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Autore: visbs88    08/12/2011    7 recensioni
Lo seguiva. La sua presenza era diventata tanto naturale per Easley da non essere nemmeno notata, talvolta. Era un’ombra discreta, silenziosa, che sapeva intuire quando Easley necessitava di rimanere solo per qualche giorno, che riappariva al momento giusto. E Easley sorrideva di fronte a tanto zelo, non potendo non compiacersene senza tuttavia comprenderne appieno il motivo. Era uno strano legame, quello che si era instaurato tra lui e Rigardo.[...]
Il passato di Easley del Nord e di Rigardo, ancora guerrieri, fino al loro Risveglio.
[Accenni Rigardo/Easley]
[Seconda classificata al contest Fandom's Warriors indetto da Bluemary e CalbalaCrab sul forum di Efp]
[Scritta per il Calendario dell'Avvento di Fanworld.it]
[Questa fanfiction ha partecipato al contest La notte degli Oscar indetto su Writers Arena Rewind]
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Easley, Rigardo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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IN YOUR (SILVER) EYES

 
Contest: Seconda classificata al contest Fandom’s Warriors indetto da Bluemary e CalbalaCrab sul forum di Efp.
Questa fanfiction ha partecipato al contest La notte degli Oscar indetto su Writers Arena Rewind.
Elementi obbligatori: presenza di un Risvegliato come personaggio rilevante e di almeno una battaglia.
Iniziativa: Calendario dell’Avvento (Fanworld.it).
Tema scelto: inverno inoltrato.
Titolo: In your (silver) eyes.
Introduzione: Lo seguiva. La sua presenza era diventata tanto naturale per Easley da non essere nemmeno notata, talvolta. Era un’ombra discreta, silenziosa, che sapeva intuire quando Easley necessitava di rimanere solo per qualche giorno, che riappariva al momento giusto. E Easley sorrideva di fronte a tanto zelo, non potendo non compiacersene senza tuttavia comprenderne appieno il motivo. Era uno strano legame, quello che si era instaurato tra lui e Rigardo.[...]
Il passato di Easley del Nord e di Rigardo, ancora guerrieri, fino al loro Risveglio.
Personaggi: Easley del Nord, Rigardo.
Rating: Verde/Giallo – Per tutti/14+.
Generi: Azione (?), Generale, Introspettivo.
Avvertimenti: Missing Moment, One-shot, lieve Shonen-ai.
Pairing: accenni Rigardo/Easley.
Numero parole (Contatore Word): 4.425.
Disclaimer: i personaggi non sono miei, ma dell’autore del manga Norihiro Yagi. Non scrivo a scopo di lucro, ma per puro divertimento personale. Occorre il mio permesso per citare pezzi della storia, tradurla, riprodurla altrove o trarne ispirazione.
 

Buona lettura.

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Lo seguiva. La sua presenza era diventata tanto naturale per Easley da non essere nemmeno notata, talvolta. Era un’ombra discreta, silenziosa, che sapeva intuire quando Easley necessitava di rimanere solo per qualche giorno, che riappariva al momento giusto. E Easley sorrideva di fronte a tanto zelo, non potendo non compiacersene senza tuttavia comprenderne appieno il motivo. Era uno strano legame, quello che si era instaurato tra lui e Rigardo.
Non poteva essere definito affetto, giacché mai vi erano state effusioni di sorta; eppure non si poteva certo dire che fossero indifferenti l’uno all’altro. Rigardo non era un tipo socievole o dalla conversazione brillante, per nulla. Gli bastavano solo poche parole per comunicare con Easley, che d’altro canto si limitava spesso a rivolgergli di rimando un sorriso che esprimeva tutto il suo palese divertimento di fronte all’obbedienza quasi esagerata di Rigardo. Ed era così che i loro brevi dialoghi si chiudevano, con uno sguardo quasi giocoso di Easley che non riceveva altro in risposta se non quello freddo degli occhi d’argento di Rigardo. L’Abissale era ben lungi dal preoccuparsi per una tale indifferenza; conosceva abbastanza bene Rigardo da vedere nella stessa postura del suo corpo la sua reazione interiore a quelle piccole provocazioni implicite. Quando stava ritto, quasi in una posa militaresca, Easley non poteva far altro che ghignare di fronte alla consapevolezza di averlo quasi offeso, certezza che si confermava anche grazie alle sopracciglia di Rigardo, puntualmente aggrottate dopo quell’ulteriore presa in giro. Quando invece  il giovane sedeva più rilassato Easley si limitava a chinare un po’ di lato la testa, osservandolo, conscio che quel giorno Rigardo, seppur stuzzicato, non avrebbe reagito. Bastava il loro gioco di sguardi a parlare per loro.
