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Autore: Eman    05/12/2011    0 recensioni
Gocce di pioggia, grandi come pugni cadevano dal cielo. In pochi secondi l'aria risuonò di urla di dolore, i ragazzi che prima ballavano adesso erano distesi a terra, quelli che riuscirono a rifugiarsi sotto i gazebo tirarono un sospiro di sollievo, ma troppo presto gridarono vittoria perchè con lentezza esasperante l'acqua iniziò a corrodere lo strato di plastica del tetto.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina successiva mi svegliai convinta di essere in camera mia.

Avevo fatto un sogno strano quella notte, alcuni frammenti di immagine mi vorticavano ancora in testa, ma non avrei saputo dargli un ordine e sinceramente non avevo neanche voglia, gettai le braccia indietro e iniziai a stiracchiarmi con una serie di complicate mosse, adoravo quel momento della mattina.

Mi accorsi subito che c'era qualcosa di strano, primo: Max (il mio cane) non era ancora salito sul letto a leccarmi la faccia, secondo: non sentivo l'aroma del caffè che, da quando ho memoria, accompagna il mio risveglio. Saranno andati a fare una passeggiata pensai, ma dovetti ricredermi sentendo la pioggia che batteva sulle tegole del tetto, purtroppo realizzai che per capire cosa stava succedendo sarei dovuta scendere al piano di sotto, a malincuore portai un piede fuori dalle lenzuola, rimasi in quella posizione per qualche secondo e poi mi decisi a scendere dal letto, perchè è tutto così maledettamente difficile la mattina? Arrancai verso la porta con gli occhi ancora socchiusi quando mi accorsi che quella non era la porta di camera mia, dov'erano finiti i milioni di poster che la tappezzavano? I ricordi della sera prima mi caddero addosso come una cascata di mattoni, no forse dei mattoni avrebbero fatto meno male. Volevo così tanto che gli eventi della notte scorsa fossero stati solo un sogno che alla fine avevo finito per crederci veramente, tutti quelle morti, tutte quelle urla... la rabbia si impossessò del mio corpo e inizia a tirare pugni e calci alla porta fino a quando le mani non iniziarono a sanguinare, stremata mi accascia per terra e inizia a piangere, versai tutte le lacrime che potei per quei ragazzi che troppo presto avevano incontrato la morte; piangere in quel momento mi sembrava l'unica cosa che potessi fare, ma a un certo punto finirono anche le lacrime. Fu solo allora che decisi di scendere per parlare con Ivan.

Scesi le scale ricoperte di moquette bordeaux, attraversai il salotto e raggiunsi la cucina, fu con enorme stupore che constatai l'assenza del ragazzo che mi aveva salvata, dov'era finito? Uscire con quella pioggia sarebbe stato da folli.

Mentre mi dirigevo verso la finestra che la notte prima mi aveva mostrato tutto quell'orrore, notai un foglio poggiato sul tavolo della cucina, lo presi in mano e subito, quella che sembrava una collana cadde sul pavimento, la raccolsi e la esaminai incuriosita, il ciondolo era a forma di goccia azzurra circondata da una ragnatela argentata, carina, ma a cosa mi sarebbe servita in un momento come quello? Spostai sullo sguardo sulla lettera, magari mi avrebbe rivelato qualcosa

 

Buongiorno Sophia, mi dispiace essermene andato così di fretta, ma avevo già attirato troppo l'attenzione su di me, un giorno capirai.

Devi sapere che la pioggia è stata creata per distruggere l'uomo e il suo operato, ovvero tutti i materiali da lui modificati (plastica, le leghe di metallo ecc..) mentre è inoffensiva per tutti gli altri esseri come piante e animali, poiché gli alberi entrano in quest'ultima categoria anche il legno risulta resistente all'azione corrosiva dell'acqua ecco perchè adesso ti trovi all'interno di una casa costruita interamente di questo materiale.

Indossa la collana che hai trovato ed essa ti proteggerà nel caso tu decidessi di uscire fuori.

Ti chiedo però di non cedere alla tentazione, perchè se qualcuno scoprisse il potere del ciondolo farebbe di tutto per prendertelo, non sai ancora di cosa siete capaci vuoi umani messi in simili condizioni e preferirei che tu non la scoprissi.

Troverai cibo e bevande nel seminterrato, ho cercato di raccogliere più provviste in modo da non costringerti ad uscire alla ricerca di altre.

Ora di devo lasciare, ti prego di non fare stupidaggini.

Ivan

 

Misterioso fino alla fine pensai continuando a rileggere fino a che non imparai a memoria l'intera lettera, dopo di che i miei occhi ricaddero di nuovo sul ciondolo, mi avrebbe davvero protetto dalla pioggia? Ormai avevo visto troppe cose per stentare a credere nel potere di quella goccia, però se non avesse dovuti funzionare sarebbe stata davvero una brutta sorpresa, decisi in quel momento di provarla, tanto avevo tutto il giorno da occupare in qualche modo.

Andai in salotto alla ricerca di qualche oggetto da sacrificare per l'esperimento e la mia attenzione fu subito catturata da un telecomando poggiato sul tavolino al centro della stanza, per scrupolo, prima di lanciare il telecomando in una avventura dalla quale potrebbe non riuscire a ritornare, decisi di provare ad accendere la tv, con mio grande dispiacere lo schermo rimase nero, probabilmente era andata via l'elettricità. Fantastico un problema in più da risolvere.

Scocciata dalla nuova scoperta presi la collana e l'avvolgei sul telecomando, poi mi avvicinai al camino e scelsi un'attizzatoio che mi sarebbe servito per riprendere l'oggetto sacrificale una volta terminato l'esperimento. Così equipaggiata io e i miei compagni telecomando e attizzatoio ci dirigemmo verso la porta d'ingresso, misi la mano sulla maniglia, ma invece di spingerla verso il basso, rimasi immobile, e se una folata di vento mi gettasse la pioggia in faccia? Mi scrollai subito di dosso il pensiero, da quando ero diventata così fifona? Prima di dare il tempo a qualche altro dubbio di spaventarmi spalancai la porta. Quello che vidi non era molto diverso da una classica giornata di pioggia se escludiamo la grandezza delle gocce, presi un profondo respiro e lanciai il telecomando fuori dalla casa, ovviamente abbastanza vicino in modo che potessi recuperarlo e fu in quel momento che successe qualcosa di sorprendente: una specie di bolla trasparente circondò completamente il telecomando facendo scivolare lo gocce di pioggia, rimasi a fissare quel prodigio con la bocca aperta per minuti interi, prima di decidere a muovermi, in fretta aiutandomi con l'attizzatoio avvicinai il telecomando fino a riportarlo al coperto.

Mentre il telecomando era uscito vittorioso dall'esperimento, lo stesso non potei dire della povera sbarra di ferro che si polverizzò in pochi secondi, poca male, almeno era riuscita a portare a termine il compito.

Ritornai in casa e iniziai a camminare avanti e indietro per il salotto come un leone in gabbia, cosa avrei dovuto fare adesso? Aspettare che la pioggia finisse? E se non fosse mai finita? Non volevo passare il resto della mia vita all'interno di quella campana di vetro, anzi ero convinta che se avessi voluto salvare la mia salute mentale sarei dovuta uscire in quell'istante e andare a cercare qualcuno che mi dicesse che non era tutto frutto della mia mente malata, cosa che in quel momento mi sembrava essere la più logica. Così, prima che la mia parte razionale decidesse di farmi visita, mi misi la collana e uscì di casa.

 

 

  
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