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Autore: Lusty_Archivio    02/12/2011    10 recensioni
~ 50 frasi (molto) varie e (molto) eventuali sulla coppia Goku x Vegeta.
4 – Storia. Secondo le fiabe terrestri tutti, prima o poi, trovano il cosiddetto “principe azzurro”: Goku aggrotta perplesso le sopracciglia e pensa che Vegeta non è affatto principesco, gentile, elegante ed affabile come un principe dovrebbe essere e, soprattutto, non è azzurro.
11 – Fidanzamento. « Prima Chichi, adesso Vegeta. Vegeta! ». Crilin sospira e scocca alla moglie uno sguardo sconsolato, massaggiandosi una tempia: « Credo che Goku soffra di qualche forma di masochismo insanabile ».
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Blatereggiando.

Niente di che. Avevo voglia di scrivere su questi due come al solito. Qualcosa di vario ed eventuale, ma non sapendo bene se scegliere idiozie o serietà, alla fine ho optato per un bel minestrone. Troverete frasi vagamente (VAGAMENTE) stupide, frasi vagamente (VAGAMENTE) sensate e cose vagamente (VAGAMENTE) sconce. No, l’ultimo punto intendo VAGAMENTE nel vero senso del termine, altrimenti avrei messo rating rosso, tranquilli, baldi lettori (?). Ah, ma un giorno scriverò un pOrn zozzo, lo giuro. Goku e Vegeta mi piacciono davvero tanto, li adoro~. Eee... niente, spero di aver mantenuto almeno un vago IC. È una delle cose a cui tengo maggiormente in una fanfiction, soprattutto con due elementi del genere quali sono i due saiyan. 

50 frasi GokuVege *ama*. Prompt dalla community livejournal 1frase *ama*. Titolo spudoratamente rubato da Night of the Hunter dei 3O Seconds to Mars *ama*.

Grazie a tutti coloro che lasceranno un commentino. Adieu!

 

Disclaimerchemidimenticosempre » Dragon Ball © Akira Toriyama.

 

1 – Terra.

Il colpo nemico esplose con una potenza vibrante e fragorosa contro le costole, scaraventandolo contro il dirupo alle sue spalle come una cometa incandescente; Vegeta riaprì a fatica gli occhi e si ritrovò in mezzo agli aguzzi e graffianti detriti di una parete rocciosa crollata troppo in fretta, la terra lercia, secca e grumosa ammassata in gola e un dolore lancinante che gli impedì persino di respirare – eppure non seppe dire cosa realmente fece più male in quel momento, le membra a pezzi o la figura di Kakaroth che fulminea scattò verso di lui per aiutarlo.

 

2 – Orgoglio.

Vedendo la battaglia consumarsi ferocemente davanti ai suoi occhi, Vegeta si morse il labbro con violenza, spaccandolo e sentendo il sapore del sangue riempirgli lentamente la bocca; l’impotenza e l’umiliazione divamparono fameliche nel petto, le dita formicolanti di rabbia affondarono nel terreno, imprimendo un profondo solco su di esso – “Piantala di salvarmi, bastardo”.

 

3 – Spirito.

« Hai ucciso troppa gente innocente... quando morirai, il tuo corpo scomparirà e il tuo spirito verrà portato in un mondo diverso da quello di Goku, dove verrà purificato, perdendo la memoria e rinascendo in un nuovo corpo ».

Vegeta sorrise stoicamente alle parole di Piccolo, strinse i pugni e deglutì piano – non avrebbe più combattuto con Kakaroth, non l’avrebbe mai sconfitto, non l’avrebbe più rivisto, e nonostante lo sguardo fiero ed altero dipinto in faccia, a quella consapevolezza qualcosa dentro di lui si distrusse.

 

4 – Storia.

Secondo le fiabe terrestri, tutti, prima o poi, trovano il cosiddetto “principe azzurro”: Goku aggrotta perplesso le sopracciglia e pensa che Vegeta non è affatto principesco, gentile, elegante ed affabile come dovrebbe essere e, soprattutto, non è azzurro.

 

5 – Tempo.