Tra le nevi perenni delle terre d’Alphonse dovevano sembrare un quadro piuttosto strano, seduti l’uno di fronte all’altro su tronchi d’albero caduti o su massi ricoperti di muschio, spesso in silenzio dopo una lunga marcia da una città del Nord all’altra. Un quadro che sapeva diventare quasi famigliare se c’era un fuoco a rischiarare il buio della notte; che appariva più che mai macabro quando invece a dividerli c’era un cadavere umano dal volto deformato in un’espressione di puro terrore.
 C’era poco di divertente in quelle terre ostili. Si nutrivano dei viandanti per non attirare troppo la fastidiosa attenzione dell’Organizzazione, bloccavano qualche Risvegliato diventato un po’ troppo invadente.
Si spostavano senza fretta tra gli alberi bianchi di quell’eterno inverno, due figure curiose anche per il contrasto dei loro volti,  dei colori, dei loro capelli. A volte finti viaggiatori, altre figure sfuocate a malapena intraviste dagli uomini, fantasmi che gareggiavano in piccole sfide silenziose. Easley socchiudeva gli occhi e iniziava a correre senza sforzo tra gli alberi, spesso privo di una meta precisa, seguito da Rigardo che pareva tenere il suo passo senza sforzo e che solo di tanto in tanto provava a superarlo. Ma per quanto nessuno dei due s’impegnasse realmente, sapevano entrambi che la velocità di Easley non poteva comunque essere eguagliata. Quelli di Rigardo erano buchi nell’acqua, sfide inutili in una giocosa competizione che era destinato a perdere. Easley sarebbe scomparso alla sua vista, e l’avrebbe ritrovato in piedi in una radura ad aspettarlo, magari davanti ad una pozza di sangue e ad un umano ancora caldo. Il forte vinceva sempre, era una legge fin troppo chiara nel mondo in cui vivevano, e apprenderla era il primo passo per sopravvivere. Il prezzo di consueto sarebbe dovuto essere la morte; Easley però dinanzi a Rigardo sorrideva, incerto se provare ammirazione o disprezzo per la condizione che Rigardo si era quasi imposto da solo. Per il modo in cui aveva scelto di vivere, dopo essere stato sconfitto.
 

***


 
– V-voi… vi fermerete al villaggio?
Easley rinfoderò la spada, non dopo averla pulita dal sangue. Osservò il cadavere dello Yoma che aveva appena abbattuto, quindi volse lo sguardo alle montagne che parevano incombere sulla cittadina che aveva liberato: alte, aspre, i boschi le ricoprivano solo alle loro pendici, conferendo loro una strana atmosfera, quasi mistica.
– No – rispose all’uomo che l’aveva interpellato – Un uomo in nero verrà a riscuotere il denaro. Date a lui la ricompensa; io parto ora.
L’umano tentò di articolare una risposta, ma dalle sue labbra uscì soltanto un’accozzaglia di suoni senza senso. Forse aveva provato a ringraziare, ma la paura verso una creatura per metà Yoma aveva infine avuto la meglio. Easley sorrise, incurante del terrore che i guerrieri come lui potevano incutere negli abitanti dei villaggi. Rivolto un cenno di saluto quasi beffardo all’uomo, che indietreggiò, Easley si incamminò verso le montagne. Le persone si scansavano al suo passaggio, ma il guerriero era ben lontano dal curarsene. Aveva qualcosa di più interessante di cui occuparsi.
