Erano
le dieci del mattino del giorno di Natale.
Olivia
si era svegliata presto per andare in ufficio e consegnare il
rapporto dell’ultimo caso della sua squadra, e si era
affrettata a tornare a
casa per poter passare la giornata con i suoi cari.
Appena
aprì la porta, un profumo di dolci natalizi la avvolse.
L’atmosfera era anche rallegrata da Walter, che fischiettava
Jingle Bells dalla
cucina.
“Sono
tornata!” chiamò. Dalla cucina si
affacciò una donna bionda;
Olivia la riconobbe “Rachel!” esclamò,
poi si avvicinò e salutò calorosamente
la sorella “Che bello vederti! Dov’è
Ella?”
“E
di sopra con Peter.” rispose la donna “Stanno
cercando di fare il
bagno a Peter Jr.”
Olivia
sorrise al pensiero. Non aveva ancora del tutto accettato quel
bambino, il figlio del compagno, ma da quando Peter lo aveva preso con
sé la
loro vita era cambiata in meglio. Peter era un ottimo padre.
Ripensò a quello
che le aveva detto molto tempo prima, “na ine kalitero
antropo apo ton patera
toy”, sii un uomo migliore di tuo padre, la frase che
Elizabeth Bishop ripeteva
sempre al figlio, quando era bambino. Peter non solo era diventato un
uomo
migliore di Walternativo, suo padre, ma era anche un ottimo padre. Non
faceva
mai mancare nulla al figlio, e allo stesso tempo non trascurava neanche
lei, la
sua compagna.
“Vado
a vedere se ne escono vivi.” disse, sorridendo, poi si tolse
il
cappotto e corse su per le scale.
Arrivata
al piano superiore, sentì subito le risate allegre di Henry
provenire dal bagno. Aprì la porta e si godette la scena: il
bambino era seduto
nella vasca, e rideva, mentre il padre gli insaponava la testa, con le
maniche
tirate su fino ai gomiti, mentre Ella cercava di distrarre il
“cuginetto”
facendolo giocare con delle paperette di gomma. Henry
schizzò Peter, battendo le
manine nell’acqua, e il giovane si allontanò
leggermente.
“Peter!
Stai fermo un attimo? Così finisco di farti il
bagno!” lo
sgridò, senza però abbandonare il sorriso.
“Banno!”
ripeté il piccolo, ridendo, poi afferrò la tazza
che Peter
avrebbe dovuto usare per sciacquarlo, la riempì
d’acqua e la versò in testa al
padre “Papy Banno!”
Olivia
rise di gusto, attirando l’attenzione dei presenti.
“Zia
Liv!” esclamò la bambina, poi corse ad
abbracciarla.
Peter
si scrollò l’acqua dai capelli, facendole uno dei
suoi sorrisi,
di quelli che riservava solo a lei. Olivia si avvicinò e lo
baciò dolcemente,
poi gli passò l’asciugamano, mentre lui finiva di
sciacquare il bambino e lo
avvolgeva nel suo accappatoio.
“Oggi
è il suo compleanno, gliele lascio passare, ma da domani si
cambia.” disse il giovane padre, con finta aria di
rimprovero, poi lo portò in
camera e prese i vestiti puliti per il piccolo, mentre Ella tornava al
piano di
sotto, per aiutare la madre con i preparativi della festa.
Henry
cantava allegro, mentre Peter lo cambiava. Quando finalmente fu
pronto, Peter lo lasciò un momento libero per asciugarsi e
salutare come si
deve la compagna.
Prese
Olivia per i fianchi e la strinse a sé.
“Tutto
bene al lavoro?” chiese, senza mollarla.
“Dovevo
solo consegnare il rapporto a Broyles, lo sai.”
L’uomo
sorrise e la baciò, ma venne interrotto da Henry, che gli
tirò
i pantaloni per attirare la sua attenzione.
I due
guardarono il bambino, che era in piedi sul letto e teneva tra
le mani una scatolina.
“Papy,
dai galo a Live?” chiese, porgendogli la scatolina.
Peter
lo fissò indeciso, poi sospirò e prese la
scatolina, porgendola
a Olivia.
“Un
piccolo regalo da parte di entrambi.” disse,
mettendo il pacchetto in mano alla compagna.
Olivia
lo fissò, poi lo aprì. Ciò che vide la
lasciò
senza parole.
Un
anello spiccava al centro della scatola di
velluto. Era bicolore, di platino e oro rosso, attorcigliati a spirale,
e una
piccola pietra verde univa i due capi della spirale.
Alzò
gli occhi e fissò l’uomo.
“Lo
so, non è niente di che…” disse Peter,
alzando le
spalle.
