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Autore: vale98    05/12/2011    2 recensioni
Lei, ragazza vitale e divertente piena di energie. Lui, ragazzo timido e un po' secchione. In apparenza non hanno niente in comune, a parte una cosa: la strada per tornare a casa da scuola. Ed è proprio quella strada che li farà diventare amici, e poi, magari, chissà...
Una storia romantica, a tratti buffa, con un fatto accaduti almeno una volta a tutti: innamorarsi di qualcuno completamente diverso da noi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Cavolo , ma questo coso non si potrebbe chiudere una buona volta?! - esclamò Ginevra mentre cercava di chiudere lo zaino in mezzo alla strada. 
Luca, che guardava la scena da lontano, si intenerì. Lo faceva ridere quella ragazza con i capelli per aria, la giacca mezza aperta e i libri tutti sparsi in mezzo alla strada. Le erano caduti per colpa dello zaino aperto e ora stava cercando in tutti i modi di mettere i libri nella borsa.
Poco dopo si disincantò dalla scena, e anzi, con un incredibile coraggio, non proprio da lui, corse ad aiutarla.
Ginevra era proprio incavolata nera. Era stata interrogata a Geografia e aveva preso cinque. La madre sarebbe andata su tutte le furie. Bhe, in effetti con Glee alla tv, chi aveva vogli di studiare i fattori climatici?
A un certo punto, mentre era immersa nei suoi pensieri più profondi e stava mandando maledizioni alla professoressa di Geografia e al produttore della TV perché mandava Glee in un orario di studio , un libro di scienza le si materializzò davanti, preso da una mano affusolata. Ginevra alzò lo sguardo e vide il viso pallido di un ragazzo. Questo aveva due begli occhi verdi e un sorriso timido.
- Credo sia tuo - sussurrò lui passandole il libro.
- Credi bene! - esclamò lei prendendo il libro con un sorriso. Lui arrossì.
Lei chiuse di scattò lo zaino e si alzò. Lui la seguì.
- Che strada fai? - chiese lui.
-  Dritto fino al ristorante “ da Mario ” , terzo palazzo a sinistra. Te?
- Idem, però io abito al primo palazzo.
-Strano che non ti abbia mai visto. Eppure abitiamo a due metri l’uno dall’ altra. Vai alla Leopardi, immagino …
Il ragazzo annuì con fare timido. In realtà lui sapeva benissimo dove abitava, il piano  e persino come era arredata la sua stanza. Infatti, anche se non adiacenti, i palazzi erano vicini, e se si sporgeva un po’ la testa dalla piccola finestra del suo covo, si poteva vedere benissimo dove, come e chi abitava nel terzo palazzo.
- Anch’io ci vado, e tutto sommato non è una brutta scuola. A parte i professori di geografia, forse …
Luca abbozzò un sorriso, mentre la ragazza esplose in una risata divertita. Il ragazzo la guardò di sottecchi. Come si faceva ad essere così aperti con una persona conosciuta da due minuti?  Avrebbe tanto voluto essere come lei.
A un certo punto si accorse che stava zitto da troppo tempo, e all'orizzonte si affacciavano i tre palazzi vicino al ristorante.
- Attenta, hai ancora la zip dello zaino semi aperta.
- Davvero? Grazie! Se mi cadono un’altra volta i libri, giuro che lancio un urlo. E poi e tutta colpa del prof di musica. Come al solito ci fa spiegazioni che durano cinquantanove minuti e poi nell’ ultimo minuto rimanente pretende che mettiamo a posto lo zaino, prendiamo il cellulare e scendiamo giù nelle scale. Così ho dovuto mettere i libri com’erano e quello è stato il risultato.
Luca sorrise ancora, e solo un po' dopo si accorse che stava sul portone di casa sua, con Ginevra che lo fissava in modo interrogativo.
- Che fai, non entri? - chiese interrogativamente.
- Cosa? Ehm, si certo...
- Bhe, buon pranzo, allora. Io vado avanti, alla pizzeria dietro l’angolo. A dom…
- Perché vai in pizzeria? – chiese prontamente Luca prima di rendersi conto di ciò che stava dicendo.
- Mia madre non c’è e dovrò pur mangiar qualcosa. Ci vediamo domani!
E corse giù, con lo zaino stracolmo che andava su e giu.
In quel momento un ragazzo “ giusto ” le avrebbe chiesto i mangiare con lui, e poi di andare a fare un giro. Ma lui non era un ragazzo giusto. Così sventolò la mano in segno di saluto e seguì con gli occhi la ragazza che man mano diventava sempre più piccola.
- Uffa!  - gridò mentre saliva su per le scale – perché non sono un ragazzo giusto?
  
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