Anime & Manga > Sousei no Aquarion
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Autore: LalyBlackangel    24/07/2006    9 recensioni
Solo post ultimo episodio, perchè non potevo farlo finire così... Apollo è morto, e il dolore attanaglia Silvia... Ma se non se ne fosse mai realmente andato? O meglio, e se avesse lasciato qualcosa di sè? Per ritirarvi su il morale, e soprattutto x i fan di Apollo... Recensite!!!
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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My Happy Ending.

Deava, 11° anno dopo la Grande catastrofe.
Primo anno dell’Era della Seconda Nuova Genesi.
“Silvia, Reika...”
Due mesi erano passati dal sacrificio di Apollo e Sirius, e due mesi non bastano a cicatrizzare quelle due ferite nel cuore.
Per quanto Silvia cercasse di nasconderle, Reika, sapeva che erano lì.
Perché erano le stesse che c’erano nel suo: per Apollo, Sirius, Glen…
E sapeva benissimo anche quale delle due ferite era più profonda nel cuore di Silvia.
Quella lasciata da Apollo, maledettamente pulsante come un dolore troppo infinitamente grande ed eterno da sopportare.
Aveva detto a Chibiko che Apollo sarebbe tornato, ma quando?
E Silvia piangeva ogni giorno su quella terrazza, guardando talvolta il cielo, talaltra il roseto in cui stavano quasi per baciarsi…
E Reika la guardava in un muto pianto, ricordando il volto pallido di Sirius e quello di Glen.
Era normale.
Poi ogni giorno Silvia si voltava, la guardava negli occhi e si gettava tra le sue braccia, sempre in silenziosi singhiozzi, cercando di sostenersi l’un l’altra, come relitti le cui colonne sono crollate.
Infine arrivava Chibiko, con la sua voce ingenua e bambina.
Era diventata lei la loro colonna.
Non c’era da stupirsi che Apollo le avesse voluto così bene.
“Mamma Silvia, Zia Reika, non piangete. Baron ci diceva sempre che nessuno muore mai realmente, se il suo ricordo resta nel nostro cuore…”
E loro l’abbracciavano smettendo lentamente di piangere.
Ma quel giorno, non fu Chibiko ad entrare.
“Silvia, Reika…”
Il ventre di Chloe, leggermente gonfio per la gravidanza di due mesi, si notava quasi impercettibilmente sotto la camicia azzurra, ma il suo volto era sconvolto.
Un espressione di immenso stupore era dipinta sul suo viso.
L’espressione di chi ha visto un fantasma.
“Chloe, cosa…”
Non riusciva a parlare, tanto l’incredulità l’aveva ammutolita.
“Due persone… Due ragazzi… Vogliono parlarvi…”
In quel momento entrarono Pierre, Jun, Kurt e Tsugumi con la stessa espressione che oscillava tra lo spavento e lo stupore; proprio come Chloe, sembrava che avessero visto un fantasma.
Anche Chibiko entrò, sempre con un qualche spavento dipinto sul volto, circondato però da un’immensa gioia.
“Mamma, zia… Eccoli…”
Entrarono dapprima nella grande sala Jerome e Sophia, anche loro esterrefatti, e poi Fudo, che sulla faccia aveva stampato il sorriso soddisfatto di chi se l’aspettava, di chi la sapeva lunga.
Silvia si stava innervosendo: come avevano potuto interrompere il suo momento di sofferenza!
Il loro momento di sofferenza.
“Che diavolo…?”
Ma si interruppe, ammutolendo di colpo.
Reika per poco non svenne.
Erano entrati un ragazzo ed una ragazza.
Lui era alto e magro, dei corti capelli biondi gli incorniciavano un viso nobile ed altero, quasi angelico.
La copia di Sirius, tranne per gli occhi, grigi come la tristezza e la sfortuna, ma luminosissimi.
Ma ciò che fece quasi svenire Silvia fu la ragazza.
Anche lei era abbastanza alta e molto atletica, con un portamento che le ricordava un po’ quello fiero e leggermente animalesco di…
E quei capelli rossi, mossi e un po’ ribelli ma setosi come i suoi, che creavano morbide onde ramate fino al seno…
E gli occhi, dorati come raggi di sole, come gli occhi di cui si era, di cui si è, innamorata.
Lo stesso sguardo dolce e triste allo stesso tempo, come l’ultimo sguardo che lui le aveva dedicato.
Era identica ad Apollo, la sua fotocopia fatta a donna.
Ed era così bella…
Più della luce che vide sprizzare dall’Aquarion quel maledetto giorno.
Un vestitino verde a righe verticali (Dio mio, verde come quello di Apollo! ) le fasciava il corpo rivelando le curve sinuose e belle, anche se non eccessivamente procaci.
Al collo, la collana che Baron aveva regalato ad Apollo tanto tempo prima; ai polsi, due bracciali identici a quello che aveva avuto lei.
Anche il ragazzo li aveva.
