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Autore: swiebers    16/12/2011    1 recensioni
Catherine ha sedici anni e può essere considerata la persona più sola al mondo.
Non un amico, non un genitore che sia presente nella sua vita. Nessuno. La sua unica certezza è Edward che, inconsapevolmente, le è più vicino di quanto creda.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Catherine camminava per i corridoi del liceo con sguardo fiero, tipico di chi è sicuro di sé, tra gli sguardi di ammirazione e invidia dei suoi compagni. Avrebbero pagato oro per essere come lei.
Una ragazza le si avvicinò chiedendole qualcosa, poi tornò alla sua cerchia di amiche; girandosi, Catherine poté vederla fremere dalla felicità di averle parlato.
- Cat! - Si sentì chiamare da una voce profonda che si faceva sempre più vicina. Edward, il ragazzo di cui da più di un anno era persa, le si stava avvicinando. A lei!
Notò nel ragazzo un comportamento diverso, quasi strano: il solito Edward, Eddie per gli amici, aveva spesso un'aria di superiorità e guardava dall'alto in basso le persone con cui aveva a che fare; ma quella volta assunse un atteggiamento timido e imbarazzato, come se si vergognasse di lei.
- C-Ciao - Balbettò timidamente Catherine, ancora sotto shock per il fatto che avesse preso l'iniziativa di parlarle.
- Ehm, vorrei chiederti una cosa... - Pronunciando quelle parole, il ragazzo arrossì e abbassò lo sguardo sulle Converse nere di Catherine.
- Dimmi! - Rispose lei.
- Ecco, io... -

Il suono assordante e acuto della sveglia interruppe il discorso dei due, riportando Catherine alla realtà.
"E' già ora di alzarsi?!" pensò la ragazza mentre si sfregava gli occhi ancora annebbiati dal sonno.
Dopo aver fatto colazione, cominciò a prepararsi per la scuola.
Aprì l'armadio e mise su la prima cosa che trovò: nessuno l'avrebbe notata, neanche se fosse andata a scuola senza vestiti. Era come invisibile agli occhi degli altri, perfino dei suoi stessi compagni di classe.
Catherine non poteva essere considerata la più popolare della scuola, non era neanche nella Top 100 a dirla tutta. Per lei la scuola era un inferno, una prigione in cui era costretta a trascorrere cinque ore ogni giorno fino al Sabato, un tugurio in cui condivideva con se stessa la solitudine e l'angoscia di non essere accettata dagli altri per motivi a lei ancora sconosciuti.
Nei casi più fortunati, la conversazione con i compagni si limitava a un "ciao" fuori scuola, ma il più delle volte non la guardavano neanche.
Cercava spesso di prendere parte ai loro discorsi, ma era sempre considerata "la ruota di scorta" della compagnia né lei insisteva più di tanto, per non sembrare invadente.
Ogni giorno non vedeva l'ora di tornare a casa per immergersi nella musica e nello studio (non che le piacesse studiare, ma la distraeva dalla tristezza almeno un paio d'ore).
Tornando a lei, arrivò a scuola poco dopo il suono della campanella che annunciava l'inizio della tortura; entrò in classe e la prof. non c'era ancora, ma la maggior parte dei ragazzi era già lì.
- Ciao Cat, potrei copiare i compiti di Matematica? - Le chiese qualcuno, appena la ragazza varcò la soglia della classe.
- Certo - Rispose lei abbozzando un sorriso: ogni volta che le chiedevano di copiare i compiti o un suggerimento durante l'interrogazione, Catherine accettava con la speranza di poter entrare nel gruppo, ma poi si accorgeva che essere disponibile non bastava. Non la volevano, era questa la verità e lei non avrebbe potuto fare niente per cambiare le cose.
Si sedette al solito posto accanto a Sarah, la persona con cui parlava più spesso.
L'anno precedente era la sua migliore amica, ma a partire dal secondo anno le due si erano allontanate sempre di più e ora erano ridotte a semplici compagne di classe che condividevano lo stesso banco.
[...]
Dopo quella giornata che sembrava interminabile, suonò la campanella tanto attesa da Catherine: era felice non solo perché sarebbe tornata a casa a vivere la sua solitudine serenamente, ma anche perché lungo il tragitto per tornare a casa avrebbe visto il suo primo vero amore: Edward.
Per lei Edward era indispensabile, forse anche più dell'apparire perfetta gli occhi delle sue pseudo-amiche; nei suoi occhi scuri trovava la felicità e si sentiva a casa. E c'è da dire che lui non le parlava. Ogni giorno i loro sguardi si incrociavano e parlavano da sé: i due si amavano senza saperlo, ma i loro occhi sembravano prender vita e far di tutto per farli incontrare, per fargli capire quanto desiderassero stare insieme. Ma anche quel giorno tra Eddie e Cat non accadde nulla.
  
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