 
Con un tenue sorriso ancora stampato sulle labbra, Easley guardava gli alberi della foresta in cui si era inoltrato. Spirava una brezza tagliente che si insinuava tra i tronchi imponenti delle conifere e che scompigliava i lunghi capelli biondi del guerriero. I suoi occhi d’argento avevano una strana luce, che mal celava la curiosità presente nel suo animo. Alzò il capo osservando il cielo sopra di sé, coperto da nuvole grigio chiaro che davano poche possibilità ai raggi del sole di arrivare a scaldare quella foresta. Stranamente, a Easley quel clima piaceva. Si sentiva più sereno rispetto a quando il sole splendeva alto nel cielo. Chiuse gli occhi, respirando l’aria fresca con evidente piacere. Rimase immobile per lunghi secondi, e non cambiò posizione nemmeno quando udì un suono di passi metallici che gli sembrava stranamente familiare.
– Che cosa fai qui? – domandò sorridendo, senza preoccuparsi di aprire gli occhi. Ebbe solo silenzio in risposta. Tuttavia la presenza del guerriero davanti a lui, a pochi passi di distanza, era concreta. Gli pareva di sentire il suo lievissimo respiro nella quiete della foresta, un suono impercettibile e regolare. Rimase in attesa per lunghi secondi, aspettando di udire una voce che tuttavia non si fece sentire. Alla fine Easley aprì gli occhi, posando lo sguardo sulla silenziosa figura apparsa tra gli alberi.
Era un guerriero dotato della consueta bellezza che accomunava molti dei mezzi Yoma creati dell’Organizzazione. Il suo volto era regolare, gli occhi d’argento gelidi, i capelli corti di un biondo scuro che contrastava con il candore quasi irreale della sua pelle. Pareva più un ragazzo che un uomo, malgrado il fisico muscoloso che faceva intuire una forza non comune. Easley si prese parecchi istanti per osservarlo. Non era da molto tempo che non lo incontrava e dunque non avrebbe dovuto stupirsi, tuttavia non poté evitare di pensare che era perfettamente identico all’ultima volta in cui l’aveva visto.
Si scrutarono. Il nuovo venuto non faceva trasparire nessuna emozione dal proprio sguardo o dal proprio viso, al contrario di Easley, che continuava a sorridere.
– Rigardo. Questa non è la tua area. Che cosa fai qui?
Il giovane chiuse gli occhi, e Easley si rallegrò per averlo strappato alla sua immobilità. Tuttavia Rigardo rimaneva in silenzio, senza dare nessun segno di voler rispondere alle domande dell’altro guerriero.
– Hai disubbidito ai tuoi superiori – constatò questo, divertito – Non è difficile capirlo. Quello che io mi domando è il perché, Rigardo. L’Organizzazione non va contrastata, tantomeno per motivi futili quali farmi una visita, non trovi?
– Visita? – ripeté finalmente Rigardo. Aveva una voce profonda, ma al contempo dura, tagliente, fredda, al pari del suo sguardo.
Easley non smetteva di sorridere. Era stato quasi certo che la reazione del compagno sarebbe stata quella. Perché per quanto avessero iniziato a combattere nello stesso periodo, per quanto si fossero spesso allenati insieme e si conoscessero, in fondo, piuttosto bene, sapevano entrambi che sentimentalismi di quel tipo non erano certo nello stile di nessuno dei due.
– No, non una visita – rispose quindi Easley, calmo – E’ facile intuire anche questo. Non sei qui per nostalgia, ma nemmeno per un fortuito caso. Devo dedurne che vuoi sfidarmi, Rigardo?
Easley notò a malapena il repentino movimento della mano dell’altro guerriero, che afferrò l’elsa della propria spada. Un secondo dopo Easley era costretto a scansarsi di lato e a sfoderare la propria Claymore per parare l’attacco di Rigardo. Ebbe a malapena il tempo di ghignare prima che un nuovo affondo lo costringesse ad arretrare.
– Sei sempre stato così – disse Easley con noncuranza, mentre bloccava senza sforzo la spada di Rigardo – Ti getti nella battaglia in modo troppo impulsivo. Un giorno ti pentirai di questa tua smania di combattere.
– Non sta a te dirmelo – fu la risposta secca. Rigardo provò ancora una volta a colpire. Easley, dopo averlo scansato, con un balzo leggero si portò a qualche passo di distanza.
I due guerrieri si guardarono negli occhi, di nuovo immobili l’uno di fronte all’altro, in apparenza calmi. Easley però era in guardia, la presa salda sulla Claymore, pronto a scattare se fosse stato necessario. L’espressione del suo volto era più dura, malgrado il sorriso non fosse scomparso dalle sue labbra.
