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Autore: blitzkingful    19/11/2011    3 recensioni
Dieci anni dopo il film, in casa Gru torna a scatenarsi il caos, stavolta ad opera non di tenere ragazzine ma di una masnada di ragazzoni mica tanto raccomandabili.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Base orbitante, stanza delle comunicazioni.

-Ben ritrovato, Mr. Perkins! E’ ancora in piedi, la banca?-
-Non sono dell’umore, Arthur.- rispose duro l’omone, che riempiva tutto lo schermo.
Non è mai dell’umore, ‘sto qui, fu il pensiero dello scienziato miope, il quale però si guardò bene dall’esprimerlo a voce alta.
–Co-comunque, la contatto per riferirle il buon esito della prima fase del piano illustratole stamane.-
Perkins allentò un poco la sua abituale espressione truce: -Intende che…-
-…Gru, la sua prole e buona parte dei suoi equipaggiamenti, nonché la sua abitazione, sono attualmente in mia custodia.-
Il direttore della banca scoppiò in un esclamazione soddisfatta talmente fragorosa che Arthur VanArthur sobbalzò sulla sedia;
-Encomiabile, Arthur! L’avevo inserita nella mia lista nera, ma se tutto va come deve andare, potrà considerarsi riscattato.-
-Me ne rallegro, signore.- borbottò l’altro di rimando. Arthur si era chiesto più volte cosa mai l’avesse spinto a diffondere nella rete la storia del fallimento del furto della luna. Forse come esempio di un colpo fallito a tutti gli aspiranti criminali. Forse perché non sapeva chi fosse il padre dell’Omino sulla Luna .
La cosa, ovviamente, non lo aveva mai aiutato a interagire col banchiere, tantomeno quella mattina. C’era voluto del bello e del buono per farsi ascoltare. E fortuna che era un collegamento via satellite.
–Ora, non solo potrò vendicarmi di Gru, ma si potrà riprendere il Progetto Luna da dove si era fermato.- continuò Mr. Perkins beffardo.
–Certo, certo… esattamente come le avevo detto… il tempo di trovare il raggio restringente, di modificarlo adeguatamente…-
-Faccia quel che deve ma lo faccia. Ricordi che è ancora a rischio!- L’ultima immagine visibile sul monitor fu una mela.
VanArthur scese dalla sedia, ringalluzzito nonostante le minacce. Vicino alla porta automatica, stava mogio mogio Nigel.
–Oh, e smettila!- lo rimbecco il suo creatore; -Non dispiacerti troppo per la Speegeil, era ovvio già da un pezzo che non avesse abbastanza mordente per questo lavoro!- il piccoletto violaceo rabbrividì, non osando guardarlo in faccia. VanArthur, irritato, uscì dalla stanza, risistemandosi il suo secondo paio di occhiali. Scusate tanto se sono pratico!, urlò interiormente mentre si dirigeva dai suoi prigionieri per assicurarsi l’assenza di sorprese.
Fu costretto a rinunciare, perché dal corridoio trasparente vide con orrore quel che sembrava un imminente assedio.

Cella di detenzione.

