Disclaimer:
I personaggi non sono miei, ma di T. Inoue. La storia non è
scritta a scopo di lucro.
Avevo
iniziato a scrivere questa fic per lo Slam
Dunk Contest indetto
da Babysonfire, ma purtroppo, essendomi iscritta piuttosto tardi e a
causa della mia nota lentezza^^”, non sono riuscita a
consegnare la storia in tempo. Dato che comunque ci avevo messo un
certo impegno e mi dispiaceva lasciarla lì nel computer a
languire, mi sono affrettata a finirla in tempi relativamente brevi
per proporvela. Spero vi piaccia.
EDIT: Questa storia partecipa al 'Random contest' indetto da Fabi_Fabi sul forum di Efp
Autore: Aurora_Boreale
Titolo:
Fobos [la divinizzazione della paura nella mitologia greca]
Fandom:
Slam Dunk
Lunghezza:
6.280 parole
Prompt:
Paura
e Spiaggia
quelli scelti da me
La citazione è sotto al titolo (https://it.wikiquote.org/wiki/Sogno)
L'immagine
è questa
(http://www.everystockphoto.com/photo.php?imageId=22155)
Personaggi
principali:
Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Akira Sendoh
Genere:
Generale, Romantico, Introspettivo
Rating:
Arancione
Introduzione:
Hanamichi
si trova nel centro di riabilitazione per recuperare l’infortunio
alla schiena. Lì avrà modo di riflettere sulle sue
emozioni più profonde, arrivando ad accettare una parte di sé
fino ad allora ignorata.
Note:
Fanfic scritta in seconda persona, dove la Paura
di
Hanamichi prende la parola e racconta tutto quello che 'vede' e
percepisce. Le cinque piccole one shot sono concatenate tra loro e,
per tale motivo, sono suddivise in atti, proprio come una piece
teatrale. Questo è un esperimento, dal momento che non ho mai
scritto in seconda persona. Spero che il risultato non sia
disastroso; so di aver rischiato molto mettendo lo scritto in questo
modo, ma mi piace provare cose nuove, altrimenti non potrò mai
cercare di migliorarmi.
Buona lettura.
Fobos
I sogni son desideri di felicità
Nel sonno non hai pensieri
Li esprimi con sincerità
Se hai fede chissà che un giorno
La sorte non ti arriderà
Tu sogna e spera fermamente
Dimentica il presente
E il sogno realtà diverrà!
Atto primo: Corsa
Te
ne stai seduto sulla spiaggia a rimirare le onde infrangersi sul
bagnasciuga. Il mare è calmo, di un lieve azzurro, specchio di
un cielo sereno. L’aria mattutina è fresca e ti
accarezza la pelle, scompigliandoti le corte ciocche rossicce. Tra le
mani, lisa dalle ripetute riletture, tieni la lettera che Haruko
Akagi ti ha mandato pochi giorni fa e che ti aveva reso tanto felice.
Da quando ti è arrivata la missiva, l’hai tenuta sempre
con te, come un prezioso talismano.
La
riabilitazione è lenta e difficile e il dolore è una
costante che mai ti abbandona. Pian piano la tua fiducia si è
attenuata, soffocata da mille preoccupazioni. Non è nel tuo
carattere lasciarti abbattere tanto facilmente, ma il dubbio costante
che non potrai più giocare a basket, lo sport che ti è
entrato nel cuore, ti annienta.
E
io, grazie ai tuoi sentimenti offuscati dall’ansia,
prospero.
Sospiri,
affranto e triste, mentre osservi l’orizzonte sconfinato.
Guardi la sabbia che costeggia il litorale e pensi a quanto ti
piacerebbe metterti a correre inseguendo il vento; correre libero e
felice, come avresti di sicuro fatto prima del tuo infortunio.
Scuoti
la testa quando il desiderio di alzarti e farlo ugualmente si fa
tanto impellente nel tuo animo da mettere da parte ogni turbamento.
Una fitta dolorosa alla schiena ti ricorda che non devi fare
movimenti bruschi e improvvisi. Una smorfia da bambino insofferente
ti scappa in automatico: odi dover stare così guardingo e
attento. L’immobilità non fa per te; allo stesso tempo,
l’idea che il tuo corpo non recupererà mai del tutto ti
angoscia.
Ti
porti una mano a livello del coccige, massaggiando con lievi
movimenti rotatori la zona dolorante. Il tuo viso, di solito
illuminato da un’espressione ilare, è greve e assorto, e
io, la tua Paura,
mi
espando nel tuo animo come una macchia d'inchiostro, inghiottendo
tutte le tue speranze.
Proprio
in quel momento, mentre ti stai toccando la schiena, lo vedi.
Kaede
Rukawa sta facendo quello che hai appena agognato fare: corre.
Lo
guardi e non puoi fare a meno di invidiarlo; non sai cosa daresti pur
di poter essere al posto suo. I tuoi occhi, espressivi e sinceri, non
si schiodano da lui, attratti come una calamita. Osservi il suo
incedere costante; la sua corsa sembra quasi una danza tanta è
la grazia con cui si muove. Il suo fisico snello e allenato procede
con una scioltezza invidiabile; il viso è imperlato di sudore,
mentre la sua folta chioma viene scompigliata dalla leggera brezza
mattutina.
Appena
ti è di fronte, ruota un attimo il volto per lanciarti
un’occhiata delle sue, così penetranti che, ogni volta
che succede, ti si rimescola qualcosa nello stomaco, facendoti al
contempo provare un senso di vertigine improvviso.
Deglutisci,
cercando di rimanere padrone di te stesso. Il tuo cuore, però,
è guidato da una volontà tutta sua e lo senti battere
forte. Oh, pompa sangue a un tale ritmo che temi possa sentirlo anche
il tuo compagno di squadra, il quale ha rallentato la sua andatura
per poter continuare a guardarti. A un tratto si blocca e, ripetendo
un rituale ormai in uso tra voi da giorni, ti mostra in maniera fiera
la sua maglietta della nazionale juniores, senza proferire
verbo.
