Fandom: Torchwood.
Pairing/Personaggi: demon!Jack/Ianto, comparsa di Owen e Toshiko.
Rating: Pg.
Beta: neera_pendragon (che è stata tanto carina ed efficiente,
e mi ha aiutata a limare i dettagli ♥)
Genere: Introspettivo, Romantico (?).
Warning: Supernatural!AU, Pre-Slash.
Words: 957 (fiumidiparole).
Summary: Ianto è una
persona molto, molto disperata e coglie
il suggerimento di una vecchia canzone.
Note: Scritta
sul prompt demoni!AU, per il 1°
giorno del Calendario
dell’AUvvento di auverse. Il titolo è quello
dell’omonima canzone di Robert Johnson, da cui è tratta
anche la strofa accennata nella storia. ¹
DISCLAIMER: Non mi appartengono e non
ci guadagno nulla ù_ù
Crossroad Blues
La notte era fredda e limpida;
a nord si ammassavano nuvole cariche di neve, ma alla periferia di Cardiff, su quell’incrocio sterrato, il cielo era pulito. Ianto sospirò, osservando il proprio respiro condensarsi in nuvolette, affondò meglio le mani nelle tasche del cappotto e strinse
le dita sulla scatola di latta che aveva nascosto lì.
Lui era una brava persona, una persona seria, non credeva a sciocche
superstizioni. Perfino le religioni gli sembravano poco più che leggende, miti che la gente creava per non soccombere alla realtà di essere totalmente abbandonata a se
stessa. Ma Ianto Jones era anche una persona disperata.
Pensò a Lisa,
la sua bellissima Lisa, la sua fidanzata, stesa su un letto d’ospedale.
«Coma irreversibile» aveva detto il Dottor Harper «Mi dispiace Mr. Jones, abbiamo fatto tutto il possibile, ora solo un miracolo può salvarla. O un
patto con un demone»
aveva aggiunto con una punta di sarcasmo sul finale, perché era un uomo amaro, troppo amaro per la sua giovane età.
Eppure quell’osservazione sfiduciata aveva dato a Ianto un’idea; un’idea stupida, avventata e disperata –
perché lui era una persona davvero, davvero disperata –, ma pur sempre un’idea.
«Io lo farei» gli aveva sussurrato ad
un orecchio Toshiko, la sua hostess di sala, mentre
lui si assicurava che tutto fosse al suo posto «Se
rischiassi di perdere la persona che amo, farei un patto con il Diavolo. Come in quella vecchia canzone: Standin’ at the crossroads, baby, the risin’ sun goin’ down, I believe to my soul, now, poor Bob is sinkin’ down…» canticchiò, ignara delle sue intenzioni, dandogli un inaspettato suggerimento. ¹
E, quindi, eccolo lo stupido, disperato Ianto Jones, in ginocchio al centro di un incrocio sterrato. Scavò a mani nude una piccola fossa in cui sotterrare la sua scatola di latta; all’interno solo una sua foto e qualche ossicino del suo gatto, morto due anni prima.
Dissotterrare
le ossa era stata la parte più difficile, ma Ianto era un tipo efficiente, per questo era tanto bravo
come maître; lui semplicemente faceva quello che andava fatto, senza
preoccuparsi di sporcarsi le mani. E qui valeva lo stesso: se c’era la
possibilità di salvare Lisa, lui doveva tentare, non importava se a sporcarsi
fosse stata la sua anima, stavolta.
Attese un paio di minuti, rabbrividendo nel vento freddo, ma non accadde nulla. Stupido, era così stupido. Solo lui poteva credere a delle sciocche leggende popolari e ad una vecchia canzone blues.
«Bel completo» disse una voce, facendolo trasalire.
Ianto si voltò e alle proprie spalle trovò un uomo affascinante, chiuso in un soprabito che sembrava uscito dritto dritto da una campagna militare della Seconda guerra mondiale.
