Sesshouseki, esaudisci il mio desiderio...

Ma cosa le era successo?
Perchè ad un tratto quell'odore pungente le piaceva a quel punto?
Affondare i palmi nel sangue caldo..
La lama che scendeva nella cavità toracica con estrema facilità e saliva disegnando una linea retta nell'aria in un movimento così veloce da risultare quasi invisibile.

Le grida strazianti dei nemici dilaniati da un suo semplice gesto, quasi impercettibile.
L'odio che per anni aveva rinchiuso nel suo cuore, barricandolo con muri di pazienza e di buoni propositi scorreva ormai imperterrito nelle sue vene, creando una palpabile aura nera intorno al suo corpo.

Era bastata quella stupida pietrolina, a far scattare così tutti i suoi sentimenti, scatenando un uragano di emozioni incontenibile nella sua fragile mente?
O era stato forse un pretesto?
In fondo, a Yomi piaceva la sensazione della battaglia, ma ancor più quella della vittoria.
Perché sì, nessuno poteva batterla.

Aveva lottato sin da piccola, per arrivare fin lì. Aveva lottato per suo padre. L'uomo che l'aveva accolta nel momento del bisogno.
L'uomo che era stato ucciso proprio da quella pietra che ora possedeva lei e che la portava a compiere gesti orribili.

Tutto le era stato portato via in un attimo, dall'arrivo della sesshouseki.

Da quando aveva assorbito quell'organo di male puro, non riusciva più a comprendere cosa fosse bene e cosa no.

Spesso, durante un attacco tornava lucida, ma il desiderio della pietra era troppo potente, così forte da spazzare via ogni traccia di buonsenso nascosta da qualche parte in Yomi.

Si poteva parlare di lucida follia.

Sì, perché alla fin fine era di questo che si trattava: follia.

Non vi era un perché ai suoi gesti, non si poteva trovare una spiegazione al fatto che attaccasse chiunque le capitassse a tiro.

Nei momenti di lucidità, soffriva. La sua mente cominciava a vagare ad una velocità impressionante, spaziando tra desiderio di morte e di amore. Se ripensava ai suoi gesti, un desiderio di suicidio le divampava dentro feroce, ma ormai non aveva più il controllo del proprio corpo e ogni gesto autolesionistico veniva tempestivamente soppresso.
A volte le parlava, la pietra. Le diceva cose orribili; orribili ma vere. Aveva rivelato la vera identità di quel mostro che in realtà era Yomi. Un essere invidioso, lacerato dal complesso di inferiorità verso chiunque. Non era mai abbastanza, lei.

Non era come Kagura Tsuchimiya.
Era lei, forse, la persona che più disprezzava.. e amava.

Kagura la poteva capire. Avevano un passato in comune, un passato di tragedie, eppure lei era così lodata da tutti, così riverita.
Lei non si era dovuta guadagnare nulla, dopotutto era la figlia del grande capo dei Tsuchimiya.
La futura erede dello spirito Byakuei, il più potente di tutti. Certo Yomi non si lamentava di Ranguren, era un compagno fidato, ma lei aveva dovuto sudarselo.

Eppure, nonostante pensasse tutto ciò, Yomi amava Kagura. La amava davvero.
La considerava ben più che una sorella.

Per questo, prese quella decisione.

Kagura era davvero la persona più importante che abitasse il cuore della Isayama e l'ultima cosa che Yomi voleva, era farle del male.
Aveva permesso, non senza combattere, alla Sesshouseki di prendersi le vite dei suoi compagni, ma non poteva permettere a quello stupido spirito di portare via Kagura.

Se c'è una cosa che poteva fare di utile quella pietra, comunque, era l'esaudire i desideri del possessore.
L'amore per la Tsuchimiya superava ogni cosa, non poteva permettersi di andare avanti.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per lei. Anche la vita.

...elimina tutto ciò che potrebbe fare del male a Kagura.