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Autore: Medea00    11/12/2011    10 recensioni
Tratto dal capitolo uno:
“Rachel!” Sbottò Kurt, una volta che era riuscita ad acciuffarla. “Ti vuoi calmare!? Sembri una teenager ad un concerto di Justin Bieber!”
“O Kurt ad una svendita di Prada.” Sussurrò Blaine con un sorrisetto che fu subito eliminato dalla faccia della terra tramite un’occhiata omicida del marito.
“Kurt, Blaine, è...mi dispiace tanto, ho provato a fermarla, ma io...”
“Come?” Adesso anche Blaine si era fatto serio, avvicinandosi alla ragazza.
“Io...è fuggita..”
I due ragazzi, cominciando ad intuire il soggetto del problema, sbiancarono di colpo.
“Un momento...” Blaine cercò disperatamente di ottenere una smentita alle sue terribili supposizioni. “Chi è che sarebbe fuggito?”
“Ma come chi!? Vostra figlia!”
Elizabeth Hummel-Anderson.
La loro unica, preziosissima figlia.
Fuggita.

-- Future-fic; Daddy!Klaine + a little Finchel; Raccolta
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Rachel Berry
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Hai un amico in me

 

 
Kurt guardò per l'ennesima volta sua figlia, e poi, sospirò.
Forse non era stata una buona idea, quella di farle vedere Toy Story.
“Lizzy, amore, non vieni a mang-“
“ShhhH!! E’ Cristopher! Mi sta parlando!”
La bambina era accovacciata contro il suo orsacchiotto di peluche, gli occhi sgranati, le orecchie ben tese per captare il più minimo rumore.
Che  poi, Cristopher. Ne vogliamo parlare? Perché diavolo un orsetto color tortora dovrebbe chiamarsi Cristopher!? Non poteva chiamarsi Teddy, o Orsetto, come tutti i peluche di qualsiasi bambino normale?
E poi si ritrovò a sorridere contro i suoi stessi pensieri, perché si era dato la risposta da solo: Elizabeth non era normale.
Soprattutto quando faceva versi come quelli.
“No! No Cristopher, non è vero! No daiiiiiiiiiiiii” e poi scoppiò a ridere come se avesse sentito la più divertente delle barzellette. Che poi, non c’era davvero niente da ridere, perché –ed era la cosa peggiore di tutte - non poteva intervenire; i genitori non possono intervenire nel rapporto immaginario che hanno i due, possono limitarsi solo ad osservare, a meno che non sia la bambina stessa a renderli partecipi.
“Lizzy sta di nuovo parlando con Cristopher.”
Blaine inarcò appena un sopracciglio, distogliendo lo sguardo dal giornale che stava leggendo: “Oggi qual è il tema?”
“Mi è parso di capire: matrimoni. Stava progettando come costruire una navata perfetta con carta igienica e colla vinilica.”
Il sorriso del moro si fece più ampio e lo sguardo del marito sempre più perplesso.
“Ma non sei preoccupato?”
“No, per niente.”
“E se fosse un cattivo segno?”
“E di cosa? E’ soltanto un amico immaginario! Io ne avevo addirittura tre, ed erano anche invisibili…”
A quel punto Kurt si fermò di colpo, gli occhi fissi su quelli del marito.
“Che c’è?” Fece lui, con tutta l’innocenza possibile.
“Avevi…tre amici immaginari?”
“Sì, come i tre moschettieri. Li ho avuti per un annetto, credo.”
Notando ancora l’espressione confusa, Blaine domandò curioso: “tu non li hai mai avuti?”
Scrollò la testa sommessamente, facendo segno di no. Non aveva mai avuto amici immaginari; in effetti, fino ai tempi del liceo, aveva vantato di poche amicizie effettive. Eppure, non gli era mai saltato in mente di ricorrere alla fantasia; la sua testa era troppo razionale per riuscire a parlare con un pupazzo senza sentirsi un totale idiota nel farlo. Eppure, adesso vedeva il ragazzo di fronte a sé, e gli sembrava la cosa più adorabile del mondo. Riusciva ad immaginarsi un piccolo Blaine, i riccioli arruffati, le guance arrossate, giocare e chiacchierare con nient’altro che i muri della propria cameretta a tenergli compagnia.
Kurt da piccolo giocava spesso con suo padre e sua madre. Faceva un sacco di cose, insieme a loro.
Blaine, invece, aveva sempre contato sulle sue sole forze.
“Perché mi stai guardando in quel modo?”
La voce bassa e adulta del ragazzo lo fece trasalire, portandolo alla realtà. Era così bello, con la sua barbetta incolta, e gli occhiali da vista per poter leggere meglio.
Stavano insieme da tanti anni, ormai, ma c’erano delle cose di lui che ancora non sapeva completamente.
“Niente. Pensavo solo che ti amo.”
Blaine, un po’ sorpreso da quella dichiarazione improvvisa, appoggiò il mento sotto al polso e gli rivolse un’occhiata colma di ringraziamento.
“Beh, ti amo anche io.”
“Papààààààààà posso portare Cristopher al parco?”
Sentendo quelle parole, il padre emise un lunghissimo sospiro e l’altro si limitò a guardarlo comprensivo.
“Passerà.” Ripeté tra sé e sé, afferrando il giubbotto di Armani, e baciando velocemente le labbra di Blaine prima di andar via.
 