Dire che Gru era irritato sarebbe stato un blando eufemismo, considerati gli eventi dell’ultima settimana più il vero e proprio sequestro ad opera di un nano impazzito. Da quanto aveva capito dalla ragazza che aveva incontrato lì dentro, Moira, il tappo infernale era stato il suo assistente fidato fino alla sera prima, quando l’aveva narcotizzata e segregata, per poi prelevare casa Gru con un titanico artiglio meccanico, in virtù di un qualche fantomatico piano organizzato in combutta con Mr. Perkins. Di questi sapeva il coinvolgimento perché VanArthur se l’era lasciato sfuggire durante un’accesa scazzottata fra i due durante l’assalto. Gru si era fatto mettere sotto dai robot dell’altro, ma perlomeno aveva avuto la soddisfazione di tirar via gli occhiali al suo nuovo avversario, mezzo cieco. Tra l’altro, aveva scoperto che Moira era la sorella di quello Speegeil che mirava a detronizzarlo. Piccolo il mondo, piccolo lo spazio.
La suddetta fanciulla al momento stava discutendo animatamente con Margo proprio a proposito del subdolo fratellone: cose come "E’ proprio un tipo impossibile" "Però quando vuole…" "Davvero ti ha baciato?" e simili. Stizzito, Gru si sforzò di non ascoltare, preferendo fissare l’immensità siderale dall’oblò della cella.
Con suo enorme stupore, vide fluttuare nel vuoto, verso di loro, quell’enormità rettangolare che, due giorni prima, aveva fatto vincere la seconda prova a Spark e soci. L’uomo chiamò le sue figlie e Moira perché la vedessero anche loro: -Ehi! E’ quell’aggeggio calorifico di Spark!- esclamò Edith, sbalordendo Moira: -Spark?!- ansimò infatti; -E’ venuto?!- chiese, per poi svenire. I Minions, prigionieri anch’essi, lanciarono un boato d’esultanza!…
Che si spense non appena il bizzarro velivolo saltò in aria vergognosamente.
Silenzio raggelante. Moira, per sua fortuna, era ancora a terra.
VanArthur scelse proprio quel momento per entrare: -Bè, me la sono fatta sotto per niente. Chiunque fosse e qualunque cosa volesse fare, bè… nulla di fatto!- commentò più a se stesso che ai suoi detenuti. Margo fissò il minuscolo scienziato con il medesimo sguardo omicida che aveva rivolto a Spark le prime volte. Impressionato, Arthur preferì filare via all’istante, per andare a setacciare l’arsenale di Gru alla ricerca del raggio restringente.

Esterno.

–Povero patetico ingenuo di un Arthur!- bisbigliò tronfio Spark, nella sua tuta da astronauta e camminando sulla superficie metallica della struttura grazie ai suoi CalamiStivali. Poco più in là, fluttuava una piccola navicella monoposto.
Il diversivo del Tosta-Morte™ gigante aveva permesso alla sua squadra di agganciarsi al bersaglio senza essere rilevata. Ora ognuno doveva eseguire il suo compito.

Ingresso principale.

Truman passeggiava tranquillo come se nulla fosse, non scomponendosi neanche un po’ nemmeno quando gli si pararono davanti decine e decine di sentinelle robot.
–Ecco, ecco, ecco!- esclamò su di giri invece, mentre le sue braccia si aprivano e si univano fra di esse, formando tramite complicati passaggi una canna da arma da fuoco; -Il trucco del bazooka!- e fu tutto un boom-boom.

Camera di sorveglianza.

Sputando il caffè in faccia al collega, l’addetto al monitoraggio si concentrò sulla telecamera X86, che riprendeva una specie di androide intento a fare strage di meccanoidi. Tramite un messaggio via radio, fece confluire tutti i robot della base verso l’intruso, per poi realizzare che fosse opportuno informare il capo.
–Pesssssssssima idea.- fece una voce sibilante dietro ai due sventurati guardiani.
Il tempo di battere ciglio e Chad li aveva già sostituiti ai monitor. Localizzati i prigionieri, contattò subito Spark tramite auricolare.

Cella di detenzione.

