Capitolo 5
«Qui va bene. - Disse Buffy, indicando un motel
che si intravedeva poco più avanti. – Passerò qui la notte.»
Spike fermò la macchina nel parcheggio del motel e la ragazza scese a
chiedere se avevano una stanza libera. Nell’attesa, aprì il cassetto
porta-oggetti e diede un sorso all’inseparabile bottiglietta di whisky. Buffy fu di ritorno poco dopo.
«Ho preso una singola. La stanza è da quella parte.»
«Ti aiuto a scaricare le valigie.»
Quando ebbero finito di portare i bagagli in camera, Spike si accese
una sigaretta.
«Come mai hai scelto proprio Roseville?»
«Quando ero adolescente, avevamo un parente che viveva qui. Perciò ho
avuto modo di venire un po’ di volte e conoscere il posto. Inoltre significa
qualcosa per me, mi ricorda chi sono. Se avessi scelto una città sconosciuta a
caso, sarei stata completamente persa.»
«Tu vuoi perderti, è per questo che sei fuggita da Sunnydale.»
«Perdermi solo un po’. Per ritrovare me stessa.»
«Ragionamento strano. Però ha un senso. E quanto pensi di stare qui?»
«Quanto basta. O fino a quando Giles e i ragazzi non avranno bisogno di
me. Domani cercherò un appartamento e un lavoro.»
«Cerca anche di divertirti un po’... Ti farà bene.»
«Non credo che avrò voglia di uscire la sera…
Sono abbastanza giù di morale e poi qui non ho amici.»
«Potrai sempre fartene.»
«Beh… Grazie per il consiglio e … grazie di
tutto.»
«Stammi bene.»
Il vampiro dai capelli ossigenati gettò il mozzicone a terra e si
diresse verso l’automobile.
«Spike! Aspetta!»
«Sì?»
«Puoi stare con me, stanotte?»
Il ragazzo parve assai stupito da quella richiesta. Aveva sentito bene?
«D-Dormirai sul divano. E’ solo per avere un po’ di compagnia.» Precisò
la ragazza leggermente a disagio, temendo di essere fraintesa.
«Certo. Prendo una cosa in auto e arrivo.»
La stanza era economica e non molto grande. C’era a malapena un letto
singolo, una scrivania, un armadio e il famoso divano dove avrebbe dormito
Spike, che aveva l’aria di essere un posto maledettamente scomodo per dormire.
Una porta dava su un piccolo bagno con doccia.
Appena la porta fu chiusa, Spike si mise le mani in tasca e iniziò a
guardarsi intorno, meditabondo. Il dubbio che Buffy
ci stesse provando con lui lo stava consumando. L’unico modo per essere certo
delle sue intenzioni sarebbe stato quello di tentare un approccio, ma sapeva
che se la forzava, se solo anticipava i tempi, avrebbe rovinato per sempre
l’occasione migliore.
E non valeva davvero la pena di rovinare l’occasione di starle così
vicino, a causa dei suoi pruriti sessuali. Lui l’amava veramente e non era solo
una questione fisica. Avrebbe fatto la parte della spalla su cui piangere per
giorni, se lei ne aveva bisogno.
Eppure le sarebbe bastato un cenno, e lui sarebbe stato ai suoi piedi.
Chissà se lei se ne rendeva conto. Quell’odore meraviglioso, il suo
odore, era tutto intorno a lui e gli stava dando alla testa.
Gli bastò osservare il collo di Buffy per
qualche secondo, che lei espose in un gesto spontaneo, sistemandosi i capelli,
per far vacillare il suo autocontrollo. La sua parte demoniaca stava cercando
di emergere, reclamando il corpo e il sangue della Cacciatrice.
Accidenti, doveva calmarsi immediatamente o l’avrebbe spaventata. E si
sarebbe beccato un bel paletto nel cuore, probabilmente.
«Io esco un po’. Ho bisogno di sgranchirmi le gambe e di prendere un
po’ d’aria.» Disse.
Diede un’occhiata alla reazione di Buffy a
quell’annuncio, pronto a cogliere delusione o sollievo. Ma lei appariva
impassibile. Dolorosamente impassibile.
Uscì dunque, e si fece una lunga camminata. Non aveva perso l’abitudine
di girovagare di notte, da quando non andava più a caccia di esseri umani.
