evidentemente non voleva chiuderla.
Il punto di vista é quello di Bert, come in earthquake di cui questa
è il seguito, perché solo Bert poteva chiudere definitivamente
il cerchio.


Ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito, e
spero mi facciate sapere cosa ve ne pare.












The inevitable.




Le persone sembrano vivere in base ad uno strano concetto di stabilità, senza la quale si sentono perse.
Non riescono a sopravvivere senza.
La ricercano con una tale forza da crearsela dal nulla, contro ogni ragionevole speranza, contro ogni ragionevole prova contraria.
Questo spiega perché dopo la bufera che ha colpito tutti loro, in un modo o nell'altro, qualche settimana
di distanza sembra aver messo velocemente le cose apposto.


Quando tutti loro mettono nuovamente piede nello studio di registazione
ogni tassello sembra essere tornato al suo giusto incastro.
E le cose sono apposto sul serio, almeno per quel che riguarda Bert.
E non perché si senta bene per davvero, ma solo per l'inevitabile.
Perché sa che se anche avesse potuto cambiare le cose, renderle diverse,
tempo addietro, adesso no.
Adesso non è più possibile.
L'inevitabile è un sentimento strano, ti fa sentire senza speranza e ti distruggi, per combatterlo.
E poi, nel mezzo di tutto questo lavoro, semplicemente smetti di piangere.

Adesso si sente soltanto esausto, svuotato di ogni energia.
Le ha sprecate tutte, fino all'ultima goccia, per convincere Quinn che quello
che ha provato per lui oramai è relegato nel passato.
Le ha sprecate tutte perché ancora una volta Quinn fosse protetto da quelle
verità che avrebbero potuto ferirlo.


Mentre Bert scrive e cancella parole sul foglio bianco, la sua mano destra si macchia
progressivamente di inchiostro, come se i pensieri fossero troppo veloci.
Non c'è il tempo di lasciar asciugare l'inchiostro, che ce ne sono già altri cento, ed altri cento ancora.
Bert ha sempre odiato i clichè, i luoghi comuni, le costrizioni.
Le cose posizionate in caselle stabili ed impermeabili, che gli danno un posto preciso e per questo le soffocano.
Tutte le stronzate sull'amore, su quanto sia fondamentale.
E poi è arrivato Quinn, e Bert ha capito.
Ha capito che non è vero che si può morire per amore, non è vero che senza
una certa persona non si riesca a sopravvivere.
E' più che altro che, senza quella certa persona, non si vuole sopravvivere.
Ma lo si fa comunque, facendoti prendere da altre cose e semplicemente vivendo.
Ti trovi a relegare quell'amore in un piccolo spazio della tua mente, e ci torni
solo di tanto in tanto, quando puoi prenderti una pausa dalla vita, quando sei da solo.
E per quanto questo possa dare una visione meno forte dei sentimenti non è
così, sono più forti di ogni cosa, e restano lì, in modo che tu possa ritrovarli
ogni tanto e scoprire che il caos della vita non li ha cancellati.
Sta lì la loro forza, sono più forti della vita stessa.


Quinn entra nella stanza seguito immediatamente da Jeph, come se fossero
due parti di una stessa cosa, che non riescono a muoversi lontano l'uno dall'altro.
Questo non distoglie davvero Bert da quello che sta facendo.
Cambia solo il respiro della stanza, in qualche modo.
Se davvero l'amore è quello che fa girare il mondo, come dicono tutti, allora 
si spiega perché il mondo sembra girare un pò più veloce quando Quinn è nella sua stessa stanza.


La penna smette per un attimo di scivolare sul foglio
Da il tempo all'inchiostro di asciugarsi.
Da il tempo a Bert di ricomporre la sua facciata dall'emozione costante che gli
trasforma il viso quando Quinn è lì.
Bert tiene gli occhi bassi e guarda le parole nere che si seccano sulla pagina.


Left blind from the brightness of your halo
No one shines, like you do



L'immagine nella sua testa luccica, la fotografia di Quinn che ha sempre
davanti agli occhi anche se non lo sta guardando.
Bert si è sempre chiesto cosa fosse esattamente l'anima di cui tutti parlano.
Si è sempre chiesto come facciano le persone a sapere di averla.
Poi ha compreso, l'ha sentita.
Forte, con chiarezza, quando per la prima volta ha lasciato andare Quinn.
L'ha sentita, fisicamente, perché faceva male, era come se pungesse, come se bruciasse.
Alza gli occhi dal foglio, volgendoli verso la finestra.
Il rumore ipnotico della pioggia lo distrae, non le voci di Jeph e Quinn.
Solo la pioggia.
Bert vorrebbe che piovesse nella stanza, sulla sua testa, su quel foglio sul
quale le parole sembrano apparire senza che lui le abbia davvero pensate.