Digrigni
i denti, accartocciando la lettera di Haruko; il tuo corpo dolorante
è rigido per la tensione. Quella stupida
Volpe,
come sei solito chiamarlo, ti sta sfidando. Se solo riflettessi con
maggiore attenzione, forse capiresti che il suo è un modo per
farti reagire, per mantenere vivo il tuo desiderio di guarire.
Il
tuo animo, appena lo vede, viene invaso da una tale risma di emozioni
contrastanti che io, anche se per poco, retrocedo. Tra questo
miscuglio di sensazioni vi è il germe di un nuovo
sentimento
che mi intimorisce e che, piano e in silenzio, sta crescendo.
Naturalmente tu, ragazzo impulsivo e poco propenso a capire i tuoi
turbamenti più profondi, non ci badi, ma io lo tengo d’occhio,
perché non c’è niente di meglio dell’amore
in grado di abbattermi.
Dopotutto,
Hanamichi, io sono la tua Paura
e
prospero grazie alle tue emozioni negative.
«Rukawa,
maledetto!»
strepiti d’improvviso, il viso rosso d’indignazione e
furore. «Non
pavoneggiarti, che ti hanno preso solo perché il Genio qui
presente è momentaneamente fuori gioco!»
Lui,
sentendo quelle parole, stira le labbra in un leggero ghigno
derisorio, poi si volta, riprendendo a correre. Tu non puoi fare
altro che guardarlo e, per un folle momento, il tuo desiderio di
essere al suo posto muta in un altro, non dissimile, ma con ben altro
significato.
Serri
gli occhi, mentre borbotti un impercettibile: «Non
è vero.»
Ma
io lo so cos’hai pensato quando hai visto quel ragazzo
allontanarsi. Lo so che, per un istante, ti sarebbe piaciuto non
tanto essere al posto suo, quanto piuttosto correre insieme a
lui.
Non
succederà mai,
pensi mesto, continuando a osservare Kaede, sebbene egli sia già
lontano, tanto da apparirti come una macchietta scura lungo il
litorale, inseguito solo dal volo dei gabbiani.
«Aspettami,
Volpe, che presto correrò anch’io.»
Lo
sussurri al vento, nella speranza che quel desiderio possa diventare
presto realtà.
Atto
secondo: Maschio
Ti
svegli con il rumore della pioggia che picchietta contro il vetro
della finestra. Socchiudi le palpebre, osservando intontito la stanza
che occupi nel centro di riabilitazione: i pochi mobili che la
compongono sono rischiarati dalla fievole luce del mattino. Inspiri
alcune boccate
d'aria,
rigirandoti tra le coperte spiegazzate. Ti scappa un basso gemito
appena la tua erezione mattutina viene schiacciata dal peso del tuo
corpo; allora ti metti supino, facendo scivolare piano la mano verso
il basso. Quasi con indolenza inizi ad accarezzarti, mentre lo
scroscio della pioggia copre i tuoi primi gemiti di piacere.
La
tua mente si focalizza su Haruko Akagi, la ragazza a cui vuoi un bene
immenso. Dall’inizio della scuola lei ti è sempre stata
accanto, senza mai dubitare delle tue capacità come giocatore.
Sai che le devi moltissimo. Nei tuoi pensieri Haruko appare con quel
sorriso dolce e disarmante che ti aveva subito conquistato, i capelli
lisci e i grandi occhi castani, così sinceri e ingenui. Cerchi
di mantenere la concentrazione su di lei, ma presto la tua
immaginazione, spinta dal bisogno di sfogare la tua libidine, devia
verso altri lidi.
Il
tuo sesso ha un guizzo appena la tua attenzione si concentra su un
corpo a te noto. Un ansito di sorpresa ti sfugge, misto a un
singhiozzo scioccato: la visione di uno splendido Kaede Rukawa
gloriosamente nudo, lì nel letto insieme a te, ti manda in
visibilio, facendo impennare il tuo desiderio.
Nonostante
si faccia largo in te un senso opprimente di disagio per un tale
sogno a occhi aperti, che molti catalogherebbero come contro
natura,
continui a fantasticare sul tuo compagno di squadra, immaginandotelo
tra le tue gambe dischiuse. L’idea che sia la mano di Rukawa a
masturbarti ti provoca una scossa d’eccitazione tale da farti
arricciare le dita dei piedi.
«Kaede!»
Il
grido di quel nome riecheggia tra le pareti, attutito dal temporale
in corso. Inarchi la schiena, getti indietro la testa, mentre i
movimenti delle tue dita sul tuo sesso diventano più bruschi e
decisi. Mano a mano che la tua voglia s’innalza, l’immagine
del giovane si fa più nitida. Rievochi ogni linea, ogni
muscolo di quel corpo, stupendoti di quanto bene tu riesca a
ricordarlo. Nel tuo immaginario la Volpe ti si presenta perfetta: il
fisico scolpito da anni di allenamenti, una massa di capelli neri,
una bocca piccola e carnosa, ma, sopra ogni cosa, quei suoi
meravigliosi occhi scuri, che ti scombussolano nel profondo ogni
volta che ti guardano.
I
gemiti si fanno via via più forti e frequenti, in concomitanza
con il tuo piacere, che aumenta come l’innalzarsi della marea.
Ti mordi il labbro inferiore per non gridare di nuovo il nome del
ragazzo a cui stai pensando. Nel tuo animo io sto prendendo pieno
possesso di te, sono quasi più forte del tuo desiderio, poiché
lo senti così sbagliato, solo perché stai sognando un
ragazzo; un maschio come te. E ti ghermisco, stritolando il tuo
cuore, gonfio di paure.
«Kaede»
gorgogli
con voce strozzata, tendendoti al momento dell'orgasmo;
poi vieni, riversando il tuo seme sul tuo corpo sudato.
Fuori
la pioggia continua a cadere, inesorabile. Ti sembra che stia
piangendo al tuo posto, perché tu sei troppo sconvolto ed
esausto per versare anche una singola lacrima. Non è la prima
volta che fantastichi su un ragazzo, con te stesso sei sincero, ma
prima d’ora non ti eri mai permesso di focalizzare l'attenzione
su qualcuno che conosci.