Al suo ritorno trovò Buffy ancora sveglia che
guardava la televisione. Le tenne compagnia guardando insieme un vecchio film
in bianco e nero e poi si misero a dormire nei posti assegnati. Lei era stata
taciturna e assente per tutto il tempo. Chiusa ermeticamente. Svuotata.
***
La mattina successiva Buffy andò a pagare il
conto e chiese se poteva portare via una coperta, che avrebbe pagato a parte.
La coperta sarebbe servita a Spike per uscire dalla camera alla luce del giorno.
Per la macchina naturalmente non c’erano problemi: aveva i vetri oscurati e
l’aveva usata spesso per viaggiare di giorno.
Il vampiro accompagnò la ragazza fino al centro di Roseville
e fermò l’auto in un vicolo un po’ nascosto, per non dare nell’occhio.
«Ci siamo.»
«Volevo ringraziarti per essere restato. Mi hai reso le cose meno
difficili.»
Spike pensò che fosse solo una frase di cortesia. Non sembrava che la
sua presenza le avesse giovato, la notte prima. Non sopportava di vederla così
giù di morale, ma non sapeva cosa dirle per farla stare meglio. Non era bravo
con le persone, decisamente.
«Sarebbe bello vedere un viso familiare, qui a Roseville,
– continuò Buffy - mentre rimetto assieme i cocci di
quel che resta di me.»
«Potresti chiedere a Willow di raggiungerti.
Non è la tua migliore amica?» Suggerì Spike, iniziando a pensare sinceramente
che la Rossa fosse più adatta di lui ad aiutarla.
«Sì, ma… Adesso sta con Tara e non voglio
separarle. E poi non voglio essere commiserata dai miei amici. Oltre al fatto
che dovrei continuare a mentire su Dawn. Con te
invece non devo mentire, né far finta di stare bene. Quindi…
Potresti rimanere tu.»
«Mi vorresti con te?» chiese incredulo.
La ragazza quella notte aveva ripensato a quando il vampiro le aveva
detto di amarla. Si era chiesta se fosse stata davvero la cosa giusta, avergli
chiesto di fermarsi per la notte. Sapeva che i vampiri erano molto istintivi.
Però Spike si era comportato da gentiluomo ed aveva guadagnato la sua fiducia.
L’aveva sentito rigirarsi spesso nel divano, ma non aveva osato mai lamentarsi
per il fatto di essere scomodo. Le era persino dispiaciuto di averlo sempre
giudicato male. Meritava una chance, dopotutto.
«Divideremo l’appartamento.»
«Però non ho i soldi per dividere le spese…»
«Potresti trovarti un lavoro.»
«Un lavoro?! Non ho mai lavorato in vita mia!»
«Ho trovato! Potresti fare il buttafuori in un locale! Lavoreresti di
notte e sei abbastanza forte per farti rispettare. Inoltre mi faresti entrare
gratis! Perciò cerca di trovare un bel locale alla moda!»
L’improvviso entusiasmo della ragazza lo colpì. Era davvero un’altra
persona, rispetto al giorno prima. Non si era reso conto dell’importanza che
aveva avuto per lei il suo tacito sostegno.
«C’è solo un piccolo problema: il chip. Non posso picchiare le
persone.»
«Allora trova un locale per soli demoni.»
«Sei sicura che sarebbe un locale in cui vorresti entrare gratis?»
«Mmhh, non saprei!»
«Comunque, penso che tu saresti più adatta a un lavoro del genere! Io
le creo le risse, non le fermo!»
«In effetti… Ma, tornando a noi. Resterai?»
«Parlavi seriamente? Vuoi davvero che divida con te l’appartamento?»
«Sì.»
Il ragazzo non poteva crederci. Come poteva aver cambiato così
radicalmente atteggiamento nei suoi confronti?
«E’ ok. Però ho bisogno di vestiti di ricambio. Mentre tu cercherai un
appartamento che faccia al caso nostro, io farò un giro al centro commerciale.»
«Al centro commerciale? Di giorno??»
«Certo! I centri commerciali sono fantastici, perché sono al coperto!
Tutte le luci sono artificiali. Arrivo al parcheggio sotterraneo dal tunnel fognario,
e da lì le scale mobili mi portano direttamente dentro la struttura.»