Sold my life to bring the rain, maybe to wash me clean
Sold my soul to stop the pain, hoping you'd set me free



Passa le dita sul foglio e le sillabe di liquido inchiostro nero sbiadiscono, ma
restano comunque impresse sul bianco, mentre una parte di loro si imprime
sulla pelle di Bert.
Un pò come Quinn.



Bert sente gli occhi di Jeph scrutarlo, perché lui è l'unico che può vedere le crepe sulla facciata.
E' uno dei pochi al quale ha permesso di vedere che quelle crepe esistono.
Bert non se ne preoccupa.
Lui e Jeph condividono lo stesso scopo, tenere Quinn al sicuro.
L'unica differenza è che Bert svolge la sua parte nell'ombra, come gli si addice.


I crawl under ground for cover
Staying out of my mind to keep from dying



I suoi occhi restano fissi sul foglio, a guardare quelle parole che rispecchiano
perfettamente la sua vita, come se le avesse scritte qualcun'altro.
Si sforza di restare fuori dalla sua testa ogni giorno.
Non si ricorda esattamente quando è iniziato quel lavoro costante e faticoso.
La voce di Quinn lo riscuote dai suoi pensieri per lui, lo trascina via dal Quinn
nella sua testa e lo riporta a quello reale.
Posa i suoi occhi su di lui con la solita tranquillità che in realtà non prova.
Quinn gli chiede se vada tutto bene, che cosa lo renda così distratto.
Bert si limita ad alzare a mezz'aria il foglio tra le sue mani, come se fosse una
risposta esauriente.
Ed in effetti lo è, il biondino osserva il foglio ricoperto di parole e gli chiede
di leggerlo.
Come è sempre stato in passato, le sue parole passano attraverso Quinn
prima di poter essere scorte da qualsiasi altra persona.
Bert ha imparato la lezione, mantenere la routine per non compromettere la
facciata, per non risvegliare domande.
Ma questa volta tentenna, prima di passare il foglio a Quinn.
Le canzoni sono sempre state il suo sfogo di verità, il modo di dire ciò
che non si può dire.
Ha paura che ci legga dentro loro due, le cose non dette, le menzogne.
Ma Quinn non nota nulla.
Niente di tutto quello che impregna quelle parole, protetto
com'è dalle dita di Jeph che gli attraversano i capelli e gli fanno
socchiudere gli occhi ogni tanto.
Ogni tocco fa male a Bert almeno quanto fa bene a Quinn.
Ma non ha importanza.




Per un attimo gli occhi di Quinn incontrano i suoi, ed il moro crede quasi
che lui abbia capito.
Che abbia visto la verità in quelle parole che parlando di Bert, e di lui.
E' il cantante ad abbassare gli occhi.
Guarda il foglio bianco macchiato di nero, e le dita di Quinn che lo stringono ai bordi.
Chiare e pulite, a differenza delle sue.
Vorrebbe strappargli il foglio dalle mani, ma cosa penserebbe Quinn?
Si dice che deve mantenere la facciata, ancora.
Una volta era capace di mentire meglio.
Una volta era un bugiardo così bravo da riuscire a convincere persino sè
stesso che tutto andasse bene.


Seems this disease is slowly spreading.
Start running, what would you do?


Gli occhi di Quinn si muovono sul foglio ancora, dall'alto verso il basso, e
poi incontrano quelli di Bert, e sorride.
Il cantante vorrebbe ricambiare, si sforza di farlo, ma non può.
Non ci riesce.
E' stanco, troppo stanco di tutto quel malessere che sembra espandersi
a vista d'occhio, dalla mente, alle braccia, alle gambe, al centro del petto.
Si vede, deve vedersi, perché Dan posa gli occhi su di lui e gli offre
un appiglio.
Perché deve scappare, deve, prima che anche Quinn si accorga dei segnali
sul suo viso.


Il fumo che gli riempie la bocca e i polmoni, mischiato all'aria fredda
del terrazzo, gli fa bruciare la gola.
Il malessere dentro invece gli fa soltanto bruciare gli occhi.
La mano di Dan gli da un pò di sollievo, la sua voce trascina all'esterno
le parole che Bert si ripete da un pezzo nella sua testa.
Deve lasciarlo andare, avrebbe dovuto farlo anni fà.
Prima che quella sensazione mettesse radice dentro di lui.
Prima che il suo respiro si abituasse all'assenza, e allo stesso tempo alla
presenza di Quinn.
E' come trovarsi in un fottuto limbo, in cui la pena è quella crudele di
vedere ogni istante quello che vuole e che non può avere, insieme al
rumore altrettanto crudele di quella vocina che gli dice che avrebbe potuto,
se solo avesse fatto scelte diverse.