Margo era rimasta scioccata dal terrore, credendo il suo quasi-fidanzato ormai deceduto.
Moira, rinvenuta, chiese agli altri quanto ci avrebbe messo Spark a raggiungerli. Nessuno ebbe il coraggio di dirle alcunché.
E meno male, visto che il presunto morto apparve agli attoniti prigionieri passando per la grata del condotto di aerazione. Hackerando il pannello di controllo, riuscì ad aprire la cella.
–Ce li ho.- dichiarò, parlando all’auricolare; -recupera Truman e raggiungetemi. Ora tocca a Van…- venne travolto dalle sue due ragazze prima di terminare la frase. Moira lo prese a botte per il suo comportamento, per poi abbracciarlo piangendo di gioia: -Che cretino che sei, mi sono dovuta cacciare nei guai perché venissi…- mugugnò con la faccia nascosta nel petto del fratello.
Spark proprio non sapeva come controbattere, così disse solo: -Scusa.-
Margo, con la quale si era già chiarito la notte prima, si limitò ad abbracciarlo. Avrebbe voluto… fare di più, ma suo padre si schiarì la voce, severo.
Finite le effusioni, il gruppo si accinse a riunirsi a Chad e Truman, ma ebbero giusto il tempo di attraversare qualche corridoio.
Davanti a loro, senza preavviso, si parò un furioso Van Arthur, all’interno di un colossale esoscheletro robotico dalle braccia gorillesche: -Ma guarda un po’ chi infine si è degnato di onorarci con la sua fetida presenza… l’altro Speegeil! Sì, bè, sei in ritardo.-
Moira prese la parola:-Arthur, non so cosa ti è saltato in testa, ma vorrei…-
-Zitta, incompetente!- La ragazza ammutolì.
Spark, riassunta la sua espressione demoniaca, tirò fuori da una tasca un cubo di metallo blu e lo lanciò a terra. Il gingillo si illuminò e iniziò a scomporsi e a espandersi fino a formare una struttura meccanica più complessa, grande quasi quanto l’armatura del nemico: ora era una sorta di cyber-leone pronto a uccidere. Allo schioccare delle dita di Speegeil, la fiera sintetica si avventò sull’esoscheletro, dilaniandolo senza tanti complimenti.
VanArthur comunque fu più lesto e riuscì a sgattaiolare via prima di diventare carne da macello. Chad e Truman sopraggiunsero proprio in quel momento, rimanendo un attimo attoniti per il leone robot.
–Portate le ragazze, i Minions e Mr. Gru al punto convenuto. Kristoph vi aspetta lì. Io mi occupo del sorcio.- furono le disposizioni di Spark. Moira ridacchiò, constatando che il fratello era tornato come un tempo: attaccato ai suoi affetti e spietato con chi li minacciava.
"Mr. Gru" invece non era convinto: -Aspetta un momento, ragazzotto. Non penserai mica che mi affidi a te dopo quel che volevi farmi? E comunque questa vendetta è anche un po’ mia!-
Il ragazzo dall’occhio rosso sospirò: -Così non facilita le cose, sa? Ma va bene, venga.-
I due salirono in groppa al leone e partirono all’inseguimento dell’avversario. Chad guardò il resto dell’entourage e intimò loro di darsi una mossa.

Alloggi, stanza segreta.