Goku raccoglieva l’energia per la Genkidama con le braccia volte al cielo e sentiva il peso di un’intera umanità gravargli sulle spalle, pesante come un macigno; “muoviti, muoviti, maledizione muoviti!” urlava nella sua testa, mentre le iridi antracite riflettevano spalancate il cruento scontro che si consumava loro dinanzi, nel terrore che il tempo potesse non essere abbastanza.

 

6 – Guerra.

Vegeta avrebbe definito il loro come un legame necessario e violento, nato dalle fiamme di un maniacale ed ardente desiderio di vendetta ed alimentato dal puro, semplice odio, nudo e crudo; ora però non avrebbe saputo dire che piega la loro personalissima guerra avesse preso, con quel mentecatto di Kakaroth intento a russare seraficamente sbavandogli sulla spalla.

 

7 – Tradimento.

Buffo; colui che in passato aveva considerato solo un infido traditore ora era l’unico a dargli l’assoluta certezza che non gli avrebbe mai voltato le spalle, qualsiasi cosa fosse successa.

 

8 – Sentore.

Quando si rese conto di stare fissando il didietro di quell’imbecille di Kakaroth ignorando il sedere piacevolmente tondo e sodo di sua moglie, un alquanto sgradevole presentimento s’insinuò in lui come una serpe ed un’unica parola prese a rimbalzargli martellante nel cranio, facendolo sbiancare: « Merda ».

 

9 – Giovinezza.

Vegeta scrutò torvamente il visino rotondeggiante, fanciullesco e così dannatamente familiare del mocciosetto che si ritrovò dinanzi, sentendo una profonda frustrazione contorcergli le viscere e un pesante senso di vuoto gravare insopportabilmente nel petto.

 

10 – Orme.

Improvvisamente, dopo qualche lento passo sul bagnasciuga, le sue orme s’interruppero sulla sabbia: quel cretino esecrabile di Kakaroth lo afferrò per un fianco e lo sollevò di peso, caricandoselo in spalla e sghignazzando come un idiota.

 

11 – Preda.

Più che predatore, intrappolato tra le braccia di Kakaroth e la parete alle sue spalle, Vegeta si sentì, ignominiosamente, un fottuta preda – in ogni singolo,dannatissimo senso.

 

12 – Stirpe.

E così la gloriosa, fiera e feroce stirpe dei Saiyan purosangue sarebbe giunta al termine con una coppia di cretini – anzi, no, un completo cretino ed unestimabile principe alternativamente intelligente, ecco – troppo occupati a proteggere un patetico pianeta e la sua altrettanto patetica gente per dedicarsi anima e corpo al ripristino del prestigio della propria razza: a quella constatazione Vegeta ebbe come la netta sensazione che suo padre si stesse contorcendo nella tomba.

 

13 – Passi.

I suoi passi erano stati comandati sin dalla nascita dalla tirannica ambizione di un oppressore, ed a seguito dalla sua stessa, ferrea ed egoistica volontà, totalmente indipendente da ogni cosa; poi Vegeta aveva conosciuto Kakaroth, e pian piano aveva smesso di proseguire da solo.

 

14 – Rito.

Era un rito, un qualcosa ormai intrinseco nelle loro vite da cui non potevano esimersi in alcun modo: combattevano strenuamente per una misera manciata di minuti e si ritrovavano poi inevitabilmente avvinghiati l’uno all’altro, stesi in mezzo alla terra, alla polvere o contro una parete crepata, le labbra violentemente accollate tra loro e le dita intrecciate così forte da poterne sentire le ossa scricchiolare, in una presa ferrea che non accennava minimamente ad incrinarsi.

 

15 – Vittoria.

Majin-Bu era scomparso, inghiottito dall’enorme sfera di luce abbagliante, ma Vegeta non fu certo della vittoria sino a quando non la vide dipinta negli occhi di Kakaroth, stanchi ma baluginanti d’esultanza.

 

16 – Languore.

Accoccolato placidamente contro il cuscino, il principe dei Saiyan dormiva tranquillo; Goku lo fissava ad occhi sbarrati, in ossequioso e contemplante silenzio, timoroso persino di spezzare quell’attimo di paradisiaca calma solo respirando – avere la possibilità di osservare Vegeta per più di un secondo senza ricevere un Cannone Galic dritto in faccia era un’occasione più unica che rara, in effetti.