«Non ci avevo mai pensato. Credevo che i vampiri si limitassero a
rubare i vestiti alle loro vittime...»
«Credo che proverò tutti gli indumenti del negozio, ma alla fine
sceglierò qualcosa di attillato e nero. Come al solito.»
«Hai un guardaroba mono-cromatico, in effetti.»
«Il nero è sexy e smagrisce.»
«Come se ne avessi bisogno! Sei magro come un chiodo!»
«E tu invece, sei pronta per andare lì fuori da sola?»
«Stamattina mi sento più serena, persino un po’ ottimista. Però mi
mancano gli stimoli. Non posso farlo per rendere orgogliosi i miei genitori,
perché mio padre è come se non esistesse e mia madre è morta. Non posso farlo
per prendermi cura di mia sorella, perché non esiste più. Un fidanzato? Non
sono capace di tenermelo. Dovrei tenere duro per gli amici e per aiutare gli
altri, ma inizia a fregarmene ben poco. E vogliamo parlare del lavoro di
cacciatrice? Morto un demone, ne salta fuori un altro. Fermi un'apocalisse e
dopo qualche mese ne sta per accadere un'altra. Non è mai finita. E stessa cosa
per la prescelta. Morta una cacciatrice, se ne fa un'altra. Per cosa devo darmi
tanto da fare?»
«Accidenti, non essere così catastrofica!»
«Vedo te per esempio, e mi chiedo come mai, dopo tutti questi anni, sei
ancora felice di stare su questo mondo. Non ti ha ancora stancato?»
«Al contrario. Non ne ho mai abbastanza.»
«Quando eri cattivo, avevi uno scopo. Ma ora? Non puoi essere veramente
cattivo, ne veramente buono. Dove trovi la forza per andare avanti e perché lo
fai?»
«Perché ne vale la pena. E hai ragione, sono a cavallo tra due mondi.
Appena mi hanno impiantato il chip, desideravo morire. Volevo impalettarmi da solo! Chiedi a Xander
e a Willow, se non ci credi! E poi... beh... ho
trovato dei nuovi motivi per cui vivere. E ho capito che, dopotutto, essere un
demone “innocuo” non era così male.»
«Io…ti invidio. Nonostante tutto quello che
ti è capitato, nonostante tu sia morto da più di cent'anni, sei più vivo di me!
Magari potessi provare anche io lo stesso ardore! Mi sento così arida, da
quando è morta mia madre…»
«Vorrei tanto poterti aiutare... Vorrei che tu provassi un decimo di
quello che io provo per…»
«Allora aiutami a provare qualcosa!» Disse Buffy
disperatamente, quasi fosse un ordine.
I due ragazzi si guardarono negli occhi, intensamente, come mai avevano
fatto prima. Se il vampiro avesse potuto respirare, avrebbe preso un respiro
profondo. E se avesse avuto un cuore, avrebbe battuto talmente forte da
rompergli il petto.
Si avvicinò e le sollevò il viso con una mano. Rimase a fissarla,
mentre i loro volti erano a una decina di centimetri di distanza. Poteva udire
il cuore di lei che batteva all’impazzata. Aspettava solo un cenno, per andare
oltre. Sapeva che il bacio avrebbe cambiato tutto tra di loro e voleva essere
sicuro che lei lo volesse quanto lui. Che fosse pronta per quel passo.
«Forse è meglio che vada.» Disse lei infine, tirandosi indietro.
Aprì la portiera e uscì, visibilmente imbarazzata.
«Aspetta!»
«Spike, lasciami andare…»
«Volevo solo dirti… per dopo, insomma. Mi
troverai un isolato più indietro, dove c’è quel grande magazzino abbandonato.»
«Sì. Ci vediamo più tardi.»
Spike rimase a fissarla mentre si allontanava con passo deciso. “Mancava
veramente poco.” Pensò.
Buffy camminava velocemente, malcelando la
tensione che la stava avvolgendo.
“Mio Dio! Volevo che Spike mi
baciasse! Lo volevo veramente! Che mi succede? Avrò la febbre?! Mi ha fatto
andare via di testa, accidenti! Perché all’improvviso mi fa questo effetto?”
I passanti la guardavano incuriositi e si chiedevano il motivo della
sua vistosa agitazione.
