Film > The Ring
Ricorda la storia  |      
Autore: La Mutaforma    01/12/2011    3 recensioni
In un posto del genere potrebbero accadere miracoli, come nelle favole. Invece questa è la realtà, e accadono solo disgrazie.
Il dilemma di una madre costretta ad un atto mostruoso, una figlia sofferente e pericolosa. Un lungo mistero, perso tra l'erba alta e il vento, tra la terra e il cielo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cosa significa desiderare ardentemente qualcosa e scoprire che il nostro egoismo ci sta trascinando alla rovina? Cosa si prova quando la follia è causa e conseguenza dei nostri desideri più preziosi?

Delusione? Paura?

No, solo dolore, si disse Anna guardando l’immenso panorama davanti a lei. La scogliera era alta e nera, ripida e scoscesa, le onde schiumose si infrangevano sulle pareti rocciose, sugli spigoli degli scogli e sulle falde della montagna. Il suono del mare era incessante, continuo, e seppur piuttosto rumoroso, era quasi impercettibile. Doveva esserci qualcosa di prodigioso in quel posto meraviglioso. Forse l’erba nell’odore di mare, la terra a contatto col cielo.

In un posto del genere potrebbero accadere miracoli, come nelle favole.

Invece questa è la realtà, e accadono solo disgrazie.

 

Tremava. Tremava per il gran timore, la paura insopportabile: la consapevolezza del suo riprovevole gesto le faceva fremere le ossa, le stringeva con forza lo stomaco. Ma doveva.

Con quali occhi avrebbe guardato suo marito, dopo quello che avrebbe fatto?

Con quale cuore avrebbe continuato a vivere?

Che possibilità aveva? Continuare a guardare inerte quelle stragi sanguinose, quando il suo matrimonio si stava sfaldando e la sua vita si stava distruggendo? Avrebbe potuto?

Tutto per uno sciocco desiderio, un capriccio che l’aveva portata fin lì. La colpa non era di Richard. Era sua. Lei li aveva condotti fino a quel punto. Suo era il dovere di porre rimedio.

In qualunque modo.

Cercò inutilmente di trattenere le lacrime, sentendo le mani che tremavano mentre le poggiava sulle sue spalle. Quelle spalle gracili, sottili, quel corpo acerbo e infantile che nascondeva un terribile segreto, un potere che metteva paura anche ad immaginarlo. Quelle spalle sotto le quali si celava una forza oscura che non avrebbe potuto comprendere. 

Giurò di riuscire a percepire il male che c’era in lei in quel tocco timoroso ma risoluto. Era come un cavo attraversato da una corrente elettrica, e Anna ne sentì chiaramente la scossa.

Il suo tremore era evidente, troppo evidente. Temette che lei potesse capire, ribellarsi, complicare le cose. Doveva restare calma, mantenere il sangue freddo. L’aveva programmato per una settimana con molta calma, adesso era arrivato il momento: doveva agire con ragionevolezza, non poteva permettersi di lasciarsi guidare dalle emozioni, dalla paura, dalla pietà.

Fredda Anna. Non aver pietà di lei. Non è quello che sembra.

Eppure era un veleno da cui non riusciva a disintossicarsi. Il distacco sarebbe stato doloroso, non avrebbe mai potuto perdonarsi un atto simile. C’era un sentimento morboso che la legava alla fonte di tutte le sue sventure, non riusciva a concepire l’idea di doversene liberare. Anche se ci aveva pensato a lungo.

Per sette giorni, tutte le notti erano state dedicate alla pianificazione di quella giornata.

Tutto deve andare secondo i piani, si disse, prendendo silenziosamente con le mani tremanti una busta di plastica dalla sua borsa.

È la cosa giusta da fare.

Avvolse il capo tanto amato della creaturina nella busta, stringendo forte. Samara non si dimenò, né provò a parlare. Come se in fondo avesse aspettato, come lei, quel momento tanto doloroso. Non c’era sorpresa né stupore in lei. Era fredda, mortalmente fredda.

L’avrebbe perdonata, e  allora avrebbe perdonato anche lei. Per tutto il dolore che aveva inconsciamente causato. Per tutto il male che aveva, seppur involontariamente, fatto.

“Sei tutto ciò che ho sempre desiderato…” sussurrò, dandole un ultimo, doloroso addio.

 

Ogni madre desidera morbosamente il bene del proprio bambino, come se si trattasse di una parte di sé, di un pezzo di propria anima in un altro corpo. Anche se non si tratta dello stesso sangue.

È l’istinto di ogni madre. E lei aveva seguito il suo, seppur incomprensibile, istinto materno. In fondo, sentiva di averle fatto del bene. Ma di essersi inconsciamente ferita.

Non avrebbe potuto vivere con il ricordo delle sue spalle appena mosse da pochi scossoni mortali.

Non avrebbe potuto vivere con la consapevolezza di quel che aveva fatto.

 

È un posto meraviglioso, constatò la donna, guardando coraggiosamente il mare. Le onde si infrangevano sugli scogli, ritmicamente, gonfiandosi e distruggendosi.

E non importava quante volte sbattessero contro le rocce.

Sapevo, in fondo, che sarebbero sempre ritornate. Che avrebbero sempre avuto l’occasione si incresparsi di nuovo e spingersi contro gli scogli sporgenti.

Adesso aveva anche smesso di piangere, o almeno così credeva.

Si voltò, e sperò per l’ultima volta. Il pozzo era ancora lì, compatto nella sua forma e immobile come prima, fermo a rinfacciarle il doloroso ricordo di quello che aveva fatto.

Non era questo quello che aveva sempre desiderato. Non sarebbe dovuto succedere. Però non ci si può rinchiudere nei sogni, anche se lo avrebbe fatto con gioia. Nei suoi sogni non c’era alcun male, non c’erano stragi, non c’erano ospedali psichiatrici, non c’era dolore.

C’era solo la bambina che aveva sempre desiderato. Forse lei. O forse no. Ma c’era la sua bambina.

E la stava aspettando, come anche lei l’aveva aspettata.

Anna si sporse sul ciglio della scogliera, guardando ancora quelle bellissime e oscillanti onde increspate di schiuma bianca. E lì, tra gli scogli, le sembrava di vedere il volto della bambina che aveva sempre cullato nei suoi sogni. Era lei, era proprio lei, e la stava aspettando ai piedi della scogliera. Aveva paura di andar via e di perderla di vista, non c’era tempo di prendere una strada trasversa. Sarebbe andata via.

Eppure, tutto ciò le strappò un amorevole sorriso, pensando alle cose meravigliose che avrebbe fatto, ai sogni che avrebbe realizzato, insieme a lei. E quasi le scese una lacrima di commozione.

Poi pensò che fosse arrivato il momento di raggiungerla. 

 

In un posto del genere forse un tempo si sarebbero potuti verificare dei miracoli, come nelle favole. Ma quella era la realtà, e in quella realtà l’unico elemento prodigioso era il male che era in sua figlia. E nessuna dose di amore materno avrebbe potuto curarla da quella mostruosità.

L’aveva desiderata con tutta l’anima.

 

Non era bastato.

 

 

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Ring / Vai alla pagina dell'autore: La Mutaforma