Avevano chiesto al pediatra un consiglio, perché all’inizio Kurt era un po’ preoccupato; scoprì, invece, che il 40% dei bambini di età compresa trai tre ai cinque anni aveva degli amici immaginari, era un sintomo di grande creatività; soprattutto, il dottore rassicurò che, se la bambina continuava ad avere rapporti con il mondo reale, e continuava a giudicare Cristopher come un pupazzo, era tutto perfettamente nella norma.
 

C’erano delle volte in cui Lizzy preferiva stare a casa con Cristopher piuttosto che uscire all’aperto. In quei momenti, Kurt proponeva di portare Cristopher, così da non avere più problemi. In verità, temeva che il suo atteggiamento tendesse ad essere un po’ asociale così da non socializzare più con i bambini veri; ma questo, fortunatamente, non avvenne mai. Anzi, rimase piuttosto sorpreso nel vedere Justin, il figlio della boriosa nonché perfetta nonché –ho il seno rifatto e me ne vanto- signora Johnson, presentarsi a lui in compagnia di un soldatino ed esclamare: “sissignore signore!”; Elizabeth, in seguito, rivelò al padre che non le piaceva Bryan, l’amichetto di Justin. “E’ troppo verde” confidò, con quel tono che voleva dire “un pupazzo tutto verde è molto strano”.
Cristopher, invece, era perfetto; Elizabeth era quasi innamorata del suo amico e stava con lui 24 ore su 24: lo portava fuori a passeggiare, mangiavano insieme, chiacchierava con lui di tutto ciò che le passasse per la testa…e ci litigava, perfino.
Una volta non gli aveva parlato per due settimane, perché lui era stato maleducato nel non rispondere ad una domanda.
Kurt, ad ogni modo, non aveva mai pensato che fosse un tipo molto loquace.
 