«Ha bisogno di aiuto?» Chiese una simpatica vecchietta.
«Io, ehm.. No! Cioè, sì!»
«Come dice?»
«Sono appena arrivata e sto cercando un appartamento in affitto. Sa
indicarmi dove posso trovare un’agenzia?»
«Certo, signorina. Le mostro subito. Ma cosa le succede? Sembra così
strana.»
«Eheheh! Non si preoccupi…
Sa, i giovani… Hanno mille cose per la testa!»
«Anche io sono stata giovane, sa! - Disse la signora, strizzandole
l’occhio – A me può dirlo!»
Buffy arrossì vistosamente.
«Non credo che sia il caso.»
«Ho lavorato fino a qualche anno fa, di sera, come cameriera in un
locale. Di solito tengono solo ragazze giovani, ma io ormai conoscevo tutti e
sono sempre stata una persona spiritosa, perciò lavorai là per molti anni. Si
può dire che ero un’attrazione del locale. E ne ho viste di tutti i colori, mi
creda. I giovani si confidavano spesso con me e mi raccontavano i loro
problemi.»
«Beh… Uno dei miei problemi attuali è trovare
un lavoro. Se conoscesse per caso qualcuno che cerca una ragazza per qualsiasi
cosa, anche per fare le pulizie…»
«Tesoro, posso provare a chiedere nel locale dove lavoravo. Penso che
sarebbe più divertente di pulire i gabinetti, no?»
«Certamente! Anche se mi adatterei a tutto, in questo momento.»
«Lascia fare a me.»
«Non so come ringraziarla, signora. Mi sta aiutando moltissimo!»
Buffy sorrise in modo sincero. Finalmente si sentiva viva.
Spike aveva ragione: ne valeva la pena. Ed era stato grazie a lui,
inaspettatamente, che aveva ritrovato la grinta.
Capitolo 6
«Un’altra porzione di ali di pollo!» Disse Spike, alzando il braccio e
facendo cenno a Buffy, indaffarata a scrivere le
ordinazioni del tavolo a fianco. Era il suo secondo giorno di lavoro nel
locale.
«Un attimo, un attimo!»
Il gruppo di amici seduti al tavolo ridacchiarono. Per tutta la sera
quel ragazzo dai capelli ossigenati non aveva fatto altro che chiamare
continuamente la ragazza alternando birra, acqua minerale, ali di pollo
piccanti e sandwich.
«E’ il tuo ragazzo?» Chiese una bionda, senza preoccuparsi di metterla
in imbarazzo con le sue domande dirette. Gli amici esternarono la loro
opinione.
«Saranno affari suoi, no?»
«Secondo me si è presa una cotta per Billy Idol!»
«Sembra proprio di sì!»
«Oh, è solo un amico. Un vero rompiscatole. E’ tutto tuo, se lo
desideri.» Rispose semplicemente Buffy, con un
sorriso accondiscende.
La bionda si voltò ad osservare Spike, che sembrava non essersi accorto
dello scambio di battute e guardava assorto due ragazzi al centro del locale.
«Secondo me ha occhi solo per lei.» disse l’amica mora, riferendosi a Buffy.
Non era la prima e neanche l’ultima volta che quella sera qualche
ragazza le chiedeva di Spike. Era evidente che esercitava un certo fascino sul
sesso femminile.
“Se solo sapessero cosa è in realtà…”
Pensò.
Ma cos’era in realtà, in fin dei conti? Era stato un assassino, un
violento, un sanguinario, ma adesso cosa rimaneva di lui? Era solo un ragazzo
un po’ demone, che giocava a fare il duro e aveva il cuore tenero. Non avrebbe
più fatto male ad una mosca.
“Forse è tornato ad essere
quello che era da umano. –
ipotizzò – Ma se si rompesse qualcosa dentro di lui, non solo il chip ma
l’equilibrio stesso che lui ha costruito in questi mesi, riuscirebbe a
controllarsi? O tornerebbe ad essere di nuovo un mostro?
Mi chiedo se abbia sviluppato dei valori che lo tengano aggrappato alla
lucidità. L'equivalente di una coscienza, insomma.”
Quegli interrogativi sembravano così inopportuni, a guardarlo così
rilassato e inoffensivo.