Era vestito di nero, ma il taglio della giacca e dei pantaloni era uguale a quello che aveva sempre indossato Sirius.
Guardando bene la ragazza, però, notò che non somigliava solo ad Apollo, ma anche a…
Parlò in quell’istante proprio lei, la ragazza.
“Ciao m… Silvia.”
Aveva una voce così melodiosa, che le ricordava proprio quella di Apollo, ma anche…
“C-Chi siete?”
Lo urlarono insieme, Silvia e Reika, ma forse lo avevano sempre saputo…
Stavolta fu il ragazzo a parlare, con una voce così terribilmente uguale a quella di Sirius da farla star male.
“Siamo qui apposta per dirvelo, dobbiamo avvisarvi di una cosa che hanno fatto…”
Esitò, ma la ragazza finì subito la sua frase.
“…I nostri padri.”
Abbassò lo sguardo: in quel momento non sembrava Apollo, ma lei, Silvia, in quei giorni di cupo dolore.
Il ragazzo le cinse una spalla, per farle vedere che lui era lì.
Cristo, quanto avrebbe dato perché in quel momento Apollo fosse lì, a fare la stessa cosa con lei.
“Arriveremo subito al punto, abbiamo poco tempo, poiché i viaggi spazio-temporali ce ne lasciano poco. Noi siamo venuti dal futuro, e quel futuro sarà circa tra diciotto anni, poco meno. Perciò, vi prego solo di non interromperci.”
La ragazza sospirò, e ricominciò a parlare.
“Deve essere successo più o meno due mesi fa, quando i nostri padri si sacrificarono per la rinascita del mondo… Fecondarono insieme l’albero della vita, e non solo…”
“Espressero un desiderio mentre facevano rivivere la Terra... Quello di restare per sempre con voi, e di rendervi felici. Quello di poter, ecco…-il ragazzo deglutì- Quello di poter fecondare anche voi.”
Silvia stava per svenire, se lo sentiva.
Ma lo sapeva.
Se lo era sentito fin da quando quei ragazzi erano entrati.
Era vero, quello che aveva intuito era tutto vero…
Si avvicinò alla ragazza con passo malfermo.
Assomigliava come una goccia d’acqua ad Apollo, ma anche a lei…
“T-tu sei…?”
Reika si avvicinò a sua volta al ragazzo.
Quel ragazzo che aveva i suoi stessi occhi grigi.
Silvia accarezzò la guancia della ragazza, e sentì sotto il suo tocco scorrere la pelle della ragazza, dello stesso colore di quella del suo amato Apollo.
Lo sentì come in un flashback, il bacio che si erano dati nel profondo della Terra, le loro lingue che si toccavano e che si intrecciavano per la prima ed ultima volta, poi sentì il pensiero di Apollo andare a lei, e desiderare di fecondarla, di renderla felice.
Poi tornò il presente, la ragazza aveva le lacrime agli occhi vedendo Silvia piangere.
Dentro di sé Silvia sentì, lo sentì.
I battito di un secondo cuore, che aveva lo stesso suono di quello di Apollo, un suono nostalgico.
La voce della ragazza le arrivò in un sussurro mentre la abbracciava.
“Non piangere, mamma…”
Senza sapere come, Silvia già sapeva il nome della figlia, come quello del nipote che ancora cingeva le spalle della ragazza.
E li urlarono entrambe, sia Silvia che Reika, mentre tutti gli elements scioglievano i loro volti in un sorriso, e le loro espressioni in lacrime.
“Serenity, Sousuke!”
Restarono abbracciati tutti e quattro così per un tempo indefinito, nonostante questo volasse via come sabbia al vento.
“Dobbiamo andare… Ci stanno aspettando…”
Non riuscirono a dire niente per un po’.
Poi Silvia si staccò e sorrise.
“Ve lo diremo mai che siete identici ai vostri padri?”
“Si, ce lo direte sempre.”
“Serenity… Sei bellissima…”
“Anche tu mamma… E nei miei sogni, papà mi dice sempre di dirtelo. Dice anche che ti ama tanto…”
“Digli che anche io lo amo tanto, all’infinito…”
“Lo sa, mamma, lo sa…”
Detto questo, si voltarono e in un lampo di luce sparirono, dispiegando le ali ai loro polsi.
Silvia e Reika sorrisero, accarezzando i loro grembi.
Poi si guardarono, mentre gli elements felici festeggiavano tutti a modo proprio.
Chloe e Pierre si baciavano tranquillamente in mezzo alla sala, come facevano anche Jun e Tsugumi, incuranti degli sguardi su di loro.
Silvia e Reika si strinsero la mano.
Avrebbero pianto ancora tanto, ma il loro dolore si era tramutato in un dolore misto a gioia.
Chibiko arrivò in mezzo a loro e le abbracciò.
Quando le chiamava mamma e zia, allora, lo sapeva…
Lo aveva saputo prima lei di loro.
Intuito infantile…
Ora non erano più sole, e lo sapevano.
Silvia guardò il cielo ed una lacrima le rigò il viso.
“Ti amo, Apollo… Grazie per avermi fatto questo immenso regalo. Ti amo davvero tanto…”