– Vuoi forse stabilire chi di noi è il più forte? – domandò a Rigardo – Sono stato elevato al grado di numero uno dell’Organizzazione. Tu sei il numero due. È tutto molto chiaro, non ti sembra?
– Siamo i primi guerrieri dell’Organizzazione. Cosa ci garantisce che non possa sbagliare? Io non mi fido di loro.
– Non ti fidi – ripeté Easley, mellifluo – O non vuoi accettare la loro verità?
– L’accetterò quando mi verrà dimostrato che non è una menzogna – la risposta di Rigardo era fredda, e Easley socchiuse gli occhi. Non stava mentendo.
– E sei disposto ad umiliarti per questo? – domandò Easley – Che cosa farai quando perderai? Giurerai vendetta, ti dimostrerai umile come un servo, scomparirai per sempre dalla mia vista?
Rigardo non parve cogliere l’ironia nelle parole dell’altro guerriero. Socchiuse gli occhi mentre un lampo li attraversava.
– La seconda – disse piano. Easley, per la prima volta, lo guardò stupito.
– Che cosa? – domandò, senza comprendere il significato di quelle parole.
– Sarà questa la posta in gioco – il tono di Rigardo era più che mai deciso – Chi perderà servirà l’altro, per sempre.
Easley rimase per qualche istante perplesso, quindi il sorriso rispuntò sulle sue labbra, mentre chinava il capo e chiudeva gli occhi.
– Che sciocchezza, Rigardo – mormorò, divertito – Che enorme sciocchezza. Accetto la sfida, o forse dovrei chiamarla stupido gioco? Non necessito di servi né tantomeno intendo abbassarmi ad un simile livello. Questo, comunque – la voce di Easley si fece più bassa, quasi minacciosa – non potrebbe mai accadere.
Quasi quelle parole fossero state un segnale, i due guerrieri scattarono l’uno verso l’altro, facendo cozzare le spade. Il sorriso di Easley si era spento quasi del tutto. Solo un bagliore di lieve divertimento era ancora presente nei suoi occhi che rimanevano fissi sul volto di Rigardo, concentrato quando il suo.
– Non è uno scherzo, Easley.
Quello emise uno sbuffo e alzò le spalle. Rigardo non parve apprezzare quel comportamento tanto superficiale, e i suoi occhi si riempirono di una strana rabbia. Non era odio, si disse Easley. Rigardo, nonostante tutto, non lo odiava, ne era certo. Probabilmente teneva solo molto a cuore le proprie sciocche promesse.
Si divisero un’altra volta, e un’altra volta Easley attaccò l’avversario, menando una serie di rapide stoccate che Rigardo parò con quella che parve un’immensa fatica. Non sarebbe mai stato abile quanto lui nella difesa, si disse Easley. In quel secondo tanto breve Rigardo scomparve dalla sua vista. Senza voltarsi, Easley portò la Claymore dietro la propria schiena, bloccando l’arma dell’altro guerriero. Le lame stridettero mentre Easley si girava con un movimento fulmineo, costringendo Rigardo a compiere un balzo all’indietro. Prima di toccare terra, Rigardo scomparve di nuovo, tentando di prendere di sorpresa Easley attaccandolo ancora alla spalle.  Il guerriero tuttavia si scansò e Rigardo rischiò di perdere l’equilibrio. La Claymore di Easley passò sibilando a pochi centimetri dai suoi capelli.
“Ammetto di essere sorpreso” pensò Easley, mentre vibrava una stoccata diretta alla spalla sinistra dell’avversario, che riuscì a pararla “Lo ricordavo meno forte di quanto non sia adesso.”.