La ragazza fece il giro dei tavoli a collezionare bicchieri e bottiglie
vuoti sul vassoio, che depositò dietro il bancone. Mise i bicchieri nel
contenitore degli oggetti che sarebbero andati nella lavastoviglie e le
bottiglie e le lattine finirono negli appositi bidoni della raccolta
differenziata.
Quel lavoro le dava certamente meno soddisfazione che cacciare i
demoni, ma le permetteva di metter su quel gruzzoletto con cui pagare le spese.
Più dignitoso che lavorare in una cucina del “Mc coso”, sicuramente. Almeno qui
non doveva indossare cappellini assurdi o tornare a casa con quell’odore disgustoso
da fritto.
Doveva pure ammettere che il posto non era male. Assomigliava al Bronze
e questo la faceva sentire a casa. Le faceva anche sentire la mancanza degli Scoobies. Ma si sarebbe fatta dei nuovi amici, ne era
certa.
«Carissima, eccoti qui!»
«Juno*!» Salutò Buffy,
abbracciando la signora fasciata in un vistoso abito leopardato e baciandola
sulle guance.
«Ti avevo promesso che sarei passata a vedere come te la cavavi.»
«Prendi qualcosa, Juno? Offro io.» chiese Buffy.
«No grazie, cara. Penso che mi siederò un po’.»
La signora si sedette accanto a Spike, che nel frattempo aveva
raggiunto Buffy al banco e stava sorseggiando una
birra.
«Li hai visti anche tu?» Gli chiese.
«Demoni Brachen*. Non dovrebbero essere
pericolosi. - Disse il ragazzo, che aveva continuato ad osservarli con la coda
dell’occhio. Poi si girò verso la signora. – E’ lei la signora che ha aiutato Buffy? Piacere.»
Fece per stringerle la mano affabilmente, ma Juno
lo sorprese e gli toccò delicatamente il polso con le dita. Spike fu come attraversato
da una scossa elettrica e spalancò gli occhi.
«Ehi, voi demoni telepati non usate più
chiedere il permesso, prima di guardare dentro la testa di qualcuno?!» Posò la
birra e si alzò, annunciando: «Vado a fumare.»
«Mi dispiace, ero ansiosa di capire se eri un tipo pericoloso. Sono
preoccupata per Buffy.»
«Incontri spesso demoni pericolosi, qui?»
«Qualche volta, ma sono per lo più di passaggio. Nei periodi in cui a SunnyHell si concentrano energie negative, puoi vederli
accorrere come vespe verso il nido. Ma ultimamente il trend si è invertito e se
ne stanno allontanando tutti. Chiunque abbia poteri soprannaturali percepisce
che sulla Bocca dell'Inferno sta per succedere qualcosa di brutto e
imprevedibile. E nessuno vuole farne parte.»
«Meglio parlarne fuori.»
Spike si rilassò, realizzando che dalla signora non poteva venire
nessuna minaccia.
Entrambi si alzarono e si diressero verso l’uscita di servizio.
Un gruppo di ragazze con gli occhi lucidi seguirono con lo sguardo il
passaggio di Spike.*
La fiamma dell’accendino illuminò il volto pallido del vampiro. Gli occhi del colore e dell’intensità dell’oceano fissavano quel piccolo fuoco, invidiandone il calore.
Una strana viscida sensazione catturò il ragazzo, che alzò lo sguardo verso la signora che aveva di fronte. Ebbe un brivido, mentre si sentiva osservato a fondo.
«Lei non ti ama.»
«Come?» disse, incuriosito dalla strana piega che stava prendendo quella discussione. Voleva parlargli di Buffy, dunque.
«Ma potrebbe imparare a farlo.»
«Non mi piacciono i demoni telepatici. Si mettono sempre in affari che non li riguardano.» Commentò aspramente.
«Uso il mio potere per aiutare la gente.»
«Senza il loro permesso, tanto per cominciare. Trovato qualcosa di interessante, nella mia testa?»
«Molto. Hai una storia affascinante, vampiro.»
Spike rivolse alla signora uno dei suoi caratteristici sguardi beffardi. Non voleva i suoi consigli. Ma per chi l’aveva scambiato, accidenti? Per uno di quei liceali brufolosi alle prese con le prime cotte o i problemi dell'adolescenza?
«E ami veramente quella ragazza. Il tuo amore è profondo e doloroso. Non percepivo un amore di questa intensità da molto tempo.»
