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Autore: Lovecraft Kane    19/11/2011    2 recensioni
E' passato più di un anno ormai dalla tragica morte di Paul Gray, ma gli Slipknot sono fermi, bloccati dal trauma e dal pensiero delle reazioni dei fans. L'arrivo di una new entry darà loro la forza di affrontare il passato e andare avanti. Perchè non si può mai sopravvivere, con memorie morte nel cuore...
"So che state cercando un nuovo bassista" "Sì è così, perché... "Forse io posso aiutarvi"
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Margaret Collins andava fiera del proprio nome per vari motivi; primo fra tutti, il fatto che poteva usare il nomignolo Maggie, facilmente declinabile in Maggot. In quel momento si trovava pigiata nella resa di gente accorsa al primo concerto dei Slipknot dopo il loro ultimo acquisto, concerto ch si sarebbe tenuto, di lì a pochi minuti, nella splendida Miami. Era accompagnata dalle sue due più care amiche, Liz e Gabbe; nessuna di loro era, ovviamente, al primo concerto, ma l’eccitazione (e in molti casi anche la diffidenza) era dovuta alla presenza della nuova bassista. Un conto erano i video; come sarebbe stata la sua presenza sul palco? Sarebbe riuscita ad eguagliare Paul?
“Ahi! E non spingete, cribbio! Insomma, quando vogliono cominciare? Qui la gente sta dando i numeri!” esclamò a gran voce Gabbe “Andiamo, forza! Non metteteci tutto il giorno!” sbraitò qualcun altro alcune file più indietro. Maggie annuì, facendo rimbalzare da una parte all’altra la ciocca posticcia rossa che aveva preso apposto per l’occasione: aveva dovuto litigare per ore con i suoi genitori per avere il permesso. Le sarebbe piaciuto fare una tinta vera e propria, ma non gliel’avevano permesso: “Quanto ci vuole ancora?” gridò per non essere da meno.
Dietro le quinte, a pochi metri da lei, gli Slipknot stavano finendo di prepararsi, truccandosi e sistemando le maschere. Corey, seduto in un angolo, riscaldava la voce; i batteristi scioglievano i polsi, scherzando e chiacchierando tra loro; l’atmosfera generale era molto allegra, come ogni volta che si preparavano per uno spettacolo. L’adrenalina stava già facendo il suo lavoro. Serena finì di applicarsi il trucco, la tuta infilata per metà e una vaga sensazione di nausea, che cercava di calmare con la respirazione: “Qui abbiamo finito. Ser, ci raggiungi fuori? Hai ancora due minuti” “Sì, grazie Jim”. La band uscì fuori, tranne Mick, con la maschera già addosso: “Come ti senti?” “Non credo di farcela, Mick. Sono troppo agitata” “Tranquilla, andrà tutto a meraviglia. Dov’è la tua maschera?” “Nella borsa. Mi prendi anche i guanti?” “Ma ne hai dimenticato uno? Non trovo il secondo”. Serena sorrise, infilando il resto della tuta: “Tirami su la zip, per favore. Ne metto uno solo apposta, sennò il tatuaggio come si vede?” “Come cazzo fai ad avere sempre la risposta pronta? Su, sbrigati”. Serena infilò la maschera, spazzolò indietro i lunghi capelli e si applicò uno strato di rossetto color sangue, prima di seguire fuori Mick, assieme al resto della band. Si misero in cerchio e tesero le mani, pronti per il discorso di incitamento di Corey: “Ragazzi… siamo arrivati fino a qui, non ci siamo mai fermati e non lo faremo mai. Stasera andiamo su quel palco a dimostrare al mondo che siamo ancora qua, più cazzuti e incazzati che mai. Quindi al tre ‘fanculo justin bieber!’. Pronti? Uno, due, tre…” “FANCULO JUSTIN BIEBER!” urlarono tutti, avviandosi verso lo stage.
Fuori, le grida dei fans raggiunsero il massimo, quando un enorme telone bianco venne calato  a nascondere il palco; dietro di esso potevano scorgere ombre, nove ombre, che si aggiravano: “I felt the hate rise up in me…” intonò lentamente una voce che ben conoscevano; acclamarono a gran voce, ma il canto non proseguì. Ricominciò di nuovo, e si spense ancora, tirandoli verso il limite della sopportazione, finché fuochi d’artificio scoppiarono e il telone cadde di colpo, rivelando ciò che nascondeva. E li videro.
Corey Taylor cantava sul limite del palco.
Sid Wilson saltava dietro la sua postazione.
Joey Jordison distruggeva i piatti.
Chris Fehn faceva cose innominabili col proprio naso.
Shawn Crahan roteava con maestria la mazza.
Craig Jones faceva head-banging.
Mick Thompson prendeva metà del palco solo con la sua presenza.
James Root riusciva a far urlare anche la propria chitarra.