Rigardo era veloce, incredibilmente veloce. Ma Easley era sicuro che non stesse cercando di confonderlo con le sue apparizioni improvvise, no. Se Rigardo non era cambiato –e Easley poteva dire con una certa sicurezza che non fosse cambiato affatto–, una tattica come quella non poteva essere nel suo stile; più probabilmente pensava solo ai movimenti più convenienti, cercando di raggiungere Easley e ferirlo a tutti i costi. Per quanto fosse senza alcun dubbio un guerriero di capacità eccezionali, Rigardo peccava davvero troppo di impulsività. Cercava la strada più facile e diretta; Easley intuiva senza sforzo la direzione del suo prossimo attacco, poiché sapeva che sarebbe stata quella più semplice e all’apparenza più efficace. Rigardo non amava le strategie, al contrario del suo avversario, che sorrideva di fronte ad uno stile di combattimento a suo parere tanto rozzo, impulsivo, dettato dall’istinto più puro. E mano a mano che gli attimi passavano, che il respiro di Rigardo si faceva più affannoso mentre continuava la sua battaglia, Easley vedeva il momento della vittoria avvicinarsi. Era pur vero che gli attacchi di Rigardo divenivano sempre più rapidi, decisi e stranamente più imprevedibili, ma Easley pareva faticare molto meno del suo avversario. Dopo aver tentato di sbaragliarlo in un colpo solo all’inizio, aveva preferito poi giocare ad attendere il momento in cui Rigardo sarebbe sembrato troppo stanco per reagire ad un suo attacco. E lo aspettava quasi danzando sul quel suolo freddo, atterrandovi leggero ogni volta che era costretto a saltare, mentre gli unici suoni che riempivano l’aria erano quelli metallici delle Claymore.
All’ennesimo colpo diretto di Rigardo, Easley rispose vibrandone uno ancora più deciso e potente. Rigardo fu quasi sbalzato qualche metro più in là, dove rimase immobile, fermo. Ansimava e Easley ebbe l’impressione che stesse per rilasciare il suo Yoki. Non aveva intenzione di permetterglielo. Scattò verso di lui con una velocità fulminea, talmente rapido che probabilmente fu per puro istinto che Rigardo saltò all’indietro evitando il suo affondo. Parve tuttavia confuso, perché Easley aveva mirato alle sue gambe. La Claymore del numero uno saettò ad un soffio dal suo braccio sinistro. E improvvisa, inaspettata, piombò sulla sua spalla destra, facendogli lasciare la presa sulla propria arma che volò lontana, colpita da un calcio.
Easley fece un passo indietro, puntando la Claymore contro il suo avversario. Il sangue gocciolava dalla lama e dalla profonda ferita alla spalla di Rigardo, sporcando il terreno scuro. E Rigardo lo fissava quasi incredulo, forse nemmeno accortosi del proprio dolore fisico.
– Hai perso, Rigardo – mormorò dolcemente Easley – Non te l’avevo forse detto, che sarebbe finita così?
Passarono ancora lunghi istanti di silenzio. Dopo quella strana attesa, Rigardo cadde in ginocchio. Dapprima Easley credette fosse colpa della ferita, ma si rese conto che gli occhi del guerriero sconfitto erano fissi sul suo volto. Non seppe leggervi alcuna emozione.
– Easley – iniziò Rigardo, con un tono stranamente freddo – Io sarò il tuo servo.
Easley lo guardò incuriosito, prima di lasciarsi scappare una risata. Con un solo gesto ripulì la lama della Claymore dal sangue, quindi la rinfoderò. Guardò il guerriero ancora in ginocchio davanti a lui.
– Andiamo, Rigardo – sorrise – Smettila con queste stupidaggini. Spero solo tu sia finalmente convinto di ciò che dice l’Organizzazione.
– Lo sono – fu la risposta dura – Non ne dubito più. E ti servirò, Easley.
– Il tempo per giocare è finito, Rigardo – replicò l’altro, infastidito da tanta insistenza – Torna nella tua area.
– Il mio non è un gioco.
Easley gli lanciò un’ultima, lunga occhiata, prima di voltargli le spalle.
– Sbrigati a rimarginare quella ferita. Stai perdendo molto sangue.
E si allontanò nella foresta.
 
 
Camminava con il passo regale di tutti i guerrieri, immerso nei propri pensieri. Non che lo desse a vedere: teneva gli occhi d’argento puntati dritti di fronte a sé, il suo volto era senza espressione. Non pareva preoccupato, ma in realtà una certa curiosità lo animava.
