Anime & Manga > Bleach
Ricorda la storia  |      
Autore: Harribel    14/11/2011    3 recensioni
Il suo sguardo cadde istintivamente sul corpo addormentato del suo Capitano.
 
E Renji si perse per qualche secondo in quel corpo che aveva imparato ad amare, e a conoscere, meglio del proprio.
Quel corpo che fino a poche ore prima era stato unito così profondamente al suo da rendere impossibile distinguere dove finiva il corpo del primo ed iniziava quello dell’altro.
Quel corpo che era per lui il piacere, e il dolore più grande.
Quel corpo che era l’unica cosa che potesse avere di Byakuya.
Non la sua anima, non il suo cuore, solo il suo corpo. 
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Byakuya Kuchiki, Renji Abarai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Pianto indecente del tempo, pentito di esistere.
Pezzetti di cielo mi cascano addosso,
e mi tagliano tutta.
[Cit. La vita accanto]

 
Solo chi ha amato disperatamente può sapere cosa vuol dire vivere nel nulla.
Solo chi ha perso tutto può amare davvero.
E Renji lo sapeva, sapeva benissimo chi amava; sapeva chi avrebbe amato per tutta la vita.
Ma allo stesso modo conosceva anche la follia del suo desiderio.
E ne soffriva, ne soffriva come tutti i folli che vivono paralleli al loro sogno consapevoli di non poterlo raggiungere.
Sapeva benissimo che non avrebbe mai potuto averlo, era folle, lo sapeva benissimo, il desiderio che provava era un veleno che si spargeva nelle sue vene soffiando via la sua vita, eppure in qualche modo quel sottile imporsi quella terribile tortura era per lui la droga più grande.
Tutto ciò che lo legava al suo irrealizzabile sogno.
Era stato attratto da lui fin dal primo giorno che l’aveva visto, ne era rimasto ammaliato.
Lui, l’aveva stregato, catturato, condannato, fin dal primo sguardo.
Era diventato una marionetta ai suoi comandi, e lui lo sapeva.
Si, Byakuya aveva capito fin dal primo sguardo ciò che Renji avrebbe impiegato anni per comprendere.
E Renji l’aveva accettato.
Aveva accettato le ceneri di un amore scomparso.
Ma Renji sapeva, probabilmente aveva sempre saputo ciò che Byakuya aveva a lungo negato a se stesso.
Lui non gli avrebbe mai dato il suo cuore, la sua anima; gli avrebbe ceduto il suo corpo, ma null’altro, tutto il resto non l’avrebbe affidato a nessun’altro se non all’angelo che, molto tempo prima, aveva sottratto e poi distrutto il cuore avvelenato di Byakuya.
Hisana, colei che quando era scomparsa, aveva portato via con se il cuore di Byakuya, lasciando di lui solo ceneri morenti.
Ceneri, che Renji aveva raccolto, ceneri che Renji aveva cercato di rimettere insieme.
E Byakuya si era appoggiato a lui, si era fidato come un bambino, si era affidato a Renji conscio di aver ormai toccato il fondo, conscio di desiderare solo che l’oblio lo portasse via dal suo ricordo, lo portasse via dai ricordi di quell’angelo crudele che gli aveva avvelenato il cuore.
E Renji tutto questo lo sapeva, sapeva che Byakuya in lui cercava solo il pallido riflesso di sua moglie, sapeva che, per quanto quell’uomo dividesse spesso, fin troppo spesso il letto con lui, non sarebbe mai potuto essere suo.
Non sarebbe mai potuto essere di nessun altro se non di Hisana.
E Renji aveva accettato tutto questo.
 
Un uomo dai lunghi capelli rossi sollevò lo sguardo verso la luna che brillava pallida nel cielo del Seretei.
Il candido corpo dell’amante steso dolcemente accanto a lui.
Il Rosso si alzò lentamente dal letto, attento a non svegliare l’uomo accanto a lui.
La finestra si aprì silenziosamente, uno spiraglio di luce illuminò la slanciata figura dell’uomo.
Renji fissò malinconico la luna, mentre un soffio di vento gli scuoteva i lunghi capelli rossi che ricadevano morbidi sulle sue forti spalle.
Un triste sorriso attraversò il volto del ragazzo.
Un randagio che ulula alla luna.
Ecco cos’era, ecco cos’era sempre stato.
Ecco cosa aveva accettato di essere.
Il suo sguardo cadde istintivamente sul corpo addormentato del suo Capitano.
E Renji si perse per qualche secondo in quel corpo che aveva imparato ad amare, e a conoscere, meglio del proprio.
Quel corpo che fino a poche ore prima era stato unito così profondamente al suo da rendere impossibile distinguere dove finiva il corpo del primo ed iniziava quello dell’altro.
Quel corpo che era per lui il piacere, e il dolore più grande.
Quel corpo che era l’unica cosa che potesse avere di Byakuya.
Non la sua anima, non il suo cuore, solo il suo corpo.
Renji sfiorò delicatamente i capelli del suo Capitano, attento a non svegliarlo.
Un gemito delicato fuoriuscì dalla bocca del moro, come il verso infastidito di un bambino.
E Renji si ritrovò a pensare per l’ennesima volta a quanto fossero lontani.
A quanto quel donarsi a lui in modo così sincero e assoluto gli facesse male.
E a quanto quel suo folle desiderio gli stesse distruggendo l’anima.
Byakuya non sarebbe mai stato suo, Hisana glielo aveva portato via da tanto tempo ormai.
E allora perché non la smetteva?
Perché, nonostante gli facesse male, sopportava tutto quello?
Perché fingeva di non sentire quando, durante il sesso, dalle labbra di Byakuya sfuggiva il nome di Hisana?
Già fingeva, eppure sentiva il desiderio che Byakuya provava verso di lui.
Sentiva il suo terrore all’idea di restare nuovamente solo.
E allora, quando il piacere  terminava e restavano entrambi immobili, i corpi uniti e accaldati, persi entrambi nei propri pensieri, Renji accettava le silenziose scuse dell’uomo a cui aveva dedicato la sua vita.
 