Rovine del Regno di Alisia, 29° anno dopo la Grande Catastrofe.
18° anno della Seconda Nuova Genesi.
Un varco spazio-temporale si aprì di nuovo sulle rovine accanto alla Deava, e da quel varco due ragazzi, un ragazzo biondo e una ragazza fulva, uscirono verso il tramonto cremisi con le lacrime agli occhi.
Sette persone li attendevano impazienti tra le rovine.
Serenity e Sousuke indugiarono con lo sguardo su due di loro.
Erano due ragazzini di più o meno quindic’anni, i loro fratelli.
Si ricordavano benissimo come era successo.
Un giorno, quando avevano due anni, i loro padri arrivarono sulla Terra, come spiriti corporei.
Avevano ottenuto uno speciale permesso che permetteva loro di stare ogni notte sulla Terra per un’ora, ma quel giorno, il primo di una lunga serie durata quindic’anni, restarono un po’ di più.
Si ricordavano benissimo la felicità impressa sui volti delle loro madri, poco più che ragazze, e sui volti dei loro amici.
Quella notte le “fecondarono” una seconda volta, stavolta nel modo tradizionale.
Sorrise nel vedere Baron, il suo fratellino minore.
La madre era ammutolita a vedere quanto lei somigliasse a suo padre.
Ma in realtà Serenity assomigliava mille volte di più a lei.
Era il fratello ad essere una vera e propria copia vivente di Apollo; uguale identico, bello da morire.
Lo sapeva perché alla sua nascita i ricordi di Apollo e Silvia si erano impiantati nella sua memoria, insieme a quelli di Apollonius e Celiane.
Anche a Sousuke era successo con i suoi genitori.
La sorellina di Sousuke, Rei, era una copia sputata di sua madre, solo che i capelli erano lunghi, e gli occhi azzurri.
E poi c’erano tutti gli altri: Pedro e Moira, i figli di Pierre e Chloe, Tomoko ed Eiji, figli di Jun e Tsugumi.
Tutti avevano 17 e 15 anni, poiché erano sempre stati concepiti a pochi mesi di distanza.
E lì con loro c’era Rena, seduta sempre sulla sua poltrona levitante.
Sorrisero nel costatare che in diciotto anni non era cambiata di una virgola, nemmeno il vestito.
Gli sguardi di tutti erano fissi sui due cugini, in una muta domanda.
“C’erano tutti… I vostri genitori si sono pure baciati in pubblico per la felicità!”
I ragazzi sorrisero loro di rimando e Pedro andò a baciare la sua Serenity.
“Venite, andiamo…”
E si incamminarono verso il roseto, dove uno spiazzo vuoto si allargava in mezzo alle rose.
Su questo vi erano otto lapidi, due più vecchie, mentre si vedeva benissimo che le altre erano state aggiunte di recente.
Da due mesi per essere precisi.
Le più vecchie erano quelle di Apollo e Sirius, al loro fianco vi erano quelle di Silvia e Reika, seguite da quelle di Pierre, Jun, Tsugumi e Chloe.
Morti due mesi prima nello stesso modo degli altri due.
Si erano sacrificati per evitare un conflitto mondiale, e per insegnare all’umanità il valore del sacrificio compiuto diciotto anni prima da due ragazzi e un angelo.
Ed erano morti nello stesso giorno in cui ci fu la rinascita diciotto anni prima.
Le lacrime rigavano il volto dei nuovi elements nel guardare le lapidi dei loro genitori.
Nonostante tutto sapevano che loro, da qualche parte, li stavano sorvegliando.
Serenity ricordò il volto sconvolto della giovane Silvia, e rivide il suo sorriso mentre vedeva in lei il suo amato Apollo.
Forse erano stati molto più fortunati di quanto avessero mai potuto pensare: si erano incontrati non dopo altri dodicimila anni, bensì solo dopo diciotto.
“Siate felici…”