Serri
la mano con la quale ti sei masturbato, avvertendo l’odore del
tuo sperma mischiarsi al sudore. «Cazzo!»
imprechi, colpendo con il pugno il materasso. Stai da schifo e hai
una paura tremenda.
«No,
non ci credo»
gemi
a voce bassa. «Non
la Volpe.»
Sento
il tuo cuore battere all’impazzata, i tuoi pensieri farsi
confusi. L’immagine di Kaede però non sbiadisce; è
sempre lì, ben salda.
Mi
domando come tu faccia a ignorare tutti i segnali della tua
infatuazione. Rukawa ha sempre esercitato su di te un’attrazione
enorme, ne hai ammirato il carattere forte e deciso, e quando lo
guardi giocare a basket non esiste nessun altro al mondo per te;
nemmeno Haruko Akagi.
Ti
scappa un gemito frustrato: non riesci a capire cosa provi, cosa
senti.
«Mi
piace Haruko»
dici,
cercando di mantenere un tono saldo. Sì, Haruko indubbiamente
ti piace: è una ragazza dolce, altruista, carina e allegra.
Niente a che vedere con quel musone e menefreghista di Kaede.
Però…
Deglutisci
a più riprese, tentando di scacciare il groppo in gola che ti
rende difficoltoso respirare mentre fai queste considerazioni. Già,
c’è un però, vero, Hanamichi?
«Sono
attratto da Rukawa?»
ti
chiedi a voce alta, confuso come mai prima d’ora.
Eccola
qui la semplice verità: Kaede Rukawa, un maschio, ti eccita.
Lo stesso ragazzo contro cui gridavi odio imperituro fino a poco
tempo fa.
Haruko,
invece? Ti piace, ma come amica e confidente. Nulla di più.
Lei, sebbene i primi tempi ti sia voluto convincere del contrario,
non ti fa battere forte il cuore con una sola occhiata; non pensi a
lei prima di addormentarti, né è il tuo chiodo fisso
durante l’arco della giornata. Non è da lei che agogni
ricevere un complimento per il tuo modo di giocare e non è di
certo il suo modo di muoversi che reputi tanto ammaliante.
È
Kaede Rukawa.
Con
uno sforzo sovrumano ti alzi dal letto e ti dirigi verso la finestra,
spalancandola con un colpo secco. L’aria fredda ti schiaffeggia
il viso, insieme alle gocce di pioggia. Ti affacci fuori, le mani
protese verso l’esterno, gli occhi chiusi. Te ne rimani lì,
fermo, a farti bagnare il viso e le braccia. In pochi attimi le tue
dita sporche di seme sono di novo pulite e il tuo corpo si permea
dell’odore di pioggia, ammesso che questa possa avere un
proprio odore. Inspiri l’aria che sa di bagnato, di salsedine e
sudore. Ingenuamente pensi che l’acqua, così come ha
lavato via i segni del tuo recente piacere, possa cancellare anche la
consapevolezza di questo nuovo sentimento che alberga in te da chissà
quanto tempo e che solo ora riconosci come vero. E in questo momento,
sotto lo scroscio incessante della pioggia e il fragore lontano dei
tuoni, lo dichiari senza nessuna indecisione: «Volpe,
non ti odio.»
In
quella negazione c’è molto di più, ma forse per
te è ancora presto per ammetterlo. Alla fine decidi di
richiudere la finestra, senza più prestare attenzione alla
pioggia. Dopotutto essa non ha la possibilità di fare piazza
pulita nel tuo animo tormentato.
Io
non posso che gioire, perché mi hai appena dato una nuova
fonte di nutrimento: un sentimento che in questo momento temi e che
non puoi nemmeno dichiarare a gran voce com’eri solito fare;
anzi, dovrai imparare a mascherarlo, solo per il fatto che è
considerato dannatamente sbagliato secondo le convenzioni sociali.
Quasi
mi dispiaccio per te. Stai attraversando un periodo davvero duro e la
tua allegria, che tanto ti caratterizzava, sembra del tutto sparita.
Intanto io continuo a dimorare in te, forte e implacabile, ma so per
esperienza personale che prima o poi mi saprai tenere a bada. È
una cosa che devono imparare tutti, nessuno escluso.
Presto
lo farai anche tu, Hanamichi. So che sarà così.
Atto terzo: Amico
La spiaggia è deserta e priva dello stridio tipico dei gabbiani. Il ritmico sciabordio delle onde, che si infrangono sulla costa, è l'unico rumore che puoi percepire.
Sei solo e tale solitudine ti riempie l'animo.
L'unico
altro essere vivente presente è un piccolo uccello a pochi
metri di distanza. Lo osservi: è fermo e sta guardando con
attenzione qualcosa tra i flutti marini; probabilmente un pesciolino
o un granchio che presto diventerà il suo pasto. Ti domandi
come faccia a vedere qualcosa attraversa l'acqua che, riflettendo il
grigiore del cielo, appare piuttosto torbida. Di sfuggita pensi che,
se Okusu fosse lì, saprebbe di sicuro dirtene la specie; per
te, invece, è un anonimo volatile dal piumaggio nero e il
becco bianco.
«Hanamichi.»
Volti
il viso
non appena senti quella voce nota richiamare la tua attenzione. Yohei
Mito sta arrancando sulla spiaggia per raggiungerti nel luogo che hai
scelto per il vostro incontro. La temperatura si è abbassata a
causa del recente acquazzone, ma piuttosto che ricevere la visita del
tuo migliore amico nell’asettica sala per le visite, preferisci
di gran lunga resistere a un po’ di vento gelido, approfittando
degli ultimi raggi di un sole morente sull’orizzonte.
Allarghi
il telo impermeabile con cui hai ricoperto la panchina, in modo che
Yohei vi si possa
sedere senza rischiare di bagnarsi i pantaloni. Il tuo amico ti
sorride, calmo e sereno.