«Non voglio la tua commiserazione, vecchia.»
La signora si mise a ridere, notando l’orgoglio smisurato di Spike. Poi aggiunse, di nuovo seria:
«Tu e Buffy avete lo stesso sguardo. Fiero, combattivo, ostinato e profondo. Ma anche consapevole e malinconico. Di chi ha sofferto e si porta dietro una parte di dolore nel cuore. Vivete nelle tenebre, sul bordo del'abisso. Due spiriti che si cercano per sostenersi a vicenda.»
«Che visione poetica. Sono commosso.»
«Promettimi che le starai vicino. Ne ha davvero bisogno.»
Spike aspirò dalla sigaretta e godette la sensazione di leggero intorpidimento, espirò e osservò per qualche attimo il fumo che si disperdeva nell'aria. Poi si volse verso di lei.
«Ne dubita?»
«In questo momento odia se stessa e rischia di finire per allontanare una ad una le persone che le vogliono bene.»
Gli occhi del ragazzo divennero una fessura e furono attraversati da un lampo di dolore.
«Le starò più vicino che posso, se lei me lo permetterà.»
«Bene.»
La signora sorrise e appoggiò la mano sulla spalla del vampiro, prima di scomparire dentro il locale.
Di nuovo quella sensazione fredda e spiacevole. Era la sensazione di essere giudicato, di essere messo a nudo. Quella donna lo metteva a disagio. Forse perché a lei non poteva mentire, non poteva nascondere quello che lui era. Eppure non l’aveva minacciato di stare distante da Buffy, anzi, l’aveva incoraggiato a starle vicino.
Finì la sigaretta e se ne accese una seconda. Era troppo nervoso. Ci voleva qualcos’altro per calmare il suo animo. I baci di Buffy, per esempio, ed il suo corpo, che desiderava tanto.
Decise che quella sera, dopo aver accompagnato Buffy a casa, niente l’avrebbe più trattenuto.
***
«Allora, cosa ti sembra?»
«Mi hanno confermato il posto! Il lavoro mi piace, mi permette di stare a contatto con la gente, e i colleghi sono simpatici.» rispose allegramente Buffy, giocando con la tracolla della borsetta.
I due ragazzi passeggiavano fianco a fianco nella notte scura. Le luci dei lampioni illuminavano timidamente i loro volti, così giovani e così provati da una moltitudine di vicissitudini, scelte difficili, a volte sbagliate e persino dalla morte – che aveva già preso entrambi una volta-.
«Fammi indovinare, sei al settimo cielo. Fra poco ti
addormenterai sul nuovo letto del tuo
nuovo appartamento, che ti pagherai
col nuovo lavoro. Sembra tutto così bello e perfetto.»
«Così normale.»
«Ti manca solo una
cosa.»
Buffy restò in attesa della risposta, sperando
che Spike desse un nome al vuoto che le attanagliava il cuore.
«Ti manca un nuovo
ragazzo.»
«Mi manca un
vampiro da impalettare, invece!» disse la
Cacciatrice, fermandosi e voltandosi verso il suo nemico naturale. Spike le fu
addosso in un attimo e le bisbigliò nell’orecchio.
«Andiamo, lo so che
lo vuoi anche tu. Vuoi ballare con me, nella notte.»
La attirò a sé,
passandole un braccio dietro la schiena, e la baciò come aveva sognato di fare
mille volte, provando un’emozione indescrivibile.
Dopo un primo
momento di titubanza e blanda resistenza, sentì che la ragazza aveva rilassato
i muscoli della schiena e iniziava a ricambiare il suo bacio, con trasporto.
Gli portò entrambe le braccia dietro il collo e la attirò a sé.
Le mani di Spike
scesero lungo i fianchi di Buffy e sollevarono il
giubbino in pelle e la maglietta, sfiorandone la pelle esposta.
«Aspetta, non mi
sembra il luogo adatto per…»
«Lì…» Il ragazzo indicò un vicolo buio con lo sguardo.
Lei si lasciò
guidare per mano verso il vicolo, dove Spike le fece aderire la schiena al
muro, continuando a baciarla...
Note: * Questo è un
omaggio alle ragazze del forum WBS! :D
Juno
invece è una cara amica alla quale mi sono ispirata per creare il personaggio
che aiuta Buffy.