C’è un solo problema che può scaturire dall’avere un amico immaginario: è quando i figli cominciano ad attribuire a lui delle colpe che hanno fatto. E’ un modo per alienare il proprio lato negativo, assumendo la parte del “buono” mentre l’altro diventa immediatamente il “cattivo”. E’ un modo per fuggire dalla realtà, e dai rimproveri dei genitori.
Nel bel mezzo di un pranzo tranquillissimo, con Kurt che raccontava a Blaine la sua giornata, e quest’ultimo  che annuiva e sorrideva attento, ad un tratto Lizzy fece cadere a terra un bicchiere pieno d’acqua, e guardò i due padri con aria sconvolta gridando “E’ stato Cristopher!”.
 Kurt e Blaine, in risposta, si lanciarono un’occhiata molto intensa. Sembravano dirsi qualcosa di impercettibile.
“Daddy! Papà! Cristopher ha rotto il bicchiere, guarda!”
Blaine si affrettò a prenderla in braccio, così da non ferirsi con i vetri, mentre l’altro velocemente afferrò scopa e paletta e cominciò a ripulire. Erano entrambi molto calmi, ed Elizabeth, sotto sotto, si sentiva un po’ turbata. Perché i genitori non le stavano dicendo niente? Perché non stavano dicendo niente nemmeno a Cristopher?
“Amore” iniziò Blaine, che, adesso, si trovava a pochissima distanza dal suo viso. “Ti sei spaventata?”
Lei continuava a non capire: spaventata? Il bicchiere lo aveva fatto cadere apposta. E di che cosa doveva aver paura?
“No” sussurrò, a bassa voce, perché non era sicura nemmeno lei di quello che stava dicendo.
Il padre le lasciò un caldo e dolcissimo bacio sulla guancia, e la strinse a sé ancora più fortemente. Era strano: Elizabeth, tutto ad un tratto, si sentiva strana. E quell’orsacchiotto, che la stava fissando seduto sul divano, le sembrò improvvisamente vuoto.
“Lizzy –stavolta fu Kurt a parlare, le si avvicinò piano, gentile – perché hai fatto cadere il bicchiere?”
Oh, allora, lo sapeva. Ma certo che lo sapeva, erano i suoi padri, loro sapevano sempre tutto.
“Perché…”
Le era sembrata una buona trovata, lipperlì. Avrebbe rotto il bicchiere e i due genitori avrebbero sgridato Cristopher al posto suo. E allora, perché adesso non riusciva a dire niente? Perché adesso sembrava completamente spaesata, persa negli occhi azzurri e nocciola dei due genitori?
“So che ti piacerebbe che fosse stato il tuo amico” disse Kurt. Elizabeth si voltò di scatto, e per poco le venne da piangere nel vedere lo sguardo preoccupato del suo amato padre.
“Vorresti che fosse stato lui, perché non vuoi che ci arrabbiamo con te. Ma tutti e tre sappiamo che sei stata tu, non è così? Ti va di pulire un po’ insieme?”
Ecco. Non si sarebbero arrabbiati? Questo, di certo, non se lo aspettava. Erano riusciti a sorprenderla, come tutte quante le volte. Forse, lo aveva fatto solo per attirare l’attenzione. Forse, lo aveva fatto solo perché loro continuavano a parlare, e lei invece stava mangiando in silenzio.
Non era stato Cristopher a farlo, e nemmeno glielo aveva suggerito.
E’ una cosa semplice, può capitare: forse, lei voleva soltanto un po’ di attenzione.
E la cosa più incredibile di tutte, fu che non si era resa conto che Kurt e Blaine avessero già capito. Non si era resa conto che la stavano guardando in quel modo, con quello sguardo limpido che la faceva sentire amata, e quella fitta nel cuore che la portò immediatamente a pentirsi del gesto fatto.
“Lizzy” la voce di Blaine, adesso, sembrava un flebile sussurro.
“Amore…ti senti sola?”
La risposta della piccola bambina arrivò, come sempre, rapida e sincera.
“Prima, credo. Un po’ sì.”
“E ora?”
“Ora…no.”
“Va meglio?” Intervenne Kurt, con un tono incredibilmente vellutato, che fece breccia nel piccolo cuoricino della bimba.
“Sì. Sc-scusa…”
“Non devi chiederci scusa.”
La bimba alzò la testa di scatto, i suoi occhioni verdi che si facevano sempre più increduli.
“Non è successo niente, l’importante, è che tu non ti sia fatta male.”
Elizabeth, allora, sorrise. E quel sorriso era in grado di illuminare tutta New York.
“Giochiamo?”
I due genitori si guardarono, sbattendo le palpebre un paio di volte: “come?”
“Giochiamo!” Si fece scendere a terra, e cominciò a trascinare i due ragazzi per le maniche delle camicie.
Era da tanto che non giocava con loro; da quando c’era Cristopher, per l’esattezza.
Ma Cristopher non era così bello, non era così gentile, e non lo amava così tanto come amava i suoi due papà.
Cristopher, in effetti, era un caro amico. Ma niente di più.
 

