Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Shichan    16/12/2011    3 recensioni
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come volevasi dimostrare, alla fine Magi mi ha traviato al punto da scriverci su.
Nasceva come flashfic, ma ho sforato di 150 parole grosso modo – la mia incapacità di sintesi è ormai cosa assodata XD
Ebbene, diciamo “oneshot breve” senza troppe pretese, giusto perché Alibaba te l’hanno presentato come uno scemo, quindi era ovvio che dovesse essere il primo ad avere una turba interiore sul proprio passato *_*”

 

 

Quella notte, Alibaba se la ricorderà per tutta la vita.
Avrebbe dovuto capirlo, se lo ripete tutte le volte che ci ripensa; avrebbe dovuto capirlo per così tanti motivi che si sente un po’ più stupido per ognuno di essi e quando finisce di contarli tutti si dice che è un idiota svampito esattamente come allora.
Un ragazzino nato in strada, proprio come Kassim, che però si era lasciato ottenebrare i sensi come da bambino succedeva con il calore dell’abbraccio di sua madre.
Gli occhi che un tempo erano stati vispi e attenti tanto da pensare ad una rete di tunnel a soli sei anni, non erano stati in grado di vedere l’unica verità nel solo sguardo sincero che quella notte Kassim gli aveva rivolto. Quando lo aveva guardato con un misto di troppe cose dentro – la sorpresa, l’incredulità, il panico forse, il non sapere cosa fare come il ragazzino che era – Alibaba avrebbe dovuto capire.
Invece, come un ingenuo che del mondo non sapeva nulla, come se non avesse mai vissuto in altro luogo che nel palazzo, protetto e ignaro dei mali del mondo, non lo aveva visto.
Uno stupido e sciocco bamboccio, Alibaba, troppo ebbro della felicità di aver ritrovato un amico per capire.
Non ha ritrovato nessuno, lui.
Quello è molto diverso dal Kassim che ricordava: di lui ha solo il nome, l’aspetto un po’ cresciuto e i ricordi del tempo passato come fratelli.
Ma non basta.

Quella notte, Alibaba se la ricorderà per tutta la vita.
Si è odiato, come non aveva mai fatto con nessun altro; e, quando ci pensa, si odia ancora.
Se lo ricorda come se fosse tutto lì di fronte ai suoi occhi: il vociare e i passi di quegli estranei, sguardi di belve inferocite dalla sete di sangue, quella che non ha a che fare con l’istinto della fame, ma con il divertimento e l’eccitazione della caccia e dell’uccisione.
La figura di Kassim, familiare e sconosciuta, in piedi, pieno di orgoglio e di aspettativa.
Lì, fermo dov’è, guarda impotente davanti a sé e nella testa la confusione è totale; Kassim rischia la cattura, rischia la vita e il palazzo sta per essere assediato, derubato, distrutto.
E lui non è tra due decisioni, ma bloccato, immobilizzato da due promesse.
Lui l’ha giurato, che avrebbe protetto quel paese e non era certo un giuramento infantile; non ufficiale, è vero, ma era di fronte al re quando lo ha pensato tanto intensamente quanto si fa nell’esprimere il desiderio di tutta una vita.
Ma – Alibaba non lo dimentica – lui ha fatto un’altra promessa, non pronunciata nemmeno questa, ma ugualmente importante. Ha giurato che avrebbe protetto Kassim, che sarebbe stato al suo fianco, perché i fratelli fanno questo, si difendono da tutto e tutti a vicenda, si proteggono anche da se stessi.
Per questo, mentre lo scalpiccio a terra suggerisce che sono sempre più vicini, sempre più pericolosi, Alibaba si incolpa di tutti i pensieri che gli affollano la mente.
Dovrebbe chiamare qualcuno, dare un allarme, ma dovrebbe anche chiamare Kassim e dirgli di fuggire prima che arrivino le guardie e lo catturino.
Deve proteggere il paese, proteggere l’unico mezzo che ha per cambiarlo quel posto, come ha detto al re.
Poi deve proteggere il fratello da cui è stato separato, ma che non ha mai dimenticato.
La verità è che Alibaba deve scegliere: gli servirebbe coraggio, lo stesso che aveva da bambino, quello che gli ha fatto colpire Kassim anziché fargli dire addio, o arrivederci.
Ed è scappato.
Non ha scelto. Ha perso entrambi.
Da stupido. Da codardo.

Voleva tutto, pur di non scegliere, e ha perso tutto; gli rimane solo il ricordo di Kassim che gli risparmia la vita – codardo, codardo come lui, deve essere proprio una cosa di famiglia allora – delle urla lontane, del bagliore del fuoco.
Del posto in cui poteva tornare, che smetteva di essere tale.
Di suo fratello, che smetteva di essere tale.
Delle promesse non mantenute.
Del se stesso che ancora oggi schernisce.
Quella notte Alibaba vorrebbe dimenticarla per sempre.
E invece, se la ricorderà per tutta la vita.

   
 
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