Il demone Brachen
è lo stesso tipo di demone di Doyle in ATS. Ho voluto
fargli un omaggio. E’ un demone che può assumere forma umana, perciò solo gli
altri demoni possono riconoscerlo. Buffy non lo
percepisce perché non rappresenta una minaccia.
Capitolo 7
Buffy aprì gli occhi e si girò di lato per osservare il corpo del ragazzo al
suo fianco, seminascosto dal lenzuolo. Non aveva mai notato prima quanto il
corpo di Spike fosse atletico e ben fatto, sebbene magro. Un sorriso si dipinse
sulle labbra e una sensazione di tenerezza la avvolse. Spike era stato un
amante tenero e passionale allo stesso tempo. Il modo in cui si erano amati era
stato così totale, che l’aveva lasciata esterrefatta. Era stato così.. così..
non riusciva a trovare la parola adatta. Così fantastico? Così coinvolgente?
Era come se il ragazzo avesse tirato fuori il suo lato più selvaggio e
nascosto. Forse la vera se stessa. E ora si sentiva così bene. Aveva tolto le
maschere, aveva demolito le mura che la proteggevano dal mondo esterno. Era
libera. E felice. Lontana dai suoi problemi a Sunnydale,
dalle responsabilità di Cacciatrice, dalla paura di essere stata una figlia e
una sorella deludente. Spike le aveva fatto dimenticare tutto questo. Complice
naturalmente il periodo di vacanza a Roseville.
Era troppo bello per essere vero. Un momento così irreale, nelle loro
esistenze segnate dalla sofferenza e dalla lotta. Una parentesi di normalità,
per due persone che normali non erano.
Entrambi sapevano che quel periodo di idillio non sarebbe durato per
sempre e che dovevano godersi quel momento finché potevano. Godere di quella
sensazione di appagamento e di pace, come se stessero vivendo lo stesso sogno.
Ne avevano bisogno, entrambi.
Buffy pensò che aveva fatto una scelta giusta ad allontanarsi da Sunnydale per un po’ di tempo. Se avesse passato quei
giorni a casa sua o nella cripta di Spike, non sarebbe stata la stessa cosa. Un
sacco di persone o demoni li avrebbe distratti, non ultimi Giles o i suoi amici
e ogni cosa avrebbe ricordato loro chi erano ed i loro problemi. Invece a Roseville potevano costruire qualcosa di nuovo, in un luogo
che non era infestato da ricordi spiacevoli. Un luogo dove potevano
allontanarsi per un momento da tutto e tutti, allontanarsi dai pericoli di Sunnydale, dai loro numerosi nemici, dalla bocca
dell’inferno.
Buffy osservò a lungo i lineamenti del ragazzo, per imprimerseli nella
mente. Il sopracciglio destro segnato da una cicatrice, la linea dei suoi
occhi, gli zigomi scolpiti e il mento sporgente. Poi gli passò una mano sul
petto, ridestandolo inevitabilmente dal suo riposo.
«Accidenti, mi stai facendo il solletico…»
disse con la voce profonda, impastata dal sonno.
«Scusa…» gli rispose sorridendo.
Spike aprì gli occhi e si volse verso di lei.
«Ma che bella boccuccia…» disse, e si
avvicinò per baciarla.
Buffy poteva sentire il fuoco ardere dentro di sé e dentro di lui. Fino a
qualche giorno prima, non avrebbe mai pensato che avrebbe potuto provare
qualcosa del genere. Almeno non dopo l’incantesimo su Dawn.
Accidenti, Dawn! Si chiedeva spesso se la massa di
energia potesse provare ancora dei sentimenti, dopo essere stata riportata al
suo stato naturale. Se perfino i replicanti di Blade Runner o gli alberi di Pandora potevano, si chiedeva,
allora anche le masse di energia forse potevano provare affetto, pregare per i
loro cari e proteggere, dalla loro specie di dimensione extrasensoriale.
Dopotutto, viveva in un mondo popolato da varie creature demoniache e presenze soprannaturali.
Risultava perfino più stravagante il fatto che lei, la cacciatrice di vampiri, potesse
frequentare un vampiro, suo ex nemico mortale. Perciò decise che sì, la
coscienza di Dawn doveva per forza essersi conservata
da qualche parte. Probabilmente aleggiava intorno a lei e persino in quella
stanza.