Renji chiuse gli occhi.
-Perché non lo lasci libero?-
Una domanda sussurrata al cielo, o forse alla luna.
O magari alla stessa Hisana.
-Perché non lo lasci vivere felice? Perché ti sei portata via il suo cuore? Perché mi hai lasciato solo le ceneri dell’uomo che tu stessa dicevi di amare?-
E Renji odia, odia quella donna, modello insuperabile di immutabile perfezione, ma soprattutto odia se stesso.
Odia quell’amore folle che prova per il suo Capitano.
Quell’amore che gli fa passare le serate annegando il dolore nel Sake, crudele compagno di tutti i disperati come lui o Matsumoto.
E Renji sente l’improvviso bisogno di piangere, di piangere e di stringersi al petto di Byakuya.
Il bisogno di sfogare tutto il dolore accumulato in quei lunghi anni.
La prima lacrima si fa strada sul suo viso stravolto, subito seguita da una seconda e da una terza.
Sussulta Renji, il viso inondato di lacrime stanche.
E non sa cosa fare, non sa cosa si inventerà domani per fingere di non vedere la compassione negli occhi di Byakuya.
Renji guarda la luna che si specchia nelle acque del laghetto della casa dei Kuchiki e legge tutto il suo fallimento.
‘Una scimmia non potrà mai raggiungere la Luna’ gli aveva detto Byakuya molto tempo prima.
Ora si rende finalmente conto di quanto ciò sia vero.
Si rende conto di quanto stia sprofondando in quella spirale di dolore ed autocommiserazione.
Ripensa al suo Capitano; lo osserva Renji, gli occhi spalancati ancora lucidi di lacrime.
Ripensa a quel gioco di sguardi infinito che precede la notte, dolce e riservata compagna che li protegge da sguardi indiscreti, in cui possono finalmente ritrovarsi.
Ripensa al tono dolce con cui Byakuya pronuncia il suo nome quando nessuno può sentirli.
E ripensa a quelle volte in cui, durante l’orgasmo, è stato il suo, il nome ad uscire dalle labbra di Byakuya.
Quelle volte in cui negli occhi dell’amante gli è sembrato di leggere un desiderio simile al suo.
E finalmente ricorda perché ha accettato di sopportare tutto questo dolore.
Perché, certo, Byakuya non lo guarderà mai come guardava Hisana; i suoi occhi non brilleranno mai di quella luce speciale con cui la guardava.
Ma, nonostante questo, Byakuya si fiderà di lui, sarà Renji colui che dovrà ricomporre il cuore spezzato del Capitano Kuchiki.
E sarà sempre Renji a stargli accanto quando la vita si rivelerà nuovamente malvagia.
Sempre accanto a lui, ma un passo più indietro, in modo tale da far sapere al Capitano che lui ci sarà sempre, anche solo per coprirgli le spalle.
E Byakuya probabilmente imparerà ad amarlo, non come amava Hisana questo è ovvio, e neppure come lo ama Renji, in modo definitivo e passionale, no, lo amerà in modo delicato, in modo sfuggente e incompleto, perché un cuore spezzato non si può ricostruire completamente.
Lo amerà, a modo suo, magari in silenzio, ma lo amerà.
E questo Renji lo sa, sa che la presenza indelebile di Hisana non smetterà mai di fluttuare tra di loro, ma sa anche che impareranno a tollerarla, impareranno a condividere quel dolore che Byakuya ha appena iniziato a confidargli tramiti quei lunghi silenzi, e quegli sguardi indifferenti.
E sa , infine, che sarà difficile, davvero difficile per loro superare tutto questo e sa che ci vorrà molto tempo per far rinascere dalle ceneri il cuore di Byakuya.
Ma infondo sa anche che sono shinigami, e hanno tutta l’eternità davanti.
 
Renji chiude la finestra della camera e si volta a guardare il suo Capitano ancora profondamente addormentato a pochi passi da lui.
Riesce persino a sentire il suo familiare e delicato profumo di ciliegio.
Gli si avvicina e si stende nuovamente accanto a lui, i loro corpi nuovamente uniti.
Sa di provare per lui un desiderio che supera persino la fugace passione, fedele compagna di tutta la sua vita, e sa che entrambi devono ancora maturare i loro reciproci sentimenti.
Renji intreccia le dita nei suoi capelli neri, profumati di ciliegio e chiude gli occhi poggiando la testa sul suo petto, nudo.
Poi, cullato dal ritmico battito del suo Capitano, scivola nell’oblio, consapevole del fatto che la mattina dopo lui sarà ancora lì, silenzioso e distaccato, ma ancora lì con lui, per sempre.
 

Siamo attratti l’uno verso l’altro
Come gocce d’acqua
Come i pianeti ci respingiamo
L’uno contro l’altro come magneti
Come il colore della pelle
 
[La poesia con cui termina la fiction non mi appartiene ma appartiene al grande Maestro Kubo]
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bleach / Vai alla pagina dell'autore: Harribel