«Ehi,
Hana, bel posto. Molto romantico»
commenta ilare. In effetti da lì avete una perfetta visione
dell’astro in tramonto, con il cielo che si tinge di una ridda
di colori che virano dai toni del viola al rosso intenso.
«Allora»
inizia a dirti Mito, quando nota che tu non hai risposto al suo
saluto, se non con un semplice cenno del capo. «Mi
dici perché mi hai fatto correre qui? Non che sia un
sacrificio, sia chiaro, ma eravamo rimasti d’accordo che sarei
venuto fra due giorni insieme a Noma. Deve essere una cosa
importante. Questa mattina, quando mi hai chiamato, avevi una voce…»
mormora con fare assorto. Detto ciò, ti lancia una fuggevole
occhiata e il suo viso assume un’aria preoccupata.
Tu ti
mordicchi un labbro, indeciso su come impostare il discorso. «Ti
devo dire una cosa»
esordisci, lo sguardo fisso sulle tue dita, impegnate a giocherellare
con i bordi della felpa nera. Il tuo animo è oppresso dal
timore. Sai che è la cosa giusta da fare: la tua amicizia con
Yohei è troppo importante per tenerlo all'oscuro della tua
recente scoperta, ma, allo stesso tempo, hai una folle paura di
perderlo. Come reagirà alla confessione? Ti guarderà
disgustato? Ti rinnegherà come amico? Quest'ultima possibilità
è quella che più temi. Tu hai bisogno di Yohei;
rappresenta tantissimo per te: è un amico leale, il fratello
che hai sempre desiderato, un confidente sicuro.
Il silenzio si
dilata tra voi. Non hai il coraggio di proseguire e, allo stesso
tempo, Yohei ti conosce troppo bene e non ti forza a parlare, ma
aspetta paziente che tu continui il discorso.
Fai un grosso
respiro, fissando il mare che ti si staglia di fronte, e poi racimoli
tutto il tuo coraggio e sganci la notizia come una bomba.
«MisonomasturbatopensandoallastupidaVolpe!»
Lo
urli tutti d’un fiato, mangiandoti metà delle parole e
rischiando di assordare Mito. Il tuo amico, infatti, sobbalza per la
sorpresa, si copre l’orecchio leso con una mano e infine ti
guarda con un’espressione allucinata. «Ehm,
Hana, potresti ripetere? Non ho capito nulla.»
A
quelle parole non puoi fare a meno di arrossire. Ridire quella frase
imbarazzante? E dove lo trovi di nuovo il coraggio?
«Insomma,
Yohei!»
sbotti adirato, quasi fosse colpa sua se non ti sei fatto
comprendere. Lui, notando il rossore sulle tue gote accentuarsi, alza
un sopracciglio, scettico. «Ehi,
ma che ti prende? Perché sei così teso? Manco mi stessi
confessando un tuo sogno erotico.»
Nel
sentire ciò, ti geli. Rimani immobile, il corpo rigido e
l’espressione del tutto ebete, fissa sul tuo amico.
Mito,
notando che non reagisci ai suoi richiami, inizia a scrollarti per le
spalle. «Ohi,
Hanamichi, non fare così!»
Poi
si blocca anche lui, colpito da una delle sue geniali intuizioni.
«Oddio,
non mi dire che stavi davvero
per
raccontarmi un sogno erotico?»
ti chiede, gli occhi supplicanti, la sua solita espressione
tranquilla del tutto stravolta per lo shock.
Se tu non fossi tanto
agitato, ti verrebbe quasi da ridere. Hai appena scoperto che anche
Yohei Mito può essere preso di sorpresa. Abbassi di nuovo lo
sguardo sulle tue mani, mentre con una scrollata di spalle ti liberi
della presa del tuo amico. Per riflesso incondizionato scivoli verso
l’estremità della panchina, come a ricercare fin da
subito una distanza tra te e Yohei o forse una via di fuga. Non lo
sai. In questo momento sono tanto forte in te che mi sembra di avere
la meglio su ogni altra tua emozione. Anche la Speranza
che
Mito reagisca bene alla notizia che presto gli comunicherai mostra il
barlume di una candela.
«Allora?»
ti incalza lui, stirando le labbra in un sorriso conciliante. «Questo
sogno? Perché ti ha sconvolto tanto?»
«Ecco,»
borbotti a disagio, «questa
mattina mi sono messo a pensare ad Harukina cara: a quanto sia dolce,
bella e simpatica.»
Yohei
non commenta, però noto che ti lancia uno sguardo strano. Come
dargli torto? Quello che stai descrivendo può sembrare tutto
tranne un sogno erotico.
«E
poi all’improvviso è apparso la stupida Volpe!»
Mito
sbatte più volte le palpebre, cercando di afferrare il filo
del tuo discorso. «Scusa,
Hana, ho capito bene? Hai sognato Rukawa?»
Di
certo non perde tempo a chiederti chi sia la stupida
Volpe a
cui ti riferisci; allo Shohoku pure i muri conoscono il famigerato
appellativo con cui ti rivolgi a Rukawa.
«Sì»
bisbigli piano.
«E
Rukawa?»
domanda Yohei con tono mesto. Il suo intuito sembra avergli fatto
capire che si sta inoltrando in un terreno pericoloso. Borbotti
qualcosa d'incomprensibile, mentre insacchi la testa fra le
spalle.
«Hana,
non ho di nuovo capito.»
Yohei solleva gli occhi al cielo, un filo esasperato: a volte cavarti
le parole di bocca diventa davvero un’impresa ardua.
«Era
nudo! Nudo! Nudo! Nudo!»
strepiti, balzando in piedi, rosso e con il fiatone. Poi, come se una
diga ti si fosse rotta, ricominci a sbraitare, confessando ogni cosa.
«Yohei,
ti sto dicendo che sono attratto dalla Volpe. Mi piace la Volpe. Un
maschio! Hai capito, adesso?»
«Ho
capito.»