«Bel cappotto» ricambiò, quindi, perché lo pensava sul serio e perché era una persona educata, e far sentire a suo
agio la gente era quello che sapeva fare meglio.
Lo sconosciuto sorrise e, quando una nuvola di passaggio oscurò per un momento la luna, i suoi occhi azzurri scintillarono di rosso. «Allora, Ianto Jones, cosa desideri? Denaro, successo… amore?» suggerì, dando all’ultima parola un’inflessione ammiccante.
L’interpellato si sentì gelare. «Tu sei…» non riuscì nemmeno a concludere, troppo nervoso.
«Il Capitano Jack Harkness. Puoi chiamarmi così,» gli offrì la mano, sorridendo ancora in quel modo fin troppo affascinante «ma sono certo che sappiamo bene entrambi cosa sono in realtà, vero Ianto?» terminò, quando lui la strinse.
Questi deglutì pesantemente, sentendosi la
gola asciutta, ma contrasse
la mascella, determinato. «Quindi puoi davvero guarire Lisa, la mia fidanzata?»
«Così nobile» osservò Jack «Certo che posso. Ma ogni cosa ha un prezzo».
«La mia anima» arguì Ianto, perché era tutto fuorché uno sprovveduto.
Il Capitano sorrise in conferma, avvicinandosi a lui
di un mezzo passo ed invadendo il suo spazio personale in modo inequivocabile. «Pensaci bene, Ianto. Sei sicuro? Tra dieci anni la tua anima sarà mia e tu
andrai all’Inferno».
«Il tuo compito dovrebbe essere convincermi, non dissuadermi» gli ricordò.
Jack ridacchiò, deliziato. «Sì, ma un così bel completo… sarebbe un vero peccato» osservò, gli occhi azzurri brillanti di malizia e molto
meno demoniaci di quanto Ianto avrebbe mai potuto immaginare. Semplicemente belli, in realtà. Forse perfino un po’ troppo belli, per essere quelli di un uomo.
Ianto non era un bigotto, ma iniziava a sentirsi
vagamente a disagio.
Qualcosa gli scombussolò lo stomaco, quando lo sguardo del demone scivolò per un momento sulla sua bocca, prima di tornare nel suo.
«Se sei convinto, baciami» disse Jack e fu
quasi un sospiro sul suo viso.
Quando si era fatto così vicino? Ianto aveva la sensazione che la situazione gli stesse scivolando di mano. Se mai ne aveva avuto il controllo.
«C-cosa?» smozzicò miseramente.
«Baciami ed il patto sarà sigillato» lo istruì il Capitano.
«Allora non dovrei parlare con una tua… collega?» azzardò lui.
«Io non ti vado bene?» Jack gli sorrise affascinante, ad una manciata di centimetri da lui, e Ianto non riuscì a trovare
proprio nulla da ribattere.
Poi ci fu solo una bocca morbida e decisa
ed una lingua che frugava con metodo nella sua bocca, facendogli piegare le ginocchia.
Jack lo sostenne, passando un braccio attorno alla sua schiena, e lui
si aggrappò istintivamente alle sue spalle larghe, mentre il Capitano continuava a baciarlo
per minuti interi. E Ianto era abbastanza certo che non fosse necessario tutto quello per firmare un contratto.
Quando il demone lo lasciò finalmente andare, lui si ritrovò accecato dalla luce chiara del plenilunio, come se avesse trascorso ore intere in una stanza buia – stordito, senza fiato.
Jack si morse suggestivamente un labbro. «Ci vediamo fra dieci anni, Ianto» gli ricordò, prima di voltarsi ed incamminarsi sul sentiero «Sarà un vero piacere possedere la tua anima» aggiunse, voltandosi brevemente, prima di dissolversi nell’aria come fumo disperso dal vento.
Il suo sorriso fu l’ultima
cosa a scomparire,
e Ianto si accorse che per tutta la conversazione non aveva pensato a Lisa
nemmeno una volta.
FINE.