Nello stesso momento, ad Atlandia. “Ancora non capisco perché non mi aveva detto che ero morta…”
Apollo la guardò.
La stava abbracciando mentre guardava i suoi due figli tornare a casa dopo essere andati a trovarli alle loro lapidi.
Sorrise.
“Non poteva dirtelo. Non si può…”
“Interferire col passato su fatti futuri, lo so…”
Silvia si voltò a guardare il suo, e solamente suo, Apollo.
Nel morire era ringiovanita fino ad avere di nuovo il corpo di quando si erano lasciati, ma la sua anima, come quella di lui, non aveva mai smesso di crescere.
“Apollo…”
“Si?”
Si baciarono sorridendo.
“Mi è venuta voglia…”
“Non ti stanchi mai, eh?”
“Sono quindic’anni che sto a secco…”
Apollo non ebbe il coraggio di ribattere che in realtà il tempo passato dall’ultima volta era di circa quattro ore.
Beh, diciamo che non ne ebbe il coraggio perché ne aveva voglia anche lui.
“Non vedo l’ora di accontentarti, principessa fessa…”
“Ci conto, animale…”

Sulla Terra. “Ancora qui sei?”
Pedro le si era avvicinato da dietro silenziosamente, tanto che Serenity per poco non fece un salto.
Era sul balcone semicircolare dove da giovani i suoi genitori si incontravano spesso, e guardava le stelle.
“Si, ancora qui.”
Pedro l’abbracciò e le diede un bacio sulla tempia.
“Hai un profumo nostalgico…”
Era lui la nuova reincarnazione di Apollonius.
Anche lui era nato con i ricordi di tutto ciò che era successo.
Sentendo le sue braccia forti attorno a lei, aveva deciso di essere contenta di essere la nuova reincarnazione di Celiane.
Si amavano da morire, come si erano amati suo padre e sua madre.
“Sai, ho trovato una poesia di mia madre dedicata ad Apollo… L’ho messa in musica, ti va di sentire il ritornello?”
“Certo…”
Adorava sentirla cantare…
Era come sentire la voce di Celiane…

Ichimannen to nisennen mae kara aishiteru
Hassennen sugita koro kara motto koishikunatta
Ichioku to nisen ato mo aishiteru
Kimi wo shitta sono hi kara boku no jigoku ni ongaku wa taenai…*

(Per tutto questo tempo, dodicimila anni, io ti ho amato./
Ottomila anni da quando ti ho incontrato e il mio amore è ancora più forte di prima…/
Cento milioni e duemila anni da quando ci siamo innamorati./
Voglio che tu sappia che da quando sei entrato nella mia vita, ogni giorno, ogni notte, noi possiamo volare nella profondità di questo cielo…)

“C’è anche in inglese…”
“Davvero?”
La ragazza annuì, mentre ricominciava a cantare sotto le stelle, sperando che tutti coloro che erano morti la potessero sentire.