La
nonchalance
del
tuo amico ti pietrifica, facendoti sgonfiare come un palloncino. Vi
fissate, come se vi vedeste per la prima volta. Yohei sembra calmo,
troppo calmo per i tuoi gusti. Per precauzione glielo domandi.
«Yohei,
sicuro di aver capito?»
Lo
vedi annuire con un piccolo sorriso condiscendente. A volte questo
suo atteggiamento ti manda in bestia, forse solo per il fatto che è
così diverso dal tuo. Lui è la mente della tua Armata,
quello sempre tranquillo e posato, qualsiasi cosa succeda.
«E
ti sta bene? Cioè, tra noi non cambierà niente? Non mi
allontanerai? Non ti disgusto?»
Alle
tue domande il suo viso diventa serissimo. «Hanamichi,
ascoltami bene»
esordisce. «Non
nego che la notizia mi abbia lasciato piuttosto sorpreso e anche un
po’ scosso, sebbene io sia molto bravo a nasconderlo, però
questa tua scoperta non ha niente a che fare con noi due. Tu come
persona sei la stessa, quindi non vedo dove sia il problema.»
Le
sue parole sono balsamo sul tuo animo. La tua Speranza
rifulge
ora, splendida, costringendomi a retrocedere, ma sono abbastanza
forte da avere la possibilità di farti titubare
ancora.
«Sicuro,
sicuro?»
chiedi di nuovo per avere piena conferma. La reazione di Yohei tanto
pacata, anche se così da lui, ti sembra un sogno. Lo vedi
annuire di nuovo e guardarti con un sorriso: nella sua espressione
cogli solo accettazione e fiducia. Qualcosa come profonda gratitudine
per avere un amico come lui ti scoppia nel petto e finalmente, con un
balzo di pura gioia, lo abbracci e scoppi in lacrime. Lo stritoli,
sussurrando dei ripetuti «Grazie»,
piangendo e ridendo allo stesso tempo.
Per la prima volta da
quando sei in riabilitazione il tuo animo è colmo di
sollievo.
«Ehi,
ora smettila, che sembri ancora più pazzo del solito.»
Mito cerca di sdrammatizzare, lievemente imbarazzato dalla
situazione. È evidente che ci riesce, perché lo guardi
subito in cagnesco. «A
chi hai dato del pazzo, brutto cretino?»
sbraiti, mettendoti le mani sui fianchi, ma un attimo dopo gli
sorridi: dapprima è solo un incurvarsi di labbra, poi si
trasforma in una risata liberatoria e la tua felicità diventa
ancora più grande quando Yohei si unisce alla tua ilarità.
Se qualche passante vi vedesse in questo momento vi prenderebbe per
due scemi, ma, se anche succedesse, non ci baderesti
minimamente.
Mentre continuate a ridere, vi scoccate uno sguardo
così complice che vale più di mille parole. Io non
posso fare altro che acquattarmi in un angolino, sospinta dalla tua
gioia per non avere perso l’affetto del tuo amico, con le
vostre risate a riecheggiarmi intorno.
Atto
quarto: Rivale
Affondi
i piedi nudi nella sabbia, incurante del leggero fastidio che senti
quando qualche granello ti s'infila al di sotto delle unghie. Vicino
alle tue scarpe da ginnastica giace la busta della nuova missiva che
ti è arrivata da parte di Haruko. La lettera della ragazza si
trova nella tasca dei tuoi bermuda, dopo essere stata letta diverse
volte, tanto che sono sicura riusciresti a recitarla a memoria. Il
pezzo che più ti è piaciuto è stata la parte
finale, dove i tuoi compagni dello Shohoku hanno scritto, di proprio
pugno, gli auguri di una pronta guarigione. Beh, diciamo che è
stata Ayako l’unica a desiderare che tu tornassi presto in
squadra, perché Miyagi e Mitsui si sono limitati ad aggiungere
un elenco d'insulti, uno più fantasioso dell’altro.
Mentre li leggevi, ti sei indignato e offeso, poi però hai
riso come un pazzo, rendendoti conto di quanto ti manchino quei due
scapestrati.
Ti strofini i palmi sudati sul tessuto dei pantaloni,
il cuore che batte più agitato del solito. A causa della
pioggia, non hai potuto vedere Rukawa per tre giorni di fila e il
fatto ti aveva reso assai di cattivo umore. Oggi, invece, la giornata
si presenta soleggiata e stai attendendo l’arrivo del tuo
compagno con una trepidazione del tutto nuova.
Muovi le gambe con
fare nervoso, scrutando la spiaggia nella speranza di scorgere la
fisionomia del ragazzo che ti piace. Quando stai per perdere la
speranza, due figure si stagliano sotto il sole mattutino. Assottigli
lo sguardo, cercando di capire di chi si tratta e il tuo cuore inizia
a battere a un ritmo ancora più furioso appena riconosci la
fisionomia di Rukawa. Con uno sforzo distogli l’attenzione da
lui per posarlo sul suo compagno di corsa. Qualcosa ti si stritola a
livello del petto quando capisci che colui che gli corre accanto
altri non è che Akira Sendoh. Non ti puoi sbagliare, la
capigliatura assurda del giovane la riconosceresti ovunque. Diversi
sentimenti si rimescolano nel tuo animo, e sopra a tutti uno, che mai
prima si era manifestato in maniera tanto evidente: gelosia.
Il
Porcospino,
che fino ad allora avevi considerato alla stregua di un qualsiasi
avversario di gioco, ti appare ora come il rivale per eccellenza. Sai
bene che l’unico desiderio di Rukawa è riuscire a
battere Sendoh. Il renderti conto che per Kaede questo importi più
di qualsiasi altra cosa ti annienta.
E
io?,
pensi scoraggiato. Cosa
sono per Rukawa?