Ma quelle scelte non le ha fatte, e la pioggia continua a cadere e
a non ripulire nulla.

Could you forget then what i said?
And how I died inside my head?


Certe volte quando é da solo si chiede cosa proverebbe a dire
tutta la verità, ed a lasciare che per una volta gli eventi prendessero
la piega che decidono, invece di quella che lui gli ha imposto.
Si chiede se quella parte di sé che ha deliberatamente scelto di
spegnere, che ha ucciso, forse? tornerebbe in vita se finalmente
guardasse direttamente negli occhi di Quinn e gli dicesse che
lo ama, così tanto da mettere la sua vita in un fottuto stand-by
per lui.
Il problema é il tempo, quello non é mai stato il forte di Bert.
Non era il momento giusto quando Quinn lo amava, ma lui non
era abbastanza pulito per potergli dare quello che si meritava, e
non é il momento giusto adesso, che quell'amore Quinn l'ha trovato in un'altra persona.
Se esiste qualcosa come il momento giusto, Bert non ha mai avuto la fortuna di incontrarlo.


Sold my life to bring the rain, maybe to wash me clean
Sold my soul to stop the pain, hoping you'd set me free


Si domanda se davvero stia cercando di liberarsi, se non siano
sempre state tutte scuse quelle che l'hanno spinto a rinunciare
prima ancora di provarci.
E' bravo a scrivere di sentimenti ma non altrettanto bravo a gestirli.

Start running, what would you do?

Bert ripensa alle parole che ha scritto.
Quelle parole ancora impresse sul foglio bianco e lasciate abbandonate
su quel tavolino posizionato a pochi centimentri dalla persona della
quale parlano, come un messaggio nascosto.
E' bravo a nascondere le cose Bert, ha esperienza, così tanta che é
sicuro che Quinn non coglierà quel messaggio.
Perché dovrebbe, protetto com'é dalle braccia di Jeph?
Quello é un messaggio che non interessa a nessuno, e probabilmente
l'unico motivo per cui lo nasconde é per non mostrarlo a sé stesso.
Per ottenere una tregua, almeno per un pò.
Nella sua testa ha già ricominciato a correre, prima ancora che i
suoi passi si muovano per davvero.
Spegne la sigaretta sotto la suola delle scarpe e posa i suoi
occhi su Dan, rimasto in silenzio come un'ombra muta accanto
a lui per tutto quel tempo.
Insieme a lui può interrompere la parata, quella specie di commedia
del ridicolo nella quale ogni volta che riesce a sorpassare un muro
ed attraversare una porta ce n'è sempre un'altra più avanti.
Un'altra porta più piccola e soffocante attraverso la quale passare.
E Bert non ha capito se sta andando nella direzione di Quinn, oppure
lontano da lui, ma comunque continua a correre.


Non ritorna nello studio di registrazione quel giorno, nella stanza
piena della presenza di Quinn.
Va dritto verso l'uscita, e anche se non dice una parola sa che Dan
troverà una scusa per quella sua fuga perciò non se ne preoccupa.
La sua facciata é salva, forse ha bisogno di qualche momento di
lontananza per essere sistemata un pochino, ma é salva.




La sua casa lo accoglie buia e silenziosa, e così rimane anche quando
si limita a stendersi sul divano, cercando di mantenere fuori dalla
mente tutte quelle cose che non vuole pensare.
E' uno sforzo inutile, chiunque lo capirebbe.
L'indomani sarà di nuovo nello stesso studio di registrazione, con
lo stesso desiderio insoluto nel petto e quello stesso malessere di
sempre sotto la pelle.
E' l'inevitabile.
Quello che manca é un click, Bert lo sa, quella molla dentro di lui
che gli faccia finalmente dire addio, che gli faccia accettare Quinn
esattamente per quello che é, il suo miglior amico.
Non magra consolazione all'occhio di qualcuno, ma sicuramente
scarsa ai suoi occhi perché sa che Quinn avrebbe potuto essere
entrambe le cose, il fottuto amore della sua vita ed il suo miglior
amico allo stesso tempo.
Così come lo é per Jeph.
Ma le cose sono come sono, e Bert si alza in piedi e si siede al piano.


Lo strumento lo accoglie silenzioso e confortante come sempre.
E' come un'oasi di pace per Bert, e un luogo di verità.
Si siede sullo sgabellino nero e laccato, dello stesso colore del
piano davanti a lui.
Quello é un posto dove le cose sono definite, bianco e nero, bianco e nero.
Niente vie di mezzo, niente sfumature, niente grigio.
Le cose sono quello che sono, e anche Bert si sente davvero sé
stesso quando vi si siede davanti.