E, subito dietro a Mick, Serena suonava con gli occhi disperatamente chiusi sotto la maschera. Altro che Be Serene, era terrorizzata a morte.
Dopo Wait And Bleed attaccarono immediatamente con Spit It Out, My Plague e Left Behind. I fans urlavano e pogavano con forza sul ritmo ben noto di People=Shit. Poi, dopo aver terminato con successo Before I Forget, Corey concesse una pausa: “Maggots! Siete stanchi?” “No!” fu l’urlo unanime “Ne volete ancora? Siete sicuri di volerne ancora?” “Sì!” “Allora, che ne pensate della nostra ragazza? E’ brava, vero? Blaze, porta il culo qui, forza, sbrigati!”. Mick le diede una spinta e Serena barcollò fino al bordo, accanto a Corey: “Va bene, ora voglio che tutti quanti dicano CIAO SER!” “CIAO SER!” “E ora tutti dite STAI FACENDO UN FOTTUTO OTTIMO LAVORO SER!” “STAI FACENDO UN FOTTUTO OTTIMO LAVORO SER!” “Beh… grazie credo” rispose Serena nel microfono che Corey le teneva “Allora, vuoi dire qualcosa, dannazione?! Ce ne basta uno di muto!” “Corey? Vaffanculo”. Il pubblico impazzì: “Tranquilla eh? Tutti sotto con Vermilion!”. Era il momento di Serena: iniziò a muoversi su e giù lungo il palco, quasi danzando a tempo di musica, senza smettere di suonare. Metà della componente maschile sembrava pronta a farsi venire un infarto. Dopo, fu il momento di Sulfur: quando Shawn sbatteva la mazza sui bidoni, Serena saltava a tempo, e immediatamente fu imitata dal pubblico e da Sid, che si stava divertendo un mondo, come suo solito. E ancora Duality, Dead Memories, All Hope Is Gone, Surfacing, Psychosocial, Pulse Of Maggots… Suonavano da quasi tre ore, e nessuno ne aveva abbastanza, nè tra il pubblico nè tra la band. Ma tutte le cose belle prima o poi finiscono, e si erano conservati la loro canzone più calma, Snuff, apposta per chiudere in bellezza. James e Mick si posizionarono alle estremità del palco; Serena stava per ritirarsi indietro, ma Mick le prese il braccio e la tirò avanti, accanto a lui. In un attimo, la folla di Maggots si era trasformata da una massa di metalheads urlanti e rabbiosi in qualcosa di simile a un coro da chiesa, mentre intonavano insieme la canzone dedicandola, nel loro cuore, al grande assente, al grande Paul. La stessa cosa che pensava Serena in quel momento, mentre pizzicava le corde del basso.
“Ok… alla fine ce l’abbiamo fatta, ad arrivare fino in fondo… Craig, porca puttana, torna qui! Dai cazzo, resta un attimo! Ah, fottiti!” esclamò Corey, mentre Craig, in linea col suo personaggio, salutava con un cenno la folla e se ne andava “Vabbè… come dicevo, purtroppo siamo arrivati ai saluti, quindi, per dare una vera accoglienza alla nostra Blaze, adesso le strapperemo la maschera!” “Cosa?! Col cavolo!” sbraitò lei, afferrando il basso e sferrando contro Shawn un gran colpo; poi afferrò Chris per il naso e lo sbatté al suolo: “Argh! Mi sta facendo fuori tutta la band! Prendila Mick!” urlò Corey. Mick afferrò Serena per la collottola e le diede una scrollata: era il segnale: “Tieni giù ‘ste cazzo di mani Seven!” urlò, liberandosi dalla stretta e filando via tra gli applausi del pubblico.
“Ottimo lavoro” la salutò Craig, che si stava togliendo la propria maschera “Là fuori erano tutti impazziti”. Serena lo ringraziò con un gran sorriso, il trucco mezzo sciolto dal sudore e senza fiato.
Fuori, i saluti durarono un’altra mezz’ora buona, poi gli Slipknot si ritirano e i fans iniziarono a scemare verso l’uscita: “Woo, ragazze è stato fenomenale!” strillò Gabbe saltando su e giù e intonando a gran voce Snuff “Meraviglioso!” confermò Liz “E Serena è proprio una forza, vero? Quanto vorrei essere al suo posto!” rincarò Liz “Ehi, ma secondo voi… Serena se l’intende con qualcuno della band? Per me lei e Sid fanno una gran bella coppia!” “Sid? Naah, non ce li vedo… stai a vedere che si mette con Joey!” “Joey? Io credevo Chris!”. E così, ridendo e parlando, le tre amiche si allontanarono nel buio della notte.
 
Eccoci! :D piaciuto il capitolo concerto? Spero di sì! La canzone del titolo è Superstar dei Saliva, per gli interessati! Avviso subito che il prossimo capitolo sarà molto psicologico, quindi preparate i fazzolettini! Un saluto e tanti ringraziamenti a tutti voi!
  
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