“E’
stupendo… ma ti sarà costato una
fortuna…”
Peter
scosse la testa, poi tornò a guardarla negli
occhi.
“Ho
solo cercato di trovare qualcosa che si
accostasse ai tuoi occhi. Però è stato
impossibile da trovare… tu sei unica,
quindi anche i tuoi occhi lo sono.”
Lei lo
guardò ad occhi spalancati.
“Mi
stai chiedendo di…” balbettò, confusa.
“Di
sposarmi, sì. Ma non devi rispondermi subito. Hai
tutto il tempo per pensarci.”
Olivia
abbassò di nuovo gli occhi sull’anello, poi
guardò Henry, che la fissava con quei profondi occhi
azzurri, così espressivi,
così simili a quelli del padre.
“O…
ok.” rispose lei “Posso pensarci? Ora dobbiamo
scendere in salone, gli altri stanno per arrivare.”
L’uomo
annuì, poi prese su il figlio e, insieme,
scesero al piano inferiore.
Appena
arrivati in salone, qualcuno suonò alla porta.
Olivia andò ad aprire.
Erano
Lincoln e Abigail, i profughi dell’altro
universo.
Da
quando erano arrivati da questa parte, lui era
diventato un agente dell’NCIS, uno dei migliori, secondo il
parere di Gibbs, e
lei era stata assunta alla Massive Dynamic come segretaria personale di
Nina
Sharp.
Insieme
stavano superando la lontananza dal loro
mondo, e Lincoln ora era più sereno e aveva ormai superato
il fatto di aver
ucciso la donna che amava.
Olivia
li accolse e li accompagnò in salone. Henry
corse subito da Lincoln; il piccolo gli era molto affezionato.
Dopo
di loro arrivarono tutti gli altri. Il bambino
andava un po’ da tutti, chiedendo continuamente attenzioni:
amava stare al
centro della scena.
Mentre
aspettavano di mettersi a tavola, Olivia e
Ziva chiacchieravano serenamente. Ziva e Tony si erano sposati circa un
mese
dopo la loro avventura nell’altro universo, ed ora vivevano
insieme e
sembravano molto felici.
“Come
va tra te e Peter?” chiese l’israeliana,
guardando suo marito e l’agente Bishop che chiacchieravano
dall’altra parte
della stanza, mentre Henry correva intorno ai due, ridendo allegro.
“Va
bene.” rispose lei, sorridendo.
“E
con il bambino?”
Olivia
non rispose. Aveva ancora dei problemi ad
accettarlo. Henry era un bambino fantastico, ma lei ancora lo vedeva
come il
figlio della donna che le aveva rubato la vita. Nonostante vivessero
come una
famiglia, era ancora difficile conviverci.
La sua
espressione si fece cupa. Henry la guardò per
un momento, poi si avvicinò, camminando nel suo tipico modo
incerto.
“Live
tiste? Pecchè?” chiese, appena la raggiunse.
Peter
li guardava da lontano, indeciso se intervenire
o meno. Olivia fissò il bambino per qualche secondo e poi
rispose.
“Non
sono triste, tranquillo.” poi fece un respiro
profondo e lo prese in braccio.
Il
piccolo la gratificò con un sorriso. In quel
momento era davvero identico a Peter: quello era lo stesso sorriso che
le
faceva l’uomo quando lei era giù di morale e lui
voleva tranquillizzarla.
Lei lo
strinse, poi guardò il compagno e gli sorrise.
Peter decise di avvicinarsi.
Si
scambiarono un breve sguardo, prima di essere
distratti da Tony e Ziva, che attirarono l’attenzione di
tutti i presenti e
presero la parola.
“Vorremmo
fare un annuncio.” disse Ziva, stringendo
la mano del marito “Il prossimo anno la famiglia si
allargherà.”
Ci fu
un attimo di silenzio, poi tutti applaudirono e
si congratularono con la coppia.
Peter
e Olivia restarono in disparte, con Henry. Lui
la abbracciò e la guardò negli occhi.
“Ho
deciso. La mia risposta è sì.” disse
lei.
Lui
sorrise di nuovo e la baciò, poi prese l’anello e
glielo mise al dito.
“E
dopo potremmo pensare di allargare la famiglia…”
sussurrò
all’orecchio di Olivia, sorridendo sornione. Lei lo
guardò di sottecchi.
“Stai
cercando un pretesto per portarti a letto il
tuo capo?” chiese, in tono fintamente irritato.
“No,
sto chiedendo alla mia fidanzata di fare un
figlio con me. Magari una squadra di Bishop…”
Olivia
sorrise e lo baciò di nuovo. Henry si mise in
mezzo, voleva essere coccolato anche lui. Peter gli diede un buffetto
affettuoso e Olivia gli baciò la fronte.
Ora
erano una famiglia.