Moira Speegeil poteva anche essere troppo frivola per essere una supercriminale, ma Arthur VanArthur era un autentico codardo.
Vista la malaparata della situazione, aggravata pure dal non aver ancora rinvenuto quel dannatissimo raggio restringente, l’occhialuto nano di scienza aveva perso ogni controllo e si era rifugiato nel suo sancta sanctorum personale. Lì era riuscito a darsi una calmata e a escogitare un contrattacco contro quell’infernale ragazzaccio.
Stava giusto finendo di mettere a punto i dettagli, quando la parete destra della camera venne sfondata da un raggio laser. Spark e Gru fecero irruzione, seguiti dal leo-bot.
–Gah!- strillò VanArthur, al colmo della strizza; -A-assurdo! Questo appartamento è schermato da qualsiasi rilevamento e non viene ripreso dalle telecamere! C-come…?!-
-Il tuo amichetto qui ha cantato.- fu la risposta atona degli altri due. Da dietro le gambe di Spark spuntò la testolina di Nigel, con un cipiglio di rivalsa.
Inorridito dal voltafaccia imprevisto della sua creatura, Arthur afferrò un fucile dall’aria futuristica e sparò alla cieca, costringendo i suoi nemici a buttarsi a terra. Diversi raggi colpirono in pieno il leo-bot, che si fuse all’istante. Con il sangue che gli ribolliva in corpo, Spark tirò fuori la sua pistola laser e con un colpo solo disarmò l’altro.
–E ora, tappo, per aver umiliato mia sorella e trattenuto la mia fidanzata, io…!!!-
All’ultimo, VanArthur scoprì di essere vicino al bottone nascosto nel pavimento. Lo premette e si aprì una botola: la sua via di fuga.
Con la celerità del re dei vigliacchi, vi si tuffò sfuggendo alla punizione.
Seccato, Spark ritenne comunque la faccenda terminata e consigliò a Gru di andare a recuperare casa sua. Il criminale dal naso puntuto sorrise divertito, considerando che tutto sommato quel giovane non era del tutto un mostro.
Lo squillo di un cellulare riempì d’un tratto la stanza devastata. Spark e Gru lo trovarono giusto accanto alla botola: senza dubbio di proprietà di VanArthur. Lessero il nome comparso sul displayer: PERKINS. Speegeil avviò la chiamata e una voce inferocita scaturì dall’apparecchio: -Arthur! Allora? Non mi ha dato più not…-
-Arthur VanArthur è permanentemente non raggiungibile, spiacente.-
-Eh?!- fece Mr. Perkins, disorientato.
–Buonasera, sugna semovente. Ti ricordi di me? Sono il ragazzo con parecchio potenziale.- riprese Spark con tono inquietante, dando una breve occhiata a Gru, incuriosito; -Ho qui con me un tuo ex-cliente desideroso di conferire teco per qualche istante.- detto ciò, passò proprio a Gru il cellulare, bisbigliandogli: -Si prenda una soddisfazione.-
Capito al volo, l’uomo prese in mano il telefonino e, con un inflessione della voce che non lasciava adito a dubbi, ringhiò: -Stammi bene a sentire, bastardo. Dovesse esserci una terza volta in cui un tuo parente o lecchino metterà a rischio la mia famiglia, verrò direttamente da te. E sarà ben più che una mela a finire maciullata.-
Senza aspettare eventuali repliche, Gru tirò contro un muro il cellulare, spaccandolo.
Spark si rallegrò al pensiero di non essere al posto del grassone.

Superficie lunare, poco dopo.

Un guscio di salvataggio si schiantò in un cratere. Ne uscì un ometto di un metro scarso, con occhialoni spessi e malmessi. Si guardò attorno, con aria sollevata.
–Bè, per il rotto del rotto della cuffia, ma l’ho fatta franca. Phew!- fece; -Ora tutto quel che devo fare è muovermi via da qui.-
Saltando qua e là per il satellite, giunse infine davanti a una stramba costruzione bianca che ricordava vagamente un fungo. Sembrava la carcassa di un’astronave. Fece per avvicinarsi ed esaminarla, ma venne intercettato da uno strano tizio dall’aria stralunata, che aveva l’aria di abitare lì da tempo.
Un alieno?
No, un cretino, del tutto terrestre.
–Ehi, ehi, ehi!- esultò quello; -Ma dimmi te i casi della vita! Herbert Dicklesburgh! Non sei cresciuto per niente dal college!-
-Chiamami Arthur VanArthur.-
-Che?! Usi ancora quel nome da perdente?-
-E’ un nome d’arte, Victor!-
-Vector, prego! Oh yeah!- e partì per la tangente con quel suo equivoco movimento di bacino.
VanArthur si ricordò seduta stante cosa l’aveva spinto a diffondere la storia del furto lunare: la soddisfazione di sputtanare il suo odiato ex-compagno di stanza.

EPILOGO

Arthur VanArthur non avrebbe mai trovato il raggio restringente, perché se l’era imboscato Spark già il primo giorno di convivenza con i Gru. Non solo: l’aveva modificato in modo che l’effetto fosse permanente e reversibile a proprio piacimento. Kristoph lo custodiva a bordo dell’astronave ammiraglia costruita sempre da Spark. Fu proprio con questo nuovo modello dell’arma che la cricca, una volta riunitasi, riportò sulla Terra la casa tinta di nero. Tempo qualche giorno, e il paesaggio nel vecchio quartiere residenziale era tornato allo stato iniziale, con l’unica traccia oscura in mezzo a tanto candore.