 

17 – Mortale.

La mano di quell’inetto depravato di Kakaroth gli sfiorò lenta e vaporosa la carne calda e leggermente sudata del collo, delle spalle, della schiena, fino ad arrivare a toccargli spudoratamente il sedere – firmando la propria condanna a morte, ovviamente.

 

18 – Favorito.

Da quando l’idiota era tornato dal suo oscuro allenamento in mezzo ai monti Vegeta non poteva – e non voleva – trattenere torve occhiate tracimanti d’odio e profondo desiderio omicida in direzione del moccioso di colore che aveva iniziato a stare appresso a Kakaroth come una cozza – non che comunque fosse geloso di quello scarto umano, fosse ben chiaro.

 

19 – Giardino.

« AMMAZZA QUEL SUDICIO VERME, KAKAROTH! AMMAZZALO! ».

Tra urla isteriche e panico compulsivo un’onda energetica deflagrò potente nell’aria, trasformando il florido giardino della Capsule Corporation in un informe, maciullato ammasso butterato di terra – ospitante innocente lombrico ancora vivo e vegeto, nonostante tutto.

                                                                                                                                                                                        

20 – Eros.

Inarcò eccitato la schiena cercando un contatto ancora più approfondito, umido e totalizzante, conficcando rabbiosamente le unghie nella schiena bollente di Goku e mordendosi furiosamente il labbro, percependo labili gocce di sudore scorrergli lentamente lungo il volto, la schiena, il petto, i loro stomaci; nulla fu in grado di compensare il profondo senso di vergogna di quel momento però, e Vegeta mantenne gli occhi stoicamente serrati per tutto l’amplesso.

 

21 – Canto.

Vegeta non aveva la benché minima idea del perché, dopo avergli permesso per pura pietà quella schifosissima-infida-sudicia-ripugnante-vomitevoleconcessione affettiva, il reietto di terza classe si fosse messo a canticchiare spensieratamente una stupida canzoncina tra le labbra, trotterellando in giro tutto contento come un cretino; sapeva solo che ora avrebbe voluto ammazzarlo di botte – ancora più brutalmente di quanto desiderasse fare già prima, possibilmente.

 

22 – Tocco.

Qualunque fosse stato l’infausto momento in cui gli impietosi cazzotti erano divenuti tocchi lenti, goduti e delicati sulla pelle, Vegeta lo stramaledisse con tutte le sue forze.

 

23 – Silenzi.

« Ti amo, Vegeta ».

In risposta c’è solo un imbarazzato silenzio, spezzato solo da una flebile, languida frase, mormorata nel buio ed attutita dalle lenzuola: « Sta’ zitto, cretino ».

 

24 – Movenze.

« Sappi che non farò mai più una danza imbecille e priva di senso come quella, Kakaroth! Sono il principe dei Saiyan io, non lo zimbello di Cretinolandia! ».

E puntualmente, giusto per dare conferma alle sue parole, Vegeta e Goku tornavano a destreggiarsi nelle eleganti movenze della Fusione per sconfiggere il solito nemico di turno.

 

25 – Calore.

Non è tanto l’atmosfera così schifosamente sdolcinata ad accaldargli il volto, quanto piuttosto l’arrosto che quel mentecatto di terza classe ha furbescamente lasciato nel forno e che ha iniziato a spargere calore e puzza di bruciato per tutta la casa, suo malgrado.

 

26 – Apparizione.

Vegeta apparve dal nulla, parandoglisi davanti e deviando il colpo nemico con un poderoso movimento del braccio, ribaltando le sorti di uno scontro che oramai sembrava segnato: « Bada bene, Kakaroth, non l’ho fatto per salvarti. Avevo solo voglia di menare mani, tutto qui! » – e Goku, le ossa a pezzi e un pigro rivolo di sangue lungo il mento, non poté fare a meno di sorridere.

 

27 – Inebriare.

Il loro odore era quello ferroso del sangue e dell’acre sudore, della terra, della fatica; nulla di associabile a qualcosa di piacevole a livello olfattivo, probabilmente, ma per entrambi ugualmente inebriante.