Ti
mordi un labbro appena comprendi che, per quanto tu abbia sempre
sbraitato contro Kaede di essere il suo rivale numero uno, lui non ti
abbia mai considerato in quel modo. Rukawa non ti ritiene
sufficientemente bravo per degnarti della sua attenzione. Una one
on one
con te la reputerebbe solo una perdita di tempo, mentre farla con
Sendoh... Scuoti la testa per scacciare dalla mente mille immagini di
Kaede e Akira intenti a sfidarsi come rivali, ma anche come giocatori
allo stesso livello. Accasci le spalle, osservando i tuoi piedi
sprofondati nella sabbia: mai ti sei sentito tanto avvilito.
«Ehi,
Sakuragi.»
Rialzi
il viso di scatto; eri talmente perso nei tuoi pensieri da non
renderti conto che i due ragazzi sono a pochi metri di distanza.
Sendoh ti sta correndo incontro con un sorriso gentile a illuminargli
il viso, Kaede, invece, è rimasto indietro e corre sul posto,
come se fosse indeciso su cosa fare. Noti che sembra più
indispettito del solito. Lo vedi lanciarti uno sguardo sfuggente, poi
riprende a correre come se niente fosse, allontanandosi velocemente.
Inutile dire che ci rimani malissimo.
«Sakuragi,
come stai?»
Sendoh
ti si siede accanto, incurante del compagno che se ne è andato
senza aspettarlo. Tu, teso come non mai, scatti come una molla.
«Porcospino,
cosa diavolo ci fai qui?»
Il
sorriso di Sendoh non vacilla; saresti davvero tentato di
toglierglielo dalla faccia con una testata ben assestata. Dopotutto,
rifletti, è la schiena che ti fa male e non di certo la
capoccia, dura come al solito.
Sendoh alza le mani in segno di
resa. «Ehi,
calmo. Volevo solo sapere come te la passavi»
afferma mesto. «E,
per rispondere alla tua domanda, sono stato convocato nella nazionale
juniores proprio come Rukawa.»
Incrociando
le braccia al petto, ribatti uno stizzito: «Bah,
prendono proprio delle mezze calzette nella nazionale.»
Non
è una cosa che pensi realmente, ma sei così irritato da
risultare piuttosto acido. Akira sembra non averti nemmeno sentito
perché non replica nulla, sdraiandosi sulla spiaggia e
incrociando le braccia sotto la testa come un cuscino. «È
dura la riabilitazione?»
Il
suo tono di voce è così gentile e interessato che in un
attimo la tua tensione svanisce. «È
molto dura»
affermi serio, poi però inizi a ridere in modo sguaiato. «Ma
il grande Genio non si lascia abbattere da niente. Ritornerò
più in forma di prima!»
Puntandogli un indice davanti al viso sorridente, aggiungi: «Quindi
preparati, Sendoh, perché presto ti batterò!»
Alla
tua affermazione decisa, lui scoppia a ridere. Gli lanci
un’occhiataccia, digrignando i denti. «Porcospino,
dico sul serio! Sei ufficialmente diventato il mio rivale numero
uno!»
Akira
si mette seduto e ti fissa negli occhi, avvicinando con lentezza il
viso al tuo con un sorriso enorme. «Ne
sono onorato»
ti dice piano con voce languida. Nel trovarti d’improvviso il
suo volto a così poca distanza, non puoi fare a meno di
arrossire d’imbarazzo. Non sai come reagire a una tale
situazione, senza contare che il tuo corpo traditore reagisce alla
presenza dell’altro, mentre la tua mente scombussolata cataloga
il ragazzo che ti è di fronte come oggettivamente carino.
Sei
talmente agitato che l’unica idea che ti viene è quella
di dargli una bella testata, ma un «Idiota!»
particolarmente brusco ti fa sobbalzare, mandando a monte tutti i
tuoi piani. Ti giri di scatto: Kaede è alle tue spalle, il
viso corrucciato fisso su Sendoh. Quest’ultimo, invece, sfoggia
un’espressione trionfante che tu non comprendi.
«Oh,
Rukawa, sapevo che saresti tornato subito indietro»
gioisce Akira.
Passi ripetutamente lo sguardo da uno all’altro,
senza capire cosa stia succedendo; ti rendi solo conto che, mentre la
Volpe ha un’aria accigliata come se avesse appena mangiato un
limone, il Porcospino sembra essere al settimo cielo. Sendoh si alza
scrollando via la sabbia dai propri pantaloni, poi ti guarda e
sorride. «Beh,
Sakuragi, mi ha fatto piacere averti rivisto. Sai, se non avessi
seguito Rukawa, non avrei nemmeno saputo che stavi in questa
clinica.»
Nel
dire ciò, lancia un’occhiata al compagno di corsa. «Non
che Rukawa sia stato contento che io mi sia unito a lui»
mormora assorto, puntando nuovamente l’attenzione su di te. «Ma
ero talmente curioso di sapere dove andasse tutte le mattine che non
ho resistito a seguirlo»
ti
confida con tono divertito.
A quelle parole, noti le mani di
Rukawa serrarsi di scatto. Sendoh continua a sorridere, come se non
si fosse accorto di nulla. «Sarà
meglio che me ne vada. Vorrei riuscire a telefonare alla mia ragazza
prima che esca per andare a scuola. Buona riabilitazione, Sakuragi.
Ti aspetto per essere sfidato, se ci tieni tanto.»
Detto ciò si allontana, sventolando una mano in segno di
saluto.
Tu non capisci più niente. Cosa diavolo volevano
dire quelle parole? Lanci un’occhiata a Kaede, ancora immobile
accanto a te. «Ehi,
Volpe, ma in nazionale oltre a prendere giocatori incapaci, li
scelgono anche pazzi?»
Rukawa
scrolla le spalle, lanciandoti uno sguardo sprezzante. «Idiota»
borbotta, rimettendosi a correre sulla scia delle impronte di
Sendoh.
Tu non puoi fare altro che urlargli dietro un prorompente:
«Stupida
Volpe!»
Poi
te ne stai lì a guardarlo sparire all'orizzonte, con lo
sciabordio delle onde e lo stridio dei gabbiani come unica
compagnia.
Atto
quinto: Bacio
Ti
stai avviando nel luogo dove sei solito sederti per attendere
l’arrivo di Rukawa.
