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Autore: Julie Lacroix    08/12/2011    4 recensioni
“Ehm, per caso hai la febbre senpai?” domandò al massimo dell'imbarazzo.
Lui rise sommessamente.
“In un certo senso sì. Ma il rossore del tuo viso mi fa supporre che non sono il solo”
“Io...”
“Non dire niente”
E la baciò.
OS TamakiXHaruhi
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Haruhi Fujioka, Tamaki Suoh
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Sakura Kiss*
 
 
 
Aveva appena finito di aiutare nei compiti una fanciulla del primo anno. Doveri extra di Host, le aveva detto Kyoya.
Così ora si trovava in piedi presso la finestra, e rimirava pensosa l'imponente parco dell'Ouran. Lo sguardo le si era perso nel fascinoso intrico che le rose avevano costruito su di un gazebo di ferro nero. Erano più rosse della passione, erano...
“Bellissime, non trovi?”- sussurrò al suo orecchio la calda voce di Tamaki.
“Sì”- asserì lei, imbarazzata per quella vicinanza. Il biondo senpai era entrato con passi felini, ed ora le stava alle spalle. Sentiva il suo respiro vicinissimo a lei. 
Il ragazzo però si spostò, e le si accostò vicino alla finestra. I suoi occhi lilla fissavano le rose vacui e perduti.
“La rosa rossa è il simbolo dell'amore e del sangue... ti piace, Haruhi?” mormorò pensoso.
“Preferisco quella bianca, in verità” ammise, anche lei in un sussurro.
“Purezza ed innocenza...candida come sei tu”. Tamaki si era voltato verso di lei, e la guardava in modo strano, pazzo quasi, sembrava avere la febbre.
“Rimarrai candida per sempre, Haruhi?”
Non rispose, stranamente persa ad ammirare il suo senpai che ora sembrava fuoco vivo. Le piaceva. 
Ora capiva perché fosse da sempre l'Host più gettonato.
Era splendido.
Scosse la testa riprendendosi da quei pensieri. Non era da lei perdersi in quelle elucubrazioni amorose.
“Che c'è, Haruhi?”
“Niente senpai. Mi stavo solo chiedendo perché tu non fossi andato a casa”-mentì.
“E il domandarti questo implica anche arrossire e scuotere la testa in segno di diniego?” - indagò lui sornione.
Finalmente Haruhi si accorse che qualcosa, nel biondo, era cambiato. Era affascinata, ma allo stesso tempo basita da come l'infantile The King si fosse ora trasformato in quell'Angelo tentatore. Ormai si conoscevano da più di un anno, ma lei non aveva notato nulla di cambiato in lui. Se si escludeva che avesse smesso di considerarsi il suo paparino, Tamaki era rimasto lo stesso.
Eppure quel giorno le parlava con tono suadente, e prima di rispondere finalmente al suo quesito la voltò con la schiena verso la finestra e si mise davanti a lei, accostando le mani ai lati di quelle di lei, sul davanzale della finestra. Non pago avvicinò la testa a alla sua spalla: la stava abbracciando senza mani.
“Avevo voglia di suonare il pianoforte che c'è qui. Ho composto una nuova melodia”
“S-sono contenta senpai, ma non c'è bisogno di starmi così vicino per dirmelo”
“Dopo te la faccio sentire, se vuoi”. Aveva alzato la mano ad accarezzarle i capelli- “Sono bellissimi”
“Ehm, per caso hai la febbre senpai?” domandò al massimo dell'imbarazzo.
Lui rise sommessamente.
“In un certo senso sì. Ma il rossore del tuo viso mi fa supporre che non sono il solo”
“Io...”
“Non dire niente”
E la baciò.
Le labbra di Tamaki erano morbide come promettevano di essere, dolci e passionali.
Haruhi istintivamente rispose al bacio, dapprima incerta, e poi più sicura, guidata dalle labbra e dalla lingua di lui.
Quando si staccarono Tamaki sorrise innocente, e le disse:
“Vieni, ti faccio sentire la mia nuova melodia, Haruhi”
Aveva parlato quasi timidamente, come faceva quando era solo con lei nei primi tempi in cui lo aveva conosciuto.
“Sì, ma prima...”
Gli diede un casto bacio sulle labbra e lo abbraccìo, ricambiata.
“Ti amo dal primo momento che ti ho vista” confessò lui tra i suoi capelli.
“Lo so: anch'io. Ma l'ho scoperto solo oggi, quando mi hai parlato suadente, senpai” La sua faccia era così rossa che faceva invidia alle rose del giardino.
“Non sono riuscito a trattenere quello che mi scateni dentro. Da principre azzurro mi hai trasformato in cavaliere nero. Non che sia un male comunque. Il fatto è che volevo che tu sapessi quanto ti amo, quanto tengo a te, quanto...”
Lo fermò posandogli un dito sulle labbra. Le gote del francesino si tinsero di rosa mentre lei disse, dandogli le spalle:
“E non pensare da ora in poi di poter star sempre a dirmi queste romanticherie, senpai!”
Parlava scocciata, ma si voltò ridendo.
“E ora andiamo nell'Aula di musica, forza!”
Corsero verso la sopracitata aula, e Tamaki suonò divinamente una melodia al pianoforte, Haruhi seduta accanto a lui.
“Sakura kiss”-disse dopo aver finito di suonare.
“Bacio al sapore di ciliegia? Si chiama così?”-chiese.
“Il tuo lucidalabbra”- disse lui, apparentemente non rispondendo alla sua domanda.
“Il mio lucidalabbra?”-ripeté lei interrogativa mettendo la mano in tasca a tirare fuori quell'oggettino che aveva iniziato da poco ad usare. Fuori da scuola, ovviamente.
Lo osservava, ma non capiva il motivo per cui Tamaki le stava sorridendo come un idiota.
“Giralo” 
Obbedì, rivelando l'etichetta del tubetto.
“Cherry Lipgloss-Lucidalabbra alla ciliegia”-lesse.
Tamaki allargò ancora di più il suo sorriso davanti all'imbarazzo di Haruhi.
“Come hai saputo che...”
“Era alla ciliegia? Haru-Chan, ai padri non sfugge mai nulla delle loro figlie”
“Era da un anno che non ti definivi più il mio paparino”- constatò lei.
“Ho smesso da quando ho capito che volevo essere altro.”
“Del tipo?”
“Sai che a casa ho un solitario di platino con un diamante incastonato al centro  e il tuo nome inciso dentro?”
Era incredula.
“L'ho comprato l'anno scorso, il giorno del tuo compleanno. Te lo darò quando lo vorrai.”
“Hai già pensato a...”
“Sì” ammise lui “Sto andando troppo di fretta, vero? E' solo che non riesco a controllare quello che sento dentro”
Haruhi non rispose: normalmente si sarebbe infuriata se qualcuno avesse pianificato qualcosa alle sua spalle, ma il modo in cui lui la guardava, in cui le parlava, in cui suonava...
Dannazione, ormai era perduta. E l'aveva trovata lui.
"Tamaki-senpai...u-un giorno me lo darai! Ma ora devo andare a fare la spesa!"
E scappò via, mentre sul volto del ragazzo si stavano facendo largo un sorriso idiota e due occhi pucciosi. 
"Haru-chan...", mormorò.
  
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