«Cos’hai?» chiese Spike, vedendola assorta. «Non saremo mica già
arrivati al punto che fissi il soffitto e dici che sarebbe da far ridipingere
la camera da letto??»
Buffy si mise a ridere «Non sono così incostante! Ci mancherebbe!»
«Perché mi stavo preoccupando che ti fossi già stancata di me!»
«Devi scusarmi. Stavo pensando a Dawn. Non so
come mai mi è venuta in mente in questo momento. Insomma, pensare a mia sorella
mentre stiamo facendo questo… non è il massimo!»
«Ti stavi chiedendo se prima di essere chiusa in un vaso, ha fatto a
tempo a sperimentare qualcosa del genere? Ha avuto una vita molto breve da
umana e probabilmente non ha fatto neanche in tempo a…»
«Ma cosa vai dicendo! Non è possibile che mia sorella avesse già… Insomma, me ne sarei accorta! E non stavo pensando a
questo!»
«Aveva molti ragazzi che le ronzavano attorno, sai? E gli ormoni a
quell’età scorrono come fiumi nelle loro vene!»
«Sei il solito! Stavo pensando che forse la sua essenza è lì fuori da
qualche parte.»
Spike cambiò il suo sorriso malizioso in un’espressione più seria,
percependo la tristezza che aveva preso Buffy
all’improvviso.
«Ti manca molto, non è vero?»
«Moltissimo. Ed è assurdo, perché quando era viva la trovavo insopportabile!
Mi rubava i vestiti e i trucchi, frugava tra le mie cose in camera, mi disobbediva… Però era pur sempre la mia famiglia.»
«Si capisce veramente quanto si tiene ad una cosa, solo quando la si
perde.»
«Quanto è vero.»
«Mi dispiace di non aver fatto in tempo a conoscerla.»
«Meglio così. La tua cattiva influenza l’avrebbe portata sicuramente
sulla brutta strada!» disse Buffy con un ghigno.
«Ma senti un po’ questa!» disse Spike sarcastico, mettendo su
un’espressione imbronciata. Riuscì nell’intento di far ridere Buffy per un po’, ma ben presto il malessere tornò di nuovo
come un drappo scuro calato sopra di loro.
Spike la abbracciò stretta senza dire una parola e Buffy
ricambiò il gesto, appoggiando il mento sulla sua spalla fredda.
«Credo che la spensieratezza non mi appartenga più. Non posso fare a
meno di pensare cose deprimenti.»
«Shhh» Sussurrò il ragazzo.
Spike la strinse e la accarezzò dolcemente per un lungo momento. Aveva
capito che in quel momento aveva bisogno di tenerezza e affetto. Sebbene i loro
corpi fossero nudi, non c’era più niente di erotico in quei gesti. Erano pure
dimostrazioni di affetto. Buffy si lasciò andare allo
sconforto e pianse tra le sue braccia. Lui le posò piccoli baci sulla fronte,
cercando di rassicurarla.
Quando l’aveva conosciuto, non avrebbe mai immaginato che potesse
nascondere un lato così tenero. Capì che aveva sempre cercato di nasconderlo
perché lo considerava una debolezza e se ne vergognava. Doveva recitare la
parte dell’uomo virile, del Big Bad, e nascondeva la sua parte sentimentale. Buffy si chiese come dovesse essere stato da umano.
Spike dal canto suo era incredulo. Davvero, doveva esserci qualcosa di
soprannaturale in azione, perché fosse potuta succedere una cosa del genere.
Fare l’amore con Buffy e tenerla tra le braccia a
quel modo, coccolandola nei momenti difficili. Era quello che aveva sempre
desiderato da quando si era innamorato di lei. Credeva che fosse troppo irreale
e troppo bello per essere vero.
Strinse Buffy più forte e desiderò che quel
momento durasse più a lungo possibile. Chissà se il giorno dopo e quello dopo
ancora avrebbe potuto di nuovo stringerla a quel modo. Chissà se lei si sarebbe
fatta toccare di nuovo, quando sarebbero tornati a Sunnydale.
Temeva il momento in cui le sue domande avrebbero avuto una risposta. Era
terrorizzato dall’idea che lei avrebbe potuto deludere le sue aspettative.