Easley rimuginava parecchie cose. Di tanto in tanto l’incontro con Rigardo, avvenuto forse una settimana prima, faceva capolino tra i suoi pensieri. Rigardo. Non l’aveva seguito, e forse si era reso conto di quanto assurdo fosse il suo proposito di mettersi al completo servizio di Easley. Non sarebbero riusciti a vivere così vicini l’uno all’altro, e Easley non era nella posizione di comandare, affatto. Se l’era ripetuto spesso, in quei giorni: forse Rigardo non si rendeva conto di essere già uno schiavo, un servo dell’Organizzazione, al pari di ogni altro guerriero. Gli ordini venivano impartiti ed i lavori eseguiti senza alcuna protesta, senza modo di potersi rifiutare. Non che a Easley ciò interessasse. Non si faceva poi troppe domande sugli uomini che gli affidavano le missioni da portare a termine.
La missione, già, la missione di quel giorno. Easley era davvero, davvero curioso. Uno Yoma da solo aveva distrutto un intero villaggio lasciando integra solo qualche misera casa. E non si era allontanato di molto, come aveva potuto constatare Easley dopo essere arrivato in quel luogo tanto desolato. Ma non era un normale Yoma, no. D’altronde, uno di quei demoni da solo non avrebbe potuto compiere una simile strage.
Easley socchiuse gli occhi. Risvegliato. Stava andando a combattere un Risvegliato, l’ex numero cinque dell’Organizzazione, se le sue informazioni erano corrette. Non ne ricordava nemmeno il nome.
Forse quello era stato il primo guerriero ad essersi risvegliato, forse no. Easley aveva la fastidiosa impressione di essere una cavia, una pedina inviata ad affrontare un pericolo ignoto. La cosa non gli piaceva; non temeva lo Yoma, affatto, ma la sensazione di essere solo un oggetto da usare lo riempiva di una considerevole dose di irritazione.
C’era una leggera nebbia, che rendeva il paesaggio tutt’altro che allegro. L’aria era quasi pesante, si disse Easley. In mezzo alla nebbia, percepì uno Yoki di potenza elevata. E vide una figura scura a qualche decina di passi da lui.
Si avvicinò di qualche metro, prima di fermarsi.
– So chi sei – disse ad alta voce, calmo.
– Oh, davvero? – rispose una voce divertita, mentre la figura avanzava verso di lui. Era una voce stridula, quasi irreale. Easley portò con prudenza una mano alla Claymore, non del tutto certo di ciò che avrebbe dovuto aspettarsi.
– Mi sembri teso – continuò quello che ormai Easley aveva identificato come il Risvegliato. In risposta a quella provocazione, il guerriero sorrise, senza tuttavia abbassare la guardia.
– Mostrati per quello che sei – mormorò – La curiosità di vedere la forma di un Risvegliato è grande.
Risveglio. Quella parola suonava affascinante alle orecchie di Easley. Non era da molto, in fondo, che combatteva. E aveva dovuto affrontare solo semplici e deboli Yoma fino a quel momento. Mai aveva rilasciato il proprio Yoki, ma l’idea di farlo era allettante, ora che per la prima volta vi rifletteva. Non per Risvegliarsi, no. Non voleva perdere la propria umanità. Ma provare…
– Sei un guerriero molto forte – la voce del Risvegliato lo riportò al presente. La sua non era una domanda – Non ho mai mangiato le interiora di un mezzo Yoma. Chissà… che sapore hanno.
L’ombra nella nebbia iniziò a deformarsi. Easley rimase immobile mentre si ingigantiva, si modificava, fino a diventare uno Yoma dalle proporzioni enormi. A Easley ricordava semplicemente questo. Forse i tratti del viso erano più umani, più regolari, rispetto ad altri mostri da lui visti in precedenza, ma non gli pareva altro che un umanoide troppo cresciuto. Le braccia erano grosse come parecchi tronchi d’albero messi insieme, le dita terminavano con artigli affilati, le gambe erano storte. Benché quella figura gli ispirasse un notevole ribrezzo, Easley non poté non rimanere affascinato dal potere che emanava. Potere che probabilmente sarebbe riuscito a contrastare senza troppo sforzo, ma che aveva qualcosa in più, una forza che trascendeva lo Yoma. Il suono del respiro pesante del Risvegliato riempiva l’aria. Easley estrasse la Claymore, guardingo.
– Affrontarmi così… – sibilò lo Yoma – Sei temerario. O forse, non sai chi hai di fronte.
Easley decise di non rinfacciare al Risvegliato le stesse identiche parole. Misurarsi con un Risvegliato… avevano mandato il numero uno dell’Organizzazione. Forse il pericolo era concreto. Forse l’Organizzazione stessa non sapeva bene come comportarsi. E la tentazione, la tentazione era così forte… voleva provare, voleva essere sicuro di vincere.
