-No, Gowland! Ho detto di no!
-Dai, non fare il gattino cattivo …
-No!
Gowland afferrò la coda di Boris e iniziò a giocherellarci fissandolo negli occhi.
Le guance del ragazzo-gatto divennero di un vivace colorito roseo.
Poi l’uomo bloccò le mani dell’altro, inchiodandolo al muro. Boris soffiò contro Gowland, ma presto il soffio si trasformò in un respiro affannato, poi in un gemito e in gridolini cadenzati. Perché glielo permetto? Perché? pensò il ragazzo con la testa che stava per scoppiargli.
-Boris … sai cosa voglio …- gli disse l’uomo prendendolo per il mento.
Boris deglutì e gli leccò le labbra, poi gliele morsicò appena e le baciò.
-E ora da bravo, fai ‘mmaoo’ …
Boris mise da parte la dignità e cominciò a miagolare, con il ventre scoperto sporco di liquido bianco, e i pantaloni slacciati. Afferrò le spalle di Gowland tentando di perforarle con le unghie e lanciò un ultimo grido. Poi Gowland mollò la presa, rialzandosi in piedi. Boris lo fissava con un’espressione stanca e le guance rosse e sudate. Egli ghignò e se ne tornò al suo lavoro.
Boris chinò la testa e cadde in un sonno profondo, aggomitolato sul pavimento.