All this time, this twelve thousands years, I no aishiteru...
Eight thousands years from the time that I met you my love is stronger ever before...
(What) Words can say of this time underwind, you will share my love within...
I gave you my life, I would give you the world, to see you smiling everyday...
One hundred million and two thousands years from the aishiteru...
I want you to know since you came in my life,
every day, every night,
we can fly into depth of this sky...
**











* “Sousei no Aquarion”, prima sigla iniziale... Suppongo che la ricordiate molto bene… La traduzione riportata sotto l’ho tratta, ad orecchio, da “Genesis of Aquarion”, come del resto le parole della stessa “Genesis of Aquarion”, spero di non aver cannato troppo… Quelle di “Sousei no Aquarion”, invece, le ho trovate in internet… Dopo ve le ripropongo sotto.
** “Genesis of Aquarion”, la canzone che viene usata prima del momento clou dell’ultimo episodio… Non sapete quanto ho pianto…
PS: Io ho l’intera colonna sonora di Aquarion, di tutto il cartone.
Se la trovate in internet, scaricatevela che ne vale davvero la pena…
Per chi ha LimeWire o Emule dovrebbe essere uno scherzetto…
Comunque “Genesis of Aquarion” è ancora più bella di “Sousei no Aquarion”…
Altre canzoni che vi consiglio di prendervi sono: “Go Tight!”(seconda sigla iniziale), Pride-Nageki no tabi, Nike15 sai, Kouya no health, Ibarinbou Apollo, First love Final love (canzone del momento cruciale… Sniff!) e Baron to tayou...
Sono splendide...
E lo è anche la voce di Akino…



“Sousei no Aquarion” by AKINO

Sekai no hajimari no hi Inochi no ki no shita de
Kujira-tachi no koe no tooi zankyou Futari de kiita

Nakushita mono subete  Aishita mono subete
Kono te ni dakishimete  Ima wa doko wo samayoi iku no

Kotae no hisomu kohaku no taiyou  Deawanakereba  Satsuriku no tenshi de irareta
Fushinaru matataki motsu tamashini  Kizutsukanaide  Boku no Hane
Kono kimochi shiru tame umarete kita

Ichimannen to nisennen mae kara aishiteru*
Hassennen sugita koro kara motto koishikunatta
Ichioku to nisen ato mo aishiteru
Kimi wo shitta sono hi kara boku no jigoku ni ongaku wa taenai

Sekai ga owaru mae ni  Inochi ga owaru mae ni
Nemuru nageki hodoite  Kimi no kaori dakishimetai yo

Mimisumaseta wadatsumi no kioku 
Shitsui ni no mare tachi tsukusu uruwashiki tsuki
Yomigaere Towa ni karenu hikari
Yogosarenai de Kimi no yume Inori Yadoshinagara umaretekita

Ichimannen to nisennen mae kara aishiteru
Hassennen sugita koro kara motto koishikunatta
Ichioku to nisen ato mo aishiteru
Kimi wo shitta sono hi kara boku no jigoku ni ongaku wa taenai

Kimi ga kurikaeshi otona ni natte 
Nandomo nandomo tooku he itte
Mimamoru boku ga nemurenai boku ga kushya kushya ni natta to shitemo
Kimi no na wo utau tame ni...

Ichimannen to nisennen mae kara aishiteru
Hassennen sugita koro kara motto koishikunatta
Ichioku to nisen ato mo aishiteru 
Kimi wo shitta sono hi kara…

Ichimannen to nisennen mae kara aishiteru
Hassennen sugita koro kara motto koishikunatta
Ichioku to nisen tatte mo aishiteru
Kimi wo shitta sono hi kara boku no jigoku ni ongaku wa taenai



*Aishiteru= forma del verbo Aisuru, formato da Ai(amore)+ Suru(Essere). Quindi, letteralmente, vuol dire “essere innamorati”, assumendo però il significato di “amare”.
Vi ho messo questa piccola parentesi non solo per vantarmi un po’ del fatto che a diciassette anni sto in qualche modo cercando di imparare il giapponese da autodidatta, ma anche perché di fatto nella canzone in inglese viene detto in giapponese.
Solo nella frase finale, che non ho riportato, viene effettivamente tradotto…(I’ve been loving you…)

Spero che questa fic vi sia piaciuta, non potevo lasciar finire tutto così, senza un Happy Ending completo…
Mi si è stretto il cuore quando Apollo è morto (anche perché, in realtà, di Sirius non me ne fregava niente, anzi, gli sta bene…)…
Lasciare Silvia così…
Allora ho pensato di… Continuare la fine un po’ a modo mio…
Vorrei sottolineare che, anche se non ci sarà scritto che è completa, la fic è finita così…
E, mi raccomando, recensiteeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!
  
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