I suoi occhi divennero dorati. Sentì lui stesso la propria aura crescere, aumentare di potenza. Si era levato un vento innaturale, attorno a lui.
– Non ti basterà così poco! – ruggì il Risvegliato, scagliando un pugno contro il guerriero, minuscolo a suo confronto. La forza del mostro era tale che il terreno parve frantumarsi quando fu percosso da quella mano gigantesca, ma Easley fluttuava con leggerezza nell’aria, un’espressione fredda sul volto. Scattò verso il Risvegliato e vibrò due colpi al braccio destro, quasi senza che il mostro se ne accorgesse. Quando lanciò un urlo simile a quello di una bestia inferocita, il braccio già giaceva al suolo.
Bastava così poco sforzo per sentirsi così forti?
Fu questione di qualche altro breve attimo. Un nuovo movimento repentino, il saettare della Claymore, un nuovo grido che si perse nella nebbia. Il sangue inondò il terreno mentre la testa del Risvegliato rotolava sul suolo gelido.
Easley ricadde con eleganza a terra. Non ripulì la Claymore come suo solito. Rimase immobile, lo sguardo fisso dinanzi a sé. Un Risvegliato, aveva appena ucciso un Risvegliato. Perdere l’umanità. Perché mai farlo? Avrebbe potuto chiederglielo. Domandare cosa l’avesse spinto ad un atto tanto stupido. Stupido, sì.
I suoi occhi non ritornarono del loro consueto colore argenteo. Sembravano brillare in modo quasi sinistro in quell’atmosfera già tetra.
Era stato divertente, piacevole, sentirsi così forte. Il potere, per quanto solo in una sua piccola parte, si era diramato in tutto il suo corpo. E se ce ne fosse stato… di più?
Easley strinse la presa sulla Claymore, mentre alcune vene sulla sua fronte si ingrossavano. E sul collo. Le labbra scoprirono i denti all’improvviso aguzzi, quasi in un ringhio simile a quello di una fiera.
Sembrò un’esplosione. Easley cadde in ginocchio. La sua divisa si lacerò mentre gli pareva di sentire le proprie braccia scoppiare, tanta era la forza che fluiva nelle sue vene. Forza, una tremenda forza, e un tremendo piacere.
Se anche Easley avesse voluto, sapeva che non sarebbe riuscito a tornare indietro. Sentiva di essersi avvicinato troppo ad una soglia ignota, di essere quasi arrivato ad un punto di non ritorno. Ma in fondo, non gli interessava per nulla.
Umanità? Cosa significava essere umani, in confronto a quel potere tale da far vibrare l’aria? Che cos’erano le gioie di quei deboli esseri, paragonate a quell’estasi che sembrava avvicinarsi sempre di più, irresistibile, suprema? Era quello il Risveglio? Era meraviglioso, indescrivibile. Un orgasmo di puro piacere, un fuoco che sconvolgeva il suo corpo, che mutava sempre di più la propria forma.
Niente. L’umanità non era niente, niente, rispetto a quello.
Easley lanciò un grido che parve un ruggito. E poi fu il silenzio.
 
 
Aveva sempre amato l’inverno.
Le terre d’Alphonse erano un paradiso, pensò Easley accarezzando quasi con dolcezza la corteccia di un albero. L’intera foresta era coperta di neve, il terreno era ghiacciato, e Easley non sentiva freddo. Aveva un caldo mantello sulle spalle, ma sapeva che avrebbe potuto denudarsi senza sentire nemmeno un brivido malgrado l’aria gelida. Era in cammino da giorni e giorni, e non sentiva la minima fatica. Aveva ucciso umani senza spendere una briciola di energia. Aveva assaporato il gusto del loro sangue e delle loro interiora, si era saziato con i loro organi caldi.
Era dove voleva essere, libero dall’Organizzazione. Era, in fondo, felice.
Nei suoi occhi passò un lampo. Una presenza che ben conosceva si stava dirigendo verso di lui, attraverso la foresta. Era tuttavia diversa da come la ricordava. E Easley non ebbe difficoltà a capire dove si trovasse la differenza.