Moira Speegeil, dopo l’avventura appena passata, capì che quella della supercattiva non era la sua strada: come confessò al fratello, aveva un po’ esagerato quando aveva decretato la Scandinavia conquistata: era arrivata solo a metà Finlandia, e più per merito di VanArthur che suo! Optò così per un’onesta carriera di normale scienziata.

Agnes avrebbe voluto fidanzarsi con Truman, ma il cyborg spiazzò tutti rifiutando: non gli andava di essere amato solo perché faceva tenerezza. Ci tenne però che rimanessero amici. La ragazza si sarebbe ad ogni modo potuta consolare con Bessie la meca-tartaruga.

Chad e Edith non vennero mai nemmeno sfiorati dall’idea che ci fosse del tenero tra loro due. Il loro rapporto si basava su lei che insegnava a lui ad andare sullo skateboard e sull’agonismo derivante dal decretare chi dei due fosse il miglior karateka. Si sfidarono molte volte nel dojo della comune mentore, ma essa non seppe mai dire chi potesse spuntarla.

Spark fece scagionare sua madre, più o meno allo stesso modo in cui la fece mettere dentro. Ci volle un po’ perché madre e figlio tornassero a parlarsi, ma alla fine ci riuscirono. Sempre grazie alle sue doti, Spark ricomprò la vecchia casa ai genitori. Pur non smentendo la sua natura di criminale, il giovane divenne molto più sopportabile e soprattutto più socievole. Questo permise a lui e a Margo di instaurare ufficialmente la loro relazione, accolta con non poca esitazione dal padre di lei…

Gru scrisse per suo esclusivo diletto il seguito di Un grande unicorno, la favoletta ideata per le sue figlie quando erano piccole. Questa nuova storia si intitolava Tre cagnacci rognosi e, per ovvi motivi, non la rese mai nota nè a Spark né a Chad. A Truman sì, tanto non capiva l’allusione.

Due mesi dopo, laboratorio di Gru.

-Idea luminosa!- fece Gru con la solita espressione un po’ persa. –Telefono, per favore!- disse ad alta voce.
Il cellulare ci mise un po’ ad arrivare, visto che veniva conteso tra Kristoph e Nigel, desideroso di fare buona impressione col suo nuovo datore di lavoro. –Molla! Glielo do io!- -Papopapo!- bisticciavano. Seccato, Gru li raggiunse e strappò via loro l’oggetto della disputa. Compose un numero e aspettò che rispondessero. –Professor Speegeil!- tuonò poi; -La voglio qui all’istante per il mio nuovo progetto! Niente ma!- e riattaccò.

Luna Park, contemporaneamente.

Spark sbuffò, rimettendo via il telefonino.
–Che c’è?- chiese Margo, tenendogli la mano.
–Era tuo padre. Il nostro appuntamento è appena terminato.- Margo sbuffò anch’essa.
–Quell’uomo è impossibile! Quando gli propongo io qualcosa fa orecchie da mercante, ma se l’idea è sua, niente ma!- concluse Spark imitando la voce di Gru.
Margo obiettò: -I tuoi piani prevedono sempre la distruzione di almeno un intero stato. Un po’ troppo costoso, no?-
-Sono un incompreso!- fece il ragazzo, teatrale.
–No, Spark, sei un pazzo furioso.- ribattè la fanciulla, ironica.
Spark si voltò verso Margo e, avvicinandosi al suo viso, sussurrò: -La cosa non sembra dispiacerti, signorinella.-
Margo si levò dal contatto labiale imminente e si allontanò a grandi passi dal fidanzato. –Conosci il patto.- esordì, altezzosa; -Niente baci se non perdi il vizio di chiamarmi così!-
-Oh, eddai!-

I tre micini uno strano giorno

Incontraron tre cagnacci che non volevan levarsi di torno

Non poco erano tediosi

E per l’unicorno anche dannosi

Ma bastò poi un po’ di pazienza

Perché i tre dimostrassero la lor vera essenza

Il tutto per tutto rischiarono

E i tre micini dal pericolo salvarono

E qual gioia, quale amore

Scoprire che anche un cane rognoso in fondo ha un cuore

FINE

 

  

  
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