Titolo: Non Mi Riesce di Sognare con Loro
Autore: Nemeryal
Fandom: Axis Power Hetalia
Rating: Giallo
Genere: Slice of Life, Triste,
Malinconico
Avvertimenti: Missing Moments,
Shonen Ai, OneShot
Personaggi: Chibitalia, Holy Roman Empire, Gilbert
Beilschmidt/Prussia
Pairing: Chibitalia/Sacro Romano Impero
Trama: -Sacro Romano
Impero..-
L’Impero sgranò gli occhi e a quella
voce tutto si dissolse nel chiarore della candela; col sangue defluito dal
viso, egli girò la testa, le labbra socchiuse per lo stupore.
Lei gli era accanto, più
grande di quanto la ricordasse. E più bella, oh, sì, infinitamente più bella.
Dedica: a Silentsky. E a Rota. E alla Jo-san. E alla chaska.
E a Prof. E a Harinezumi. E a LadyBracknell. E a lampadina.
E a Julia_Urahara. E a Gwen
Chan. E a LoLe. E a Reilin. E a jiinx. E a Impavid
Swan. E a Hullabaloos. E a Jaqueline. E a Marguerite. E
a Jekkun. E a Karly_chan. E a Yumi Kago. E a Mira
Kokoro. E a YuukiOnna. E a black_lacie. E a Blacket. E
a Cosmopolita. E a Etienne de Ducoin. E a Elita One. E a Lesty.
E a MagicLily. E a Nena92. E a Giallo 4Ever. E a historygil93.
E a Lambo56 6. E a s_theinsanequeen. E a Jo_March_95. E a RuKiA. E a Nihal the revenge. E a Pimplemi_chan. E a
darllenwr. E a Meridian
princess. E a artemis89. E a Chiaki_chan. E a medinspower Ari. E a liecht92. E a clod88. E a habanera. E a Catherina Earnshaw. E a _Zazzy. E a Mary_Cry. E a adrienne riordan. E a
Chibi_. E a Akai_Omoki. E a Meluzina E a _Ayame_. E a Orfeo della Lira 2. E a hanta97. E a KikyoOsama. E a Marmalade Girl. E a KuraCchan. E a Endimione. E a Kyuketsuki Assassin. E a Kuro_Renkinjutsushi. E a Birby. E a LaCCC. E a Yuri_e_Momoka. E a PiccolaGrandeMito. E a _Valchiria_ . E a Penny_.
E a Mareike Tiaycia. E a Sidereal Space Seed. E a Persychan. E a JhonSavor. E a miristar. E a Pupa2009. E a hiromi_chan. E a PureMorning. E
a KageChan. E a NoireNeige. E
a Dark Amy. E a MerokoIRONIC_. E a MummuReidRiel. E a Zenith.
E a Lord_Trancy. E a bianfre. E a Hana Angel. E a Mattie
Leland. E a Tifawow. E a BabiSmile.
A tutta
queste gente, a tutti voi ed altri che ho sicuramente dimenticato, perché me lo
sento che qualche nome mi è sfuggito. Lo so, diamine, lo so. E se è così,
perdonatemi.
Certo potevo dedicarvi qualcosa di un po’ più allegro, però
Note: Perché io oggi ho
finito di leggere Neve di Primavera
di Yukio Mishima. E quindi il mio umore è a terra per la bellezza di struggente
di quel romanzo. Perché poi ho ascoltato Un
Malato di Cuore, di Fabrizio de Andrè e ci sono molti versi, in quella
canzone, che mi fanno pensare agli ultimi momenti di Sacro Romano Impero. Il
titolo è preso proprio da uno di questi. Inoltre, ne ho citati alcuni, anche se
non direttamente, spero si capisca.
Soprattutto, che si capisca quello che
succede, ecco. Sarebbe imbarazzante, altrimenti. Molto imbarazzante.
Non Mi Riesce di Sognare con Loro
Quando aprì gli occhi, c’era solo il
chioccolio dei grumi di cera.
Tutta la stanza era in penombra e solo
un filo di luce sbiadiva nel ritaglio delle tende scure; le pieghe del
baldacchino nascondevano gran parte del mobilio, di cui non si riusciva a
cogliere che qualche angolo morso dalla luce languida delle candele.
Steso in quel letto così immensamente
grande, l’Impero soffocò un respiro tra le labbra livide; sentiva le guance
ardere per una febbre improvvisa, che gli bruciava le membra e gelava le dita,
provocandogli sgradevoli brividi lungo la schiena. Il corpo pesava così tanto
sulle ossa, che per un attimo gli venne il dubbio di star indossando ancora
l’armatura; tentò di sollevare la testa dal guanciale, ma le tempie fremettero
e palpitarono e urlarono a quel gesto, costringendolo ad affondare nuovamente
il capo nel cuscino.
No, non stava indossando l’armatura.
Aveva colto un luccichio metallico nella nebbia che gli offuscava la vista,
lontano, in un debole ritaglio tra il vetro e l’armadio intarsiato. E quel
gelo, no. Quel gelo non apparteneva alle piastre della corazza: era un freddo
diverso, di quello che strappa la carni, morso dopo morso, sempre più a fondo,
sempre più crudele.
In quel momento, nel tepore scomodo
delle lenzuola pesanti, l’Impero avrebbe dato tutto se stesso per riavere
indosso la propria armatura, per sentire il tintinnare della maglia ad anelli o
il cozzare della guaina contro il gambale, ardente alla luce del sole
insanguinato. Il freddo della corazza lo conosceva, era una sensazione amica,
che sapeva di protezione e pericolo all’insieme, di estasi e perdizione.