 
“Che cos’è?” Si ritrovò a chiedere, quando Kurt si presentò davanti a lei con un tavolino e delle tovagliette.
“Questo gioco si chiama ora del tè. Lo facevo sempre con mio padre, quando avevo la tua età. Vedi? Si preparano dei pasticcini e dell’acqua, e poi chiacchieriamo di tutto quello che ci pare.”
“Di tutto tutto?”
“Sì Lizzy – annuì, ridendo sommessamente- di tutto tutto.”
“Bello! Mi piace! Ma gioca anche Daddy?”
“Sì, gioca anche lui. Vero?”
Kurt non aveva nemmeno fatto in tempo a finire la frase, che suo marito era già lì, seduto accanto a Lizzy, e aveva afferrato teneramente la mano di suo marito.
“Non potrei mai perdermi l’ora del tè assieme ai due amori della mia vita.”
Se in quel momento fosse stato possibile, Kurt si sarebbe sciolto dentro alla tazzina di coccio che stava sorseggiando; ma Blaine continuò a sorridere con amore, guardando di sottecchi suo marito. Perché quello era il gioco di Kurt. Quello era un piccolo pezzo di Kurt, condiviso con la sua famiglia.
 
Quindi, anche Blaine si decise a proporre un gioco, che faceva sempre tantissimi anni prima.
 
Fece salire tutti e due sul lettino della cameretta –Kurt seduto, Lizzy accomodata in mezzo alle gambe sue- e cominciò a sistemare intorno a loro tutti i peluche esistenti in quella casa. In effetti, non si ricordava di aver comprato così tanti pupazzi a sua figlia.
“Blaine, ci metteremo un’ora a sistemare tutto, lo sai?” Canzonò Kurt, sebbene il suo tono non troppo polemico lo tradì; in verità, moriva dalla voglia di vedere cosa avesse in mente.
 “Come si gioca?”
Il ricciolo guardò divertito sua figlia e, una volta appurato che tutto fosse al proprio posto, saltò anche lui sul letto facendo sobbalzare tutte le lenzuola. Assunse un tono serio, e un’aria profondamente concentrata.
“Ecco, questa è una barca magica. E i pupazzi sono tutti i nostri amichetti che devono sopravvivere! Se cadono a terra, rischiano di affogare.”
“Ma è terribile!”
Kurt si tappò velocemente la bocca, ma ormai era troppo tardi. Il moro non seppe dire chi fosse più adorabile, se lui o sua figlia.
 “Daddy! Daddy!  E’ caduto!”
Si voltarono verso il terreno: e un pupazzetto di un gattino era lì, piccolo, inerme, come divorato dalle fiamme del tappeto rosso persiano. Era difficile che riuscissero a stare tutti insieme, viste le dimensioni del letto, senza contare che lì sopra erano in tre, più un miliardo di pupazzetti.
Blaine si lanciò a terra con uno scatto felino e rotolò afferrando il gattino e lanciandolo di scatto a Kurt, che lo prese incredibilmente al volo; ma era troppo presto, per esultare.
“Daddy! Daddy! Sali sulla barca!”
Blaine, allora, finse un mezzo-affogamento e per poco Elizabeth non cominciò a piangere; ma poi, come nelle scene più belle del suo film preferito, Kurt si sporse in avanti per afferrare la sua mano, e urlarono i loro nomi a gran voce, intrecciarono le loro dita affusolate, e poi Blaine era finalmente sopra al lettino ed Elizabeth li stava abbracciando come se fossero davvero sopravvissuti ad una catastrofe.
“Bravo Papà, ti voglio bene!”
“Anche io piccola mia.” Sussurrò il castano, lasciando un piccolo bacio sui suoi capelli setosi.
 