Le sue dita si posano sui tasti senza produrre nessun suono, come
se lo accarezzasse soltanto, troppo piano per far sì che escano
delle note.
Le note sono nella sua testa, sempre, senza che lui riesca a fermarle.
Ripensa ancora alle parole che ha scritto, al motivo che l'ha
portato a scriverle.


Sold my life to bring the rain. maybe to wash me clean.
Sold my soul to stop the pain. hoping you'd set me free.
All you fears, all the pain, you know that you can lay it all on me.



Si immagina Quinn al sicuro nella sua casa, nella casa che condivide
con Jeph, e nonostante tutto non si pente di essersi fatto carico di
tutte quelle cose, delle paure e del dolore.
Fa bene a Quinn quanto fa male a lui, ed ancora una volta va bene così.
Non può rimpiangere proprio quello, il motivo che l'ha spinto nel
limbo e continua a tenergli la testa sott'acqua perché non possa
uscirne, senza affogarlo davvero.
E' quello che gli serve per non impazzire, fermo restando che c'è
comunque della follia in quel sacrificio.




Il suono del campanello deve farsi strada nello strano labirinto
senza colori della sua mente prima di essere ascoltato, e Bert
ci mette qualche secondo a capire che qualcuno dal mondo esterno
lo sta richiamando indietro, fuori dalla sua oasi.
Si alza in piedi, non prima di aver accarezzato ancora una volta
delicatamente i tasti, ed apre.


Quinn è davanti alla porta, incappucciato completamente per via
del freddo e della pioggia che oramai cade da giorni.
Lo fa entrare pensando che non c'è stato abbastanza tempo, che
non ha avuto modo di prepararsi a quella visita.
C'è qualcosa di stonato nella fotografia che ha davanti, Jeph non
c'è, e gli occhi di Quinn sono pieni di domande, e di preoccupazione.
E Bert odia vedere quelle cose nei suoi occhi.
Il biondino accende la luce prima di sedersi sul divano, e Bert si
guarda intorno nella stanza illuminata e gli sembra di non riconoscerla.
Ma forse é solo perché Quinn é lì, ad aspettare paziente che anche
lui prenda posto sul divano.
Bert fa un paio di respiri, e non sa se li ha fatti per davvero o solo
nella sua testa, ma sa quello che lo aspetta.
Quando conosci qualcuno da così tanto tempo la fregatura é che non
ci sono più sorprese.

"Dov'é Jeph?"
"A casa, aveva qualcosa in mente e così l'ho lasciato lavorare"
"E perché sei qui?"
"Davvero vuoi giocare la carta del 'non so di cosa stai parlando', con me?"
"Ma tu non stai parlando"
"Che succede Bert?"
"Non so di cosa stai parlando"

Un sorrisetto divertito é già apparso sul viso di Bert, che usa le stesse
parole di Quinn come una battuta divertente.
Non lo sta prendendo sul serio, e non deve, perché Quinn non pensi
che ci sia effettivamente qualcosa di serio da considerare.

"Ti comporti in maniera strana oggi. E' per colpa mia?"
"Perché dovrebbe essere colpa tua?"
"Ok, visto che fai finta di non capire ti farò una domanda diretta.
 Era la verità quando mi hai detto che quello che provavi per me
 era acqua passata? E' la verità che non sei più innamorato di me?"

E poi eccola lì, una specie di luce.
Bert riesce ad immaginarsi perfettamente l'immagine, una porta
dopo l'altra fino ad arrivare all'ultima, quella dalla quale si vede
una luce, l'unica che potrebbe portare all'esterno.
La sua opportunità, lì ed ora, di dire a Quinn quello che desidera
dirgli ogni giorno della sua vita.
E quella vocina dentro continua a sussurrargli crudele e divertita
di non fare lo stesso errore del passato.
Il Bert nella sua testa avvolge una mano intorno al pomello tondo,
il Bert nella realtà sorride ed inclina la testa.


"Io non ti mentirei mai"


La porta scompare così come é apparsa, come in un gioco di
prestigio, e resta soltanto il respiro di sollievo di Quinn.
Bert continua a sorridere anche se quel suono lo ferisce in più
punti, come l'esplosione di una granata.
E non aveva mai riflettutto su quanto fosse faticoso fingere un sorriso.
Pochi minuti dopo Quinn é uscito.


Bert sente il click della porta ed é come se fosse scattato anche
nella sua testa.
Solo che non é il click che aveva immaginato, perché quello in
realtà non esiste.

La verità é che ci sono delle cose che non puoi lasciar andare, e
che l'esistenza non é nient'altro che una strana lotta, infinita, tra
quello che vorresti e quello che realmente hai.
E' l'inevitabile.
Il fatto é che nel mezzo di tutto questo lavoro, ad un certo punto
smetti di piangere.


   
 
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