 

28 – Dita.

Goku non poté fare a meno di domandarsi, in uno sprazzo di assennato pensiero razionale, come quella dita, quelle mani piacevolmente calde che ora gli sfioravano titubanti il bassoventre, avessero in passato potuto stroncare la vita di così tanti innocenti.

 

29 – Nostalgia.

Dopo sette anni, per Goku è cosa assolutamente normale balzare come un gatto addosso a Vegeta, stritolandolo entusiasticamente ed ignorando senza troppi problemi gli impietosi pugni che istantaneamente si abbattono sulla sua testa; al contrario, Vegeta, oltre che per menar mani non muove un muscolo – se non per contrarre la mascella e digrignare i denti –, abbassando lo sguardo ed irrigidendosi come una statua: rifiuta di credere che, sino a quel momento, ciò che ha provato guardando ogni dannata sera il cielo è stata stupidissima, riprovevole nostalgia.

 

30 – Legame.

Il loro legame era un connubio indefinibile di elementi contrastanti e distorti, privi di ragionevolezza e senso logico, qualcosa basato su un dualismo totalmente impenetrabile ed oscuro – in poche parole, un casino.

 

31 – Erba.

Goku non avrebbe mai potuto auspicare una felicità migliore di quella: le voci briose dei loro amici vibranti nell’aria, il cielo terso e ceruleo sopra le teste, l’erba fresca e verdeggiante tutt’attorno, gli insulti irripetibili di Vegeta ringhiati sulle labbra.

 

32 – Sembianze.

« Urca, Vegeta! Mi sono appena reso conto che Gogeta e Vegeth potrebbero essere i nostri figli da grandi! »

Il principe sbatté lentamente le palpebre e fissò Goku con un’impassibilità disarmante, domandandosi perché diavolo stesse ancora permettendo a quell’imbecille patentato di violentare le sue orecchie in quella maniera indegna.

 

33 – Nettare.

Il sangue nemico che gli zampillava addosso non era un tempo che un’inebriante ninfa vitale, un dolce nettare caldo e traviante che sortiva in lui i medesimi affetti assuefacenti di una droga; ora Vegeta fissava immobile il sangue di Goku bagnargli le mani e colare a terra, e tutto ciò che voleva fare era urlare.

 

34 – Rossore.

Goku avvolse le braccia attorno alla sua vita e iniziò a strusciarsi spudoratamente contro la marcata linea della mandibola, ridacchiando come un bambino e solleticandogli il collo col proprio respiro caldo; Vegeta immediatamente gli assestò un pugno dritto in faccia e lo spintonò via rabbioso, voltandogli poi le spalle e ordinando mentalmente all’acceso colorito estremamente disdicevole sulle guance di andarsene all'istante dalla sua faccia.

                                                                                                                                                                    

35 – Possesso.

Vegeta non era per nulla interessato a ciò che l’idiota facesse con quella pazza isterica di sua moglie, assolutamente, né lo irritava minimamente il fatto che quell’insulsa coppietta potesse abbandonarsi ad attività altamente esecrabili ed aberranti una volta lasciata sola tra le mura di casa propria; se ci pensava sentiva solo un’alquanto fastidiosa sensazione alla bocca dello stomaco – e la cosa era incredibilmente buffa, perché Goku provava la stessa spiacevole percezione quando lui stava con Bulma.

 

36 – Crepuscolo.

Su quel pianeta dove non tramontava mai il sole Goku diede un ultimo, lento sguardo all’arido cumulo di terra ai suoi piedi, stringendo i pugni e sentendo calare sugli occhi le ombre di un crepuscolo che in realtà non c'era.

 

37 – Fautore.

Uno dei primi fautori del loro fervido rapporto era stato, sin dal principio, un impellente desiderio di vicendevole scazzottamento.

 

38 – Sfrontatezza.

« Vegeta, posso baciarti? ».

« NO ».

Goku scrollò le spalle e lo baciò lo stesso.

 

39 – Fato.

I loro occhi s’incrociarono per la prima volta in quel deserto desolato, occhi da bestia colmi di spregio ed occhi fanciulleschi ricchi di determinazione, entrambi ancora inconsapevoli di ciò che il fato avesse in riserbo per loro.