Dopo quell’unica occasione, Sendoh
non si è più mostrato, di conseguenza tu e Kaede avete
ripreso il vostro strano gioco fatto di sguardi, sogghigni e insulti.
A voler essere precisi, l’unico tra i due a sbraitare insulti
sei tu.
Negli ultimi giorni ti sei chiesto più volte cosa
provi realmente per Rukawa. È solo attrazione? Inoltre, dopo i
strani discorsi di Sendoh, ti sei reso conto che forse anche la Volpe
ci tiene ai vostri incontri mattutini, nonostante non vi mettiate mai
a parlare come due persone normali. Eppure, tempo permettendo,
nessuno dei due ha mai rinunciato a quegli attimi tutti per voi, dove
una singola occhiata vale più di mille parole. Perlomeno per
te.
È con il viso di Rukawa impresso nella mente che riesci
ad andare avanti con la riabilitazione senza abbatterti, incurante
del dolore, soprattutto quando non noti considerevoli miglioramenti.
I medici e gli infermieri continuano a ripeterti che devi avere
pazienza, che solo il tempo e la costanza ti premieranno dei tuoi
sforzi. Fiducioso, credi nelle loro parole, e il pensiero di Rukawa
ti dà la forza necessaria per non cedere alle mie lusinghe.
Ultimamente mi sento sempre più debole, mentre la tua
determinazione si rinsalda sempre più, insieme a ogni tua
speranza.
Mentre passeggi sulla spiaggia, ripensi al mito di
Teseo* che hai letto ieri sera prima di addormentarti. Ecco, ti senti
allo stesso modo dell’eroe greco: intrappolato in un labirinto;
Rukawa è la tua Arianna
e
il filo che vi lega è dato dal miscuglio di sentimenti che
provi nei suoi confronti: voglia di avere la sua stima, desiderio
della sua attenzione e… perché no? Del suo affetto. Ti
permetti di sognare almeno un po’, fantasticando su come
evolverebbe il vostro rapporto se anche Kaede ricambiasse i tuoi
sentimenti.
Ti riscuoti dai tuoi pensieri appena noti una figura
sdraiata sulla sabbia, proprio lì dove sei solito sederti.
Corrucci il viso, oltraggiato, già deciso a spostare lo
scocciatore che ha osato mettersi nel tuo posto, quando ti rendi
conto che si tratta di Rukawa. Ti fermi a pochi passi di distanza,
indeciso su come agire, ma poi, attratto dal corpo del compagno, ti
accucci al suo fianco prendendo a osservarlo bene: Kaede dorme della
grossa, la bocca appena socchiusa e le ciocche dei capelli impregnate
di sabbia.
Ma
guarda questa stupida Volpe. Cosa diavolo ci fa già qui? ti
chiedi. La tua mano, guidata da volontà propria, sfiora quelle
labbra che tanto desideri; le percepisci umide e appena screpolate.
Il tuo cuore batte forte quando la voglia di baciarlo si fa
impellente. Sarebbe così facile, vero, Hanamichi? In fin dei
conti che male potrebbe fare? Kaede non si accorgerebbe di nulla,
mentre tu serberesti un bel ricordo.
Scuoti più volte la
testa, come a voler scacciare un pensiero tanto allettante. «No,
no, no!»
sussurri come un mantra per convincerti a resistere. «Non
posso farlo.»
Sai
che non sarebbe giusto approfittare di lui in quel modo; se mai vi
doveste baciare, vuoi che anche Kaede sia consenziente.
Le tue
dita scivolano quindi sulla sua guancia; per qualche secondo rimani
fermo così, limitandoti a sfiorare quel punto, poi non resisti
alla tentazione e, con un sogghigno quasi sadico stampato in faccia,
stringi quel lembo di pelle tra il pollice e l’indice tirandolo
senza pietà. «Ehi,
Volpe, sveglia!»
sbraiti deciso, facendo al contempo un balzo all’indietro,
perché sai benissimo che Kaede odia essere destato.
Vedi il
tuo compagno socchiudere le palpebre e guardarsi intorno con aria
assonnata; appena registra la tua presenza, si mette seduto
passandosi una mano tra i capelli. «Idiota»
sentenzia.
Alla sua reazione pacata, la tua faccia diventa
buffissima: eri sicuro che ti avrebbe colpito. Gattonando sulla
sabbia, ti piazzi a pochi centimetri dal suo viso, iniziando a
guardarlo con aria critica. «Volpe,
sei sicuro di essere tu? La Volpe che conoscevo io mi avrebbe
sicuramente preso a pugni.»
Incurante
del tuo cuore che batte a un ritmo folle per una tale vicinanza,
continui a scrutarlo. Quello che avviene dopo succede tutto in un
attimo: Rukawa fa partire il suo gancio destro che si abbatte con
precisione sul tuo naso, siglando la sua azione con un conciso:
«Tiè!»
«Volpe!»
ululi forte, mettendoti a saltellare in giro, entrambe le mani
premute sul viso per alleviare il dolore. Tra te e te ti chiedi come
sia stato possibile che ti sia potuto infatuare di uno stronzo
simile. Cos’ha Rukawa da attrarti tanto? Proprio non lo sai;
però qualcosa c’è. La tua è solo una
sensazione che percepisci vaga a livello del petto. Ripensi al mito
di Arianna e a quel dannato filo che la univa a Teseo. Anche tu senti
quel legame; è un qualcosa d'invisibile, impalpabile, ma
presente. Esiste ogni volta che vi scambiate uno sguardo, un insulto,
un ghigno. Probabilmente ogni volta che stai vicino alla dannata
Volpe o quando lo pensi con una tale intensità che i tuoi
stessi sentimenti ti fanno paura.
Una fitta lungo la spina dorsale
blocca i tuoi movimenti esagitati. Fai una smorfia sofferente
portandoti una mano alla base della schiena e, a quel gesto, noti un
lampo di preoccupazione attraversare il viso di Rukawa.