Un altro sospiro e una lama a
trafiggergli il petto; l’Impero boccheggiò tra le coltri, annaspando alla
ricerca d’aria.
Il mondo si lacerò d’improvviso, si
squarciò, si accartocciò nel crocchiare delle candele, nel rombo di voci
accavallate, nello sgranarsi di collane, perle, rosari, nella litania sommessa
d’una preghiera a tratti gorgogliante di rabbia, a tratti colma di
disperazione. Grondava sangue ogni angolo, ogni parete, ogni ombra, ogni luce,
scarlatta, purpurea, vermiglia, nel lucente palpitare d’una lama, nel lampo
bronzeo di un crocifisso, e lento, lento, quel liquido vischioso gli si
raccoglieva sul petto e pesava, pesava oltre ogni limite, e lo schiacciava, gli
impregnava i polmoni, lo affogava, gli riempiva la bocca, lo accecava, gli
incrostava la gola.
Lontano rombava il clangore di una
battaglia e il lezzo metallico del sangue gli esplose nel petto, rosso, rosso
come l’odore nauseabondo delle rose che sentiva pungere dappertutto, sulle
gambe, sulle braccia, sul ventre, sugli occhi..! E ogni spina succhiava e
strappava via quel poco di calore che ancora avvertiva nelle vene: i petali
imbevuti del suo spirito vitale, della sua anima, si raccolsero veloci tra le
sue labbra, tappandogli la gola e soffocando ogni respiro..!
-Sacro Romano Impero..-
L’Impero sgranò gli occhi e a quella
voce tutto si dissolse nel chiarore della candela; col sangue defluito dal
viso, egli girò la testa, le labbra socchiuse per lo stupore.
Lei gli era accanto, più
grande di quanto la ricordasse. E più bella, oh, sì, infinitamente più bella.
Si era tolta il fazzoletto bianco e i
capelli le ricadevano sulle spalle minute, circonfuse dall’aureola dorata della
fiammella; l’ombra sottile delle ciglia le sfiorava le guance, pizzicate da un
tenue rossore, tingendo di nero i grandi occhi ambrati. Le labbra, sollevate nel
sorriso più dolce che l’Impero avesse mai visto, le illuminavano il volto, su
cui ancora aleggiavano i tratti vaghi dell’infanzia. Teneva le mani in grembo,
le dita sottili intrecciate e ancora più bianche del grembiule che indossava
sopra la gonna verde chiaro.
-Hai freddo, Sacro Romano Impero?-
chiese, ma, senza attendere una risposta, scostò le coltri e gli si affiancò,
scivolando dolcemente tra le lenzuola.
L’Impero sentì le guance farsi ancora
più calde nell’avvertire le braccia candide della ragazza stringerlo,
invitandolo poi a fargli posare la testa contro suo il petto.
-Ci sono qui io– mormorò e lui tentò
di alzare la mano per sfiorarle una ciocca castana. Avrebbe voluto contarle i
capelli tra le dita, ma il torpore che serpeggiava infido nel suo corpo gli
aveva tolto ogni energia.
Si limitò allora a chiudere gli occhi,
facendosi cullare dal suono rassicurante del cuore della ragazza.
Nell’ascoltare quel battito regolare, persino la litania cadenzata che gli
pareva avvertire, quella preghiera soffusa nel tepore della stanza, era
impallidita..
-Dimmi, Sacro Romano Impero..cosa
fanno le persone nel tuo Paese, quando gli piace qualcuno?-
L’Impero sentì le parole sgretolarsi
sulle labbra, insieme a quel poco fiato che ancora riusciva a richiamare a sé; prese
a tremare, così, in quella stretta tanto dolce e sofferta, al ricordo di un
altrettanto sofferto e dolce addio.
-N-non lo so..- mormorò, la voce
ovattata per la febbre crescente –Le baciamo, credo..-
-Un bacio?- sorrise lei e la luce
della candela che le incoronava il capo parve animarsi –Capisco..-
E fu questione di un istante prima che
il viso di Italia si illuminasse, splendente più dell’oro e certamente più
prezioso; nell’ultimo respiro rantolante che l’Impero seppe tirare, le labbra
della ragazza si posarono sulle sue e la luce esplose d’un bianco sfolgorante
nel buio irreale della stanza. Il freddo si incrinò e si ruppe, il calore,
tutto il calore del suo corpo, del mondo intero, si raccolse nella fiamma di
quel bacio, cristallizzato nell’ambra dei caldi occhi di Italia.
Ogni cosa, ogni tempo, ogni luce, la
vita, la morte, sfumarono nel suo dolce sussurro.
-Ti amo, Sacro Romano
Impero. Ti ho amato sin dal decimo secolo-
***
-Angelus Domini nuntiavit Mariæ, et concepit de Spiritu
Sancto. Ave Maria, gratia
plena, Dominus tecum..-
Al suono tremulo d’un rantolo, Prussia
alzò gli occhi di scatto, la preghiera ancora sulle labbra.
-Italia..-
Un ultimo mormorio, un sorriso
tremante, gli occhi azzurri che impallidivano al nascere dell’alba.
Prussia gettò via il rosario e si
prese la testa tra le mani.
Pianse, accanto a quel letto ora
vuoto.
[6 Agosto 1806]
{ E l'anima d'improvviso prese il volo,
ma non mi sento di sognare con loro.
No, non mi riesce di sognare con loro.}
~Un
Malato di Cuore, Fabrizio de Andrè