 

40 – Labbra.

Le parole di Vegeta erano così terribilmente gelide e taglienti che sarebbe stato naturale aspettarsi altrettanto dalle sue labbra, sottili come coltelli; Goku effettivamente ci aveva creduto, ci aveva creduto davvero fossero state loro a ferirlo nel momento in cui aveva sentito il sapore ferruginoso del sangue invadergli improvvisamente la bocca, ma poi si era accorto che Vegeta gli aveva semplicemente morso la lingua.

 

41 – Pensiero.

Kakaroth, allenarsi, Kakaroth, mangiare, Kakaroth, dormire, Kakaroth.

 

42 – Ritorno.

Tra le polveri della battaglia ormai conclusa la mocciosa guardò i vestiti di suo nonno abbandonati a terra con occhi liquidi, sfiorandone le fibre secche e stinte con la punta delle dita; Vegeta abbassò lo sguardo, imperandole di trattare quei resti con molta cura: Kakaroth, lo sapeva, non sarebbe più tornato.

 

43 – Ferita.

Sopravvivendo a morte certa moltiplicavano esponenzialmente la loro già innata forza fisica, s’irrobustivano e si fortificavano; di fronte a ferite invisibili che non sanguinavano, tuttavia, i Saiyan non erano che alla stregua di squallidi, deboli esseri umani – e questo Vegeta, fissando il bastardo sorridere a quella stupida di sua moglie, non poteva accettarlo.

 

44 – Confine.

Qualsiasi barriera che poteva contrapporsi tra loro era già stata bellamente mandata in frantumi – erano Saiyan in fondo, la predisposizione alla violenza era una cosa insita in loro nel profondo; nonostante ciò, Vegeta non poté comunque fare a meno di constatare con certo malsano piacere che non era necessario nemmeno il minimo dispendio di energie per oltrepassare il confine del materasso e buttare Kakaroth giù dal letto.

 

45 – Furore.

Secondo una sciocca storiella umana da quattro soldi, un virtuoso guerriero di nome Orlando aveva perso la ragione a seguito del furore scaturito dall’amore; Vegeta storse il naso e gettò schifato il libro alle sue spalle – figurarsi se avrebbe permesso al suo senno di andare a farsi fottere per un deprecabile idiota senza cervello!

 

46 – Volto.

Quando Goku lo afferrava a tradimento per un braccio e se lo trascinava addosso per abbracciarlo – così, senza un motivo particolare, affrontando valorosamente quella che sicuramente era morte certa –, il volto di Vegeta affondava nella stoffa arancione all’altezza del petto e provocava un soffice rumore.

 

47 – Candore.

Era candido come la neve, quello sciocco di Kakaroth: desideroso di lottare per gli altri prima che per se stesso, combattente per proteggere e non per vincere, felice di amare e di essere amato; lui no, non voleva riconoscersi in niente di tutto quello.

                                                                                                                                                                                          

48 – Vino.

Ai festeggiamenti per l’ennesima, sventata minaccia aliena fu Goku a pagare a proprie spese la totale incapacità del prode, mirabile, ineguagliabile, potentissimo, scontroso e blabla principe dei saiyan a reggere l’alcool – anche se “pagare” non sarebbe stato il termine più opportuno, comunque.

 

49 – Incisione.

Un giorno ti sconfiggerò, Kakaroth!

Goku sentiva quelle parole ormai marchiate a fuoco sulla pelle, assieme alla burbera voce del loro proprietario che non si decideva ad uscire dalla sua testa.

 

50 – Lanterna.

Del loro primo bacio Goku in verità non ricordava molto – solo respiri spezzati sulla pelle, labbra gonfie e bagnate mordicchiate tra i denti, ringhi e sospiri trattenuti nella gola, la luce fioca di una lanterna a colmare lo spazio buio tra loro; poi oblio, perché quella stessa lanterna Vegeta gliel’aveva spaccata in testa giusto un paio di secondi dopo, solo per impedirgli di sbalordirsi di fronte alle sue guance divenute d’improvviso mostruosamente rosse.

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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