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Autore: lames76    22/11/2011    2 recensioni
Questo racconto è nato quasi per caso, letteralmente fluito fuori dalle mie dita. Non saprei come classificarlo: il protagonista è un dio, con tutti i poteri del caso. Un dio alla greca o simile agli dei che si possono intepretare nei giochi per computer come Blacks & White. Questo dio, improvvisamente, scopre che non esiste solo il popolo che lo ha sempre adorato ma anche altre genti e decide di andare ad incontrarle. Spero vi piaccia. Ultima avvertenza, è arancione perchè, essendo un dio ha poche regole e, soprattutto una moralità tutta sua.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10 – Il dio degli elfi

Era seduto comodamente sulla sua poltrona a pensare.
Era impaziente di raggiungere ed incontrare Elira ma prima voleva occuparsi di Lallalar e dei suoi elfi. Aveva sempre immaginato le femmine di quella razza come bellissime quindi diversi pensieri lasciavi gli balenarono in mente. Si, avrebbe eliminato il suo rivale così che potessero adorare lui in sua vece.
Come a risposta di questi suoi pensieri, una missiva apparve sul bracciolo del suo sedile e lui la prese. Era una convocazione presso il luogo del dio degli elfi.
Si sollevò e lo raggiunse.

Era una foresta.
Una splendida, verde e lussureggiante foresta.
Lallalar appariva come un esponente della razza che lo adorava dai lunghi capelli biondi lisci vestito con una elegante tunica color panna.
Lui gli si avvicinò senza timore guardandosi attorno.
«E’ un posto molto bello», mormorò senza salutarlo, «Dettagliato all’inverosimile», sollevò la foglia di un albero e controllò la parte inferiore notando che esisteva ed era anch’essa molto ben fatta, «Devi averci dedicato moltissimo tempo»
«Verrò subito al punto», esordì seccamente l’altro, «Non tollererò oltre il tuo comportamento», AidiosKon fece spallucce continuando a guardare le piante, «Se pensi di poter fare con me la stessa cosa che hai fatto con Varanash e Wortok ti sbagli di grosso»
«Senti parliamoci chiaro», finalmente lo guardò a sua volta, «Varanash era un idiota completo e si è meritato di sparire mentre Wortok era una macchietta e non era degno di esistere»
«Ed io cosa sarei?», la sua voce era ferma e determinata.
«Un borioso arrogante pieno di sé», aveva risposto in maniera tranquilla, quasi distrattamente ma non aveva tolto gli occhi di dosso dall’altro un solo istante.
«E quindi proverai ad eliminare anche me?», un leggero fremito percorse la sua voce ad indicare che lo temeva.
Lui non rispose, fece un lento giro attorno ad un grande albero e passò la mano sulla corteccia sentendone la ruvidezza sotto le dita poi, con tremenda lentezza, tornò a portare gli occhi sul suo interlocutore.
«Perché gli elfi?»
L’altro parve colpito dalla domanda, «Perché vivono molto a lungo»
AidiosKon si sorprese, non si aspettava quella risposta.
Lallalar continuò a parlare e sembrava imbarazzato, «I miei sacerdoti, quando scendo a parlare con loro o ad ascoltare le loro suppliche, sono sempre loro... non mi piace vederli cambiare...»
«Stai dicendo che li hai scelti perché ti affezioni ai tuoi credenti e non ti piace che muoiano presto?», per poco la sua mascella non crollò a terra.
L’altro assunse un’espressione dura ma annuì.
Era sincero.
AidiosKon si sarebbe aspettato qualsiasi cosa tranne quella.
Fece un profondo inchino.
«Mi ero completamente sbagliato su di te», tornò a sollevarsi e la sua voce era colma di stupore, «Sei un dio degno e ti porterò rispetto», non diede il tempo all’altro di parlare, «Farò mandare degli ambasciatori al tuo popolo per scambi pacifici come ho fatto con Elira e Geria»
Ora era il turno del dio degli elfi di essere stupefatto, «Perché questo cambiamento?», era ancora molto guardingo, «Sembravi sul punto di dichiararmi guerra e provare a distruggermi!»
Lui sorrise, in modo schietto e sincero, «Come ho detto a Geria, non sono un dio misericordioso ma non mi piace un certo tipo di comportamento e, a quanto pare, tu non sei quel genere»
Lallalar fece spallucce, «Ma non ti aspettare che tessa le lodi degli uomini, i miei elfi sono sempre migliori sotto tutti i punti di vista...», ecco tornare il tono arrogante.
«Credilo pure», rispose lui voltandosi ed avviandosi per andare via ma prima decise di canzonarlo un’ultima volta, «Ed assumi pure sempre la parte dell’arrogante borioso. Tanto ora lo so che sei un tenerone...»
Il dio degli elfi rimase da solo con un’espressione corrucciata poi, sospirò ed un sorriso sincero comparve sul suo volto.



Note: Sorpresi? Io lo sono stato quando ho scritto questo capitolo!
Davo già per scontato di dover descrivere la guerra contro gli elfi ed invece, quel lazzarone di Lallalar si rivela essere un tenerone... vatti a fidare dei propri personaggi!
La prossima settimana l'ultimo capitolo, corto e conclusivo di questo racconto.
   
 
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