 
– Era irresistibile, non è forse vero? – mormorò con dolcezza Easley, compiendo un gesto armonioso con la mano destra. La guardò muoversi lenta, fluida, davanti ai suoi occhi, per il puro piacere di sentirsi perfetto. Riuscì a staccare lo sguardo dai movimenti delicati delle proprie dita e a spostarlo verso il giovane dai capelli scuri che si trovava di fronte a lui.
– E’ stata una piacevole sensazione – rispose quello, distaccato. Con i suoi occhi d’argento pareva scrutare con una particolare attenzione l’alta figura di Easley, i movimenti inutili che continuava a compiere. Rimase quindi in silenzio, in attesa che l’altro parlasse di nuovo.
– Perché sei qui, Rigardo? – domandò calmo Easley – Pare che tu ti diverta a pedinarmi.
– Puoi comprendere da solo il motivo della mia presenza, Easley.
Il giovane dai capelli biondi gli lanciò un’occhiata divertita. Imperscrutabile come sempre, di poche parole, serio, composto. Nemmeno il Risveglio aveva alterato la rigida personalità di Rigardo.
– No, in realtà non lo comprendo – rispose con un sorriso – Questa, ho deciso, sarà la mia zona di caccia. E tu, e qualunque altro Risvegliato, dovrete starne alla larga.
– Mi è giunta la notizia del tuo Risveglio pochi giorni fa – disse invece Rigardo, ignorando le parole di Easley – E la cosa mi ha infastidito, in un primo momento.
– Rigardo, vuoi forse farmi credere di tenere alla mia vita? – lo interruppe Easley, con una risata.
– Ma poi ho capito – continuò Rigardo, socchiudendo gli occhi senza scomporsi – L’Organizzazione si comporta con i Risvegliati come con gli Yoma. E forse sarei stato inviato ad ucciderti. Ciò non rendeva onore al nostro patto.
– Ancora quella ridicola storia, Rigardo? – mormorò annoiato l’altro Risvegliato, scuotendo la testa.
– Easley. Io non ho mai scherzato, mai. Saputo del tuo Risveglio, avvenuto per mera voglia di potere… – il tono di Rigardo era diventato quasi sprezzante, e Easley poté notare quanto Rigardo disapprovasse quella scelta. Strano davvero, perché doveva averla fatta anche lui.
– Che cosa hai fatto, Rigardo, a quel punto? – chiese mellifluo, nascondendo la propria curiosità dietro ad una maschera di divertita indifferenza.
– Ho fatto ciò che era giusto. Ciò che era necessario… per seguirti.
Per la prima volta, Easley sussultò. Fissò stupefatto Rigardo, mentre questo rimaneva immobile, indifferente di fronte alla palese incredulità dell’altro Risvegliato.
– Tu…
– Io non ho mai scherzato, Easley – ripeté piano Rigardo, avvicinandosi a  lui con passi lenti, calmi. Easley, un’espressione ancora stupita sul volto, lo guardò inginocchiarsi ai suoi piedi.
– Era il prezzo da pagare, e manterrò la mia promessa fino alla fine. Libero dall’Organizzazione, non ho che una persona da seguire, quella per cui ho perso la mia umanità. E la seguirò. Sarò il tuo servo, Easley.
Passarono lunghi istanti. Soffi di aria gelida sibilavano tra gli alberi, mentre i due Risvegliati si guardavano dritti negli occhi.
Quindi Easley chinò il capo, e sorrise.
 
 
 

Spazio autrice:
Eccomi di ritorno sul fandom, finalmente! ^^
Che cosa posso dire di questa shot? Beh, che in realtà è stata terminata molto tempo fa, ma che siccome partecipava al Calendario dell’Avvento è dovuta rimanere inedita fino ad oggi :3 è stata un po’ una sofferenza non poterla pubblicare, ne avevo voglia, soprattutto per quel secondo posto che questa storia si è conquistata :3 io mi domando ancora se sia possibile, fatto sta che ho fatto veramente i salti di gioia. Ringrazio Bluemary e CalbalaCrab per aver indetto quel contest fantastico e per i loro giudizi (che troverete nelle recensioni), e anche per i loro consigli =)
Non saprei cos’altro aggiungere, davvero, se non che spero che la storia piaccia anche a voi x°
Un bacione, visbs88 =)
   
 
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