Prima di dormire volle fare un’altra volta l’ora del tè, perché era proprio un bel gioco, ed amava parlare con Daddy e Papà di tutto quello che le diceva Cristopher; però, da quando aveva fatto il gioco della barca magia, decise di dormire assieme a lui ed a tutti gli altri peluche schierati sopra al cuscino del suo letto. Non si sa mai, dovesse esserci un naufragio anche di notte.
 
E Kurt e Blaine?
Beh, loro giocarono. Per tutta la notte, stettero seduti sul tappeto del salone rispolverando vecchie riviste, giocattoli e cassette di cartoni animati.
Blaine gli parlò dei suoi amichetti immaginari, e Kurt gli rivelò di quando aveva organizzato un  matrimonio per i suoi Power Rangers allestendo completamente il giardino di casa sua. Matrimonio che, aggiunse, durò due ore, fino a quando non trovò una combinazione migliore di fiori per il bouquet dello sposo, e, quindi, rifece tutto daccapo.
Risero, perché ogni loro aneddoto era sempre più divertente.
Sorrisero, perché, quella notte, grazie alla loro piccola Lizzy, riscoprirono cose di loro che avevano quasi dimenticato.
Riscoprirono la loro infanzia, insieme.


***

Angolo di Fra:


Ripeto la formula usata per una delle scorse OS e dico: "O COS'è ST'AGGIORNAMENTO LAMPO!?"
La risposta degli studiosi è unanime e concorde: BOH. Avevo voglia di scrivere e zero di studiare, quindi...
E' Natale, dai. Prendetelo come un miracolo ( o un miraggio - sicuri che il capitolo non sia immaginario? Ahahahah)

No dai, in effetti, per questo capitolo dovete ringraziare una ragazza, e ne approfitto per dire una cosa: dedico questo capitolo a Noloita. Eggià, mia cara. L'ho detto, e l'ho fatto. HA! Mi ha scritto che in questi giorni sarebbe stata annoiata a morte, del tipo che l'unica cosa fattibile fosse controllare che l'orologio battesse sempre l'ora giusta, e così ho pensato di farle passare quantomeno una buona Domenica sera. Spero di averti fatta felice!
E poi perchè le ho detto i vari motivi che mi hanno portato a prendermi una pausa e mi ha risposto nel modo più perfetto possibile. Avevo bisogno di sentire quelle parole, sul serio. :)
Mi piace questa cosa di dedicare i capitoli. Penso che d'ora in poi lo farò sempre!!
Però, ecco, ahem, non vi ho appena implicitamente detto che mi prenderò per davvero una pausa. O forse sì?
Vi prego, non disperatevi! Oh, se ripenso alle recensioni che mi avete lasciato mi si stringe il cuore....T__T ma quanto potete essere adorabilmente fantastici? Vi adoro tutti, ecco.
Voglio, in particolar modo, ringraziare tutti coloro che hanno recensito la scorsa OS, perchè mi hanno parlato anche della fantomatica pausa. Non so se lo avevate intuito dalle mie risposte, ma...YOU MOVE ME.
Quindi grazie a :
Perla, aspasia776, sakuraelisa,violanassi, liuzza,sirymcgregor, Ilrayf90, Kikisinger89, hale_y,evy78, Alchbell, tatarella e, ovviamente, Noloita. :)


Comunque, prima di salutarvi per bene, pubblicherò una, forse, due OS. Ma la prossima arriverà senza dubbio Sabato, perchè fino a Venerdì sarò impegnatissima con un esame (AHHHHHHHHH ECCO - pubblicazione settimanale? - adesso ti riconosciamo) ahahahah

Un KLISS immenso a tutti!!!!

Fra


   
 
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