Imbronciato,
gli siedi accanto. Di certo non vuoi perdere l’occasione per
poter stare un po' insieme, anche se non sai minimamente come
rapportarti con lui in maniera civile. Ripensi ai grandi sorrisi che
elargivi ad Haruko e alla tua aria da allocco innamorato. No,
decisamente non puoi avere un simile atteggiamento con Rukawa, pena
una raffica di colpi ben assestati.
Lo guardi di sfuggita: Kaede è
perfettamente immobile a rimirare le onde che si infrangono contro il
bagnasciuga e sembra che non calcoli nemmeno di striscio la tua
presenza. Stronzo
menefreghista,
lo insulti nella tua mente.
«Volpe,
come mai non corri? Il tuo fisico gracilino non regge?»
Nessuna
risposta perviene da parte sua. Ti stai già per alterare ed
esigere la sua attenzione, anche con la forza se necessario, quando
lui ti sorprende ruotando il viso per guardarti dritto negli occhi.
«Il
ritiro finisce oggi»
ti annuncia in tono monocorde.
La notizia ti raggela sul posto. La
tua espressione derisoria muta in una stupita e confusa. Non lo
vedrai più, solo questo ti ripete la tua mente, al momento
vuota di ogni altro pensiero. Non ci saranno più attese
trepidanti al mattino, né sguardi in grado di rimescolarti lo
stomaco facendoti restare senza fiato.
Per la prima volta in vita
tua rimani senza parole. Ed è forse lo shock della notizia che
non ti fa rendere conto che Rukawa si è avvicinato così
tanto al tuo viso che sei in grado di sentire il suo fiato tiepido
infrangersi contro il tuo. Poi le vedi: le iridi di Kaede,
impenetrabili, a sondarti. Sbarri gli occhi, il cuore che batte
velocissimo. Sei nel panico totale. «Cosa…?»
domandi confuso, non capendo perché sia così vicino,
perché ti stia guardando in quel modo; ma non fai in tempo a
finire la frase che Rukawa ti ruba le parole annullando la distanza
irrisoria tra voi, schiacciando le sue labbra sulle tue.
Il tuo
cuore trema.
Tu tremi.
Kaede Rukawa ti sta baciando.
Poi non
sei più in grado di pensare in modo coerente, perché le
emozioni che provi sono così tante che non capisci nulla.
Appena percepisci la lingua di Kaede sfiorare la tua, le sensazioni
esplodono: sono brividi, sono crampi allo stomaco e gola serrata.
È
felicità.
Il tuo primo bacio.
Quando Rukawa si
allontana, lo osservi con aria trasognata, il respiro corto e il viso
rossissimo. «Perché?»
gracchi a fatica, senza riuscire a dire niente di più
intelligente. Lo vedi distogliere lo sguardo dal tuo, l’aria un
poco imbarazzata e incerta. Scrolla le spalle con noncuranza. «Nh,
per una scommessa persa»
grugnisce a disagio. «Stupido
Sendoh»
aggiunge a bassa voce.
Nel sentire ciò, sbianchi. Una
coltellata ti avrebbe fatto meno male. La consapevolezza che il
ragazzo che ti piace si sia preso il tuo primo bacio per una
scommessa ti fa perdere ogni controllo. Con un grido belluino ti
scagli contro di lui, facendo finire entrambi riversi sulla sabbia.
Lo placchi al terreno con il peso del tuo corpo, unito alla
disperazione più feroce.
«Dammi
un solo motivo per non spaccarti la faccia!»
gli intimi, gli occhi dardeggianti d’ira.
Senti Kaede
cercare di contrastarti, ma con ben poco successo: sul piano fisico
sei di gran lunga più forte. «Idiota,
era solo un bacio.»
«Solo
un bacio?»
strepiti, colpendolo con un pugno sullo zigomo, ben più
violento di quello che ti aveva dato lui pochi minuti prima. «Era
il mio primo
bacio,
stupidissima Volpe!»
Ci
tieni a rimarcare quel primo
con
particolare enfasi. La Volpe deve capire quanto tu ci sia rimasto
male, quanto per te quel bacio, che lui reputa insulso, fosse
importante. «Il
primo bacio si dà a una persona speciale. Il primo bacio è
sacro, non si dà per scommessa»
continui
la tua arringa con fervore. Lo colpisci ripetutamente al petto,
mettendoci però poca convinzione. In fondo, seppur sconvolto,
deluso e arrabbiato, non vuoi fargli sul serio male. «Sei
uno stronzo! Ecco cosa sei. Mi piace una Volpe crudele.»
Appena
pronunci queste parole ti blocchi, scioccato per averle urlate a voce
alta.
Vi guardate.
Hai paura.
Leggi stupore nel suo sguardo;
poi comprensione; infine decisione. In un attimo la sua mano pallida
si solleva, ti arpiona la nuca strattonandoti la testa verso il
basso, mentre lui solleva la sua.
La tua mente pensa: No,
non così, insieme
a: Sì,
non desideravo altro;
poi è di nuovo balck out nel tuo cervello. Pochi attimi dopo,
quando Kaede ti lascia andare e ti guarda, si limita a farti un
piccolo sorriso. «Questo
non
te l’ho dato per scommessa.»
Tu
capisci e sorridi.
Io invece esulto, perché sai, Hanamichi,
anche la felicità fa Paura.
Fine
Il mito di Arianna e Teseo è raccontato in varie versioni. In una si narra che Arianna si innamorò di Teseo quando egli giunse a Creta per uccidere il Minotauro nel labirinto. Arianna diede a Teseo un gomitolo di lana (l'eponimo e proverbiale filo d'Arianna) per poter segnare la strada percorsa nel labirinto e quindi uscirne agevolmente.
La citazione di Cenerentola forse sembra che c'entri poco, ma a me questa canzone ha sempre richiamato in mente la speranza: per un futuro migliore, per dei sogni che potranno realizzarsi... E Hanamichi, in una situazione difficile, ha una serie di desideri che appaiono inizialmente irraggiungibili, ma chissà, come dice la canzone tu sogna e spera fermamente...